Piste e prati
di Roberta Ferraris

Oggi saliamo sul versante giusto, sul Pian Madoro dove pascolano vacche piemontesi. Il traffico della statale del col di Tenda è alle spalle e così i palazzi di Limone e gli impianti sciistici. Apprendiamo che il posto tappa Gta di Limonetto non esiste più e che molti stranieri che percorrono la Grande Traversata delle Alpi si fanno portare all'imbocco del sentiero in taxi, giusto per evitarsi quei tornanti così trafficati, un vero martirio per chi va a piedi. E' inutile farsi illusioni, il turismo del circo bianco dello sci, degli impianti e delle seconde case, non è compatibile con l'escursionismo e con le altre attività sportive a basso impatto. O c'è l'uno o c'è l'altro. O ci sono le piste, o ci sono i pascoli con le vacche.
E le vacche le ritroviamo alla fine della giornata, dopo il complicato attraversamento del passo di Ciotto Mieu, m 2274.
Nella notte è nevicato: anche trenta centimetri coprono le pietre sulla parte alta del percorso, nascondono i rari segnavia della Gta. Festeggiamo così il solstizio d'estate, sferzati dal vento gelido e dallo spauracchio di un temporale pomeridiano.
Ritroviamo - dicevo - le vacche. A Pallanfrè, frazione abbarbicata su un versante boscoso dell'alta val Vermenagna, sul sentiero transita una mandria di vacche piemontesi. Esce dalla stalla dopo la mungitura, diretta al pascolo serale e notturno. Sono le 140 vacche dell'azienda Isola, gestita dal
2002 dalla famiglia Giordano. Che ha fatto una scelta in controtendenza. Se tutti lasciavano la borgata per trasferirsi in fondovalle, i Giordano, che a Pallanfrè venivano in alpeggio, hanno deciso di stabilirvisi. Estate e inverno, con una stalla fatta venire espressamente dall'Alto Adige, bella e funzionale, tanto che tutti i turisti la fotografano. Ci è voluto molto lavoro, qualche aiuto dalla comunità montana, il supporto del parco regionale delle Alpi Marittime. Ma soprattutto il coraggio di una scelta accolta con diffidenza dagli altri pastori.
Non è poi così improbabile, ci dicono, trascorrere l'inverno a 1379 metri. I vecchi lo hanno sempre fatto. Il lavoro è duro e ci si sveglia ogni mattina alle 6. D'altra parte anche chi va in fabbrica o in ufficio si sveglia a quell'ora, e non ha la fortuna di affacciarsi su una valle boscosa e ricca di acqua, con quel cielo e quella corona di vette.
commenta