Chambra d'Òc    Danze Macabre

invia mail   print document in pdf format

Macra

La danza macabra

La dança màcabra

The Dance of Death

La danse macabre

di Joan Larzac

La danza macabra
italiano

A peste, fame et bello, libera-nos, Domine! (Da peste, fame e guerra, liberaci, Signore!) si canta nelle litanie dei Santi. E il quattordicesimo secolo fu il secolo della guerra dei cent’anni e quello della morte nera, la peste, che nel 1348 devastò tutta l’Europa, che passò da ottantacinque milioni di abitanti a quarantacinque. Sembrava essere la morte a menare la danza. Nel 1376, nel poema Respit de la Mort s’impiega, per la prima volta, quell’immagine:

Je fis de Macabré la dance

Feci di Macabré la danza

qui toutes gens maine à sa tresche

che ogni persona mena nella sua tresca

et a la fosse les adresche

e alla fossa invia

qui leur est derraine maison”

ch’è sua ultima magione”

Macabro”: oggi, forse, nessuno si domanda piú da dove proviene questa parola, divenuta un’aggettivo corrente. L’etimologia è oscura: si pensa all’Arabo mqbara, cimitero. D’ogni modo, vi è almeno stata un’attrazione verso il nome degli eroi biblici di quella guerra d’indipendenza fatta dai fratelli Maccabei, narrata nel Liber Macchabeorum. Un tempo, nella Messa dei defunti, si leggeva l’episodio dell’offerta di denaro che costoro avevano fatto perché si offrissero dei sacrifici all’intenzione di quelli che erano morti nella guerra in stato di peccato.

Fatta, infine, una colletta, mandò a Gerusalemme circa 2000 dracme d’argento, affinché si offrisse un sacrificio espiatorio per quel peccato, opera degna e nobile, suggerita dalla fede nella resurrezione. 2 Mc 12, 43 – Pregare perché i morti siano liberati dai loro peccati, è, dunque, santo e salvifico termina la versione latina al v. 46.

Nell’anno 1424, è stata fatta la danza macabra nella chiesa degli Innocenti di Parigi, ed è stata cominciata, pressapoco, verso il mese di agosto e terminata per la Quaresima dell’anno successivo” nota il Giornale di un Borghese di Parigi. Si tratta della chiesa dei Santi Innocenti, in cui, su di una parete del cimitero, che, sfortunatamente, fu demolita nel 1554, si trovava quell’affresco.

Il cimitero, che era un luogo ideale per i predicatori che volevano portare la gente a convertirsi pensando alla morte ventura, è stato abolito nel 1786. Era un luogo di grande passaggio, dove non mancavano clienti ai mercanti di moda e in cui i “segretari dei Santi Innocenti” facevano gli scrivani pubblici. Il duca Jean de Berry vi aveva fatto scolpire, nel 1408, la fiaba orientale dell’Incontro tra i tre vivi e i tre morti. E il Giornale di un Borghese di Parigi narra che fra’ Richard, un francescano, vi aveva predicato per una decina di giorni, di spalle alla danza macabra e rivolto alle botteghe dei venditori.

Sulla parete ora demolita del cimitero degli Innocenti, a Parigi, i morti –i “Maccabei”, come si dice ancor oggi in argot per parlare dei morti– avevano ancora, a giudicare dai ventitré schizzi incisi dell’edizione che ci ha lasciato Guyot Marchand nel 1485, il ventre nero della terribile malattia. Sono rappresentati nel momento di prendere per mano i rappresentanti delle differenti classi sociali. Degli storici, fidandosi di racconti folcloristici –massimamente tedeschi– su scheletri che danzano al cimitero, pensano che l’immaginazione popolare, smossa dal vedere che né ricchezza, né potere potevano salvare dall’epidemia, aveva finito per vestirli dei costumi caratteristici dei differenti strati sociali.

Due manoscritti di San Vittore (Ms BN lat. 14904 e fr. 25550) riportavano “i versi della Danza Macabra, tali e quali come sono nel cimitero degli Innocenti”, ed è quel testo, più affidabile delle sue incisioni, che riproduce l’edizione di Guyot Marchand, attribuito generalmente a Jean Gerson.

Questo pittore aveva dei modelli letterari: nell’Incontro tra i tre vivi e i tre morti, i tre cadaveri dicono a un duca, a un conte e ad un figlio di re “Tels serez vous comme nous sommes” (“Sarete così come siamo noi”). I tre morti non sono scheletri, ma cadaveri in decomposizione come la sola donna rappresentata nella cappella di Macra.

Nondimeno, non si può dire che quei morti danzino letteralmente, come nell’affresco di Macra, dove menano la farandola, a volte con la schiena piegata fino a toccar terra con la testa, a volte lanciati in avanti o saltando sui piedi.

Ma le danze macabre spagnole amano mostrar la morte che invita i vivi:

A la danza mortal venid los nacidos!”

(“Alla danza mortale, venite, viventi!”),

Vos, rei poderoso, venid a danzar!”

(“Voi, re potente, venite a danzare!”).

E il predicatore, facendo fretta:

Haced lo que os digo, no os retraséis que ya la muerte comienza su terrible danza!”

(“Fate quello che vi dico, non ritraetevi che già la morte comincia la sua terribile danza!”).

