Chi parla occitano? Quante persone lo parlano? Come l'hanno imparato? Trasmettono la lingua? Ecco le domande che si è fatta la macroinchiesta condotta dall’Ofici Public de la Lenga Occitana (OPLO) organizzata all'inizio del 2020.
Lo studio si è basato su un campione di 8000 persone, che sono state intervistate sulla trasmissione, gli usi e le rappresentazioni della lingua occitana in due regioni francesi: Nuova Aquitania e Occitania, oltre alla Val d'Aran, in Catalogna. L'indagine, finanziata nell'ambito del programma europeo POCTEFA, in collaborazione con l’Euroregione Nuova Aquitania Euskadi Navarra, è la prima nel suo genere in un'area così ampia e transfrontaliera (Francia e Spagna), che ha più o meno almeno 600.000 parlanti di occitano.
Cosa indicano i risultati? Innanzitutto si rileva una perdita di parlanti: Solo il 7% della popolazione dichiara di "parlare occitano senza difficoltà o sufficientemente per mantenere una conversazione semplice", ciò che significa 3-4 punti in meno rispetto al sondaggio condotto 10 anni fa.
Tuttavia, l'occitano è visto in maniera positiva: il 43% ha dichiarato che comprende l’occitano e l’81% è favorevole a sviluppare un'offerta di istruzione occitana dall'asilo al liceo. I dati mostrano che la popolazione crede che la cultura occitana sia inseparabile dalla loro lingua: l’85% delle 8.000 persone intervistate ritiene che l'occitano permetta alle persone di radicarsi nel proprio territorio e il 92% vuole che rimanga o si sviluppi di più.
Oggigiorno l'occitano è parlato principalmente nella sfera privata (79%) ed è principalmente sulla stampa locale dove si dice di leggerlo (66%), con un utilizzo sempre maggiore sui siti web e sui social network. Due terzi degli abitanti interrogati ritengono che l'occitano debba essere allargato dalla sfera privata, in primo luogo bisogna insegnarlo nella scuola, e 8 su 10 sono favorevoli all’azione pubblica: 7 su 10 sono piuttosto a favore dello sviluppo delle pratiche bilingui nei luoghi pubblici e l’87% è favorevole alla proposta di sviluppare e comunicare la pratica culturale occitana (teatro, concerti, festival, cinema).
Geograficamente, si osserva una grande disparità nella percentuale di parlanti che sanno parlare la lingua a seconda dei territori: dal 2% in diparimenti estremamente urbanizzate come l'Alta Garonna, al 22% di territori scarsamente popolati come la Lozère, fino al significativo 62% della Val d'Aran, in Catalogna. L’Ofici Public sottolinea che quei territori che offrono una maggiore offerta educativa sono quelli che rallentano la caduta del numero di parlanti: i Pirenei Atlantici (12%), l’Avairon (18%) o la Lozère (22%). «I risultati mostrano che per la prima volta c'è una nuova generazione di parlanti, più consapevole della lingua rispetto alla generazione precedente, e questo ci dà speranza», afferma Esteve Cros.
L’indagine quantitativa si completerà con due indagini qualitative: una nella regione di Nuova Aquitania, in collaborazione con due università del Quebec, a una sessantina di persone sopra i 15 anni, per meglio comprendere le rappresentazioni della lingua e i suoi canali di trasmissione. Poi, nell'ambito di una tesi universitaria, in collaborazione con il laboratorio Iker, verrà lanciata un'indagine ai bambini sotto i 15 anni nelle scuole pubbliche bilingue e Calandretas.
L’OPLO, con il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione francese, che ha raddoppiato i finanziamenti per l’anno 2020/2021, e tenendo conto delle realtà del vasto territorio della lingua occitana, adotterà una strategia territoriale che permetterà di privilegiare gli ambiti di azione secondo gli indicatori che compaiono nell’indagine sociolinguistica, e che sarà ispirata alla regione aranese. Le azioni saranno centrate nell’applicazione di un piano nazionale di sviluppo delle lingue regionali, in particolare l’occitano, e nell’istituzione di un nuovo modello educativo delle lingue regionali della Francia che sia protettivo e ne permetta una vera complementarità con l’insegnamento delle lingue straniere moderne.
In Piemonte, l’ultima indagine sociolinguistica che fornisce dati sull’occitano e altre lingue madri è stata pubblicata nel 2007 dall’IRES Piemonte (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) ed è consultabile online. Una delle conclusioni della Faberllull Residency 2020 sostiene che sarebbe molto interessante riuscire a fare la seguente macroindagine sociolinguistica insieme al territorio delle Vallate Occitane del Piemonte, fatto che darebbe una lettura panoccitana contemporanea dello stato della lingua.
Figure chiave:
• Parlanti: 66% uomini, 56% nelle zone rurali, età media 66 anni;
• il 70% l'ha imparato dalla famiglia;
• Il 30% dei parenti con nozioni occitane le ha trasmesse ai propri figli;
• Il 66% degli intervistati ha una persona che parla occitano nel loro ambiente;
• Il 14% dei genitori di minori di 18 anni afferma che i figli hanno frequentato corsi di lingua occitana.
Imagine. Risultati de l’Inchiesta sociolingüistica 2020. Fontw: Ofici Public de la Lenga Occitana
commenta