Abbiamo visto finora il numero sconcertante di lingue estinte o morte, e di quelle in pericolo. Abbiamo anche constatato la perdita di diversità culturale - oltre che di biodiversità - dovuta alla progressiva scomparsa di centinaia di lingue o alla graduale perdita della loro funzione comunicativa. Insieme abbiamo scoperto l’esistenza del “Libro rosso delle lingue in pericolo”: la pubblicazione dell'UNESCO contenente la lista delle lingue del mondo a maggior rischio d'estinzione, poi sostituito dall' “Atlante delle lingue del mondo in pericolo”. Abbiamo quindi capito che ogni anno scompaiono 25 idiomi ed almeno 2500 sono a rischio estinzione nei prossimi tempi. E infine, abbiamo riportato questi dati alla situazione italiana, comprendendo che le lingue a rischio, nel nostro paese sono ben 31 e di queste 12 sono lingue alloglotte, cioè le lingue che lo Stato italiano considera lingue di minoranza storica, le nostre lingue. Infine abbiamo conosciuto i “super eroi” delle lingue: i linguisti.
Abbiamo liberamente usato parole come lingue morte o estinte. Ma cosa significa dire “lingue morte”, “lingue estinte”, “lingue in via di estinzione” o ancora “lingue in pericolo”? Che differenza c’è tra le diverse dizioni? Sono tra loro sinonimi o indicano situazioni linguistiche diverse?
Prima di rispondere è necessaria una precisazione. Le lingue non sono organismi biologici, ciò significa che il concetto di morte è solo figurato. Inoltre bisogna ricordare che tutti i fattori che determinano il fiorire o la decadenza di una lingua si riferiscono alla comunità che di quella lingua si serve, e non alla lingua stessa.
Quindi, tornando alla nostra domanda, la prima cosa da chiarire è che non si tratta assolutamente di sinonimi, ma sono dizioni che indicano concetti e situazioni diverse.
Una lingua si definisce morta quando, non è più soggetta ad alcuna evoluzione linguistica, non viene più parlata da nessuna comunità, non viene più usata da nessun parlante (per esempio il gotico) o, pur essendo utilizzate, ciò avviene perché chi le adopera se n’è appropriato con lo studio (per esempio il greco antico), ma non vengono parlate in una comunità linguistica organica, cioè non sono trasmesse di padre in figlio. Alcune lingue morte più “fortunate” si sono evolute in un nuovo e autonomo gruppo linguistico, in cui si è completato il totale processo di separazione linguistica. Il caso più noto è il latino che ha costituito la base del latino volgare che a sua volta si è evoluto nelle moderne lingue romanze.
Invece, l’estinzione linguistica è il processo di diminuzione della competenza linguistica che avviene in una comunità di locutori di una data lingua. L'estinzione linguistica completa avviene quando non rimangono locutori nativi di un dato idioma nella popolazione dove questo era precedentemente usato. Quindi, una lingua si definisce “estinta” quando non ha più parlanti nativi e viene direttamente sostituita da una lingua diversa. Una lingua viene spesso dichiarata estinta anche prima del decesso dell'ultimo locutore nativo: se rimangono solo pochi locutori anziani, che non usano più la lingua nella comunicazione quotidiana nell’ambito della loro comunità, allora la si definisce “lingua estinta”. Semplificando al massimo una lingua è estinta quando cessa di essere trasmessa come lingua madre.
Si dice, infine “lingua in pericolo” o “lingua minacciata di estinzione”, nel caso in cui sopravvivano così pochi locutori che essa corre il rischio di non essere più utilizzata nel giro di una generazione. È considerata tale una lingua anche se ha un buon numero di locutori, ma questi sono tutti anziani e pochi o nessun bambino la impara.
Ora vi faccio una domanda: ho detto che una “lingua estinta” viene considerata tale anche quando non viene più trasmessa come lingua madre, mentre una “lingua in pericolo” è tale quando ci sono pochi locutori o un buon numero di locutori, ma questi sono tutti anziani e pochi o nessun bambino la impara. Questa è la teoria proposta dall’ecologia linguistica. Ma io vi chiedo, pensando soprattutto alla situazione del francoprovenzale, a quale di queste due categorie appartiene?
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