Doveva essere cosí anche nella rappresentazione che il Duca di Borgogna aveva fatto fare in una danza macabra a Bruges nel 1449, prova, se non di un’origine teatrale, almeno di una riproposizione teatrale del tema. Nell’edizione di Guyot Marchand, una stampa mostra l’orchestra dei morti composta da un quatuor: arpa, tamburo, cornamusa, organo portativo.

Questa edizione parigina conosce una trentina di copie. La danza macabra della Chaise-Dieu rappresenta, forse, la sequenza di personaggi piú vicina a quella che abbiamo qui: il numero dei personaggi è forse legato allo spazio disponibile, ma la serie della cappella di Macra, probabilmente, corrisponde ad una serie corta più antica. La tendenza era, infatti, piuttosto di aggiungerne: cosí, ad esempio, in Guyot Marchand, con i mestieri, nel 1486. Alla Chaise-Dieu (1480), questo capita con le donne –secondo il manoscritto BN fr. 25434, sembra che una prima danza di donne sia apparsa con Marziale di Alvernia–. La civiltá cortese d’Occitania deve per forza aver esercitato una certa influenza. Guyot Marchand nel 1491 aggiunge 36 personaggi femminili (“la danza macabra delle donne”) ai 40 personaggi maschili della sua edizione del 1486.

La scelta dei personaggi potrebbe essere rivelatrice degli interessi del comandatario dell’opera. Si vede che, a differenza della Chaise-Dieu, non è stata aggiunta alla “danza macabra degli uomini” una serie femminile, e che la cultura laica (il Signore, la dama e il trovatore, il monaco filosofo e il poeta) non è stata qui tenuta in alcun conto. Ma se ci ricordiamo i temi degli affreschi del registro superiore, ci accorgiamo che l’artista, forse di un livello minore di quello che ha dipinto la danza macabra, l’ha messa al servizio del messaggio di Tommaso Biazaci: sono coloro che hanno poteri e fortuna che sono chiamati a lasciare l’orgoglio e l’amore per il denaro –tanto i principi della Chiesa che i padroni del mondo–. E il paesano, che, alla fine, resta spaiato, rappresenta, forse, solo la gente del luogo, i contadini vittime dell’arroganza o beneficiari della generosità dei grandi della Terra.

