La rovina a cui abbiamo condotto il pianeta è sotto gli occhi di tutti, così come i tentativi in extremis di porvi rimedio. È ormai impossibile disinteressarsi ai problemi relativi all’ambiente, considerato in senso lato. Quindi è impossibile non interessarsi ai mali che affliggono le lingue del mondo: il taglio indiscriminato delle foreste e la desertificazione tolgono ossigeno alla Terra, così omologazione e impoverimento asfissiano lingue e culture. Specie animali e vegetali spariscono con una velocità mai sperimentate e lingue e culture vengono assorbite ad un ritmo eccezionale.
L’ambiente ha dalla sua parte l’ecologia, cioè l’analisi scientifica delle interazioni tra gli organismi e il loro habitat: in altre parole la scienza che, con un approccio interdisciplinare, studia gli ecosistemi.
Ma se l’ecologia si occupa delle relazioni, sane o malsane, che intercorrono tra organismi, quindi anche tra l’uomo, e gli ambienti nei quali vivono, quale scienza si occupa nello stesso modo della vita delle lingue? O una delle più perfette realizzazioni umane è abbandonata a sé stessa? Gli ecologisti combattono contro la distruzione della Terra, ma chi combatte contro la distruzione degli ecosistemi culturali?
L’ecolinguistica, o linguistica ecologica, è emersa negli anni ’90 per tener conto non solo dell’ambito sociale in cui è inserita la lingua, ma anche del contesto ambientale: proprio come nell’ecologia, viene esaminata l’interazione tra organismi e tra organismi e ambiente. È la scienza che esplora l’interconessione tra le lingue e tra le lingue e il loro ambiente, la società in cui vengono utilizzate. Come dice il Professor Gabriele Iannàccaro: “così come non c’è nessuna specie naturale che vive isolata, così nessuno spazio è monolingue: le lingue vanno studiate e capite in relazione sì all’ambiente nel quale sono parlate, ma anche in relazione le une alle altre in compresenza, come si studia il rapporto fra leone e gazzella”.
Quindi le lingue, come varie specie di animali e piante, sono in uno stato di equilibrio, competono l’una con l’altra e la loro stessa esistenza dipende l’una dall’altra, sia all’interno dello Stato e di altri gruppi sociali, sia nella mente umana, che possiede diverse lingue. L’ecolinguistica è una scienza “curiosa”: si pone continuamente domande alle quali cerca una risposta. Ad esempio si chiede: l’ecologia delle lingue da quante specie è composta? E di queste quante sono morte? Quante sono a rischio di estinzione? Quante sono in pericolo? Cosa significa estinzione e che differenza intercorre con il pericolo?
Da queste domande è facile comprendere perché questa è la scienza che fa al caso delle lingue di minoranza storica come le nostre, dal momento che non solo ha come obiettivo lo studio e la documentazione, ma soprattutto, considerato che ha anche come scopo la tutela, deve trovare una pluralità di strumenti per dare impulso e sostegno concreto a queste lingue in pericolo.
In conclusione, anche le lingue di minoranza hanno i super eroi pronti a battersi per studiarle e difenderle, così una delle più perfette realizzazioni umane non è abbandonata al suo triste destino: c’è l’ecologia linguistica dalla sua parte, uomini e donne che la tengono sotto controllo cercando soluzioni concrete!
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