Nell’articolo precedente abbiamo trattato il tema dell’onomastica con particolare riferimento ai nomi di persona maschili. Inoltre ci siamo occupati della condizione prettamente “orale” dell’onomastica francoprovenzale la quale non ha mai goduto di vera ufficialità.
Tuttavia, negli ultimi tempi, stiamo assistendo a un’inversione di tendenza in favore dei nomi di battesimo locali. In area occitana, per esempio, è sempre più facile trovare bambini e bambine che portano nomi estrapolati dalla tradizione antroponomastica dalle Alpi ai Pirenei: Peyre, Esteve, Magalì, Aimat, Beatritz, Anhes e molti altri si stanno facendo strada, tornando a riprendersi un posto altrimenti occupato da nomi italiani o stranieri.
Guardando meglio al fenomeno, possiamo addirittura sostenere che esso rappresenta una vera e propria svolta epocale. Mai nella storia del nostro paese e dei nostri territori, penso soprattutto alle valli francoprovenzali, un nome in lingua locale è entrato nei registri di battesimo parrocchiali: le analisi più minuziose e le ricerche più approfondite daranno scarsi risultati. Se abbondano i Gio Batta (Giovanni Battista), i Giuseppe, le Marie, le “Margarite”, non si vedranno i corrispettivi Tita, Get, Marìe, Guita o forme ipocoristiche dei medesimi. I rari casi che si possono incontrare appartengono all’errore del trascrittore più che a una specifica volontà parentale. Diversa è la situazione dei registri di famiglia o delle confraternite religiose nei quali i numerosi casi di omonimia venivano disambiguati con l’ausilio dei soprannomi.
La cultura che è venuta a crearsi, molto più attenta e favorevole, così come la possibilità burocratica di scegliere il nome che si vuole, ha notevolmente incoraggiato l’imposizione di nomi di battesimo in lingua locale. Essi non solo desiderano rimarcare un senso di appartenenza e di fedeltà, ma rappresentano veri presidi culturali oltre che immediati elementi di riconoscimento e di identificazione per coloro che li portano.
Con questo articolo si vuole sottolineare l’importanza dell’antroponomastica locale e francoprovenzale nella fattispecie, invitando tutti a ripensare a questo tema e, perché no, a incominiciare a usare i nomi con i quali venivano chiamati i propri antenati. Non si tratta di rispolverare quanto ormai desueto o “fuori moda”, operare nostalgicamente è sempre sterile e fine a se stesso, bensì diventare fautori della propria identità personale e collettiva dando voce alla lingua, in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue sfumature.
Vi propongo alcuni esempi di antroponomastica femminile in francoprovenzale:
Marìe – Maria
Anjele – Angela
Sesile – Cecilia
Deleìde – Adelaide
Melanìe – Melania
Melìe – Emilia
Jane – Giovanna
Jenìe – Eugenia
Fine – Delfina
Gete – Giuseppina
Clère – Chiara
Louisa – Luigia
Pola – Paola
Iasinta – Giacinta
Simonda – Simona
Fransouese – Francesca
Florantine – Fiorenza
Lourene – Lorenza
Vinseunda – Vincenza
Cohantine – Costanza
Valantine – Valentina
Federique – Federica
Monique – Monica
Veronique – Veronica
Sesarine – Cesarina
Felipine – Filippina
Clemantine – Clementina
Vitorine – Vittoria
Gabriele – Gabriela
Agnes – Agnese
Glodine – Claudia
Pierine – Piera
Julìe – Giulia
Masimine – Massimina
Enriete – Enrica
Martine – Martina
Marsele – Marcella
Seferine – Zefferina
Madelene – Maddalena
Felisine – Felicina
Valerìe – Valeria
Mouene – Domenica
Tavìe – Ottavia
Marine – Marina
Jeneieuve – Genoveffa
Petronile – Petronilla
Domitile – Domitilla
Teude – Gertrude
Guita – Margherita
Guetò – Agata
Arsolìe – Rosalia
Selvìe – Silvia
Lide – Lidia
Camile – Camilla
Jenereuse – Generosa
Gustine – Agostina
Morine – Maura
Sabele – Isabella
Catrine – Caterina
Beta – Elisabetta
Bine – Albina
Rose – Rosa
Bebiane – Bibiana
Odile – Odilla
Bredzide – Brigida
Vique – Ludovica
Modeste – Modesta
Orsoline – Orsola
Fresine – Eufrasia
Filomene – Filomena
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