occitan

A peste, fame et bello, libera nos, Domine! (Da la pèst, da la fam e da la guèrra líbera-nos Senhor!) se chanta dins las litanias di Sants. E lo siecle XIV era estat lo siecle de la guèrra di cent ans e aquel de la mòrt niera, la pèst, qu’ental 1348 avia devastat tota l’Euròpa, qu’era passaa da 85 milions d’abitants a 45. La semelhava que foguesse la mòrt a menar la dança. Ental 1376, dins lo poèma dal Respit de la Mort s’emplega, per lo premier bòt, aquel’image:
«Je fis de Macabré la dance
«Ai fach de Macabré la dança
qui toutes gens maine à sa tresche
que totas gents mena a sa trescha
et a la fosse les adresche
e a la fòssa las adreça
qui leur est derraine maison»
qu’a lor es darriera maison»
“Màcabre”: encuei, benlèu, degun se demanda pus d’onte salh aquesta paraula qu’es devengua n’adjectiu corrent. L’etimologia es escura: se pensa a l’Àrabe mqbara, “cementieri”. Totun, la lhi a almenc agut n’atraccion per lo nom de lhi eròis bíblics d’aquela guèrra d’independença facha dai fraires Macabèus, contaa dins lo Liber Macchabeorum. Un bòt, dins la Messa di mòrt, la se lesia l’episòdi de l’ofèrta de sòus qu’aquesti avion facha perqué s’ufressen de sacrificis a l’entencion d’aqueli qu’eron mòrts dins la guèrra en estat de pechat.
En avent fach na culheta de pauc près doas mila dracmas, l’avia mandaa a Jerusalem perqué s’ufresse ‘n sacrifici en reparacion di pechats. Al avia agit, parier, coma la chal, e, en pus, noblament, coma qualqu’un que crei dins la ressurreccion. 2 Mc 12, 43 – «Pregar perqué lhi mòrts sien liberats da lors pechats, es, donc, un pensier sant e salvífic», ilh finís la version latina al v. 46.
“Dins l’an 1424, es estaa facha la dança màcabra a lh’Innocents de París, e es estaa començaa, a pauc près, vèrs lo mes d’avost e finia per la Careima de l’an d’après” nòta lo “Jornal d’un Borgés de París”. La se passa de la gleisa di Sants Innocents, onte la lhi avia aquela pintura a fresc sus na paret del cementieri, que, malaürosament, es estaa demolia ental 1554.
Lo cementieri, qu’era ‘n pòst ideal per lhi predicators que volion menar lo mond a se convertir, en pensant a la mòrt venenta, es estat abolit ental 1786. Al era ‘n pòst de grand passatge, ont’ilh mancava pas la clientèla ai merchants de mòda e onte lhi «segretaris di Sants Innocents» fasion lhi escrivaires públics. Lo duc Jean de Berry lhi avia fach esculpir, ental 1408, la faula orientala del Rescontre entre lhi tres vius e lhi tres mòrts. E lo “Jornal d’un Borgés de París” còntia que fraire Richard, un francescan, lhi avia predicat per na desena de jorns, d’eschina a la dança màcabra e virat vèrs las botigas di vendeors.
Sus la paret, aüra demolia, del cementieri de lh’Innocents, a París, lhi mòrts –lhi “Macabèus”, coma la se ditz totjorn en argòt per parlar di mòrts– avion encà, se jutgem dai 23 esquiç gravats de l’edicion qu’al nos a donat Guyot Marchand ental 1485, lo ventre nier per la terribla malatia. Ilhs son rapresentats sus lo moment de pilhar per man lhi rapresentants des diferentas classas de la societat. D’istorians, en se fíant de còntias folclòricas –mai que tot alemandas– sus lhi ossaments que dançon al cementieri, penson que l’imaginacion popolara, esmogua de veire que ni la richessa, ni lo poder paravon pas degun da l’epidemia, avia finit per lhi vestir di costums característics di diferents estats socials.
Dui manoscrichs de Sant Victor (Ms BN lat.14904 et fr. 25550) donavon “lhi vèrs de la Dança Màcabra, tals coma son al cementieri de lh’Innocents”, e al es aquel tèxt, mai fisable que sas gravaduras, qu’al reprodui l’edicion de Guyot Marchand. Al es atribuït, generalament, a Jean Gerson.
Aqueste pintre avia de modèls literaris: dins lo Rescontre entre lhi tres vius e lhi tres mòrts, lhi tres cadabres dion a ‘n duc, a ‘n còmte e a ‘n filh de rei: “Tels serez vous comme nous sommes” (“Devenerètz coma siem nosautri”). Lhi tres mòrts son ren d’ossaments, mas de cadabres en decomposicion coma la soleta frema rapresentaa a l’Arma.
Totun, la se pòl pas dire qu’aqueli mòrts dancessen literalament, coma dins la pintura a fresc de l’Arma, onte ilhs menon la farandola, de bòts, abo l’eschina plegaa fins a tochar lo sòl abo la tèsta, de bòts, lançats en anant o sautant sus lhi pès.
Mas las danças màcabras espanhòlas amon mostrar la mòrt que convida lhi vivents:
“A la danza mortal venid los nacidos!”
(“A la dança mortala, venetz lhi vivents!”),
“Vos, rei poderoso, venid a danzar!”
(“Vos, rei poderós, venetz a dançar!”).
E lo predicator, pressant:
“Haced lo que os digo, no os retraséis que ya la muerte comienza su terrible danza!”
(“Fasetz aquò que vos dio, tardatz pas qué já la mòrt comença sa terribla dança!”).
La devia èsser parier decò dins la rapresentacion que lo Duc de Borgonha avia fach donar de na dança màcabra a Brujas, ental 1449, pròva, se pas de n’orígina teatrala, almenc de na represa teatrala del tèma. Dins l’edicion de Guyot Marchand, n’estampa mòstra l’orquèstra di mòrts compausaa de ‘n quatuor: arpa, tambor, chabreta, òrgue portatiu.
Aquesta edicion parisenca a na trentena de còpias. La dança màcabra de la Chaise-Dieu rapresenta, benlèu, la sequença di personatges pus da pè d’aquela qu’avem aicí: lo numre di personatges es, benlèu, lïat a l’espaci disponible, mas la séria de l’Arma, probablament, correspònd a na séria corta mai primitiva. La tendença era, pustòst, de n’ajontar: aquò que veiem, per exemple, dins Guyot Marchand, abo lhi mestiers, dins lo 1486. A la Chaise-Dieu (1480), aquò arriba abo las fremas –d’après lo manoscrich BN fr. 25 434, la semelha que na premiera dança des fremas sie apareissua abo Marçal d’Auvèrnha–. La civilizacion cortesa d’Occitània lhi deu ben èsser presenta per qualquaren. Guyot Marchand, ental 1491, ajonta 36 personatges femenins («la dança màcabra des fremas») ai 40 personatges masculins de son edicion de 1486.

La chausia di personatges poleria èsser revelatritz de lhi enterès de l’aquereor de l’òbra. La se vei que, a diferença de la Chaise-Dieu, s’es pas ajontat a la «dança màcabra de lhi òmes» na séria femenina, e que la cultura làica (lo Senhor, la dama e lo trobador; lo monge filòsofe e lo poèta) es pas estaa, aicí, tengua ‘n còmpte. Mas se nos recordem lhi tèmas des pinturas a fresc del registre superior, nos enavisem que l’artista, benlèu de ‘n livèl minor d’aquel qu’a pintat la dança màcabra, l’a butaa al servici del messatge de Tomàs de Blasaç: ilhs son aqueli qu’an de poders e de fortuna que son sonats a quitar l’orguelh e l’amor di sòus – tan lhi prencis de la Gleisa que lhi padrons del mond–. E lo païsan, que, a la fin, rèsta desparelhat, rapresenta, benlèu, masque la gent de l’endrech, lhi trabalhaors, víctimas de l’arrogança o beneficiaris de la generositat di grands de la Tèrra.

