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Eventi e novità

Manifesto di Camaldoli per una nuova centralità della montagna

Manifest de Camaldoli pre ina nova sentralità de la montinheu

a cura di Giacomo Lombardo. Traduzione in francoprovenzale di Matteo Ghiotto

italiano

A Camaldofi (FI) nei giorni otto e nove novembre 2019 si è svolto un interessante convegno promosso dalla Società dei Territorialisti che aveva lo scopo di fare il punto sullo stato di salute della montagna italiana e di ragionare sull’importanza di un territorio che vale quasi il 50% del territorio italiano: “La Nuova Centralità della montagna” appunto.

Il convegno ha visto la partecipazione di studiosi italiani di alto livello, professori universitari, associazioni territoriali e ambientaliste, ecc. Tre soli i Comuni invitati a relazionare, tra i quali Ostana (CN).

Gli interventi, che hanno occupato due intensi giorni di lavori, hanno offerto uno spaccato della grave situazione nella quale versa la montagna italiana dopo decenni di mancanza di una adeguata politica a livello nazionale.

Difficilmente si era vista la presenza, ad una manifestazione che riguardasse la montagna, di esperti e studiosi che presentassero tante relazioni su questa tematica, genuinamente appassionate, provenienti da tutto il Paese con una presenza delle università così ragguardevole.

Si sono anche presi in considerazione i cambiamenti in positivo in atto che una saggia politica dovrebbe accompagnare.

Al termine del convegno si è redatto un documento che riassume le riflessioni e le proposte scaturite nelle due giornate.

L’idea è di fare circolare il più possibile il documento con presentazioni pubbliche e richieste di adesioni onde poi sollecitare la politica ad una profonda meditazione indirizzando in modo adeguato i relativi provvedimenti.

Giacomo Lombardo - Ostana 08/03/2020

1 Il Manifesto è stato promosso dalla Società dei Territorialisti/e (www.societadeiterritorialisti.it). La “commissione montagna” della SdT, attiva dall’incontro di Firenze del 29 gennaio 2019, coordinata da Giuseppe Dematteis e Alberto Magnaghi, è composta da Fabio Baroni, Luisa Bonesio, Aldo Bonomi, Enrico Ciccozzi, Pietro Clemente, Federica Corrado, Dimitri D’Andrea, Luciano De Bonis, Lidia Decandia, Carlo Alberto Gemignani, Marco Giovagnoli, Claudio Greppi, Giampiero Lombardini, Giancarlo Macchi Janica, Anna Marson, Diego Moreno, Daniela Poli, Rossano Pazzagli, Marco Revelli, Andrea Rossi, Massimo Rovai, Antonella Tarpino, Camilla Traldi.

Questo testo sintetizza le osservazioni e le integrazioni alla “Bozza di Manifesto” presentata al Convegno “La nuova centralità della montagna” (Camaldoli, 8-9 novembre 2019), che sono state discusse nel corso del Convegno stesso.

Hanno collaborato all’organizzazione del Convegno: tsm|step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio, Dislivelli, Rete Montagna, SISEF, Legambiente, FAI, Symbola, CIPRA Italia, DIDA Unifi, DIST-PoliTo, Mountain Wilderness, UNCEM, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Convenzione delle Alpi, Unimont - Progetto Italian Mountain Lab, AASTER, IAM-PoliTo, Eurac Research, AGEI, Archivio Osvaldo Piacentini, Comitato Scientifico Centrale CAI - Gruppo Terre Alte, NEMO, Carta dell’Appennino, Centro Studi Valle Imagna, Fondazione Franco Demarchi, Fondazione Nuto Revelli, AISRe, IRES Piemonte, SNAI Comitato Scientifico, Accademia delle Alte Terre, ArIA - Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini – Università del Molise, Unione Comuni Montani del Casentino/Ecomuseo del Casentino, Ecomuseo delle Alpi Apuane, Alleanza mondiale per il paesaggio terrazzato, Fondazione Comelico Dolomiti, Ordine degli Architetti della provincia di Arezzo.

1. Affermare la visione delle montagne italiane come peculiare patrimonio di valori, risorse e saperi per il futuro del paese

Più di un terzo del nostro territorio nazionale è considerato montagna. Pur essendo caratterizzato da notevoli diversità (di ordine geologico, climatico, idrologico, ecologico, storico, antropologico, sociale, economico e istituzionale), esso presenta molte specificità e problemi comuni che lo differenziano dal resto del paese. Questa differenza va riconosciuta e trattata in modo adeguato.

Nelle nostre montagne ci sono valori, risorse e cambiamenti positivi in atto che meritano di esser messi al centro dell’attenzione, delle pratiche e delle politiche, in netta antitesi con un’idea di montagna come mondo statico, arretrato, poco produttivo, ovvero come semplice assenza di ciò che caratterizza la pianura. Le terre alte si distinguono per la straordinaria ricchezza e varietà del patrimonio ambientale, paesaggistico, architettonico e storico-culturale, per la presenza di infrastrutture (percorsi, versanti terrazzati e altri manufatti rurali) disponibili al riuso, per la rete policentrica degli insediamenti e dei sistemi socio-produttivi modellata sulla varietà del rilievo e delle sue condizioni climatiche, per le risorse potenziali idriche, energetiche, agro-pastorali, forestali e turistiche, per una biodiversità agricola alimentare e culturale. Sono tutte caratteristiche che fanno della montagna un contesto particolarmente adatto a sperimentare innovazioni rivolte a coniugare tutela e produzione.

Pur in presenza di una ricchezza patrimoniale particolarmente resiliente, la montagna del XXI secolo dovrà fronteggiare rilevanti minacce ambientali, alcune endemiche, altre derivanti dai cambiamenti climatici e dagli eventi connessi: la scomparsa dei ghiacciai, la riduzione dell’innevamento necessario agli sport invernali, i crolli rocciosi dovuti alla fusione del permafrost, l’aumento dell’instabilità dei versanti e dell’erosione del suolo conseguente all’aumento e all’intensità delle precipitazioni, la frequenza di eventi meteorologici estremi, la migrazione altimetrica delle specie vegetali e animali. La crisi climatica fa crescere l’importanza della montagna: permette di introdurre nuove colture in quota, mentre le pianure, colpite da siccità, calure estive e inquinamento atmosferico, stanno facendo crescente ricorso alle risorse idriche, climatiche e forestali dei loro retroterra montani. 2

Tutto fa pensare che nel XXI secolo la montagna sia destinata a diventare un nodo strategico dell’assetto non solo territoriale, ma anche culturale, economico e ambientale, dell’Italia intera. Una montagna frequentata, abitata e produttiva, che presidia il territorio, preserva la piena funzionalità dei servizi ecosistemici, riduce i rischi naturali, salvaguarda il patrimonio, contribuisce all’occupazione e al reddito nazionale, diventa un laboratorio di nuovi stili di vita e di integrazione sociale.

2. Sostenere quanti (“restanti”, “ritornanti”, “nuovi abitanti”) restituiscono centralità alla montagna come luogo di vita e di produzione

Il principale problema comune alle nostre montagne continua ad essere lo spopolamento e l’abbandono delle terre. Esso non dipende da cause naturali, ma dal fatto che nel secolo scorso vaste zone interne sono state impoverite da un modello di crescita che, in assenza di politiche adeguate, non offriva alternative all’esodo verso i poli urbani e industriali della pianura e delle coste.

Pur avendo - gli Appennini in Italia e le Alpi in Europa - una posizione geografica centrale, le nostre montagne continuano ad essere considerate “marginali” rispetto ai territori dove si concentrano gli agglomerati urbani, le produzioni di beni materiali e di conoscenza. Senza una loro autonomia politico-amministrativa e funzionale i territori montani rischiano di diventare spazi di risulta di cui disporre per risolvere i problemi delle metropoli.

