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Lingua e cultura di un territorio montano

Sulle orme degli arcosauri della Gardetta

Sus las traças di arcòsaures de la Gardeta

di Esteve Anghilante

italiano

Nell’alta Valle Maira, a cavallo con la Valle Stura, c’è un gioiello geologico che negli ultimi tempi è salito alla ribalta in ambito scientifico grazie ad alcune scoperte di eccezionale rarità e di risonanza mondiale; questo luogo è la Gardetta.

Si tratta di un altopiano alpino incastonato tra le montagne che si raggiunge dal vallone di Marmora  e che testimonia il trascorrere di 280 milioni d’anni di trasformazioni geologiche. L'Altopiano della Gardetta fa infatti parte dei Patrimoni Geologici Italiani grazie alla eccezionale ricchezza e alla diversità degli affioramenti rocciosi qui presenti; dal 2012 esiste anche un Museo Geologico della Gardetta, a Marmora e Canosio, con i campioni di rocce che ci raccontano l'evoluzione degli ambienti circostanti dalla fine del Paleozoico ai giorni nostri.

Si passa dalla Pangea, l’ultimo super continente di 280 milioni di anni fa, alle Alpi dei giorni nostri attraverso: immense eruzioni vulcaniche e sprofondamenti teutonici (una antica “Rift Valley” alpina, in quella spaccatura che smembrò Pangea), antichi delta fluviali, spiagge oceaniche, lagune e barriere coralline, spinte poi in alto dalle placche teutoniche in movimento, diventando montagne altissime e infine erodendosi pian piano fino alla nostra era.

Questo luogo magico ha conservato le tracce geologiche di tutti questi mutamenti che oggi, camminando tra queste montagne, si posso ancora osservare: le rocce vulcaniche più antiche (rocce viola e verdi) del Becco Nero, i sedimenti fluviali come i conglomerati e le quarziti aranacee del Becco Grande, le rocce evaporitiche di antiche rive oceaniche (depositi di sale, gesso, calcare a cellette o carniola) che, tornando poi a sciogliersi con l’acqua piovana, hanno creato molte forme carsiche di superficie (doline e inghiottitoi); ci sono i calcari grigio scuri, ricchi di terriccio arancione, creati da un antico mare che ha sommerso tutto, i calcari dolimitici che ci raccontano di zone lagunari con barriere coralline, simili alle Bahamas e alle Maldive, in un antico Oceano Alpino e poi ancora gli strati di ceneri fossili che si trovano salendo su La Meja, la vetta più alta e spettacolare della zona, a testimonianza di spaventose eruzioni vulcaniche che hanno seppellito le barriere coralline. 

Ogni strato racconta una storia e in mezzo a questi strati geologici si sono conservati anche dei segni… segni fossili, pietrificati, lasciati da antichi esseri viventi che abitavano alla Gardetta.

Proprio per alcuni di questi segni l’altopiano della Gardetta è stata nominata dalle principali testate on-line, quotidiani, radio e TG nazionali, ma anche su riviste scientifiche come Le Scienze e su giornali internazionali come The Gardian di Londra. 

Infatti, oltre alle incredibili testimonianze su pietra di piste e gallerie di vermi preistorici che pascolavano nei fanghi appena sommersi dal mare (i calcari vermicolati), ci sono stati due diversi ritrovamenti di orme di arcosauri, i primi “rettili dominatori”, cioè gli antenati dei dinosauri.


Per questa, e per le alltre scoperte che stiamo raccontando dobbiamo ringraziare Enrico Collo, geologo e appassionato delle nostre montagne.

Nel 2008 il primo ritovamento: 20 impronte, note con il termine di Chirotherium cioè “mano di una fiera selvatica”, che appartengono a un rettile chiamato Ticinosuchus ferox il “coccodrillo feroce del Ticino”, un predatore carnivoro.

Nel 2017 avviene un'altra importante scoperta: 8 impronte consecutive lasciate da un rettile gigantesco (appartenente alla famiglia dei Erythrosuchidae) su di un fango di 250 milioni di anni fa e oggi ancora perfettamente nitide. Queste ultime impronte sono diverse dalle precedenti, più simili a un gruppo chiamato Isochirotherium. 