English

A peste, fame et bello, libera-nos, Domine! (Our Lord, rid us of plague, hunger and wars) was sung in the Saints’ litanies. The 14th century was that of the Hundred Years’ War and of the Black Death. In 1348, the plague devastated Europe, whose population decreased from eighty-five million inhabitants to forty-five million. In 1376, in the poem Respit de la Mort for the first time this phrase was used:
“Je fis de Macabré la dance
“I made the dance of Macabré
qui toutes gens maine à sa tresche
which brings everyone to its intrigue
et a la fosse les adresche
and which leads to the grave
qui leur est derraine maison”
which is its last home”.
“Macabre”: today perhaps not many ask themselves what the origin of this word might be – it has become a common adjective. Its etymology is unknown: it is generally said it comes from the Arabic mqbara, meaning graveyard. In the past, people had been attracted by the biblical heroes of the Maccabees brothers’ independence war, which is written in the Liber Macchabeorum. In the past, during the service in honour of the dead, the episode in which they give some money to offer sacrifices to pay homage to the sinners who died in that war was read.
“And when he had collected across the company the sum of two thousand drachms of silver, he sent it to Jerusalem for a sin offering, doing therein very well and honestly, in that he was mindful of the resurrection” (2 Mc 12, 43). “To pray to set the dead free from their sins is therefore holy and rescuing”- the latin version ends at v.46.
“In 1424, the dance of death was performed in the Church of the Innocents in Paris. It started more or less in august and it finished in the Lent next year”, states the journal of a Bourgeois of Paris. This is the Church of the Innocents, where, on a wall demolished in 1554, there was that fresco.
The graveyard, which was the perfect place for the preachers who wanted people to be converted by thoughts of their approaching death, was closed in 1786. It was a very busy place, with clothes merchants and where “Holy Innocents secretaries” worked as public scribes. In 1408, Duke Jean de Berry, had had a sculpture of the oriental fairy tale The Meeting between the three living and the three dead made there. In addition, the journal of a Bourgeois of Paris says that a Franciscan, Brother Richard, preached there for ten days, turning his back to the Dance of death and facing the shops.
In 1485 Guyot Marchand painted twenty-three pictures. According to these, the dead depicted on the now demolished wall of the Cemetery of the Innocents in Paris, had the black belly typical of the terrible disease. They are represented while they take representatives of the different social classes by the hand. Some historians, trusting folk stories – mostly German ones – about skeletons dancing in the graveyard, think that the people imagined them (the skeletons) with clothes of the different classes, because they had realized that neither power nor wealth could save them from the plague.
Two manuscripts by St. Victor quoted “the verses of the dance of death exactly as they are written in the Cemetery of the Innocents”. People generally thought that this text was by Jean Gerson.
This painter had some literary models: in The Meeting between three living and three dead, the three dead say to a duke, an earl and a king’s son: “Tels serez vous comme nous sommes” (“You will be as we are”). The three dead are not skeletons, but decomposing corpses like the only woman depicted in Macra’s chapel.
Nonetheless, we cannot say these dead are actually dancing. Conversely, in Macra’s fresco, they dance, sometimes with their back bent backwards so that their heads almost touch the ground; other times they bow or jump.
Spanish dances of death like to show Death inviting the living:
“A la danza mortal venid los nacidos!”
“Vos, rei poderoso, venid a danzar!”
And the preacher, hurrying, says:
“Do as I tell you to do, do not hesitate as death has already started its terrible dance!”.
It should have been the same in the representation that the Duke of Burgundy had made in a dance of death in Bruges in 1449. This is the evidence if not of a theatrical origin, at least of a theatrical re-proposition of the same topic. In Guyot Marchand’s edition, a picture depicts the four-instrument orchestra of the dead. There are the harp, the drum, the bagpipes and the hand organ.
This Parisian edition is in thirty copies. Perhaps the Chaise-Dieu’s dance of death represents the closest sequence of characters to this one. Maybe characters’ number is limited by the space available, but more likely the series in Macra’s chapel corresponds to a short, more ancient series. Indeed, they tended to include some more of them, as in the 1486 Guyot Marchand edition. At the Chaise-Dieu (1480) this is the case for the women. According to the BN fr. 25434 manuscript, the first women’s dance of death appeared with Marziale of Alvernia. The Occitan courts must have influenced this to a certain extent. In 1491 Guyot Marchand added thirty-six more female characters – the so called “Women’s Dance of death”- to the forty male characters of his 1486 edition.
The choice of characters could reveal the commissioner’s interests. It is evident that, unlike the Chaise-Dieu, a female series has not been added to the “men’s dance of death”. It is also clear that secular culture (the Lord, the Lady, the Minstrel, the philosopher Monk and the Poet) has not been taken into account. If we think back to the frescos on the upper part of the wall, we realise that the artist – perhaps not as gifted as the painter of the dance of death – has placed non-religious culture at Tommaso Biazaci’s disposal. His message is that powerful and lucky people are invited to give up their pride and love of money. This applies to the most important people of the Church as well as of the secular world. The countryman, who is left unmatched, could represent no more than the local people, the peasant victims of arrogance or beneficiaries of powerful people’s generosity.