Grazie a valori di cui il “centro” difetta, i “margini” montani hanno le potenzialità per divenire un laboratorio dove ruralità e urbanità innovative si fondono per dar vita a una nuova civilizzazione, con effetti rigenerativi sulla vita stessa delle metropoli. I loro valori patrimoniali cominciano oggi ad esser visti come un insieme di risorse che possono rendere le comunità locali resilienti, in quanto basate su una cultura del limite, sulla peculiarità dei prodotti e su una qualità della vita superiore.

Negli ultimi tempi un “ritorno alla montagna” è stato praticato, tra molte difficoltà, da giovani nativi, da “ritornanti” e da “nuovi montanari” per scelta. Non si tratta di grandi numeri, ma sufficienti a evidenziarla come un’alternativa praticabile e soddisfacente, che aiuterebbe i “margini” a farsi “centro” se fosse sostenuta da politiche pubbliche adeguate.

Esistono già le premesse per questa trasformazione. Con il graduale venir meno del divario tra città e campagna, perde significato la vecchia contrapposizione tra una montagna rurale “marginale” e un “centro” che si identifica con le maggiori città. Tra di esse e la montagna si riducono le differenze culturali, mentre crescono i rapporti di complementarietà grazie ai quali i grandi agglomerati pedemontani beneficiano gratuitamente o quasi di servizi ecosistemici ed eco-territoriali che riguardano l’approvvigionamento idrico e idroelettrico, la prevenzione dei rischi idrogeologici, la tutela ambientale e paesaggistica e quant’altro dipende dal presidio, dalla cura e dalla manutenzione dei retroterra montani da parte dei residenti e delle imprese locali. Tuttavia i vantaggi che ne traggono le aree forti dell’avampaese sono scarsamente ricompensati, mentre i territori e le società montane continuano a dipendere fortemente da esse.

Il superamento di questa dissimmetria può prendere a modello il legame reciprocamente vitale delle città interne alla montagna con i loro territori rurali. Ma ciò richiede una capacità di autogoverno che permetta ai territori montani di valorizzare e gestire autonomamente le proprie risorse. Solo così si potrà parlare di

due centralità, quella di vecchio tipo, che pone le metropoli al vertice della gerarchia territoriale, e quella nuova urbano-rurale di tipo policentrico-solidale. Esse non sono necessariamente contrapposte. Se considerate in una dimensione territoriale più vasta e con un grado di autonomia capace di modificare i rapporti attuali di dominanza- dipendenza, possono dar luogo a sistemi territoriali tra loro complementari, basati su scambi reciprocamente vantaggiosi 3

3. Fondare la centralità della montagna sullo sviluppo locale integrato, autosostenibile, agro-ecologico, bioregionale, inclusivo, comunitario

La nuova centralità della montagna deriva dai valori e dalle potenzialità del suo patrimonio e dal fatto che le terre basse dipendono da quelle alte per eco-servizi vitali, tra cui l’approvvigionamento idrico, la regimazione delle acque correnti, la prevenzione del rischio idro-geologico. Nella grandiosità di un patrimonio montano in buona parte dimenticato, il paesaggio ha un ruolo essenziale, poiché ci mostra l’ambiente montano come una costruzione umana millenaria, un vero e proprio “manufatto”, prodotto di equilibri artificiali continuamente ricreati in un rapporto interattivo con la natura originaria dei luoghibasato su regole di adattamento e di trasformazione consolidate, attento al rispetto di quei limiti che la modernità tende a violare.

Così come nel passato il rapporto co-evolutivo con gli ecosistemi locali si è basato essenzialmente su usi produttivi del suolo, anche oggi il recupero produttivo della montagna interna richiede un approccio integrato in cui le attività manifatturiere e terziarie operino come componenti di un organismo territoriale reso vivente e resiliente da una base agro-silvo-pastorale di piccole e medie imprese territorialmente responsabili e da nuove forme reticolari di urbanità rurale. Va inoltre tenuto presente che la forte specializzazione, in particolare quella turistica, è poco sostenibile in montagna, dove prevale la compresenza di più settori e la multifunzionalità delle imprese. Le potenzialità di un nuovo sviluppo, e la sua auto-sostenibilità nel tempo, si fondano sulla peculiarità, unicità e ricchezza del patrimonio ambientale, energetico, insediativo, paesaggistico, relazionale e culturale. In questo contesto un ruolo importante nel coniugare istanze non oppositive di conservazione e innovazione può essere anche svolto dai parchi nazionali e regionali, che occupano una grossa parte della superficie montana.

L’idea che la montagna lasciata alle forze della natura ritrovi da sola un equilibrio stabile - la cosiddetta ri-naturazione - è del tutto infondata. Come tutti i manufatti la montagna richiede manutenzione. In netto contrasto con i comportamenti odierni di tipo distruttivo e predatorio va riscoperta la tradizionale cultura del limite, che dovrà anche presiedere all’uso produttivo della terra, ai consumi di suolo e agli altri usi del territorio. La naturalità va gestita. In particolare va governata l’espansione della boscaglia a scapito di pascoli e terre coltivabili. Una gestione forestale consapevole deve tutelare le foreste mature e la produzione di servizi ecosistemici essenziali. Va anche tenuto presente che il silenzio, la lentezza e il rapporto con le sue componenti naturali rendono la montagna un dispositivo di salute fisica e mentale.

Occorre dunque lavorare a uno scenario alternativo a quello della città che invade la montagna, della proliferazione delle seconde case, delle piste da sci sempre più dipendenti dall’innevamento artificiale e dal prelievo idrico. Nuovi modelli di vita, di socialità e di compresenza culturale richiedono un’alleanza fra anziani restanti, depositari di saperi contestuali, e “nuovi montanari” innovativi. Vi concorrono iniziative e nuovi strumenti come cooperative di comunità, ecomusei che attivano coscienza di luogo, osservatori del paesaggio, comunità del cibo, feste paesane “sagge”, forme attive e inclusive di valorizzazione delle minoranze linguistiche e di integrazione dei migranti.

4. Rendere concreta questa prospettiva di sviluppo con un progetto nazionale di neo-popolamento della montagna che crei diritti, convenienze e statuti di donne e uomini liberi

Per uscire dalla sua fase “eroica”, la tendenza a riabitare la montagna richiede politiche innovative a sostegno sia di chi già vi abita e vi lavora, sia delle famiglie e delle imprese che intendono trasferirvisi per ri-attivare in modo sostenibile gli spazi dell’abbandono. In ogni caso il neo-popolamento dovrà puntare alla qualità dei rapporti e all’intensità relazionale e non ad accrescere senza limiti il numero degli abitanti. 4

Il ritorno alla montagna - e prima ancora il diritto di chi ci nasce a restarvi - si deve sostanziare in un grandioso progetto promosso dal governo centrale insieme agli enti territoriali e gli attori locali, comprendente un insieme di azioni che valorizzino le nuove convenienze a vivere e a lavorare in aree montane, specie in quelle più bisognose di recupero. Oltre alle infrastrutture e ai servizi essenziali già previsti dalla Strategia nazionale per le aree interne e dall’Agenda digitale, servono centri di accesso facilitato ai servizi telematici, scuole, anche di alta formazione, facilitazioni per le famiglie e le imprese di nuovo insediamento, incentivi, anche normativi, per attivare forme di economia circolare, per la formazione di filiere produttive basate sull’uso durevole del patrimonio, a cominciare dalla lavorazione del legno, dei latticini, delle conserve alimentari e delle altre materie prime di origine locale.

Al fine di garantire a chi vi abita e vi opera parità di condizioni con il resto del paese, occorrono norme differenziate, appropriate alle condizioni di vita e di lavoro specifiche della montagna, specie in materie come l’agricoltura di piccola scala, i contratti forestali, l’edilizia, l’igiene, gli obblighi fiscali e burocratici. In particolare occorre una legge-quadro nazionale per il recupero dei terreni agricoli incolti, dei pascoli e dei boschi, per facilitare l’accesso dei giovani alla terra e per affidare la gestione delle terre abbandonate a strutture comunitarie, come le cooperative di comunità.

