Domenica 11 ottobre neppure il cattivo tempo ha fermato la manifestazione “Pietre che parlano” progettata dall’Associazione Culturale La Cevitou. Per i problemi creati dal confinamento “Covid19”, avevano dovuto rimandare la manifestazione già programmata per il mese di maggio ma ora l’hanno realizzata con tutte le prescrizioni (distanziamento e mascherine). Gli artisti avevano lavorato e creato, erano pronti per offrire al pubblico le loro opere.
Cos’è “Pietre che parlano”? È il ricordo e la riconoscenza per gli uomini che per secoli hanno lavorato la pietra in quei luoghi. Avevano delle cave di ardesia e facevano i cavatori, tiravano fuori dalla montagna la pietra per le lose (pietre da tetto), lastroni e pietre da muratura delle nostre case.
La storia di quel mestiere l’ha raccontata con una pièce teatrale nella chiesa di San Pietro, Dario Anghilante che, viaggiando nei secoli e nei momenti di vita, ha parlato di quella gente che durante l’inverno perforava la roccia con scalpelli e mazza, metteva la polvere e faceva scoppiare delle mine. Portava fuori dalle cave dei grossi blocchi per ricavare delle lastre da copertura, dei lastroni per balconi, scalini, modiglioni, architravi, soglie, muri d’angolo, marciapiedi,... per pietre da muro, cornicioni, camini, battute di porte e finestre. Avevano anche imparato a lavorare la pietra con punte e punteruoli. Ha raccontato della dura fatica per spostare e scendere a valle quei grossi blocchi con slitte e carriole e finalmente, in tempi recenti, con le teleferiche. Con l’apporto del coro La Cevitou ha cantato anche qualche canto que parlava di quella avventura: “Cavatore dove vai? Lassù a La Roera c’è un roccia che mi piace, nel vallone di San Pietro la fortuna è la pietra ...”
Un altro artista invitato è il musicista Simone Sims Longo che ha avuto un’idea geniale: ricavare un suono dalle bottiglie che aveva trovato in una cava del luogo (sicuramenti resti delle bevute dei cavatori), le ha tagliate, ha inserito in ognuna un amplificatore per far sentire il suono che ognuna produce al passaggio dell’aria. Sembra un concerto di organo.
In seguito, tutti a vedere l’opera di Johannes Pfeiffer, un tedesco-italiano che vive a Lanzo T.se ed è un affermato Land Artist che aveva realizzato nei giorni precedenti un’opera con materiale naturale del posto e ispirata a quell’attività di cavatore. Ecco quindi, in un prato dove venivano nel tempo ammucchiate le pietre che scendevano dalle cave ed è ancora presente il cavo della teleferica, una grande slitta che ha realizzato con l’aiuto di un artigiano locale ed a questa ha appoggiato un masso di 50 q.li. Un grande lavoro per alzare quel monumento che rimarrà permanentemente per ricordare a tutti i passanti il lavoro dei cavatori di pietra di San Pietro in Valle Grana.
Certamente c’è l’obiettivo di creare un percorso di valorizzazione del territorio delle cave di pietra per la gente e gli studenti che abbiano piacere di camminare, godere di quella natura riccca e bella e conoscere il suo passato e presente.
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