Français

A peste, fame et bello libera-nos, Domine,chantent les litanies des saints. Et le XIV° s. avait été le siècle de la guerre de cent ans et celui de la mort noire, la peste, qui en 1348 ravagea l’Europe entière, réduite de 85 millions d’habitants à 45. La mort semblait mener la danse… En 1376, le poème du Respit de la Mort emploie pour la première fois cette image :
« Je fis de Macabré la dance
qui toutes gens maine à sa tresche
et a la fosse les adresche
qui leur est derraine maison »
« Macabre » : Aujourd’hui personne ne se demande d’où sort c mot devenu un adjectif comme un autre. Mais l’étymologie en est pourtant obscure : On pense à l’arabe mqbara, cimetière. De toute façon il y a eu au moins attraction par le nom des héros bibliques de cette guerre d’indépendance que menèrent les frères Maccabées, dans le Liber Maccabeorum dont on lisait dans la messe des morts l’épisode où ils donnent de l’argent pour que l’on fasse des sacrifices à lo’intention de ceux qui étaient morts à la guerre en état de péché :
« Ayant fait une quête d’environ deux mille drachmes, il l’envoya à Jérusalem afin que l’on offrît un sacrifice pur le péché. Il agit ainsi convenablement, et même noblement, comme quelqu’un qui croit à la résurrection » 2 Mc 12, 43 – « C’est donc une sainte et salutaire pensée de prier pour que les défunts soient délivrés de leurs péchés », conclut la version latine au v. 46.
« L’an 1424 fut faite la danse macabre aux Innocents, et elle fut commencée environ le mois d’août et achevée au carême suivant » note le Journal d’un Bourgeois de Paris. Il s’agit de l’église des saints Innocents, où était cette fresque sur un mur du cimetière, qui fut démolie malheureusement en 1554 ( le cimetière fut, lui, supprimé en 1786 ).
C’était un lieu idéal pour les préedicateurs qui voulaient entraîner les gens à la conversion par la pensée de la mort prochaîne. Lieu de grand passage, où la clientèle ne manquait pas pour oles marchandes de mode et où les « secretires des saint Innocents » faisaient écrivains publics. Le duc Jean de Berry y avait sculpter en 1406 la fable orientale de la Rencontre entre les trois vivants et- les trois morts. Et le Journal d’un Bourgeois de Paris raconte que frèreRichard, un francescain, y prêcha pendant dix jours, adossé à la danse macabre, et tourné vers les boutiques des vendeurs.
Sur le mur aujourd’hui démoli du cimetière des saints Innocents, à Paris, les morts, - les « maccabées », donc, comme on dit toujours en argot pour parler des morts – avaient encore, si nous en jugeons pas les 23 bois gravés de l’édition qu’en donna Guyot Marchand en 1485, le ventre noir de la terrible maladie. Ils sont représentés en train d’attraper par la main les représentants des diverses classes de la société. Certains historiens, se fiant à des récits folkloriques surtout allemands à propos de squelettes qui dansent au cimietière, pensent que l’imagination populaire, frappée de voir que ni la richesse ni le pouvoir ne protégeaient personne de l’épidémie, avaient dini par les habiller des costumes caractéristiques des différents états sociaux .
Deux manuscrits de Saint Victor (Ms BN lat.14904 et fr. 25550) donnaient les « vers de la Danse Macabre, tels qu’ils sont au cimetière des Innocents », et c’est ce texte, plus fiable que ses gravures, que reproduit l’édition de Guyot Marchand. Il est attribué généralement à Jean Gerson.
Il avait des modèles littéraires : Dans la Rencontre entre les trois vivants et les trois morts, les trois cadavres disent à un duc, un comte et un prince : « Tels serez vous comme nous sommes ». Les trois morts ne sont pas des squelettes, mais des cadavres en décomposition comme l’est la seule femme représenté à Macra.
On ne peut dire pourtant que ces morts dansent à proprement parler, comme dans la fresque de Macra, où ils mènent la farandole, parfois le dos ployé en avant à toucher terre de la tête, parfois lancés en avant ou sautant sus leurs pieds.
Mais les danses macabres espagnoles se plaisent à montrer la mort invitant les vivants :
« A la danza mortal venid los nacidos »
(“À la dance mortelle vénez vous les vivents”),
« Vos, rei poderoso, venid a danzar »
(“Vous, roy puissant, vénez dançer”),
Et le prédicateur d’insister :
« Haced lo que os digo, no os retraséis que ya la muerte comienza su terrible danza »
(« Faites ce que je vous dis, ne tardez pas, car la mort commence sa terrible danse !»).
Il devait en être ainsi aussi dans la représentation que le duc de Bourgogne fit donner d’une danse macabre à Bruges en 1449, preuve sinon d’une origine théâtrale, du moins d’une reprise scénique du thème. Dans l’édition de Guyot Marchand, une estampe montre l’orchestre des morts – composé d’un quatuor : harpe, tambour, cornemuse, orgue portatif.
Cette édition parisienne comporte une trentaine de couples. La danse macabre de la Chaise-Dieu représenta sans doute la séquence de personnages la plus proche de celle que nous avons ici : Le nombre des personnages est sans toute lité à l’espace disponible, mais la série de Macra correspond vraisemblablement à une série courte plus primitive. Il y avait plurôt tendance à en rajouter : Dans Guyot Marchand, on ajoute des métiers, dès 1486. A la Chaise-Dieu ( 1480), les femmes (il semble d’après le ms.BN fr. 25 434 qu’une première danse des femmes soit apparue avec Martial d’Auvergne ). La civilisation courtoise d’Occitanie doit bien y être pour quelque chose… Guyot Marchand en 1491 ajoute 36 personnages féminins ( « la danse macabre des femmes » ) aux 40 personnages masculins de son édition de 1486.
Le choix des personnages, lui, pourrait révéler les intérêts du commanditaire de l’œuvre. On voit qu’à la différence de la Chaise-Dieu, on n’a pas ajouté à la « danse macabre des hommes » une série féminine, et que la culture laïque ( le Seigneur, la dame et le troubadour, le moine philosophe etle poète ) n’a pas été ici prise en compte. Mais si nous nous rappelons les thèmes des fresques du registre supérieur, nous nous apercevons que l’artiste sans doute d’un niveau moindre qui a peint la danse macabre l’a mise au service du message de Thomas de Biazaciis : Ce sont ceux qui ont des pouvoirs et de la forutne qui sont appelés à quitter l’orgueil et l’amour de l’argent – aussi bien les princes de l’Eglise que les maîtres du monde. Et le laboureur qui reste à la fin dépareillé représente peut-être tout simplement les gens de l’endroit, les travailleurs, victimes de l’arrogance ou bénéficiaires de la générosité des grands de la terre.