La spesa pubblica per la montagna deve superare la logica assistenziale ed essere vista in funzione di questo grande progetto di recupero di spazi di vita e di risorse, quindi come un investimento vantaggioso per tutto il paese. Essa deve essere accompagnata da politiche specifiche e progetti di territorio partecipati dalle comunità della montagna

5. Promuovere nuove forme di autogoverno comunitario, ispirate alla autonomia storica della montagna, capaci di contrastare la dipendenza e di promuovere una nuova civilizzazione che scende verso le pianure, le coste, il Mediterraneo, l’Europa

La montagna non può essere gestita in modo “coloniale” da attori esterni che non ne comprendono le esigenze, le specifiche condizioni di vita, di produzione, di cultura.

Nella lunga durata storica l’interazione delle società locali con l’ambiente montano ha generato forme di organizzazione sociale e giuridico-istituzionale caratterizzate da democrazia partecipativa, autonomia, solidarietà, associazionismo, cooperazione, gestione comunitaria di beni comuni (usi civici) e collettivi. I valori fondamentali da riscoprire e preservare sono un forte senso civico delle comunità, la subordinazione del profitto individuale al benessere comune, la salvaguardia, valorizzazione e riproduzione innovativa dei beni patrimoniali e quindi la non alienabilità dei beni comuni e collettivi, la loro gestione e il loro uso comunitario.

Oggi una certa autonomia di governo è riservata solo alle Regioni e alle Città metropolitane, per cui quasi dappertutto il governo effettivo delle montagne dipende da altri luoghi, caratterizzati da altre priorità e valori. Lo sviluppo di forme di autogoverno proprie della montagna, che tengano conto della peculiarità di ogni contesto è fondamentale per evitare la dipendenza e per sviluppare relazioni autonome sia tra territori al suo interno, sia con le grandi città della pianura e con il resto del mondo. A tal scopo occorrono autonomie specifiche, con regimi differenziati rispetto ai territori non montani, necessarie anche per promuovere la “risalita” di abitanti e produttori.

Da questo punto di vista una spesa pubblica straordinaria può essere controproducente, se non concorre all’attivazione di articolati istituti di autogoverno, in grado di promuovere relazioni virtuose tra popolazione e risorse. Il rilancio di forme di democrazia comunitaria che siano in grado di restituire autonomia alle comunità locali e alle loro reti di relazione interne e esterne è essenziale per attivare le risorse sociali latenti, per produrre innovazioni appropriate alle specificità del territorio montano, anche riattualizzando le buone pratiche del passato e le conoscenze tradizionali alla luce della contemporaneità. 5

Va rivista l’articolazione istituzionale dei territori montani, come momento formale di partecipazione dei nuovi istituti di autogoverno alle decisioni pubbliche, la cui rappresentanza negli ultimi anni è stata ulteriormente indebolita. Vanno individuate forme di cooperazione intercomunale capaci di organizzare i vari livelli del “locale”, da quello delle piccole borgate che non sempre si riconoscono nei comuni di appartenenza, a quello di aggregazioni sovra comunali di “area vasta” abbastanza stabili e omogenee per svolgere efficacemente funzioni che richiedono professionalità tecniche e gestionali di cui i singoli comuni sovente non dispongono. Infine occorre garantire nuove arene pubbliche in cui vecchi e nuovi abitanti abbiano voce e possano confrontare dialogicamente le proprie posizioni, creando comunità di progetto. Quindi l’intercomunalità di area vasta non deve ridursi alla sola gestione associata dei servizi, ma deve anche e soprattutto assicurare a opportune aggregazioni di comuni la capacità di operare con continuità come agenti collettivi di strategie specifiche per lo sviluppo auto-sostenibile.

ADESIONI

LEGAMBIENTE

FAI – FONDO AMBIENTE ITALIANO

ASSOCIAZIONE DISLIVELLI

SEZIONE ITALIANA DELL'ALLEANZA MONDIALE PER IL PAESAGGIO TERRAZZATO

COMITATO SCIENTIFICO di tsm|step SCUOLA PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO

CONSORZIO AASTER

SYMBOLA FONDAZIONE PER LE QUALITA’ ITALIANE

CENTRO STUDI VALLE IMAGNA

OSSERVATORIO PER IL PAESAGGIO “LA PRIMA LANGA”

FONDAZIONE FRANCO DEMARCHI

SISEF – SOCIETA’ ITALIANA DI SELVICOLTURA ED ECOLOGIA FORESTALE

ISTITUTO DI ARCHITETTURA MONTANA DEL POLITECNICO DI TORINO

ARCHIVIO OSVALDO PIACENTINI

MOUNTAIN WILDERNESS

NEMO – NUOVA ECONOMIA IN MONTAGNA

UNCEM

EURAC RESEARCH

ACCADEMIA DELLE ALTE TERRE

Area Territorio e Ambiente IRES PIEMONTE

CIPRA ITALIA

ECOMUSEO DELLE ALPI APUANE 6

FONDAZIONE NUTO REVELLI onlus

GRUPPO TERRE ALTE DEL COMITATO SCIENTIFICO CENTRALE CAI

RETE MONTAGNA

UNIONE DEI COMUNI MONTANI DEL CASENTINO

ECOMUSEO DEL CASENTINO

SoZooAlp – SOCIETA’ PER LO STUDIO E VALORIZZAZIONE DEI SISTEMI ZOOTECNICI ALPINI

FEDERTREK

MUSEO DEI SANATORI DI SONDALO

Cluster di ricerca CULTLAND PAESAGGI CULTURALI UNIVERSITA’ IUAV VENEZIA

Comune di OSTANA

Cooperativa Sociale L’INNESTO onlus

FONDAZIONE MONTAGNE ITALIA

Consorzio OSSERVATORIO DELL’APPENNINO MERIDIONALE – Università degli Studi di Salerno

CIRCOLO CULTURALE GHISLANDI (Valle Camonica)

LABORATORIO APPENNINO

ASSOCIAZIONE PER LA DECRESCITA

DOLOMITI CONTEMPORANEE

FONDAZIONE G. ANGELINI – Centro Studi sulla Montagna

ISTITUTO ALCIDE CERVI (Museo Casa Cervi e Biblioteca Archivio Emilio Sereni)

SALVIAMO LE APUANE

RETE DEI COMITATI PER LA DIFESA DEL TERRITORIO

SOCIETA’ METEOROLOGICA ITALIANA

ISTITUTO EUROARABO DI MAZARA DEL VALLO

ASSOCIAZIONE REALTA’ VIRTUOSE

GAL "TERRE DI PRE.GIO." – Gruppo di Azione Locale dei Monti Prenestini e Valle del Giovenzano

INTRAMONTES Associazione di Promozione Sociale

Comitato PERALTRESTRADE DOLOMITI

FATTI DI MONTAGNA

Adesioni individuali:

Francesca Silvia Rota, IRCrES CNR

Marco Giovagnoli, Unicam, SdT

Lidia Decandia, Uniss, SdT 7

Filippo Tantillo, INAPP

Luciano De Bonis, Unimol, SdT

Paolo Piacentini, Federtrek

Moreno Baccichet, Laboratorio di Paesaggi FVG

Alberto Budoni, Uniroma1, SdT

Giampiero Lupatelli, Archivio Osvaldo Piacentini

Giampiero Lombardini, Unige, SdT

Filippo Barbera, Collegio Carlo Alberto Torino, dipartimento CPS UniTo

Andrea Membretti, Eurac Research, Unipv

Fabio Fatichenti, Unipg

Antonio Ciaschi, gruppo montagna dell'Associazione Geografi Italiani (A.Ge.I)

