Chambra d'Òc    Manifestazioni Eventi e Novità

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Manifestazioni Eventi e Novità

Riflessioni a margine del Concerto di Ferragosto

Reflexions a marge dal Concèrt de Ferravost

di Giacomo Lombardo, Presidente della Chambra d’oc

italiano

Affascinati dalla musica, dalle magnifiche riprese, dal grande impegno del volontariato, dall’incredibile partecipazione popolare e, cosa encomiabile, dal grande sforzo organizzativo del Comune di Paesana, ai più sarà sfuggito un dettaglio non secondario: in tutta la kermesse nulla è stato dedicato alla cultura del territorio nel quale l’avvenimento si svolgeva; territorio di cultura e lingua occitana (sempre più affievolite grazie al brutto momento culturale che si vive in Italia).

Molti dei Concerti di Ferragosto si sono svolti nelle valli occitane del Piemonte, ma il Centro Produzione Rai di Torino non ha mai riservato attenzione alla cultura delle valli dove i concerti si tenevano.

Disattenzione? Mancanza di preparazione culturale (e attenzione sociale)? O altri motivi che potrebbero essere di maggior gravità?

Forse era troppo richiedere all’orchestra Bruni di eseguire un motivo che ricordasse la cultura occitana? A Sanfront (dieci km da Paesana) con un lavoro encomiabile, i “Balerin del bal veij” hanno raccolto decine di musiche e balli della Valle Po (una volta chiamata Valle di Paesana, prima che Napoleone imponesse l’idronimo quale elemento caratterizzante delle nostre vallate) che potevano essere proposte magari con moderne interpretazioni. Niente! Solo le immagini identificavano il luogo. A parte questo e l’inconfondibile Monviso (e qualche altro piccolo spunto, tipo le coppelle) ci si poteva immaginare in qualsiasi parte delle alpi.

I Comuni della Valle Po, con apposita delibera (anni 2000 e successivi) si sono volontariamente riconosciuti come appartenenti all’area linguistica-culturale occitana, e, tra questi, anche il Comune di Paesana; questo avvenne all’entrata in vigore della legge nazionale 482/99 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche) che tutela e vorrebbe mantenere vive le dodici lingue dalla stessa riconosciute, degne e necessitanti di tutela.

Purtroppo, grazie anche alla caduta verticale del valore della classe politica italiana avvenuta negli ultimi decenni, la legge (richiesta dall’Europa, che si impegna in questo tipo di tutela) rimase e rimane in larga parte inapplicata; se si perdono lingue che hanno alle spalle centinaia di anni (se non migliaia), di storia, di letteratura, di arte, ai politici di oggi non interessa; e i pochi voti espressi nelle aree di minoranza linguistica (quasi tutti in minuscoli paesi di montagna e/o emarginati) non fanno volume e non interessano a candidati lontani dall’interesse del territorio, che puntano essenzialmente al proprio futuro politico.

All’ articolo dodici, comma 1, della legge dello Stato 482/1999 è scritto:

Nella convenzione tra il Ministero delle Comunicazioni e la
società' concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e nel
conseguente contratto di servizio sono assicurate condizioni per la
tutela delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza”

Parole scritte in un momento nel quale il Parlamento era popolato da ben altre persone e che il servizio pubblico ha presto dimenticato mentre chi dovrebbe controllare (leggi Ministero per gli Affari Regionali) da sempre guarda da un’altra parte.

Durante il concerto sono state fatte passare belle immagini e relativi pregevoli commenti, della Valle dei Mocheni (il mocheno è una delle lingue tutelate dalla legge di cui sopra) e delle particolarità linguistiche del luogo; accontentiamoci… Peccato non essere in Trentino!

Fino a quando la gente delle vallate e i propri amministratori accetteranno questa, per essere teneri, mancanza di sensibilità da parte del servizio pubblico? Anche noi paghiamo le tasse e i soldi per fare il Concerto arrivano in buona parte dal territorio (se ben ricordo…). Sarebbe utile ricordare a tutti le parole di Ignazio Buttitta:

Un populu
mittitilu a catina
spughiatilu
attuppatici a vucca
è ancora libiru.
 
Livatici u travagghiu
u passaportu
a tavula unnu mancia
u lettu unnu dormi,
è ancora riccu.
 