La perfetta conservazione dei dettagli anatomici ha permesso la ricostruzione scheletrica delle ossa delle zampe e la maggior similitudine si riscontra con un rettile della Cina, il Sanshisuchus sanschisuchus, lungo oltre 4 metri e dalla testa enorme. 

Ma le orme della Gardetta hanno delle variabilità nelle dimensioni e nei dettagli delle dita che le rendono uniche al mondo.

Ecco perché si è reso necessario dare un nuovo nome a questo tipo di impronte che dal 18 dicembre 2020 si chiamano ufficialmente Isochiroterium Gardettensis (simili ai Chirotherim della Gardetta). 

Così il nome della Gardetta è entrato negli ambienti accademici di tutto il modo attraverso la geologia e la Valle Maira ha guadagnato una vetrina inaspettata, frutto di 250 milioni di anni di fossilizzazione.

occitan

Amont dins l’Auta Val Maira, a la boina abo la val d’Estura, la ilh a un joièl geològic que dins lhi derriers temps a agut resonança mondiala en ambit scientífic gracias a las derrieras descubertas fachas, d’excepcionala raritat e emportança, aqueste luec es: la Gardeta.

Estem parlant d’un autplan alpin, per arribar-ilh chal passar dal valon de La Marmo, enchastrat entre las montanhas e que es una testimoninça de 280 milion d’ans de transformacions geològicas. L’Autplan de la Gardeta fai part di Patrimoni Geològics Italians gracias a l’excepcionala richessa e a la diversitat de las ròchas que se pòlon trobar; dal 2012 la ilh a tanben un Museu Geològic de la Gardeta, a La Marmo e a Chanuelhas, abo de campion de peiras que contion l’evolucion di ambients da la fins dal Paleozoic fin ai nòstri jorns.

Se pòl passar da la Pangea, lo derrier super continent de 280 milions d’ans fa, a las Alps di nòstri jorns a travèrs: d’enormas erupcions vulcànicas e de exprofondaments teuctònics (una vielha “Rift Valley” alpina, dedins aquela esclpaora que a dividut Pangea), de grands deltas fluvials, de plajas oceanicas, lagunas e barrieras de coralhs, que son après estaa possaa amont en aut da las placas teuttònicas en moviment, fins a esser las montanhas que nòsautri conoissem.

Aqueste luec màgic a gardat las traças geològicas de tuchi aquesti passatges que enquei, en chaminant sus aquestas montanhas, se pòlon encara observar: las ròchas vulcànicas mai vielhas (peiras verdas e violetas) dal Bec Nier, lhi sediments fluvials coma lhi conglomerats e las quartzitas dal Bec Grand, las ròchas evaporiticas de vielhas rivas oceanicas (barronaments de sal, ges, calcari a celetas o carniòla) que, delavat da l’aiga plovana, van a crear formas carsicas de superfis (dolinas e engolataor); la ilh a lhi calcari gris, richs de terra oranja, creats da una vielha mar que a tot ennegat, lhi calcari dolomitics que nos còntion de lagunas e de barrieras de coralhs, coma enquei las Bahamas o las Maldivas, dins un vielh Ocean Alpin e encara après lhi estrats de cenras fòxilas que se tròbon en remontant sus La Meja, la puncha mai auta e remirabla aquí a l’arviron, a testimoniança d’espaventosas erupcions vulcànicas que an sotrat las barrieras de coralhs.

Chasque estrat còntia un’estòria e ental metz d’aquesti estrat geològics se son gardats tanben de traças… marcas fòxilas, piaas fachas de peira, testimoniança de vielh esser vivents que aicí avion la lor maison.

Es pròpri per aquestas marcas que la Gardeta es estaa nominaa sus lhi principals jornals, tanben on-line, ràdio e Telejornals naciolnals italians, mas decò sus rivistas scientificas coma Le Scienze e sus jornals internacionals coma The Gardian de Londra.