invia mail   print document in pdf format

La danza macabra

La dança màcabra

The Dance of Death

La danse macabre

di Joan Larzac

La danza macabra
italiano

A peste, fame et bello, libera-nos, Domine! (Da peste, fame e guerra, liberaci, Signore!) si canta nelle litanie dei Santi. E il quattordicesimo secolo fu il secolo della guerra dei cent’anni e quello della morte nera, la peste, che nel 1348 devastò tutta l’Europa, che passò da ottantacinque milioni di abitanti a quarantacinque. Sembrava essere la morte a menare la danza. Nel 1376, nel poema Respit de la Mort s’impiega, per la prima volta, quell’immagine:

Je fis de Macabré la dance

Feci di Macabré la danza

qui toutes gens maine à sa tresche

che ogni persona mena nella sua tresca

et a la fosse les adresche

e alla fossa invia

qui leur est derraine maison”

ch’è sua ultima magione”

Macabro”: oggi, forse, nessuno si domanda piú da dove proviene questa parola, divenuta un’aggettivo corrente. L’etimologia è oscura: si pensa all’Arabo mqbara, cimitero. D’ogni modo, vi è almeno stata un’attrazione verso il nome degli eroi biblici di quella guerra d’indipendenza fatta dai fratelli Maccabei, narrata nel Liber Macchabeorum. Un tempo, nella Messa dei defunti, si leggeva l’episodio dell’offerta di denaro che costoro avevano fatto perché si offrissero dei sacrifici all’intenzione di quelli che erano morti nella guerra in stato di peccato.

Fatta, infine, una colletta, mandò a Gerusalemme circa 2000 dracme d’argento, affinché si offrisse un sacrificio espiatorio per quel peccato, opera degna e nobile, suggerita dalla fede nella resurrezione. 2 Mc 12, 43 – Pregare perché i morti siano liberati dai loro peccati, è, dunque, santo e salvifico termina la versione latina al v. 46.

Nell’anno 1424, è stata fatta la danza macabra nella chiesa degli Innocenti di Parigi, ed è stata cominciata, pressapoco, verso il mese di agosto e terminata per la Quaresima dell’anno successivo” nota il Giornale di un Borghese di Parigi. Si tratta della chiesa dei Santi Innocenti, in cui, su di una parete del cimitero, che, sfortunatamente, fu demolita nel 1554, si trovava quell’affresco.

Il cimitero, che era un luogo ideale per i predicatori che volevano portare la gente a convertirsi pensando alla morte ventura, è stato abolito nel 1786. Era un luogo di grande passaggio, dove non mancavano clienti ai mercanti di moda e in cui i “segretari dei Santi Innocenti” facevano gli scrivani pubblici. Il duca Jean de Berry vi aveva fatto scolpire, nel 1408, la fiaba orientale dell’Incontro tra i tre vivi e i tre morti. E il Giornale di un Borghese di Parigi narra che fra’ Richard, un francescano, vi aveva predicato per una decina di giorni, di spalle alla danza macabra e rivolto alle botteghe dei venditori.

Sulla parete ora demolita del cimitero degli Innocenti, a Parigi, i morti –i “Maccabei”, come si dice ancor oggi in argot per parlare dei morti– avevano ancora, a giudicare dai ventitré schizzi incisi dell’edizione che ci ha lasciato Guyot Marchand nel 1485, il ventre nero della terribile malattia. Sono rappresentati nel momento di prendere per mano i rappresentanti delle differenti classi sociali. Degli storici, fidandosi di racconti folcloristici –massimamente tedeschi– su scheletri che danzano al cimitero, pensano che l’immaginazione popolare, smossa dal vedere che né ricchezza, né potere potevano salvare dall’epidemia, aveva finito per vestirli dei costumi caratteristici dei differenti strati sociali.