Un populo
diventa poviru e servu
quannu ci arrubbano a lingua 
addutata di patri:
è persu pi sempri.
 
Diventa poviru e servu
quannu i paroli non figghianu paroli
e si mancianu tra d’iddi.
Mi n’addugnu ora,
mentri accordu la chitarra du dialetto
ca perdi na corda lu jornu.
  
Un popolo 
mettetelo in catene
spogliatelo
tappategli la bocca
è ancora libero.
 
Levategli il lavoro
il passaporto
la tavola dove mangia
il letto dove dorme,
è ancora ricco.
 
Un popolo
diventa povero e servo
quando gli rubano la lingua
ricevuta dai padri:
è perso per sempre.
 
Diventa povero e servo
quando le parole non figliano parole
e si mangiano tra di loro.
Me ne accorgo ora,
mentre accordo la chitarra del dialetto
che perde una corda al giorno.

Al prossimo Concerto.

Giacomo Lombardo, Paesana, 17/08/2023

PS. Forse poco importante per i più l’enorme strafalcione di chi ha presentato in questa occasione il Monviso come facente parte delle Alpi Marittime. Risulta ai geografi che le Alpi Marittime terminino comprendendo il versante orografico destro dello Stura di Demonte (che scende dal Colle della Maddalena, chiamato dai francesi Col de Larche) mentre dal lato orografico sinistro incominciano le Alpi Cozie Meridionali. In proposito sempre interessante la lettura della relativa Guida edita dal CAI esattamente cento anni fa (stampato da OPES-OFFICINA POLIGRAFICA EDITRICE SUBALPINA) quando allora si parlava di Alpi Cozie Settentrionali. La Guida ci dice anche che a Crissolo c’erano otto guide alpine (quattro Perotti, due Gilli, un Putto e un Reynaud) e un portatore (Chiri Giuseppe di Francesco, forse, visto il cognome, di residenza ostanese). Uno tra i mille argomenti che avrebbero potuto arricchire il Concerto. Ma tutto questo ormai forse interessa a pochi…..

occitan

Afascinats da la música, da las manhíficas represas, dal grand empenh dal volontariat, da l’incredibla partecipacion populara e, causa laudabla, dal grand esfòrç organizatiu de la Comuna de Païsana, a la major part de la gent serè escapat un detalh ren secondari: dins tota la kermesse ren es istat dedicat a la cultura dal territòri ente se passava l’eveniment: territòri de lenga e cultura occitana (sempre pus afeblias gràcias al marrit moment cultural que vivem en Itàlia).

Un baron de Concèrts de ferravost se son tenguts dins las valadas occitanas dal Piemont, mas lo Centro Produzione Rai de Turin a jamai reservat atencion a la cultura de las valadas ente se tenion lhi concèrts.

Desatencion? Mancança de preparacion culturala (e atencion sociala)? O d’autri motius que polerion èsser pus graus?

Benlèu era tròp far exeguir a l’orquèstra Bruni un motiu que recordesse la cultura occitana? a Sanfront (dètz km da Païsana) abo un trabalh encomiable lhi “Balerin del bal veij” an reculhit de desenas de músicas de la Val Pò, (un bòt sonaa Valada de Païsana, derant que Napoleon empausesse l’idrònim coma element caracterizant de nòstras valadas) que polion èsser propausaas magara abo d’interpretacions modèrnas. Pas ren! Masque las images identificavon lo luec. A part aquò e l’inconfondible Vísol (e qualque autra pichòta idea coma las copèlas) un polia imaginar-se dins qual se sie part de las Alps.

Las Comunas de la Val Pò, abo una especiala deliberacion (ans 2000 e successius) se son volontariament reconoissuas coma apartenentas a l’àrea linguística-culturala occitana, e, entre aquestas, decò la Comuna de Païsana; aquò es avengut a l’intrada en vigor de la lei nacionala 482/99 (Nòrmas en matèria de tutèla de las minoranças linguísticas estòricas) que tutèla e voleria mantenir vivas las dotze lengas reconoissuas da la mesma, denhas e besonhosas de tutèla.