Dejá se conoission a la Gardeta las testimonianças sus peiras de pistas e galarias de verms preistòrics que pasturavon dins la pauta, just al dessot de l’aiga de la mar (lhi calcari vermicolats), mas dins lhi derrier ans lhi an fach noticia dui different retrobaments de Traças de “arcòsaures”, lhi premiers “reptils dominators”, que son lhi reire di dinosaures.


Per aquesta e per las autras descubertas que estem contiant deven rengraciar Enrico Collo geòlogue e apasionat de las nòstras montanhas.

Ental 2008 lo premier retrobament: 20 marcas, conoissuas ambe lo nòm de “Chirotherium” que vòl dir “mao d’uno bèstia servalha”, que apartenon a un reptil sonat “Ticinosuchus ferox” crocodil feròç dal Ticino, un predator carnivòr.

Ental 2017 un autra emportanta descuberta: 8 marcas consecutivas d'un reptil gigant (de la familha dei Erythrosuchidae) sus una pauta de 250 milion d’an fa ma encara perfectament visiblas. Aquestas marcas son diferentas da las premieras, semelhon mai a d’autras que se sònon Isochirotherium.

Lhi detalhs perfectament gardats dins las traças a permès la ricostruccion anatomicas di òs de las piòtas e la melhora similitúda se rescòntra abo un reptil de la Cina, lo Sanshisuchus sanshisuchus, lòng mai que 4 mètres abo una testa enòrme.

Ma las traças de la Gardeta an una variabilitat dins las dimensions e dins lhi detalhs di artalhs que le rendon únicas al mond.

Es per aquò que lhi avia da manca d’un novèl nom per aquestas tipologia de traças e dal 18 decembre 2020 lor nom es uficialament Isochiroterium Gardettensis (que semelhon a las Chirotherim de la Gardeta). 

Com’aquò lo nom de la Gardeta es entrat dedins lhi ambient academic de tot lo mond, a travèrs la geologia e la Val Maira a ganhat una novèla visibilitat, lo fruch de 250 milion d’ans de transformacions de las peiras.


Lingua e cultura di un territorio montano

Sulle orme degli arcosauri della Gardetta

Sus las traças di arcòsaures de la Gardeta

di Esteve Anghilante

italiano

Nell’alta Valle Maira, a cavallo con la Valle Stura, c’è un gioiello geologico che negli ultimi tempi è salito alla ribalta in ambito scientifico grazie ad alcune scoperte di eccezionale rarità e di risonanza mondiale; questo luogo è la Gardetta.

Si tratta di un altopiano alpino incastonato tra le montagne che si raggiunge dal vallone di Marmora  e che testimonia il trascorrere di 280 milioni d’anni di trasformazioni geologiche. L'Altopiano della Gardetta fa infatti parte dei Patrimoni Geologici Italiani grazie alla eccezionale ricchezza e alla diversità degli affioramenti rocciosi qui presenti; dal 2012 esiste anche un Museo Geologico della Gardetta, a Marmora e Canosio, con i campioni di rocce che ci raccontano l'evoluzione degli ambienti circostanti dalla fine del Paleozoico ai giorni nostri.

Si passa dalla Pangea, l’ultimo super continente di 280 milioni di anni fa, alle Alpi dei giorni nostri attraverso: immense eruzioni vulcaniche e sprofondamenti teutonici (una antica “Rift Valley” alpina, in quella spaccatura che smembrò Pangea), antichi delta fluviali, spiagge oceaniche, lagune e barriere coralline, spinte poi in alto dalle placche teutoniche in movimento, diventando montagne altissime e infine erodendosi pian piano fino alla nostra era.