Due manoscritti di San Vittore (Ms BN lat. 14904 e fr. 25550) riportavano “i versi della Danza Macabra, tali e quali come sono nel cimitero degli Innocenti”, ed è quel testo, più affidabile delle sue incisioni, che riproduce l’edizione di Guyot Marchand, attribuito generalmente a Jean Gerson.

Questo pittore aveva dei modelli letterari: nell’Incontro tra i tre vivi e i tre morti, i tre cadaveri dicono a un duca, a un conte e ad un figlio di re “Tels serez vous comme nous sommes” (“Sarete così come siamo noi”). I tre morti non sono scheletri, ma cadaveri in decomposizione come la sola donna rappresentata nella cappella di Macra.

Nondimeno, non si può dire che quei morti danzino letteralmente, come nell’affresco di Macra, dove menano la farandola, a volte con la schiena piegata fino a toccar terra con la testa, a volte lanciati in avanti o saltando sui piedi.

Ma le danze macabre spagnole amano mostrar la morte che invita i vivi:

A la danza mortal venid los nacidos!”

(“Alla danza mortale, venite, viventi!”),

Vos, rei poderoso, venid a danzar!”

(“Voi, re potente, venite a danzare!”).

E il predicatore, facendo fretta:

Haced lo que os digo, no os retraséis que ya la muerte comienza su terrible danza!”

(“Fate quello che vi dico, non ritraetevi che già la morte comincia la sua terribile danza!”).

Doveva essere cosí anche nella rappresentazione che il Duca di Borgogna aveva fatto fare in una danza macabra a Bruges nel 1449, prova, se non di un’origine teatrale, almeno di una riproposizione teatrale del tema. Nell’edizione di Guyot Marchand, una stampa mostra l’orchestra dei morti composta da un quatuor: arpa, tamburo, cornamusa, organo portativo.

Questa edizione parigina conosce una trentina di copie. La danza macabra della Chaise-Dieu rappresenta, forse, la sequenza di personaggi piú vicina a quella che abbiamo qui: il numero dei personaggi è forse legato allo spazio disponibile, ma la serie della cappella di Macra, probabilmente, corrisponde ad una serie corta più antica. La tendenza era, infatti, piuttosto di aggiungerne: cosí, ad esempio, in Guyot Marchand, con i mestieri, nel 1486. Alla Chaise-Dieu (1480), questo capita con le donne –secondo il manoscritto BN fr. 25434, sembra che una prima danza di donne sia apparsa con Marziale di Alvernia–. La civiltá cortese d’Occitania deve per forza aver esercitato una certa influenza. Guyot Marchand nel 1491 aggiunge 36 personaggi femminili (“la danza macabra delle donne”) ai 40 personaggi maschili della sua edizione del 1486.

La scelta dei personaggi potrebbe essere rivelatrice degli interessi del comandatario dell’opera. Si vede che, a differenza della Chaise-Dieu, non è stata aggiunta alla “danza macabra degli uomini” una serie femminile, e che la cultura laica (il Signore, la dama e il trovatore, il monaco filosofo e il poeta) non è stata qui tenuta in alcun conto. Ma se ci ricordiamo i temi degli affreschi del registro superiore, ci accorgiamo che l’artista, forse di un livello minore di quello che ha dipinto la danza macabra, l’ha messa al servizio del messaggio di Tommaso Biazaci: sono coloro che hanno poteri e fortuna che sono chiamati a lasciare l’orgoglio e l’amore per il denaro –tanto i principi della Chiesa che i padroni del mondo–. E il paesano, che, alla fine, resta spaiato, rappresenta, forse, solo la gente del luogo, i contadini vittime dell’arroganza o beneficiari della generosità dei grandi della Terra.

