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Lingua e cultura di un territorio montano

“Il sentiero per il Paradiso inizia all’Inferno”: il nuovo documentario di Andrea Fantino.

“Lo chamin per lo paradís comença da l’Unfèrn”: lo nòu documentari de Andrea Fantino

Valter Giordano e la traduzione in occitano dell’Inferno della Divina Commedia di Dante.

italiano

Il cammino della Chambra d’Oc incontra ancora una volta quello di Dante Alighieri, il somma poeta, il vate, forse l’autore più venerato in tutto il mondo occidentale.

Dopo aver lavorato con Maria Soresina sul rapporto tra Dante, il catarismo e la lingua occitana, incontro Valter Giordano a casa sua, a Podio soprano, frazione di Vinadio. Siamo nell’autunno del 2021, inizio ottobre, i boschi sono ancora verdi, la vallata si apre sotto di noi e Valter mi accoglie nella sua cucina. Quando inizio a sistemare l’attrezzatura per realizzare l’intervista non so ancora che proprio le quattro mura in cui ci troviamo diventeranno protagoniste di un racconto sentito, commosso, sincero. “Questa casa mi fa stare bene”, dice, “mi ha lasciato andare e mi ha ripreso”. È la casa di famiglia. Qui si faceva il pane, lì dormivano i suoi genitori. È in questa casa che ha imparato a parlare, e la sua lingua madre è l’occitano. “Quello che è là fuori, che ci porta la luce, è “lo solelh” e non sarà mai il sole”.

La sua è una storia simile a quelle di tante persone, certo, si parla di un’infanzia montanara, di una giovinezza passata a studiare sui banchi del seminario, di una maturità trascorsa a Saluzzo e dedicata all’insegnamento. Eppure, come tutte le storie, anche la sua storia è unica e diversa da tutte le altre, e non può essere altrimenti. La passione per la conoscenza, l’amore per la letteratura, il desiderio di interrogare sé stessi e gli altri, il mistero della vita, Valter Giordano si tuffa tra i grandi classici del pensiero e dell’arte e prova a rispondere alle domande che ognuno di noi si fa in quanto uomo. È così che incontra Dante, e non lo lascia più. “Si può vivere senza Dante”, dice, “ma si perde tanto, tanto”.

Nel 2014 Valter Giordano sta attraversando il momento più difficile della sua vita e si ritrova a scrivere poesie in lingua occitana in cui racconta di come un torrente era arrivato e aveva portato via quasi tutto quel che rimaneva, ed è proprio allora che decide di tradurre nella sua lingua madre l’Inferno della Divina Commedia, senza nessuna progettazione precisa, ma spinto dalla bellezza dei versi, da quelle parole che sembravano parlargli direttamente, con una forza quasi terapeutica, come se non fossero passati 700 anni dalla nascita del poeta fiorentino. “Mi ha sempre colpito che Dante nella Divina Commedia ha messo il latino, delle lingue immaginarie, e poi la lingua d’oc”, racconta, e poi osserva “ho sempre sentito che era dei nostri”. “Essere dei nostri” è un’espressione che ho sempre adorato, perché è un modo per esprimere un’appartenenza, per certi versi un’identità, senza doverla esprimere direttamente. La si può usare in tanti contesti sociali e spesso può essere la premessa di un discorso esclusivo, se non discriminante. Ma a volte, come in questo caso, è un modo per esprimere una vicinanza, un sentire comune, un ritrovarsi. E così Dante è trovatore fiorentino tra trovatori occitani, poeta tra poeti, uomo tra uomini, capace di regalare all’umanità un capolavoro senza tempo. Valter Giordano si inchina al capolavoro, lo osserva da lontano e poi da vicino, se ne immerge, e decide di portare con sè il suo mondo, il suo mondo famigliare, il mondo della borgata che abita, il mondo della valle che vede dalla sua finestra. Un mondo che è fatto prima di tutto di parole. Ed è qui che parte la sua ricerca linguistica, una ricerca volta a fare di un’opera immortale la versione più intima e locale possibile, quella versione che lo porta a commuoversi, come si commuove quando incontra i suoi vecchi amici, li interroga su una parola e questi gli dicono: “Noi una volta dicevamo…”.

