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E la volta dei “Li Brinà di Caus” ad illustrare la loro borgata. Gli abitanti dei Caus venivano così soprannomina­ti a causa della posizione a ponente della borgata stessa.

I Caus si trovano a 1183 mt. di al­titudine sul fianco Ovest del Dorso che dalla Testa di Cervetto “o Rocca d'Nôna” si protende verso la Valle Po tra i valloni del Lenta e Frassaia, ed è localizzata nella parte più impervia e più verso ponente. in quanto, al tem­po dei feudatari che regnavano incon­trastati padroni, forti delle loro possi­bilità finanziarie, acquistavano i campi migliori ed esposti al sole.

A quei tempi e fino al 1937, anno in cui fu costruita la carrozzabile, l'unica via di collegamento con Paesana era il Sentiero Ferrant, mentre, la via per Oncino era la “Drà di Riu” che inizia dalla Ruata.

Lungo questa strada si trova tutt'o­ra una grossa pietra a forma di macina che serviva da punto di riferimento. In inverno quando si presentava il problema della neve. gli abitanti dei Caus avevano il dovere di spalare la neve fino alla “Ruo d'Mu­lin”. Vi era una persona incaricata di suonare una trombetta, si organizzavano cosi le “Roide” per la manutenzione della strada; oltre la “Ruo d'Mulin” era compito degli abitanti delle Borgate Serre e Biancetti, e quando se ne presentava la necessità si aiutavano a vicenda

Poco dopo la “Ruo d'Mulin” troviamo la prima casa dei Caus, che appar­teneva alla famiglia “Savoia” prose­guiamo e ci troviamo sul “ponte vecchio” sul Lenta o meglio . “Bial”, detto “Punt dal Mulin” poiché vi è iI Mulino con annessa la casa di Fantone Giuseppe “Savoia”. Un tempo qui si macinava il grano, la segale e l'or­zo, prodotti locali. Vi era pure il negozio di alimentari e l'osteria, che serviva gli abitanti di questo versante. La casa dei Savoia è pure fornita del for­no privato per iI pane. Vi immaginate giovani di Oncino che meraviglioso ri­trovo si potrebbe ottenere da questo fiabesco Mulino!!. Il torrente, il ponte vecchio, la ruota, il forno.

Ma lasciamo da parte i sogni e proseguiamo: sulla destra troviamo la strada comunale detta semplicemente “Drà”, é un sentiero ripido percorri­bile solo a piedi, e attualmente riservato a chi ha del fiato: sali, sali e giunti a “Vignone” la Drà si divide: sulla destra passa davanti al “gour­ghet” e dopo un breve tratto pianeggiante, sale fino ad unirsi con la Drà Grosso che poi si dirama in vari sentieri che portano alle Meire di Piairi al “Cougnet” alle “Meire Tamparot”. Ritorniamo a Vignone dove la Drà si divide ed inoltriamoci a sinistra, qui la Drà si inerpica fra le case: sulla sinistra c'è la casa della famiglia “Mer” una tra le più belle della borgata, che si distingueva per (scusate) il gabi­netto, costruito in muraura, cosa molto rara a quei tempi.

Proseguiamo e troviamo la casa dei “Sartur” ora di Reinaudo Martino “Reinaud”, questa casa è stata costruita a ridosso di una grande roccia, infatti all'interno vi è la pietra che oc­cupa la casa per gran parte della sua cubatura. Incontriamo poi le abitazioni delle famiglie “Buie”, “Reinaud” e ancora “Mer” Reinaudo Anna, la famiglia “Gheirol” e la famiglia Gar­nero Pietro “Sant” “Per dal Sant” era un famoso falegname, lo testimo­niano i mobili della Sacrestia della Parrocchia di Oncio, costruiti da lui ed anche tutti i mobili del Municipio. Ancora oggi, chi possiede un mobile fatto da lui se ne vanta.

Sulla destra troviamo la casa dei “Giantoia” dei “Toti” il soprannome. “Toti” e legato ad un detto che anco­ra oggi si sente dire dai più anziani a chi non riesce a fare qualche cosa “La glia fazzo Toti dal 66 la gli fazou pa vu”.

Nel 1866, infatti un antenato della famiglia “Toti” ritornava da Paesana con quattordici muli carichi di calce. Percorreva la vecchia mulattiera, unica via quel tempo per raggiungere Onci­no, e fu sorpreso da un forte temporale; trovandosi nei pressi della Ma­donna del Bel Faggio, affretto il passo per mettere al riparo i suoi muli sotto il portico della Chiesa, con molta abilità riuscì e farli stare tutti. Quado lo raccontò tutti rimasero stupiti e da quel giorno gli abitanti di Oncino ebbero un nuovo detto.

