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INFERNO CANTO III, introduzione, traduzione e lettura in occitano di Valter Giordano
Ci sono uomini che sono folgorati dall’arte, dalla letteratura, dalla poesia. Non succede a tutti. Ma quando succede non se ne può che prendere atto, e chi accompagna le loro vite si ritrova ad affiancare persone che sono in grado di andare al di là del presente, al di là della quotidianità, per tuffarsi in mondi lontani e riemergere con gli occhi ancora umidi di bellezza, bagnati dalla commozione, capaci di vedere luci e ombre, sfumature e complessità, laddove altri tirano righe nette e dividono il bianco dal nero, senza dare voce all’inevitabile convivenza di più parti, di più sguardi, di più prospettive, e sicuramente di più colori.
Valter Giordano si era innamorato di Dante Alighieri e della sua Divina Commedia e fino alla fine non ha smesso di esprimere il suo amore, di condividerlo, ancora una volta, con l’intensità e il trasporto che gli erano propri e che tutti i suoi conoscenti e i suoi allievi oggi ricordano con tanto affetto, perché questo è il momento del lutto, certo, ma è anche il momento della gratitudine, ferma e necessaria. Ed io non posso che essere grato a Valter per avermi accolto a casa sua e ad aver condiviso la sua sensibilità di fronte alla camera, per un documentario che è una sorta di omaggio al suo Dante e all’altro grande amore che era la lingua occitana, la sua lingua madre, la lingua di Vinadio, la lingua della casa di Podio Soprano, la sua “Itaca”, in cui era tornato a vivere dopo tanto peregrinare.
Erich Giordano, il figlio, ha chiesto che sul suo ricordino ci fosse proprio un’immagine del documentario, un momento dell’intervista, in cui Valter sorride. È nella sua cucina, le foto degli avi alle spalle, sul tavolo accanto a lui la Commedia di Dante, ha una semplice felpa addosso, niente di vistoso, e tutti questi elementi mi sembrano quasi definirlo, e in effetti tutto sommato non è un caso che ci siano. Così come non è un caso che il ricordino riporti gli ultimi versi della Divina Commedia di Dante:
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.
(Dante, Paradiso, Canto XXXIII, vv. 142-145)
Valter aveva tradotto l’Inferno di Dante in Occitano, sembrava in procinto di tradurre il Purgatorio. La malattia avanzava inesorabile, ma Valter non mollava e intendeva recitare di fronte alla camera l’intera sua traduzione. Così Ines ed io lo abbiamo raggiunto all’ospedale di Demonte. 4-5 canti per volta. Un grande sforzo. Siamo arrivati al 18.mo, e li condivideremo online, come promesso, continuando la serie di letture che avevamo iniziato durante le riprese del documentario, quando gli ospedali e le cure erano lontani e inimmaginabili. Ma a noi tocca, seguendo l’esempio di Valter e quello di Dante, lanciare la nostra immaginazione oltre il nostro orizzonte, provare a volare senza ali, tentare di essere rapiti dalla bellezza, vivere un senso di mistico abbandono, e permettersi di intuire almeno per un istante la legge eterna che chiude il Paradiso: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Valter, avevi la voce un po’ bassa, la fatica nel tuo volto, un colore piuttosto pallido. Hai voluto dedicarti e dedicarci la poesia che ti ha folgorato fin da quando eri giovane. Alla fine di una sessione di riprese ci hai detto “Ora sto molto meglio”. Lo sentivamo davvero, nella voce e nello sguardo. È stata l’ultima volta che ti abbiamo incontrato, ma sono sicuro non sia stata l’ultima volta in cui Dante ti ha risollevato, anche se solo per un istante.
Per rivedere il documentario dedicato a Valter Giordano “Il sentiero per il Paradiso inizia dall’Inferno”
https://www.youtube.com/watch?v=eF32Q1ELf6o
Per rivedere il Canto I e il Canto II dell’Inferno:
https://www.youtube.com/watch?v=IcGk2YVHyP0
https://www.youtube.com/watch?v=o1okdK7FFFA
di Andrea Fantino
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