La sua casa è come Itaca, sostiene. Un paradiso ritrovato, dove ha lavorato a testa bassa senza accorgersi del passar del tempo, dove ha trovato quelle parole che, quasi come per magia, riportano in vita i suoi cari, anche se solo per un momento.

“Il sentiero per il Paradiso inizia all’Inferno” è un verso della Divina Commedia ed è anche sintesi di un pensiero che Valter Giordano esprime con convinzione e, per certi versi, fiducia: “Il male, il dolore non sono mai fine a sé stessi, ma donano anche qualcosa di bello”.

“Il sentiero per il Paradiso inizia all’Inferno” è il titolo di un documentario che affronta il male e la bellezza, l’amore per la poesia e per la lingua occitana, l’affetto verso un luogo e la famiglia che lo ha abitato. È un documentario che racconta di come è veramente possibile rendere “particolare” un’opera “universale”: basta mettere al centro l’uomo, senza dimenticarne l’umanità.

“Abbiamo qualcosa dentro che non è solo pelle e ossa”, sostiene Valter Giordano. Se lo sguardo di Dante oggi plana anche sulla Valle Stura e su chi l’abita, lo dobbiamo a lui, e al momento in cui ha avuto un’idea folle e geniale allo stesso tempo: quella di mettersi al servizio delle parole scritte da Dante e pronunciate dai suoi cari. Valorizzando le une, e le altre.

In attesa di organizzare la prima proiezione pubblica (invitiamo eventuali interessati a contattare la Chambra d’oc alla mail chambradoc@chambradoc.it), condividiamo il link per guardare il documentario:

https://www.youtube.com/watch?v=eF32Q1ELf6o

Da marzo, ogni mese pubblicheremo nella rubrica “Il sentiero del Paradiso inizia dall’Inferno”, curata da Andrea Fantino, un canto dell’Inferno, recitato da Valter Giordano in lingua occitana nella varietà del Puy di Vinadio. Il film che ora vi presentiamo e la lettura filmata successiva dei canti, vanno a costituire un prezioso lavoro su youtube. Rendiamo così perenne e fruibile il materiale tradotto da Valter Giordano, che ringraziamo di cuore per la sua dedizione. E’ grazie a gente come lui se la lingua occitana si rinnova e dimostra la sua vitalità e contemporaneità.

occitan

Valter Giordano e la revirada de l’Unfèrn de la Divina Comèdia de Dante.

Lo chamin de la Chambra d’oc rescontra encà un bòt aquel de Dante Alighieri, lo “sommo poeta”, lo “vate”, benlèu l’autor pus venerat dins tot lo mond occidental.

Après aver trabalhat abo Maria Soresina sal rapòrt entre Dante, lo catarisme e la lenga occitana, encòntro Valter Giordano a sa maison, al Pui, ruaa de Vinai. Siem dins l’auton dal 2021, al començament d’otobre, lhi bòscs son encà vèrds, la valada se duerb sot a nosautri e Valter m’acuellh dins sa cusina. Quora taco a sistemar l’equipament per far l’entrevista sai pas encà que pròpi lhi quatre murs dins lhi quals se trobem devenerèn protagonistas de un cònte sentut, esmogut, sincèr. “Aquesta maison me fai istar ben” ditz, “ m’a laissat anar e m’a repilhat”. Es la maison de familha. Aicì se fasia lo pan, aquí durmion si parents. Es dins aquesta maison que a emparat a parlar, e sa lenga maire es l’occitan. “Çò que es ailai fòra, que nos pòrta la lutz, es ‘lo solelh’ e serè jamai ‘il sole’”.

La sia es un’estòria pariera an aquela de un baron de personas, segur, se parla de un’enfància montanharda, de una joventut passaa a estudiar sus lhi bancs dal seminari, de una maturitat passaa a Saluces e dedicaa a l’ensenhament. E pura, coma totas las estòrias, decò la sia es única e diferenta da totas las autras, e pas pòl èsser autrament. La passion per la conoissença, l’amor per la literatura, lo desir d’interrogar se mesmes e lhi autri, lo mistèri de la vita.Valter Giordano se plonja entre grands clàssics dal pensier e de l’art e pròva a respònder a las demandas que chascun de nosautri se fai en tant que òme. Es parelh que rescontra Dante, e lo laissa pus. “Un pòl viure sensa Dante”, ditz, “mas un pèrd tant, tant”.