Proseguiamo. Vi è un'altra abitazio, ne dei “Gheirol” e “Giantoia”, poi vi è la casa dei Garnero detto “Trumè dla Mancia”, questa era la più bella casa dei Caus, aveva il negozio di commestibili, l'osteria ed il famoso “portico” sopra quale si ballava, ora purtroppo è tutto diroccato. A questo punto troviamo il “Brichet” punto di riunione degli abitanti la borgata. i quali, la sera o nei momenti liberi, si riunivano per discorrere o per cantare. Vi sono poi le case delle famiglie “Ri­sulin”, “Vidue” “Ghetta”, “Baban”, “Giandana”, e poi ancora “Vidue”, “Villa”. A questo punto della borgata troviamo il forno, di proprietà di tutti gli abitanti dei Caus. Il suddetto forno e stato funzionante fino all'epoca del­l'ultima guerra, ma ora purtroppo, è in decadimento e implora nuovamente la mano dell'uomo. Questa invocazione è stata raccolta ed e in programma per quest'estate la sua riattazione.

Infine troviamo ancora le abitazioni delle famiglie “Villa”, “Toni”, “Ser­re”. Qui la Drà prosegue verso “Magalun” dove ci sono le famiglie “Raimunet” e la famiglia “Sunadur”. Reinaudo Filippo era cosi soprannomi­nato perché suonava molto bene il violino, strumento riconosciuto autentico e di grande valore che é stato venduto in Francia. Qui a Magalun vi sono anche le abitazioni delle famiglie. “Flipin” e “Clarin”.

La Borgata Caus vanta di avere un Gourgh”, o fontana, con getto continuo, costruito su iniziativa degli abi­tanti la borgata stessa. L'acqua é sta­ta incanalata nel 1912, in seguito, nel 1950, venne costruita la vasca, per le spese da sostenere, ogni famiglia do­veva pagare L 1.700 oppure portare due sacchi di sabbia setacciata del “Bial” o Lenta. Anche la fontana reclama le cure dell'uomo che continua a servirsene senza più aver dato nulla in cambio. Sara anche questo un compito per l'estate? Speriamo!

Anche ai Caus si raccoglievano i Cavei dal Pentu e sovente per raccimolare qualche soldo in più si tagliavano i capelli alle ragazze. D'inverno, quan­do il tempo costringeva a rimanere chiusi nelle stalle, i capi famiglia andavano per le strade del Piemonte, Li­guria e Toscana a comperare i “Cavei dal Pentu” che uniti a quelli raccolti nel proprio paese, venivano poi riven­duti in Francia.

Altre attività extra dei capi famiglia consistevano nell'andare a pettinare la canapa ed a vendere stoffe all'estero. In primavera era compito dei figli raccogliere le violette, solo il fiore, che venivano poi vendute alla famiglia Savoia che a sua volta le rivendeva alle Farmacie ed alle fabbriche di pro­fumi.

Vi è inoltre da ricordare una simpa­tica tradizione. Quando due giovani si sposavano si faceva la “Barra” consisteva nel mettere di traverso la strada da dove sarebbro passate gli sposti un tronco d'albero e gli sposi per poter passare dovvano gettare caramelle. Inoltre, si offriva in braccio alla sposa un bimbo piccolo, quale augurio di un matrimonio prolifico.

Nel 1937 fu costruita la strada carrozzabile, chiamata “Strada del Serre” anche in questa occasione gli abitanti delle borgate interessate alla strada, dovevano contribuire alla sua costruzione, ogni famiglia doveva partecipare ai lavori oppure versare un contributo di L. 400. Lungo questa strada, ad un certo punto troviamo il “Bivio per i Caus”, percorriamo anche noi questa via e dopo una certa curva calpestiamo le ceneri dei “falò” che ritualmente si accendevano in onor dei Santi: S. Anna, S. Gioachino, Madonna del Bel Faggio, S. Antonio. Di qui mancano ormai pochi metri per arrivare alle prime case, e prima di inoltrarci nell'abitato ci voltiamo ancora un attimo ad ammirare lo stupendo paesaggio che si estende da Testa Rossa fino a Ostana, nel quale troneggia il maestoso Monviso, la Villa con il suo caro campanile, più in basso, un fazzolettino orlato di bianco costellato da tante piccole croci dove riposano i nostri nonni ai quali mandiamo un grazie di cuore per averci lasciati eredi di un piccolo paradiso terrestre che tutti noi intendiamo difendere dall'invasione del cemento.

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