Enrico Ciccozzi, SdT

Lino Gentile, Sindaco del Comune di Castel del Giudice

Fiorenzo Ferlaino, IRES Piemonte

Stefania Cerutti, Università del Piemonte Orientale e ArsUniVco

Marco Bussone, Presidente Uncem, Presidente Fondazione Montagne Italia

Vanda Bonardo, Legambiente

Antonio De Rossi, IAM Polito

Rossano Pazzagli, Unimol, SdT

Fabio Parascandolo, UniCa, SdT

Luisa Bonesio, SdT

Viviana Ferrario, Presidente della Fondazione Comelico Dolomiti - Centro Studi Transfrontaliero

Donatella Murtas, Alleanza mondiale per il paesaggio terrazzato

Andrea Rossi, Ecomuseo del Casentino

Gianluca Cepollaro, tsm|step Scuola per il governo del territorio e del paesaggio

Annibale Salsa, tsm|step Scuola per il governo del territorio e del paesaggio

Bruno Zanon, tsm|step Scuola per il governo del territorio e del paesaggio

Davide Biolghini, RES - Rete italiana di Economia Solidale

Giuseppe Pidello, Ecomuseo Valle Elvo e Serra (BI)

Alberto Ziparo, Unifi, SdT

Roberto Leggero, LabiSAlp

Vittorio Curzel, Chorus FilmFactory Trento

Valter Bonan, Comune di Feltre 8

Antonio Carminati, direttore del Centro Studi Valle Imagna

Alberto Tarozzi, Unimol, SdT

Nazarena Lanza, Slowfood

Costanza Pratesi, FAI

Alberto Marzo, Uniroma1

Renato Galliano, Osservatorio per il Paesaggio La prima Langa

Carla Danani, Unimc

Francesca Impei, Uniroma1, SdT

Giovanni Sanesi, SISEF

Aldo Bonomi, AASTER, SdT

Roberta Cevasco, Unisg, SdT

Carlo Alberto Gemignani, Unipr, SdT

Giacomo Lombardo, Comune di Ostana

Giancarlo Maculotti, Coordinatore Incontri TRA/MONTANI

Marco Leonetti, Uniroma1

Maurizio Dematteis, Dislivelli

Tania Salvi, Unifi

Fabio Renzi, Fondazione Symbola

Davide Pasut, SoZooAlp

Silvana Mattiello, SoZooAlp

Sabrina Lucatelli, Vice Presidente OCSE Territori Rurali

Marco Revelli, Fondazione Nuto Revelli, SdT

Antonella Tarpino, Fondazione Nuto Revelli, SdT

Camilla Traldi, UniGe

Luigi Casanova, Mountain Wilderness

Lodovico Patelli, Presidente Cooperativa Sociale L’INNESTO onlus

Sergio De La Pierre, SdT

Mariella Minini, Presidente del Circolo Ghislandi – Valle Camonica (Bs)

Andrea Omizzolo, Eurac Research

David Fanfani, Unifi, Associazione Parco Agricolo di Prato, Legambiente Toscana, SdT

Silvy Boccaletti, Unipd

Fabio Baroni, Ecomuseo delle Alpi Apuane

Mariagiovanna Riitano, UniSa, Consorzio Osservatorio dell'Appennino Meridionale 9

Federica Corrado, DIST Polito, SdT

Paolo Cacciari, SdT

Antonella Golino, Unimol

Claudio Greppi, Unisi, SdT

Paola Jervis, SdT

Anna Marson, IUAV, SdT

Cesare Lasen, primo Presidente del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi

Roberto Bobbio, Unige, SdT

Mauro Varotto, Gruppo Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale CAI

Fausto Gusmeroli, Fondazione Fojanini di Studi Superiori

Massimo Rovai, Unipi, SdT

Pietro Clemente, già docente di Antropologia culturale (Università di Siena, Roma, Firenze)

Francesco Di Meglio, NEMO - Nuova Economia in Montagna

Mauro Bonaiuti, Associazione per la Decrescita

Saverio Russo, Unifg

Daniela Storti, CREA, Comitato tecnico Aree Interne

Franco Di Nucci, Operatore economico di filiera produttiva del territorio dell'Alto Molise

Gianluca D'Incà Levis, curatore Dolomiti Contemporanee e Progettoborca, direttore Nuovo Spazio di Casso

Monica Bolognesi, Unifi, SdT

Francesco Erbani, giornalista de “La Repubblica”

Domenico Luciani, architetto

Giulia Cutello, Eurac Research

Federica Maino, Eurac Research

Luisa Rossi, Unipr

Ester Cason Angelini, Rete Montagna, Fondazione G. Angelini

Andrea Cavallero, UniTo DiSAFA

Cristiana Cabodi, libera professionista e ricercatrice

Giacomo Pettenati, UniTo, Dislivelli

Mauro Pascolini, Rete Montagna

Carlotta Ebbreo, UniCal

Salvatore Vento, Sindaco di Spigno Saturnia (LT)

Nicola Capone, UniSa - Lab. Kelsen

Luca Battaglini, UniTo DiSAFA 10

Marco Milanese, UniSs

Albertina Soliani, presidente Istituto Alcide Cervi

Gabriella Bonini, resp. scient. Biblioteca Archivio Emilio Sereni dell'istituto Cervi di Gattatico (RE)

Gianni Scudo, già doc. di progettazione ambientale Polimi, SdT

Eros Tetti, Salviamo le Apuane, Rete dei comitati per la difesa del territorio

Luca Mercalli, Climatologo e riabitante dell'alta montagna

Elena Dai Prà, Direttrice Centro Geo-Cartografico di Studio e Documentazione (GeCo) – Unitn

Giorgio Ferraresi, già docente Polimi, comitato scientifico SdT

Marçel Pidalà, Atelier "Marçel Pidalà & Partners"

Salvatore Colazzo, Università del Salento

Sara Giacomozzi, architetto

Antonino Cusumano, direttore di Dialoghi Mediterranei

Carlo Cellamare, Uniroma1

Franco Alberti, Regione Veneto

Ottavio Marzocca, UniBa

Corradino Seddaiu, Presidente Associazione Realtà Virtuose

Salvatore Giarratana, Vicepresidente Associazione Culturale Nebrodi

Giovanna Deppi, Portavoce Comitato Peraltrestrade Dolomiti

Caterina Palombo, INTRAMONTES

Eugenio Auciello, INTRAMONTES

Luca Serenthà, Fatti di Montagna

franco-provenzale

A Camaldoli (FI) din li dzòrt ouit e no de noveimbro 2019 i s’at derolà in enterisheunn coloco volù de la Sossietà di Territorialisto qu’ou l’avet lo but de fare lo poueunn dessù l’estat de santà de la montinheu italian-na e de reisonar dessù l’emportanse d’in territouéro qu’ou vot dabòr lo 50% do territouéro italian: “La Nova Sentralità de la montinheu”.

Lo coloco ou l’at vu la partissipashon d’ehedieunn italian de hot level, professor universitéro, assossiashon territoriale e ambientaliste, ecc. Rinque tré le comeune envetaie a relashonar, entre lequinte Ostana (CN).

Les entervenshon, qu’ou l’ont prein deuve plein-ne dzornaie de travalh, ou l’ont semonù ina vizhon de la defessilhe situashon din laquinta lhe se trove la montinheu italian-na apré d’eunn de mancanse d’ina poleticca aspres a level nashonalo.

Defessilhemeunn i s’avet vu la preseinse, a ina manifestashon angardeunn la montinheu, de spessialisto e d’ehedieunn presenteunn meinte relashon dessù he témo, fehì de pashon, e proveneunn de tòt lo Paì.

I s’at asseu prein an considerashon li sandzemeunn en bieunn qu’ina sadze poleticca lhe devreut acompanhér.

A a la fin do coloco i s’at betà ba in documeunn qu’ou sintetizhe le refleshon e le proposeshon sorteuve din le deuve dzornaie.