Ental 2014 Valter Giordano es ista atraversant lo moment pus difícil de sa vita e se retròba a escriure de poesias en lenga occitana ente còntia de coma un torrent era arribat e avia emportat esquasi tot çò que restava, e es pròpi alora que decida de revirar dins sa lenga maire l’Unfèrn de la Divina Comèdia, sensa deguna progectacion precisa, mas possat da la belessa di vèrs, da aquelas paraulas que semelhavon parlar-lhi directament, abo una fòrça esquasi terapèutica, coma se foguesson pas passats 700 ans da la naissença dal poèta florentin. “M’a sempre colpit que Dante dins la Divina Comèdia a butat lo latin, de lengas imaginàrias, e puei la lenga d’òc”, còntia, e puei obèrva “ai sempre sentut que era di nòstri”. “Èsser di nòstri” es un’espression que ai sempre adorat, perqué es un biais per exprímer un’apartenença, per cèrti vèrs un’identitat, sensa la dever exprímer directament. Un pòl l’adobrar dins un baron de contèxts socials e sovent pòl èsser la premessa de un discors exclusiu, senon discriminant. Mas de bòts, coma dins aqueste cas, es un biais per exprímer una vesinança, un sentir comun, un retrobar-se. E parelh Dante es trobador florentin entre trobadors occitans, poèta entre poètas, òme entre òmes, bòn a regalar a l’umanitat un cap d’òbra sensa temp. Valter Giordano se clina derant al cap d’òbra, l’obsèrva de luenh e puei da da pè, se plonja dedins, e decida se menar après son mond, son mond familhar, lo mond de la ruaa que abita, lo mond de la valada que ve da sa fenèstra. Un mond que es fach derant de tot de paraulas. E es aquí que part sa recèrcha linguística, una recèrcha tendua a far de un’òbra immortala la version pus íntima e locala possibla, aquela version que lo mena a s’esmòure, coma s’èsmòu quora encòntra si vielhs amís, lhi intèrroga sus una paraula e aquesti lhi dison “Nosautri un bòt disíem...”

Sa maison es coma Itaca, sosten. Un paradís retrobat, ente a trabalhat a tèsta bassa sensa avisar-se dal passar dal temp, ente a trobat aquelas paraulas que, esquasi coma per magia, repòrton en vita si chars, bèla se masque per un moment.

Lo chamin per lo Paradís comença da l’unfèrn” es un vèrs de la Divina Comèdia e decò la síntesi de un pensier que Valter Giordano exprim abo convincion e, per cèrti vèrs, confiança: “Lo mal, lo dolor son jamai fins en se, mas donon decò qualquaren de bèl”

Lo chamin per lo Paradís comença da l’unfèrn” es lo títol de un documentari que afronta lo mal e la belessa, l’amor per la poesia e per la lenga occitana, l’afeccion vèrs lo luec e la familha que l’a abitat. Es un documentari que còntia de coma es da bòn possible rénder “particulara” un’òbra “universala”: basta butar al centre l’ome, sensa desmentiar l’umanitat.


Avem qualquaren dedins que es pas masque pèl e òs”, sosten Valter Giordano. Se l’esgard de Dante encuei plana decò sus la Val d’Estura e sus qui l’abita, lo devem a el, e al moment que a agut un’idea fòla e geniala al mesme temp: aquela de butar-se al servici d’aquelas paraulas escrichas da Dante e prononciaas da si chars. En valorizant las unas, e las autras.


En atendent d’organizar la premiera projeccion pública (envitem d’eventuals interessats a contactar la Chambra d’oc a la mail chambradoc@chambradoc.it), partatgem lo link per beicar lo documentari:



https://www.youtube.com/watch?v=eF32Q1ELf6o


Da març, chasque mes publicarèm dins la rubrica “Lo chamin dal Paradís comença da l’Unfèrn”, curaa da Andrea Fantino, un chant de l’Unfèrn, recitat da Valter Giordano en lenga occitana dins la varietat dal Pui de Vinai. Lo film que aüra vos presentem e la lectura filmaa successiva di chants, van costituïr un preciós trabalh sus youtube. Coma aquò rendem etèrn e disponible lo materiar revirat da Valter Giordano, que remerciem de còr per sa dedicion. Es gràcias a de gent coma el se la lenga occitana se renòva e demostra sa vitalitat e contemporaneïtat.


