Joan Isaac, il cantautore catalano Premio Ostana nel 2018, è artista poliedrico con frequenti incursioni nel mondo della letteratura, come del resto si conviene a un canta-autore, ossia a un musicista che esprime il proprio sentire, la propria visione, la propria poetica, in una forma non disgiunta fra musica e parole.
Ora, dai mesi di confinamento, Joan Isaac ci regala altre incursioni. La prima, precedente di poco a questa orribile stagione del covid, è “Planetari”, del 2019, che ha assunto forma di libro e, in associazione col bravissimo artista e sodale Daniel Sesé, di libro illustrato.
Dedicata - lo scrivo in catalano: “a totes les persones que tenen cura del nostre planeta”, è una favola cantata con annesso cd. Favola per piccoli e grandi, poche semplici parole introdotte da un coro di bambini, quindi riprese dalla voce calda di Joan, per raccontare un viaggio immaginario di pianeti, stelle e costellazioni verso la faccia nascosta della Luna.
Orione, l’Orsa Maggiore, Nettuno, Venere e Marte, Saturno, Urano e Mercurio, Giove e persino il lontanissimo Plutone, attraversano gli spazi siderali, ospiti attesi per un banchetto sul lato buio della Luna che stranamente risplende. Ciascuno porta un dono. Nessuno arriverà invece dal Pianeta blu, la Terra, in pericolo per i mutamenti climatici, poiché “al banquet de les estrelles avui no hi ha lloc per a la tristor”.
La seconda incursione, e un secondo volumetto che ci auguriamo poter presto sfogliare, si intitola “7 pecats capitals”, con sette “cançons” di cui Joan Isaac è autore di musica e testi. Ogni canzone tratta di un peccato capitale, avarizia, invidia, ira, lussuria, accidia, gola e superbia. Questo è anche il tema dello spettacolo che Joan porta sulle scene catalane, accompagnato da un’attrice che prima di ogni brano dice un testo di un grande autore catalano o spagnolo: Vincent Andrés Estellés, Maria Mercè Marçal, Luis Eduardo Aute, Pere Quart, Bartomeu Ressello-Pòrcel, Angel Gonzales, Montserrat Abello. La promozione dello spettacolo questa volta è in un video con le belle immagini di Daniel Sesé, direi ispirate alla pittura di Jean Dubuffet, in cui Joan Isaac interpreta “Desmesura”.
Ma dall’isolamento da covid Jean ha tratto ispirazione per un’ulteriore raccolta dal titolo “Poemi del confinamento”, da cui traggo per i lettori di Nòvas la bellissima “Abril”, nelle cui parole ricorrono i temi che sappiamo cari all’autore: l’innocenza della natura, la libertà, il sentimento d’amore.
(Fredo Valla)
(trad.)
Aprile, magica parola
che dissolve le nebbie sui sentieri e sulle pianure,
tempo generoso di fiori e piogge purissime.
Ti ho visto passare, dalla finestra, fuggitivo come un capriolo spaventato,
come un pesce tra le mani, come i fulmini nelle tempeste.
Aprile, tavolozza di colori, bordure di lavanda nei campi della Provenza
tulipani olandesi e garofani nei fucili delle piazze di Lisbona.
Mentre alla radio suona “Grândola, Vila Morena”
si riempiono di lacrime gli occhi dei vecchi portoghesi che abbracciano la libertà
Aprile, Bella Ciao, la canzone dei partigiani dell’Italia liberata,
scorre nelle tue vene la memoria dei profumi
e delle rivoluzioni necessari
Ci hai lasciati soli, troppo soli, in questa via crucis lunga e ripida,
senza di te la croce, pesante, pesa più che mai sulle nostre spalle.
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