L’idéia ét de fare sircular lo plu possiblo lo documeunn avó de presentashon peblique e demande d’adezhon pre arsodar la poleticca a ina profonda meditashon an andrehieunn de manére adecata li relativo provedimeunn.

Giacomo Lombardo - Ostana, 08/03/2020

Lo Manifest

1 Lo Manifest ou l’eut ihà volù de la Società di Territorialisti/e (www.societadeiterritorialisti.it). La “commishon montinheu” de la SdT, attiva de la rancontra de Floreinse do 29 de dzenér 2019, coordenaia de Giuseppe Dematteis e Alberto Magnaghi, lh’eut composia de Fabio Baroni, Luisa Bonesio, Aldo Bonomi, Enricco Ciccozzi, Pietro Clemeunn, Federica Corrado, Dimitri D’Andrea, Luciano De Bonis, Lidia Decandia, Carlo Alberto Gemignani, Marco Giovagnoli, Claudio Greppi, Giampiero Lombardini, Giancarlo Macchi Janica, Anna Marson, Diego Moreno, Daniela Poli, Rossano Pazzagli, Marco Revelli, Andrea Rossi, Massimo Rovai, Antodin lola Tarpino, Camilla Traldi.

He testo ou sintetizhe les osservashon e les entegrashon a la “Bozza di Manifesto” presentaia o Govert “La nova sentralità de la montinheu” (Camaldoli, 8-9 noveimbro 2019), qu’ou sont ihaie descutaie din lo cours do coloco mémo.

Ou l’ont collaborà a l’organisashon do Coloco: tsm|step Scuola pre lo Govert do Territouéro e do Paesaggio, Dislivelli, Rete Montinheu, SISEF, Legambieunn, FAI, Symbola, CIPRA Italia, DIDA Unifi, DIST-PoliTo, Mountain Wilderness, UNCEM, Ministero dell’Ambieunn e de la Tutela do Territouéro e do Mare, Convenzione de le Alpi, Unimont - Prozhé Italian Mountain Lab, AASTER, IAM-PoliTo, Eurac Research, AGEI, Archivio Osvaldo Piacentini, Comità Scientificco Centrale CAI - Gruppo Terre Alte, NEMO, Carta dell’Appennino, Moueitein Studi Valle Imagna, Fondashon Franco Demarchi, Fondashon Nuto Revelli, AISRe, IRES Piemonte, SNAI Comità Scientificco, Accademia de le Alte Terre, ArIA - Moueitein di Ricerca pre le Ére Interne e li Appennini – Università do Molise, Unione Comuni Montani do Casentino/Ecomuseo do Casentino, Ecomuseo de le Alpi Apuane, Alleanse mondiale pre lo paesaggio terrazzà, Fondashon Comelicco Dolomiti, Ordine di Architetti de la provincia di Arezzo.

1. Affirmar la vizhon de le montinheu italian-ne an teunn que spesseficco patremouéno de valour, arsourse e savér pre l’avenir do paì

Plu d’in ters de nohro territouéro nashonalo ou l’eut considerà montinheu. Bieunn qu’ou sisse caraterizhò d’ina lardze diversità (d’ordre zheolozhicco, climaticco, idrolozhicco, ecolozhicco, istoricco, antropolozhicco, sossialo, economicco e istitushonalo), ou preseinte ina vreiò de spessefissitaie e de problémo comun qu’ou lo defaraho de la resta do paì. Héta difareinse lhe vet arcunussouò e trattaia comme i fot.

Din nohre montinheu i at de valour, d’arsourse e de sandzemeunn positivo an cours qu’ou meritto d’iéhre betà o moueitein de l’attenshon, de le pratique e de le poletique, an clhera antitése avó in’idéia de montinheu an teunn que mondo planto, an enrére, po produttivo, on comme simpla asseinse de heunn qu’i at din la plan-na. Le tere hote ou se daharneisso pre la straordenéra retséhe e varietà do patremouéno ambientalo, do paisadzo, artsetetonicco e istoricco-culturalo, pre la preseinse d’enfrastruteure (percours, verseunn an esafa o d’otro batimeunn ruralo) desponiblo o reusadzo, pre la grilheu polisentricca di ensediameunn e di sistémo sossio-produttivo moueilaia dessù la varietà do reliévo e de se condishon climatique, pre les arsourse potenshale idrique, enerdzetique, agro-pastorale, forestale e touristique, pre ina biodiversità agricola alimentéra e culturala. Ou sont de tret qu’ou font de la montinheu in contesto adattà a la sperimentashon d’innovashon pre unir sovegarda e produshon.

Bieunn qu’an preseinse d’ina retshéhe patrimoniala resesteinta, la montinheu do XXI séclho lhe devret envesadzér de releveinte menahe ambientale, endecòl endemique, d’otre dereveinte di sandzemeunn climaticco e di eveunn ilià: la disparishon di glhahér, la ridushon de la nei nessesséra pre li sport d’evert, li gahantselh de le rotse pre la fuzhon do permafrost, l’omeunn de l’enstabilità di verseunn e de l’erozhon do terein consequeunn a l’omeunn e a l’entensità de le pressipitashon, la frequeinse di eveunn meteorolozhicco estrémo, la migrashon altimetricca de les espésse vedzetale e animale. La crise climaticca lhe fet creihre l’emportanse de la montinheu: lhe conseunt d’entrodouire de nove cultivashon an hotour, tandeunn que le plan-ne, frappaie de la setenò, tsalour do tsotein e pollushon, ou l’anovro les arsourse idrique, climatique e forestale de si enréremeunn montan. Tòt i fet sondzér que din lo XXI séclho la montinheu lhe sisse destinaia a venir in crotsetour stratezhicco din l’asset pa maque territorialo, ma asseu culturalo, economicco e ambientalo, de l’Italìe an plein. Ina montinheu frecantaia, abitaia e produttiva, que lhe presside lo territouéro, lh’avareinte la plein-na fonshon di sarvisho ecosistemicco, lhe redouit li risco naturalo, lhe sovegarde lo patremouéno, lhe contrebue a l’occupashon e o ganh nashonalo, lhe veunt in laboratouéro de novo estilo de viò e d’entegrashon sossiala.

2. Soutenir hi (“resteunn”, “artorneunn”, “novo abiteunn”) ou reindo sentralità a la montinheu comme caro de viò e de produshon

Lo problémo prensipalo comun a nohre montinheu ou souit a iéhre lo depoplameunn e l’abandon de le tere. Heunn i depeunt pa de cose naturale, ma do fet que din lo séclho passà de lardzo caro enterno ou sont ihà empovrà d’in model de cresissanse que, an asseinse de poletique adecaie, ou semonet pa d’alternative a la fouita vers li polo urban e endustrialo de la plan-na e de le cohe.

Bieunn qu’ou l’isso - li Appenin an Italìe e les Alpe an Europa - ina poseshon zheograficca sentrala, nohre montinheu ou poursouivo a iéhre consideraie “a caro” an relashon i territouéro enté qu’ou se conseintro les agglomerashon urban-ne, le produshon de bieunn materialo e de cunussanse. Seinsa ina propra otonomìe poleticco-amministrativa e fonshonala li territouéro montan ou risco de venir d’espasho pre arsoudre li problémo de le veleu.

Mersì a valour que lo “moueitein” ou l’at pa, li “mardzo” montan ou l’ont le potenshalitaie pre venir in laboratouéro enté que ruralità e urbanità innovative ou se fondo pre donar viò a ina nova sevelisashon, avó effet ardzenereunn dessù la viò de le méma velò. Se valour patrimoniale ou comeinso incoueu a iéhre vu comme in ensein d’arsourse qu’ou polo reindre le comenetaie locale reselieinte, an teunn que basaie dessù ina culteura de la lemitta, dessù la peculiarità di prodouit e dessù ina calità de la viò plu hota.