Lingua e cultura di un territorio montano

“Il sentiero per il Paradiso inizia all’Inferno”: il nuovo documentario di Andrea Fantino.

“Lo chamin per lo paradís comença da l’Unfèrn”: lo nòu documentari de Andrea Fantino

Valter Giordano e la traduzione in occitano dell’Inferno della Divina Commedia di Dante.

italiano

Il cammino della Chambra d’Oc incontra ancora una volta quello di Dante Alighieri, il somma poeta, il vate, forse l’autore più venerato in tutto il mondo occidentale.

Dopo aver lavorato con Maria Soresina sul rapporto tra Dante, il catarismo e la lingua occitana, incontro Valter Giordano a casa sua, a Podio soprano, frazione di Vinadio. Siamo nell’autunno del 2021, inizio ottobre, i boschi sono ancora verdi, la vallata si apre sotto di noi e Valter mi accoglie nella sua cucina. Quando inizio a sistemare l’attrezzatura per realizzare l’intervista non so ancora che proprio le quattro mura in cui ci troviamo diventeranno protagoniste di un racconto sentito, commosso, sincero. “Questa casa mi fa stare bene”, dice, “mi ha lasciato andare e mi ha ripreso”. È la casa di famiglia. Qui si faceva il pane, lì dormivano i suoi genitori. È in questa casa che ha imparato a parlare, e la sua lingua madre è l’occitano. “Quello che è là fuori, che ci porta la luce, è “lo solelh” e non sarà mai il sole”.

La sua è una storia simile a quelle di tante persone, certo, si parla di un’infanzia montanara, di una giovinezza passata a studiare sui banchi del seminario, di una maturità trascorsa a Saluzzo e dedicata all’insegnamento. Eppure, come tutte le storie, anche la sua storia è unica e diversa da tutte le altre, e non può essere altrimenti. La passione per la conoscenza, l’amore per la letteratura, il desiderio di interrogare sé stessi e gli altri, il mistero della vita, Valter Giordano si tuffa tra i grandi classici del pensiero e dell’arte e prova a rispondere alle domande che ognuno di noi si fa in quanto uomo. È così che incontra Dante, e non lo lascia più. “Si può vivere senza Dante”, dice, “ma si perde tanto, tanto”.

Nel 2014 Valter Giordano sta attraversando il momento più difficile della sua vita e si ritrova a scrivere poesie in lingua occitana in cui racconta di come un torrente era arrivato e aveva portato via quasi tutto quel che rimaneva, ed è proprio allora che decide di tradurre nella sua lingua madre l’Inferno della Divina Commedia, senza nessuna progettazione precisa, ma spinto dalla bellezza dei versi, da quelle parole che sembravano parlargli direttamente, con una forza quasi terapeutica, come se non fossero passati 700 anni dalla nascita del poeta fiorentino. “Mi ha sempre colpito che Dante nella Divina Commedia ha messo il latino, delle lingue immaginarie, e poi la lingua d’oc”, racconta, e poi osserva “ho sempre sentito che era dei nostri”. “Essere dei nostri” è un’espressione che ho sempre adorato, perché è un modo per esprimere un’appartenenza, per certi versi un’identità, senza doverla esprimere direttamente. La si può usare in tanti contesti sociali e spesso può essere la premessa di un discorso esclusivo, se non discriminante. Ma a volte, come in questo caso, è un modo per esprimere una vicinanza, un sentire comune, un ritrovarsi. E così Dante è trovatore fiorentino tra trovatori occitani, poeta tra poeti, uomo tra uomini, capace di regalare all’umanità un capolavoro senza tempo. Valter Giordano si inchina al capolavoro, lo osserva da lontano e poi da vicino, se ne immerge, e decide di portare con sè il suo mondo, il suo mondo famigliare, il mondo della borgata che abita, il mondo della valle che vede dalla sua finestra. Un mondo che è fatto prima di tutto di parole. Ed è qui che parte la sua ricerca linguistica, una ricerca volta a fare di un’opera immortale la versione più intima e locale possibile, quella versione che lo porta a commuoversi, come si commuove quando incontra i suoi vecchi amici, li interroga su una parola e questi gli dicono: “Noi una volta dicevamo…”.