Questo luogo magico ha conservato le tracce geologiche di tutti questi mutamenti che oggi, camminando tra queste montagne, si posso ancora osservare: le rocce vulcaniche più antiche (rocce viola e verdi) del Becco Nero, i sedimenti fluviali come i conglomerati e le quarziti aranacee del Becco Grande, le rocce evaporitiche di antiche rive oceaniche (depositi di sale, gesso, calcare a cellette o carniola) che, tornando poi a sciogliersi con l’acqua piovana, hanno creato molte forme carsiche di superficie (doline e inghiottitoi); ci sono i calcari grigio scuri, ricchi di terriccio arancione, creati da un antico mare che ha sommerso tutto, i calcari dolimitici che ci raccontano di zone lagunari con barriere coralline, simili alle Bahamas e alle Maldive, in un antico Oceano Alpino e poi ancora gli strati di ceneri fossili che si trovano salendo su La Meja, la vetta più alta e spettacolare della zona, a testimonianza di spaventose eruzioni vulcaniche che hanno seppellito le barriere coralline. 

Ogni strato racconta una storia e in mezzo a questi strati geologici si sono conservati anche dei segni… segni fossili, pietrificati, lasciati da antichi esseri viventi che abitavano alla Gardetta.

Proprio per alcuni di questi segni l’altopiano della Gardetta è stata nominata dalle principali testate on-line, quotidiani, radio e TG nazionali, ma anche su riviste scientifiche come Le Scienze e su giornali internazionali come The Gardian di Londra. 

Infatti, oltre alle incredibili testimonianze su pietra di piste e gallerie di vermi preistorici che pascolavano nei fanghi appena sommersi dal mare (i calcari vermicolati), ci sono stati due diversi ritrovamenti di orme di arcosauri, i primi “rettili dominatori”, cioè gli antenati dei dinosauri.


Per questa, e per le alltre scoperte che stiamo raccontando dobbiamo ringraziare Enrico Collo, geologo e appassionato delle nostre montagne.

Nel 2008 il primo ritovamento: 20 impronte, note con il termine di Chirotherium cioè “mano di una fiera selvatica”, che appartengono a un rettile chiamato Ticinosuchus ferox il “coccodrillo feroce del Ticino”, un predatore carnivoro.

Nel 2017 avviene un'altra importante scoperta: 8 impronte consecutive lasciate da un rettile gigantesco (appartenente alla famiglia dei Erythrosuchidae) su di un fango di 250 milioni di anni fa e oggi ancora perfettamente nitide. Queste ultime impronte sono diverse dalle precedenti, più simili a un gruppo chiamato Isochirotherium. 

La perfetta conservazione dei dettagli anatomici ha permesso la ricostruzione scheletrica delle ossa delle zampe e la maggior similitudine si riscontra con un rettile della Cina, il Sanshisuchus sanschisuchus, lungo oltre 4 metri e dalla testa enorme. 

Ma le orme della Gardetta hanno delle variabilità nelle dimensioni e nei dettagli delle dita che le rendono uniche al mondo.

Ecco perché si è reso necessario dare un nuovo nome a questo tipo di impronte che dal 18 dicembre 2020 si chiamano ufficialmente Isochiroterium Gardettensis (simili ai Chirotherim della Gardetta). 

Così il nome della Gardetta è entrato negli ambienti accademici di tutto il modo attraverso la geologia e la Valle Maira ha guadagnato una vetrina inaspettata, frutto di 250 milioni di anni di fossilizzazione.

occitan

Amont dins l’Auta Val Maira, a la boina abo la val d’Estura, la ilh a un joièl geològic que dins lhi derriers temps a agut resonança mondiala en ambit scientífic gracias a las derrieras descubertas fachas, d’excepcionala raritat e emportança, aqueste luec es: la Gardeta.

Estem parlant d’un autplan alpin, per arribar-ilh chal passar dal valon de La Marmo, enchastrat entre las montanhas e que es una testimoninça de 280 milion d’ans de transformacions geològicas. L’Autplan de la Gardeta fai part di Patrimoni Geològics Italians gracias a l’excepcionala richessa e a la diversitat de las ròchas que se pòlon trobar; dal 2012 la ilh a tanben un Museu Geològic de la Gardeta, a La Marmo e a Chanuelhas, abo de campion de peiras que contion l’evolucion di ambients da la fins dal Paleozoic fin ai nòstri jorns.