Din li derér tein in “artòrt a la montinheu” ou l’eut ihà praticà, entre bieunn de difficultaie, de dzevenó nativo, de “artorneunn” e de “novo montanar” pre ahernouò. I se trate pa de greunn neumbro, ma sefiseunn a armarcala comme in’alternativa praticabla e sodesfaseinta, que lh’eidereut li “mardzo” a fare-se “moueitein” si lhe sisse soutenouò de poletique publique adecaie.

Ou l’esisto dzò le premise pre héta trasformashon. Avó lo gradualo demenuir do divéro entre velò e campanhe, lhe pert de seins la viélhe contraposeshon entre ina montinheu rurala “mardzenala” e in “moueitein” qu’ou s’idantiféie avó le veleu plu greunte. Entre lhour e la montinheu ou se redouiso le difareinse culturale, tandeunn qu’ou creisso le relashon de complementarità mersì iquin le greunte agglomerashon pedemontan-ne ou l’ardzoueisso gratouitameunn on case de sarvisho ecosistemicco e eco-territorialo qu’ou l’engardo lo fornimeunn idricco e idroelettricco, la prevenshon di risco idrozheolozhicco, la sovegarda ambientala e do paisadzo e heunn qu’i depeunt do prsesido, do soueunn e de la mantenianse de l’enrére montan do caro di resideunn e de les entrepreise locale. Totun li vantadzo qu’ou l’ont les ére fòrte de l’avampaì ou sont pa bieunn ricompensà, tandeunn que li territouéro e le sossietaie montan-ne ou souivo a depeindre rudiemeunn de héte.

Lo superameunn de héta dessimmetrìe ou pout preindre a model lo lieunn ressiprocameunn vitalo de le veleu enterne a la montinheu avó si territouéro ruralo. Ma heunn ou mande ina capassità d’otogovert qu’ou conseunt i territouéro montan de valorizhér e gestir otonomameunn ses arsourse. Rinque parér i se podret parlar de deuve sentralitaie, helò de vieulh tipo, qu’ou plahe le veleu an hemò de la ierartsìe territoriala, e helò nova urban-rurala de tipo polisentricco-solidala. Héte ou sont pa nessessérameunn contraposaie. Si consideraie an ina dimenshon territoriala plu ampla e avó in grado d’otonomìe capablo de modefiér le relashon de dominanse-depandeinse, ou polo donar caro a de sistémo territorialo entre lhour complementéro, basà dessù de sandzo ressiprocameunn vantadzoù.

3. Fondar la sentralità de la montinheu dessù lo developameunn localo entegrà, otosouteniblo, agro-ecolozhicco, biorezhonalo, enclusivo, comenetéro

La nova sentralità de la montinheu lhe derive de le valour e de le potenshalitaie de son patremouéno e do fet que le tere basse ou depeindo de heleu hote pre eco-sarvisho vitalo, entre liquin lo fornimeunn idricco, la redzemashon de les éve coreinte, la prevenshon do risco idro-zheolozhicco. Din la grentour d’in patremouéno montan an bon-na pert iblà, lo paisadzo ou l’at in rolo emporteunn, pre mo qu’ou mohre l’ambieunn montan tal qu’ina costrushon uman-na millenéra, in vér “manfet”, prodouit d’equilibro artefessialo arcreà an relashon avó la nateura di caro, basà dessù de réglhe d’adattameunn e de trasformashon consolidaie, adret o respet de heleu lemitte que la modernità lhe teunt a violar.

Parér comme din lo passà lo rappòrt co-evolutivo avó li ecosistémo localo ou s’at basà essenshalameunn dessù d’usadzo produttivo do terein, asseu incoueu la recuperashon produttiva de la montinheu enterna lhe mande in acoho entegrà din loquin les attivitaie manifatturére e tershére ou l’ovrisso tal que componeinte d’in organismo territorialo randù vi e resilieunn d’ina base agro-silvo-pastorala de petiote e moueiéne entrepreise territorialameunn responsable e de nove forme reticulére d’urbanità rurala. I fot an plu tenir preseunn que la fòrta spessialisashon, pé dzò helò touristicca, lh’eut po soutenibla an montinheu, enté que lhe prevot la compreseinse de plu setour e la multifonshonalità de les entrepreise. Le potenshalitaie d’in novo developameunn, e sa oto-soutenibilità din lo tein, ou se fondo dessù la peculiarità, unissità e retséhe do patremouéno ambientalo, enerdzeticco, ensediativo, do paisadzo, relashonalo e culturalo. Din he contesto in rolo emporteunn din l’empondre istanse pa oppositive de conservashon e d’innovashon ou pout asseu iéhre fet di parc nashonalo e rezhonalo, qu’ou l’ocupo ina grossa pert de la surfahe montan-na.

L’idéia que la montinheu lishò a le forse de la nateura lh’artrovisse in equilibro stablo - ri-naturashon – lh’eut do tòt enfondaia. Comme touit li manfet la montinheu lhe mande mantenianse. An contraposeshon avó li comportameunn d’incoueuo de tipo dehrouiseunn e predatouéro lhe vet redehreverta la tradishonala culteura de la lemitta, que lhe devret asseu pressidar a l’usadzo a l’usadzo produttivo de la tera, i conseum do terein e i otri usadzo do territouéro. La naturalità lhe vet dzeraia. Pé dzò lhe vet governaia l’espanshon de la bosquin-na contra li pahér e le tere cultivable. Ina gestion forestala consevabla lhe deit sovegardar le foré moure e la produshon di sarvisho ecosistemicco essenshalo. I vet asseu tenù contio que lo seleinsho, l’alar trouplan e la relashon avó se componeinte naturale ou reindo la montinheu in desposetivo de santà fisicca e mentala.

I fot adonca travalhér a in developameunn alternativo a hel de la velò qu’ou l’envaeit la montinheu, de la proliferashon de le seconde moueizhon, de le piste d’esquì delon plu depandeinte de l’ennevadzo artefissialo e do prelevameunn idricco. Novo model de viò, de sossialità e de compreseinse culturala ou mando in’alleanse entre anshon resteunn, depositéro de savér contestualo, e “novo montanar” innovativo. I sarveisso d’inissiative e de novo strumeunn comme cooperative de comenetaie, ecomusé qu’ou l’attivo cossieinse de caro, osservatour do paisadzo, comenetaie de nuhriteura, féhe paisan-ne “sadze”, forme attive e enclusive de valorisashon de le minoranse languestique e d’entegrashon di migreunn.

4. Reindre concréta héta prospettiva de developameunn avó in prozhé nashonalo di neo-poplameunn de la montinheu cque lhe creisse drouet, convenieinse e estatut de feméle e omó libro

Pre sòrtre de sa fase “eroicca”, la tandeinse a reabitar la montinheu lhe mande de poletique innovative a souteunn sisse de hi que dzò ou z’i vivo e z’i travalho, sisse de le familhe e de les entrepreise qu’ou l’enteindo demenadzér pre re-attivar de fahon soutenibla li espasho de l’abandon. De toteu le manére lo neo-poplameunn ou devret puointar a la calità de le relashon e a l’entensità relashonala e pa a creihre seinsa lemitta lo neumbro di abiteunn. L’artòrt a la montinheu - e deveunn encorò lo drouet de hi qu’ou z’i neisso de iha-zi – i se deit sostansiar an in greunn prozhé volù do govert sentralo ensein i eunn territorialo e i atour localo, compreneunn in ensein d’ashon qu’ou valorizhisso le nove convenieinse a vivre e a travalhér an d’ére montan-ne, pé dzò heleu qu’ou l’ont plu bosein de recuperashon. Outre a les enfrastruteure e i sarvisho essenshalo dzò prevù de la Stratezhìe nashonala pre les ére enterne e de l’Agenda digitale, ou sarveisso de sintro d’acsé, fassilitashon i sarvisho telematicco, ehole, asseu de hota formashon, fassilitashon pre le familhe e les entrepreise de novo ensediameunn, édo finanshéro, asseu normativo, pre attivar de forme d’economìe sirculéra, pre la formashon de felére produttive basaie dessù l’usadzo durablo do patremouéno, a comansér de la lavorashon do boué, di laheladzo, de le conserve alimentére e de les otre matére premiére locale.