La sua casa è come Itaca, sostiene. Un paradiso ritrovato, dove ha lavorato a testa bassa senza accorgersi del passar del tempo, dove ha trovato quelle parole che, quasi come per magia, riportano in vita i suoi cari, anche se solo per un momento.

“Il sentiero per il Paradiso inizia all’Inferno” è un verso della Divina Commedia ed è anche sintesi di un pensiero che Valter Giordano esprime con convinzione e, per certi versi, fiducia: “Il male, il dolore non sono mai fine a sé stessi, ma donano anche qualcosa di bello”.

“Il sentiero per il Paradiso inizia all’Inferno” è il titolo di un documentario che affronta il male e la bellezza, l’amore per la poesia e per la lingua occitana, l’affetto verso un luogo e la famiglia che lo ha abitato. È un documentario che racconta di come è veramente possibile rendere “particolare” un’opera “universale”: basta mettere al centro l’uomo, senza dimenticarne l’umanità.

“Abbiamo qualcosa dentro che non è solo pelle e ossa”, sostiene Valter Giordano. Se lo sguardo di Dante oggi plana anche sulla Valle Stura e su chi l’abita, lo dobbiamo a lui, e al momento in cui ha avuto un’idea folle e geniale allo stesso tempo: quella di mettersi al servizio delle parole scritte da Dante e pronunciate dai suoi cari. Valorizzando le une, e le altre.

In attesa di organizzare la prima proiezione pubblica (invitiamo eventuali interessati a contattare la Chambra d’oc alla mail chambradoc@chambradoc.it), condividiamo il link per guardare il documentario:

https://www.youtube.com/watch?v=eF32Q1ELf6o

Da marzo, ogni mese pubblicheremo nella rubrica “Il sentiero del Paradiso inizia dall’Inferno”, curata da Andrea Fantino, un canto dell’Inferno, recitato da Valter Giordano in lingua occitana nella varietà del Puy di Vinadio. Il film che ora vi presentiamo e la lettura filmata successiva dei canti, vanno a costituire un prezioso lavoro su youtube. Rendiamo così perenne e fruibile il materiale tradotto da Valter Giordano, che ringraziamo di cuore per la sua dedizione. E’ grazie a gente come lui se la lingua occitana si rinnova e dimostra la sua vitalità e contemporaneità.

occitan

Valter Giordano e la revirada de l’Unfèrn de la Divina Comèdia de Dante.

Lo chamin de la Chambra d’oc rescontra encà un bòt aquel de Dante Alighieri, lo “sommo poeta”, lo “vate”, benlèu l’autor pus venerat dins tot lo mond occidental.

Après aver trabalhat abo Maria Soresina sal rapòrt entre Dante, lo catarisme e la lenga occitana, encòntro Valter Giordano a sa maison, al Pui, ruaa de Vinai. Siem dins l’auton dal 2021, al començament d’otobre, lhi bòscs son encà vèrds, la valada se duerb sot a nosautri e Valter m’acuellh dins sa cusina. Quora taco a sistemar l’equipament per far l’entrevista sai pas encà que pròpi lhi quatre murs dins lhi quals se trobem devenerèn protagonistas de un cònte sentut, esmogut, sincèr. “Aquesta maison me fai istar ben” ditz, “ m’a laissat anar e m’a repilhat”. Es la maison de familha. Aicì se fasia lo pan, aquí durmion si parents. Es dins aquesta maison que a emparat a parlar, e sa lenga maire es l’occitan. “Çò que es ailai fòra, que nos pòrta la lutz, es ‘lo solelh’ e serè jamai ‘il sole’”.

La sia es un’estòria pariera an aquela de un baron de personas, segur, se parla de un’enfància montanharda, de una joventut passaa a estudiar sus lhi bancs dal seminari, de una maturitat passaa a Saluces e dedicaa a l’ensenhament. E pura, coma totas las estòrias, decò la sia es única e diferenta da totas las autras, e pas pòl èsser autrament. La passion per la conoissença, l’amor per la literatura, lo desir d’interrogar se mesmes e lhi autri, lo mistèri de la vita.Valter Giordano se plonja entre grands clàssics dal pensier e de l’art e pròva a respònder a las demandas que chascun de nosautri se fai en tant que òme. Es parelh que rescontra Dante, e lo laissa pus. “Un pòl viure sensa Dante”, ditz, “mas un pèrd tant, tant”.