Malaürosament, gràcias decò a la chaüta verticala dal valor de la classa política italiana avengua enti darriers decennis, la lei (vorgua da l’Europa, que s’empenha dins aqueste tipo de tutèla) es restaa e rèsta en larja part inaplicaa; se se pèrdon las lengas que an a las espatlas de centenas d’ans (se ren de miliers), d’estòria, de literatura, d’art, ai polítics d’encuei interèssa pas; e lhi gaire vots exprimuts dins las àreas de minorança linguística (esquasi tuchi dins de minúsculs país de montanha e/o emarginats) fan pas volum e interèsson pas a de candidats luenhs da l’interès dal territòri que ponchon essencialament a lor futur polític.

A l’article dotze, comma 1, de la lei de l’Estat 482/99 es escrich:

Dins la convencion entre lo Ministèri de las Comunicacions e la societat concessionària dal servici públic radiotelevisiu e dins lo conseguent contract de servici son asseguraas de condicions per la tutèla de las minoranças linguísticas dins las zònas d’apartenença ”

De paraulas escrichas dins un moment ente lo parlament era populat da ben d’autras personas e que lo servici públic a fito desmentiaas mentre qui deuria controlar (léser Ministèri per lhi Affars Regionals) da sempre beica da un autre cant.

Durant lo concèrt son istaas fachas passar de bèlas images e coments, de la Val di Mouquens (lo moquen es una de las lengas tutelaas da la lei en question) e de las particularitats linguísticas dal luec; acontentem-nos... Darmatge ren èsser en Trentin!

Fins a quora la gent de las valadas e si administrators acceptarèn aquesta, per èsser tenres, mancança de sensibilitat da part dal servici públic? Decò nosautri paguem las taxas e lhi sòuds per far lo Concèrt arribon en bòna part dal territòri (se naviso ben...). Seria útil navisar a tuchi las paròlas de Ignazio Buttitta:

Un populu
mittitilu a catina
spughiatilu
attuppatici a vucca
è ancora libiru.
 
Livatici u travagghiu
u passaportu
a tavula unnu mancia
u lettu unnu dormi,
è ancora riccu.
 
Un populo
diventa poviru e servu
quannu ci arrubbano a lingua 
addutata di patri:
è persu pi sempri.
 
Diventa poviru e servu
quannu i paroli non figghianu paroli
e si mancianu tra d’iddi.
Mi n’addugnu ora,
mentri accordu la chitarra du dialetto
ca perdi na corda lu jornu.

Un pòple
butatz-lo en chaenas
despulhatz-lo
estopatz-lhi la gola

es encà libre.
 
Gavatz-lhi lo trabalh
lo passapòrt
la taula ente manja
lo liech ente duerm,

es encà ric.
 
Un pòple
deven paure e sèrv
quora lhi raubon la lenga

recebua da lhi paires:
es perdut per sempre.
 
Deven paure e sèrv

quora las paraulas géneron pas de paraulas
e se manjon entre lor.
Me’n apercebo aüra,
mentre acòrdo la guitara dal dialèct

que pèrd una còrda al jorn.


Al concèrt que ven.

Giacomo Lombardo, Païsana, 17/08/2023

PS. Benlèu es gaire important per la major part de la gent l’enòrma tavanada de qui a presentat dins aquesta ocasion lo Vïsol coma fasent part de las Alps Marítimas. Resulta ai Geografes que las Alps Marítimas tèrminen en comprenent lo versant orogràfic drech de l’Estura de Demont (que cala dal Còl de la Madalèna, sonat dai francés Còl de Larche) dal temp que dal cant orogràfic manchin començon las Alps Còcias Meridionalas. A propaus, es sempre interessanta la lectura de la relativa Guida inédita dal CAI exactament cent ans fa (estampat da OPES-OFFICINA POLIGRAFICA EDITRICE SUBALPINA) quora alora se parlava de Alps Còcias Septentrionalas. la Guida nos ditz decò que a Criçòl lhi avia uech guidas alpinas (quatre Perotti, dui Gilli, un Putto e un Reynaud) e un portator (Chiri Giuseppe di Francesco, benlèu, vist lo conhom, de residença ostanesa). Un entre lhi mila arguments que aurion porgut enrichir lo concèrt. Mas tot aquò d’aüra enlai benlèu interèssa a pòqui...