O but d’avarantir a hi qu’ou z’i vivo e qu’ou z’i ovro parità de condishon avó la resta do paì, i fot de norme defarahìe, appropriaie a le condishon de viò e de travalh spessefique de la montinheu, pé dzò an matére tal que l’agriculteura de petiota ishéla, li contrat forestalo, l’edilisha, l’izhéne, li oblidzo fiscalo e burocraticco. Pé dzò i fot ina lei-cadre nashonala pre la recuperashon di terein agricolo dzeurp, di pahér e di boué, pre fassilitar l’acsé di dzevenó a la tera e pre confiar la gestion de le tere abandonaie a de struteure comenetére, tal que le cooperative di comenetà.

Li fré peblicco pre la montinheu ou dévo depassar la lozhicca assistenshala e iéhre vu an fonshon de he greunn prozhé de recuperashon d’espasho de viò e d’arsourse, adonca comme envestimeunn vantadzoù pre tòt lo paì. Ou dévo asseu iéhre acompanhò de poletique spessefique e de prozhé de territouéro partissipà de le comenetaie de la montinheu.

5. Poussar de nove forme d’otogovert comenetéro, ispiraie a l’otonomìe istoricca de la montinheu, capable de contrastar la depandeinse e de poussar ina nova sevelisashon que lhe desseunt vers le plan-ne, le cohe, lo Mediterraneo, l’Europa.

La montinheu lhe pout pa iéhre dzeraia de manére “coloniala” da atour esterno qu’ou comprenisso pa les esedzeinse, le spessefique condishon de viò, de produshon, de culteura.

Din lo londze durà istoricca l’enterashon de le sossietaie locale avó l’ambieunn montan lh’at dzenerà de forme d’organisashon sossiala e dzuredicco-istitushonala caraterizhìe de democrassìe partissipativa, otonomìe, solidarità, assossiashonismo, cooperashon, gestion comenetéra di bieunn comun (usadzo sevicco) e collettivo. Le valour fondamentale de redehrevrir e preservar ou sont in fòrt seins sevicco de le comenetaie, la subordinashon do profit endevidualo o bieniéhre comun, la sovegarda, valorisashon e reprodushon innovativa de bieunn patrimonialo e adonca la non alienabilità de bieunn comun e collettivo, sa gestion e son usadzo comenetéro.

Incoueu ina serténa otonomìe de govert lh’eut reservaia a le Rezhon e le Veleu metropolitan-ne, e pre heunn, case dampretòt lo govert effettivo de le montinheu ou depeunt d’otri caro, caraterizhò d’otre prioritaie e valour. Lo developameunn de forme d’otogovert de la montinheu, qu’ou tenisso contio de la spessefissità de tsaque contesto ou l’eut fondamentalo pre evitar la depandeinse e pre developar relashon otonome sisse entre territouéro an son dedin, sisse avó le greunte veleu de la plan-na e avó la resta do mondo. A he but i fot d’otonomìe spessefique, avó de regim defarahiò an relashon i territouéro pa montan, nessessére pre poussar la “armontà” di abiteunn e produtour.

De he poueunn de vue de fré peblicco straordenéro ou polo iéhre contraprodouiseunn, si pa concoure a l’attivashon d’articulà istitut d’otogovert, capablo de poussar de relashon vertiouse entre populashon e arsourse. Lo relanso de forme de democrassìe comenetéra qu’ou sisso capable de reindre otonomìe a le comenetaie locale e a se grilhe enterne e esterne ou l’eut essenshalo pre attivar les arsourse sossiale lateinte, pre prodoure innovashon appropriaie a le spessifissitaie do territouéro montan, asseu an reattualizheunn le bon-ne pratique do passà e le cunussanse tradishonale a la lemiére de la contemporaneità. Lhe vet revue l’articulashon istitushonala di territouéro montan, comme momeunn formalo de partissipashon di novo istitut d’otogovert a le dessizhon peblique, laquinta represantanse din li derér eunn lh’eut ihaia encorò de plu enfebliò. Ou vont sartsìe de forme de cooperashon entercomunale capable d’organizhér li difareunn level do “localo”, de hel de le petiote bordzìe que pa delon ou s’arcunusso din le comeune d’apparteneinse, a hel d’aggregashon sovracomunale d’“ére ampla” plutó stable pre adzie efficahemeunn fonshon qu’ou mando profeshonalitaie tecnique de gestion de lequinte le comeune hanglhére soveunn ou manco. An fin i fot avarantir de nove plahe peblique din lequinte li vieulhe e li novo abiteunn ou l’isso voues e ou polisso comparar se poseshon, an creeunn comenetà de prozhé. Adonca l’entercomunalità d’ére ampla lhe deit pa redouisse a la gestion assossiaia di sarvisho, ma lhe deit asseu e pé dzò assuriér a aggregashon aspres de comeune la capassità d’ovrar avó continuità comme adzeunn de stratezhìe spessefique pre lo developameunn oto-sosteniblo.

ADESIONI

LEGAMBIEUNN

FAI – FONDO AMBIEUNN ITALIANO

ASSOCIASHON DISLIVELLI

SESHON ITALIANA DELL'ALLEANSE MONDIALE PRE LO PAESAGGIO TERRAZZÀ

COMITÀ SCIENTIFICCO di tsm|step SCUOLA PRE LO GOVERT DO TERRITOUÉRO E DO PAESAGGIO

CONSORZIO AASTER

SYMBOLA FONDASHON PRE LE QUALITA’ ITALIANE

MOUEITEIN STUDI VALLE IMAGNA

OSSERVATORIO PRE LO PAESAGGIO “LA PRIMA LANGA”

FONDASHON FRANCO DEMARCHI

SISEF – SOCIETA’ ITALIANA DI SELVICOLTURA ED ECOLOGIA FORESTALE

ISTITUTO DI ARCHITETTURA MONTANA DO POLITECNICCO DI TORINO

ARCHIVIO OSVALDO PIACENTINI

MOUNTAIN WILDERNESS

NEMO – NOVA ECONOMIA IN MONTINHEU

UNCEM

EURAC RESEARCH

ACCADEMIA DE LE ALTE TERRE

Ére Territouéro e Ambieunn IRES PIEMONTE

CIPRA ITALIA

ECOMUSEO DE LE ALPI APUANE 6

FONDASHON NUTO REVELLI onlus

GRUPPO TERRE ALTE DO COMITÀ SCIENTIFICCO CENTRALE CAI

RETE MONTINHEU

UNIONE DI COMUNI MONTANI DO CASENTINO

ECOMUSEO DO CASENTINO

SoZooAlp – SOCIETA’ PRE LO STUDIO E VALORIZZASHON DI SISTEMI ZOOTECNICI ALPINI

FEDERTREK

MUSEO DI SANATORI DI SONDALO

Cluster di ricerca CULTLAND PAESAGGI CULTURALI UNIVERSITA’ IUAV VENEZIA

Comune di OSTANA

Cooperativa Sociale L’INNESTO onlus

FONDASHON MONTINHEU ITALIA

Consorzio OSSERVATORIO DELL’APPENNINO MERIDIONALE – Università di Studi di Salerno

CIRCOLO CULTURALE GHISLANDI (Valle Camonica)

LABORATORIO APPENNINO

ASSOCIASHON PRE LA DECRESCITA

DOLOMITI CONTEMPORANEE

FONDASHON G. ANGELINI – Moueitein Studi sulla Montinheu

ISTITUTO ALCIDE CERVI (Museo Casa Cervi e Biblioteca Archivio Emilio Sereni)