Ental 2014 Valter Giordano es ista atraversant lo moment pus difícil de sa vita e se retròba a escriure de poesias en lenga occitana ente còntia de coma un torrent era arribat e avia emportat esquasi tot çò que restava, e es pròpi alora que decida de revirar dins sa lenga maire l’Unfèrn de la Divina Comèdia, sensa deguna progectacion precisa, mas possat da la belessa di vèrs, da aquelas paraulas que semelhavon parlar-lhi directament, abo una fòrça esquasi terapèutica, coma se foguesson pas passats 700 ans da la naissença dal poèta florentin. “M’a sempre colpit que Dante dins la Divina Comèdia a butat lo latin, de lengas imaginàrias, e puei la lenga d’òc”, còntia, e puei obèrva “ai sempre sentut que era di nòstri”. “Èsser di nòstri” es un’espression que ai sempre adorat, perqué es un biais per exprímer un’apartenença, per cèrti vèrs un’identitat, sensa la dever exprímer directament. Un pòl l’adobrar dins un baron de contèxts socials e sovent pòl èsser la premessa de un discors exclusiu, senon discriminant. Mas de bòts, coma dins aqueste cas, es un biais per exprímer una vesinança, un sentir comun, un retrobar-se. E parelh Dante es trobador florentin entre trobadors occitans, poèta entre poètas, òme entre òmes, bòn a regalar a l’umanitat un cap d’òbra sensa temp. Valter Giordano se clina derant al cap d’òbra, l’obsèrva de luenh e puei da da pè, se plonja dedins, e decida se menar après son mond, son mond familhar, lo mond de la ruaa que abita, lo mond de la valada que ve da sa fenèstra. Un mond que es fach derant de tot de paraulas. E es aquí que part sa recèrcha linguística, una recèrcha tendua a far de un’òbra immortala la version pus íntima e locala possibla, aquela version que lo mena a s’esmòure, coma s’èsmòu quora encòntra si vielhs amís, lhi intèrroga sus una paraula e aquesti lhi dison “Nosautri un bòt disíem...”

Sa maison es coma Itaca, sosten. Un paradís retrobat, ente a trabalhat a tèsta bassa sensa avisar-se dal passar dal temp, ente a trobat aquelas paraulas que, esquasi coma per magia, repòrton en vita si chars, bèla se masque per un moment.

Lo chamin per lo Paradís comença da l’unfèrn” es un vèrs de la Divina Comèdia e decò la síntesi de un pensier que Valter Giordano exprim abo convincion e, per cèrti vèrs, confiança: “Lo mal, lo dolor son jamai fins en se, mas donon decò qualquaren de bèl”

Lo chamin per lo Paradís comença da l’unfèrn” es lo títol de un documentari que afronta lo mal e la belessa, l’amor per la poesia e per la lenga occitana, l’afeccion vèrs lo luec e la familha que l’a abitat. Es un documentari que còntia de coma es da bòn possible rénder “particulara” un’òbra “universala”: basta butar al centre l’ome, sensa desmentiar l’umanitat.


Avem qualquaren dedins que es pas masque pèl e òs”, sosten Valter Giordano. Se l’esgard de Dante encuei plana decò sus la Val d’Estura e sus qui l’abita, lo devem a el, e al moment que a agut un’idea fòla e geniala al mesme temp: aquela de butar-se al servici d’aquelas paraulas escrichas da Dante e prononciaas da si chars. En valorizant las unas, e las autras.


En atendent d’organizar la premiera projeccion pública (envitem d’eventuals interessats a contactar la Chambra d’oc a la mail chambradoc@chambradoc.it), partatgem lo link per beicar lo documentari:



https://www.youtube.com/watch?v=eF32Q1ELf6o


Da març, chasque mes publicarèm dins la rubrica “Lo chamin dal Paradís comença da l’Unfèrn”, curaa da Andrea Fantino, un chant de l’Unfèrn, recitat da Valter Giordano en lenga occitana dins la varietat dal Pui de Vinai. Lo film que aüra vos presentem e la lectura filmaa successiva di chants, van costituïr un preciós trabalh sus youtube. Coma aquò rendem etèrn e disponible lo materiar revirat da Valter Giordano, que remerciem de còr per sa dedicion. Es gràcias a de gent coma el se la lenga occitana se renòva e demostra sa vitalitat e contemporaneïtat.