Se pòl passar da la Pangea, lo derrier super continent de 280 milions d’ans fa, a las Alps di nòstri jorns a travèrs: d’enormas erupcions vulcànicas e de exprofondaments teuctònics (una vielha “Rift Valley” alpina, dedins aquela esclpaora que a dividut Pangea), de grands deltas fluvials, de plajas oceanicas, lagunas e barrieras de coralhs, que son après estaa possaa amont en aut da las placas teuttònicas en moviment, fins a esser las montanhas que nòsautri conoissem.

Aqueste luec màgic a gardat las traças geològicas de tuchi aquesti passatges que enquei, en chaminant sus aquestas montanhas, se pòlon encara observar: las ròchas vulcànicas mai vielhas (peiras verdas e violetas) dal Bec Nier, lhi sediments fluvials coma lhi conglomerats e las quartzitas dal Bec Grand, las ròchas evaporiticas de vielhas rivas oceanicas (barronaments de sal, ges, calcari a celetas o carniòla) que, delavat da l’aiga plovana, van a crear formas carsicas de superfis (dolinas e engolataor); la ilh a lhi calcari gris, richs de terra oranja, creats da una vielha mar que a tot ennegat, lhi calcari dolomitics que nos còntion de lagunas e de barrieras de coralhs, coma enquei las Bahamas o las Maldivas, dins un vielh Ocean Alpin e encara après lhi estrats de cenras fòxilas que se tròbon en remontant sus La Meja, la puncha mai auta e remirabla aquí a l’arviron, a testimoniança d’espaventosas erupcions vulcànicas que an sotrat las barrieras de coralhs.

Chasque estrat còntia un’estòria e ental metz d’aquesti estrat geològics se son gardats tanben de traças… marcas fòxilas, piaas fachas de peira, testimoniança de vielh esser vivents que aicí avion la lor maison.

Es pròpri per aquestas marcas que la Gardeta es estaa nominaa sus lhi principals jornals, tanben on-line, ràdio e Telejornals naciolnals italians, mas decò sus rivistas scientificas coma Le Scienze e sus jornals internacionals coma The Gardian de Londra.

Dejá se conoission a la Gardeta las testimonianças sus peiras de pistas e galarias de verms preistòrics que pasturavon dins la pauta, just al dessot de l’aiga de la mar (lhi calcari vermicolats), mas dins lhi derrier ans lhi an fach noticia dui different retrobaments de Traças de “arcòsaures”, lhi premiers “reptils dominators”, que son lhi reire di dinosaures.


Per aquesta e per las autras descubertas que estem contiant deven rengraciar Enrico Collo geòlogue e apasionat de las nòstras montanhas.

Ental 2008 lo premier retrobament: 20 marcas, conoissuas ambe lo nòm de “Chirotherium” que vòl dir “mao d’uno bèstia servalha”, que apartenon a un reptil sonat “Ticinosuchus ferox” crocodil feròç dal Ticino, un predator carnivòr.

Ental 2017 un autra emportanta descuberta: 8 marcas consecutivas d'un reptil gigant (de la familha dei Erythrosuchidae) sus una pauta de 250 milion d’an fa ma encara perfectament visiblas. Aquestas marcas son diferentas da las premieras, semelhon mai a d’autras que se sònon Isochirotherium.

Lhi detalhs perfectament gardats dins las traças a permès la ricostruccion anatomicas di òs de las piòtas e la melhora similitúda se rescòntra abo un reptil de la Cina, lo Sanshisuchus sanshisuchus, lòng mai que 4 mètres abo una testa enòrme.

Ma las traças de la Gardeta an una variabilitat dins las dimensions e dins lhi detalhs di artalhs que le rendon únicas al mond.

Es per aquò que lhi avia da manca d’un novèl nom per aquestas tipologia de traças e dal 18 decembre 2020 lor nom es uficialament Isochiroterium Gardettensis (que semelhon a las Chirotherim de la Gardeta). 

Com’aquò lo nom de la Gardeta es entrat dedins lhi ambient academic de tot lo mond, a travèrs la geologia e la Val Maira a ganhat una novèla visibilitat, lo fruch de 250 milion d’ans de transformacions de las peiras.