SALVIAMO LE APUANE

RETE DI COMITÀ PRE LA DIFESA DO TERRITOUÉRO

SOCIETA’ METEOROLOGICA ITALIANA

ISTITUTO EUROARABO DI MAZARA DO VALLO

ASSOCIASHON REALTA’ VIRTUOSE

GAL "TERRE DI PRE.GIO." – Gruppo di Ashon Locale di Monti Prenestini e Valle do Giovenzano

INTRAMONTES Associashon di Promozione Sociale

Comità PERALTRESTRADE DOLOMITI

FATTI DI MONTINHEU

Adesioni individuali:

Francesca Silvia Rota, IRCrES CNR

Marco Giovagnoli, Unicam, SdT

Lidia Decandia, Uniss, SdT 7

Filippo Tantillo, INAPP

Luciano De Bonis, Unimol, SdT

Paolo Piacentini, Federtrek

Moreno Baccichet, Laboratorio di Paesaggi FVG

Alberto Budoni, Uniroma1, SdT

Giampiero Lupatelli, Archivio Osvaldo Piacentini

Giampiero Lombardini, Unige, SdT

Filippo Barbera, Collegio Carlo Alberto Torino, dipartimeunn CPS UniTo

Andrea Membretti, Eurac Research, Unipv

Fabio Faticheunn, Unipg

Antonio Ciaschi, gruppo montinheu dell'Associashon Geografi Italiani (A.Ge.LI)

Enricco Ciccozzi, SdT

Lino Gentile, Sindaco do Comune di Castel do Giudice

Fiorenzo Ferlaino, IRES Piemonte

Stefania Cerutti, Università do Piemonte Orientale e ArsUniVco

Marco Bussone, Presideunn Uncem, Presideunn Fondashon Montinheu Italia

Vanda Bonardo, Legambieunn

Antonio De Rossi, IAM Polito

Rossano Pazzagli, Unimol, SdT

Fabio Parascandolo, UniCa, SdT

Luisa Bonesio, SdT

Viviana Ferrario, Presideunn de la Fondashon Comelicco Dolomiti - Moueitein Studi Transfrontaliero

Donatella Murtas, Alleanse mondiale pre lo paesaggio terrazzà

Andrea Rossi, Ecomuseo do Casentino

Gianluca Cepollaro, tsm|step Scuola pre lo govert do territouéro e do paesaggio

Annibale Salsa, tsm|step Scuola pre lo govert do territouéro e do paesaggio

Bruno Zanon, tsm|step Scuola pre lo govert do territouéro e do paesaggio

Davide Biolghini, RES - Rete italiana di Economia Solidale

Giuseppe Pidello, Ecomuseo Valle Elvo e Serra (BI)

Alberto Ziparo, Unifi, SdT

Roberto Leggero, LabiSAlp

Vittorio Curzel, Chorus FilmFactory Trento

Valter Bonan, Comune di Feltre 8

Antonio Carminà, direttore do Moueitein Studi Valle Imagna

Alberto Tarozzi, Unimol, SdT

Nazarena Lanse, Slowfood

Costanse Pratesi, FAI

Alberto Marzo, Uniroma1

Renà Galliano, Osservatorio pre lo Paesaggio La prima Langa

Carla Danani, Unimc

Francesca Impei, Uniroma1, SdT

Giovanni Sanesi, SISEF

Aldo Bonomi, AASTER, SdT

Roberta Cevasco, Unisg, SdT

Carlo Alberto Gemignani, Unipr, SdT

Giacomo Lombardo, Comune di Ostana

Giancarlo Maculotti, Coordinatore Incontri ENTRE/MONTANI

Marco Leonetti, Uniroma1

Maurizio Dematteis, Dislivelli

Tania Salvi, Unifi

Fabio Renzi, Fondashon Symbola

Davide Pasut, SoZooAlp

Silvana Mattiello, SoZooAlp

Sabrina Lucatelli, Vice Presideunn OCSE Territouéro Rurali

Marco Revelli, Fondashon Nuto Revelli, SdT

Antodin lola Tarpino, Fondashon Nuto Revelli, SdT

Camilla Traldi, UniGe

Luigi Casanova, Mountain Wilderness

Lodovicco Patelli, Presideunn Cooperativa Sociale L’INNESTO onlus

Sergio De La Pierre, SdT

Mariella Minini, Presideunn do Circolo Ghislandi – Valle Camonica (Bs)

Andrea Omizzolo, Eurac Research

David Fanfani, Unifi, Associashon Parco Agricolo di Prà, Legambieunn Toscana, SdT

Silvy Boccaletti, Unipd

Fabio Baroni, Ecomuseo de le Alpi Apuane

Mariagiovanna Riitano, UniSa, Consorzio Osservatorio dell'Appennino Meridionale 9

Federica Corrado, DIST Polito, SdT

Paolo Cacciari, SdT

Antodin lola Golino, Unimol

Claudio Greppi, Unisi, SdT

Paola Jervis, SdT

Anna Marson, IUAV, SdT

Cesare Lasen, primo Presideunn do Parco nashonalo de le Dolomiti Bellunesi

Roberto Bobbio, Unige, SdT

Mauro Varotto, Gruppo Terre Alte do Comità Scientificco Centrale CAI

Fausto Gusmeroli, Fondashon Fojanini di Studi Superiori

Massimo Rovai, Unipi, SdT

Pietro Clemeunn, già doceunn di Antropologia culturale (Università di Siena, Roma, Firenze)

Francesco Di Meglio, NEMO - Nova Economia in Montinheu

Mauro Bonaiuti, Associashon pre la Decrescita

Saverio Russo, Unifg

Daniela Storti, CREA, Comità tecnicco Ére Interne

Franco Di Nucci, Operatore economicco di filiera produttiva do territouéro dell'Hot Molise

Gianluca D'Incà Levis, curatore Dolomiti Contemporanee e Progettoborca, direttore Novo Spazio di Casso

Monica Bolognesi, Unifi, SdT

Francesco Erbani, giornalista de “La Repubblica”

Domenicco Luciani, architetto

Giulia Cutello, Eurac Research

Federica Maino, Eurac Research

Luisa Rossi, Unipr

Ester Cason Angelini, Rete Montinheu, Fondashon G. Angelini

Andrea Cavallero, UniTo DiSAFA

Cristiana Cabodi, libera professionista e ricercatrice

Giacomo Pettenà, UniTo, Dislivelli

Mauro Pascolini, Rete Montinheu

Carlotta Ebbreo, UniCal

Salvatore Vento, Sindaco di Spigno Saturnia (LT)

Nicola Capone, UniSa - Lab. Kelsen

Luca Battaglini, UniTo DiSAFA 10

Marco Milanese, UniSs

Albertina Soliani, presideunn Istituto Alcide Cervi

Gabriella Bonini, resp. scient. Biblioteca Archivio Emilio Sereni dell'istituto Cervi di Gattaticco (RE)

Gianni Scudo, già doc. di progettashon ambientale Polimi, SdT

Eros Tetti, Salviamo le Apuane, Rete di comità pre la difesa do territouéro

Luca Mercalli, Climatologo e riabitante dell'hota montinheu

Elena Dai Prà, Direttrice Moueitein Geo-Cartograficco di Studio e Documentashon (GeCo) – Unitn

Giorgio Ferraresi, già doceunn Polimi, comità scientificco SdT

Marçel Pidalà, Atelier "Marçel Pidalà & Partners"

Salvatore Colazzo, Università do Salento

Sara Giacomozzi, architetto

Antonino Cusumano, direttore di Dialoghi Mediterranei

Carlo Cellamare, Uniroma1

Franco Alberti, Regione Veneto

Ottavio Marzocca, UniBa

Corradino Seddaiu, Presideunn Associashon Realtà Virtuose

Salvatore Giarratana, Vicepresideunn Associashon Culturale Nebrodi

Giovanna Deppi, Portavoce Comità Peraltrestrade Dolomiti

Caterina Palombo, INTRAMONTES

Eugenio Auciello, INTRAMONTES

Luca Serenthà, Fatti di Montinheu