Quando in autunno
si partiva in transumanza,
ognuno verso la direzione
in cui doveva andare,
ci si salutava dicendo:
“Canterà il cuculo che ci avvertirà di ritornare
alla montagna per ritrovarsi”.
Ogni volta che ci si incontrava,
durante l’inverno al mare,
si parlava di questo canto.
Arrivava Natale,
poi finalmente la primavera,
sospirata e desiderata,
che ravvicinava il ritorno.
Questo canto lo sentiva volentieri il pastore.
Ma forse rendeva più felici
i ragazzi che erano servitori.
Ai primi di Giugno
si tornava al paese.
Nella valle risuonava festoso
il “Cucù, cucù”, come un saluto.
Ben ritornati agli alpeggi!
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