I Noëls sono dei canti di carattere popolare ispirati alla festa del Natale e a tutti i personaggi e agli eventi a essa legati: Santo Stefano, San Giovanni Evangelista, Santi Innocenti, l’Epifania e la Candelora. Vengono eseguiti non soltanto il giorno di Natale ma coprono tutto il tempo liturgico che lo segue, dal 24 dicembre al 2 gennaio e addirittura per tutto il mese di gennaio sino a Sant’Agata, il 5 febbraio.
Si tratta di un genere che si inserisce tra la canzone e il teatro popolare che trae la sua origine dalle prose dialogate (tropi) del X e XI secolo. In seguito questi Noëls abbandonano l’uso ecclesiale e assumono un carattere ludico indipendente dalle funzioni religiose.
La lingua del popolo viene pertanto preferita al latino della Chiesa. Così come per le Sacre Rappresentazioni, anche i Noëls savoiardi nascono in questo contesto. Basti pensare a Nicolas Martin, che abbiamo già incontrato negli articoli precedenti, vissuto nella prima metà del XVI secolo e che pubblica tra l’altro 16 Noëls di cui 8 in francoprovenzale. Possiamo immaginare che egli abbia conosciuto La Fleur des Noëls del 1535 e La Bible des Noëls del 1554, raccolte di componimenti sul Natale che hanno ispirato molti scrittori successivi. Tutti i noëls in francese e in francoprovenzale presentano lo stesso stile:
- sono popolari affinché gli uditori possano riconoscersi nel loro vivere cristiano;
- cantano la gloria di Cristo e invocano la protezione della Vergine e dei santi;
- i temi sono spesso moralizzanti e confermano la possibilità che siano stati composti da preti, predicatori o cantori;
- sono introdotti da un invito a vivere la gioia dei pastori e dei magi che vengono a gioire per la nascita di Gesù e per salutare il bambino e sua madre. Portano dei doni e pregano per ottenere la salvezza e il paradiso ma anche per assicurarsi beni materiali per il loro sostentamento.
Tra i 53 Noëls di Bessans, 6 sono in francoprovenzale e 47 in francese. All’interno di questo repertorio troviamo: Noé per la mèsa de Minuet, Noé per tsanta à la mèsa de l’Arba (messa dell’Aurora o dell’alba del 25 dicembre), Noé per tsanta à la mèsa gran’ (messa solenne del 25 dicembre), Noé per tsanta au Magnificat (per i vespri), Atro Noè per lo dzorn dou reis (per il giorno dell’Epifania). Tutti sembrano datati tra il 1795 e il 1879.
Ecco un esempio di Noël bessanese:
1
Dzens qué sèis den vosse mizons
atapis come dé marmotes
né tsouché pa vossòn sapons
prènèy mèque vosse soques
sortèis défoo é tsooz’érhandzes
o zi vérèis mious quén plen midzor
sortèis ou zi vérèis lo-z-andzes
qué vou bayont a tous lou bondzor.
2
Lou vèi lèinaut sou Clapèi Vert
tot a travers dé l’Ouye Alégr’
ou florètant én bià motet
to per caou é non per lètro
coren démenda a Don Péro
qué sat dé latén querque pou
qué nou-z-esplèque sèi mistèou
Gloria in excelsis Deo.
3
E la tsensòn qué l’on tsentà
pè lo mouens sénque a seui iadzous
mé per nous i sen pa plentas
no-z-entendèn pa sèi lengadzo
démendèn lio pluto la grase
pa en iadzou mè dous ou trèis
davant abandounà la plase
qué la tsentissònt en bessanèis.
4
O l’a nèissù en la sità
dé l’Esséyòn o fon d’én érhablo
réduit en bassa povertà
den-z-én érén bièn mizéablo
élas mon Guieu la bona mae
n’a rièn qué dé poo paténs
pè pléyé lo feuil dou Sen Pae
qué a tan gran fret o pécotens.
5
Coadzo no fo donc alà
comendà a nosse créhianes
dé portà a la payolà
dé crévertors dé féino loono
qué lo raveurdzo lo tahiètes
sé l’éyant carque bià tsavòn
dé lén é dé serviétes nètes
pè fae dé pios oo poupòn.
6
Euno crèipié lié sert dé brés
qué la plu groosso maavéye
fagotà dé brantses dé biés
senso perteurs é ni tsavélies
saì qu’é Rèis dé tou lo royomos
dou chel dou mondo lo créatoù
o mentèn dou bo é dé l’ano
ploue dzo pè nosson pétchés.
1
Genti che siete nelle vostre case
rannicchiati come delle marmotte
non calzate i vostri zoccoli
prendente dunque le vostre scarpe
uscite fuori e cosa strana
vedrete meglio che a mezzogiorno
uscite e vedrete gli angeli
che danno a tutti il buongiorno.
2
Li vedo lassù sul Clapèi Vert
tutto attraverso l’Ouye Alégro
fanno fiorire un bel mottetto
tutto a memoria e non per lettura
correte a chiamare Don Péro
che sa un po’ di latino
che ci spieghi questo mistero
Gloria in excelsis Deo
3
È la canzone che hanno cantato
perlomeno cinque o sei volte
quanto a noi, non ci siamo fermati
non capivamo questo linguaggio
piuttosto chiediamo loro la grazia
prima che abbandonino il luogo
che la cantino in bessanese.
4
Lui è nato nella città
di Esséyòn al fondo di una stalla
ridotto in bassa povertà
in un luogo stretto e miserabile
su mio Dio, la buona madre
non ha altro che poveri stracci
per fasciare il figlio del santo Padre
che ha tanto freddo ai piedini.
5
Coraggio, bisogna andare
a chiedere alle nostre spose
di portare alla puerpera
delle coperte di lana fine
che svuotino i loro cofanetti
se hanno qualche bella matassa
di lino e degli asciugamani puliti
per fare delle fasce al neonato.
6
Una mangiatoia gli serve da culla
che è la più grande meraviglia
imbottita di rami di betulla
che non hanno né buchi né chiodi
colui che è re di tutti i regni
del cielo del mondo il creatore
in mezzo al bue e all’asino
piange già per i nostri peccati.
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