occitan

A peste, fame et bello, libera nos, Domine! (Da la pèst, da la fam e da la guèrra líbera-nos Senhor!) se chanta dins las litanias di Sants. E lo siecle XIV era estat lo siecle de la guèrra di cent ans e aquel de la mòrt niera, la pèst, qu’ental 1348 avia devastat tota l’Euròpa, qu’era passaa da 85 milions d’abitants a 45. La semelhava que foguesse la mòrt a menar la dança. Ental 1376, dins lo poèma dal Respit de la Mort s’emplega, per lo premier bòt, aquel’image:
«Je fis de Macabré la dance
«Ai fach de Macabré la dança
qui toutes gens maine à sa tresche
que totas gents mena a sa trescha
et a la fosse les adresche
e a la fòssa las adreça
qui leur est derraine maison»
qu’a lor es darriera maison»
“Màcabre”: encuei, benlèu, degun se demanda pus d’onte salh aquesta paraula qu’es devengua n’adjectiu corrent. L’etimologia es escura: se pensa a l’Àrabe mqbara, “cementieri”. Totun, la lhi a almenc agut n’atraccion per lo nom de lhi eròis bíblics d’aquela guèrra d’independença facha dai fraires Macabèus, contaa dins lo Liber Macchabeorum. Un bòt, dins la Messa di mòrt, la se lesia l’episòdi de l’ofèrta de sòus qu’aquesti avion facha perqué s’ufressen de sacrificis a l’entencion d’aqueli qu’eron mòrts dins la guèrra en estat de pechat.
En avent fach na culheta de pauc près doas mila dracmas, l’avia mandaa a Jerusalem perqué s’ufresse ‘n sacrifici en reparacion di pechats. Al avia agit, parier, coma la chal, e, en pus, noblament, coma qualqu’un que crei dins la ressurreccion. 2 Mc 12, 43 – «Pregar perqué lhi mòrts sien liberats da lors pechats, es, donc, un pensier sant e salvífic», ilh finís la version latina al v. 46.
“Dins l’an 1424, es estaa facha la dança màcabra a lh’Innocents de París, e es estaa començaa, a pauc près, vèrs lo mes d’avost e finia per la Careima de l’an d’après” nòta lo “Jornal d’un Borgés de París”. La se passa de la gleisa di Sants Innocents, onte la lhi avia aquela pintura a fresc sus na paret del cementieri, que, malaürosament, es estaa demolia ental 1554.
Lo cementieri, qu’era ‘n pòst ideal per lhi predicators que volion menar lo mond a se convertir, en pensant a la mòrt venenta, es estat abolit ental 1786. Al era ‘n pòst de grand passatge, ont’ilh mancava pas la clientèla ai merchants de mòda e onte lhi «segretaris di Sants Innocents» fasion lhi escrivaires públics. Lo duc Jean de Berry lhi avia fach esculpir, ental 1408, la faula orientala del Rescontre entre lhi tres vius e lhi tres mòrts. E lo “Jornal d’un Borgés de París” còntia que fraire Richard, un francescan, lhi avia predicat per na desena de jorns, d’eschina a la dança màcabra e virat vèrs las botigas di vendeors.
Sus la paret, aüra demolia, del cementieri de lh’Innocents, a París, lhi mòrts –lhi “Macabèus”, coma la se ditz totjorn en argòt per parlar di mòrts– avion encà, se jutgem dai 23 esquiç gravats de l’edicion qu’al nos a donat Guyot Marchand ental 1485, lo ventre nier per la terribla malatia. Ilhs son rapresentats sus lo moment de pilhar per man lhi rapresentants des diferentas classas de la societat. D’istorians, en se fíant de còntias folclòricas –mai que tot alemandas– sus lhi ossaments que dançon al cementieri, penson que l’imaginacion popolara, esmogua de veire que ni la richessa, ni lo poder paravon pas degun da l’epidemia, avia finit per lhi vestir di costums característics di diferents estats socials.
Dui manoscrichs de Sant Victor (Ms BN lat.14904 et fr. 25550) donavon “lhi vèrs de la Dança Màcabra, tals coma son al cementieri de lh’Innocents”, e al es aquel tèxt, mai fisable que sas gravaduras, qu’al reprodui l’edicion de Guyot Marchand. Al es atribuït, generalament, a Jean Gerson.
Aqueste pintre avia de modèls literaris: dins lo Rescontre entre lhi tres vius e lhi tres mòrts, lhi tres cadabres dion a ‘n duc, a ‘n còmte e a ‘n filh de rei: “Tels serez vous comme nous sommes” (“Devenerètz coma siem nosautri”). Lhi tres mòrts son ren d’ossaments, mas de cadabres en decomposicion coma la soleta frema rapresentaa a l’Arma.
Totun, la se pòl pas dire qu’aqueli mòrts dancessen literalament, coma dins la pintura a fresc de l’Arma, onte ilhs menon la farandola, de bòts, abo l’eschina plegaa fins a tochar lo sòl abo la tèsta, de bòts, lançats en anant o sautant sus lhi pès.
Mas las danças màcabras espanhòlas amon mostrar la mòrt que convida lhi vivents:
“A la danza mortal venid los nacidos!”
(“A la dança mortala, venetz lhi vivents!”),
“Vos, rei poderoso, venid a danzar!”
(“Vos, rei poderós, venetz a dançar!”).
E lo predicator, pressant:
“Haced lo que os digo, no os retraséis que ya la muerte comienza su terrible danza!”
(“Fasetz aquò que vos dio, tardatz pas qué já la mòrt comença sa terribla dança!”).
La devia èsser parier decò dins la rapresentacion que lo Duc de Borgonha avia fach donar de na dança màcabra a Brujas, ental 1449, pròva, se pas de n’orígina teatrala, almenc de na represa teatrala del tèma. Dins l’edicion de Guyot Marchand, n’estampa mòstra l’orquèstra di mòrts compausaa de ‘n quatuor: arpa, tambor, chabreta, òrgue portatiu.
Aquesta edicion parisenca a na trentena de còpias. La dança màcabra de la Chaise-Dieu rapresenta, benlèu, la sequença di personatges pus da pè d’aquela qu’avem aicí: lo numre di personatges es, benlèu, lïat a l’espaci disponible, mas la séria de l’Arma, probablament, correspònd a na séria corta mai primitiva. La tendença era, pustòst, de n’ajontar: aquò que veiem, per exemple, dins Guyot Marchand, abo lhi mestiers, dins lo 1486. A la Chaise-Dieu (1480), aquò arriba abo las fremas –d’après lo manoscrich BN fr. 25 434, la semelha que na premiera dança des fremas sie apareissua abo Marçal d’Auvèrnha–. La civilizacion cortesa d’Occitània lhi deu ben èsser presenta per qualquaren. Guyot Marchand, ental 1491, ajonta 36 personatges femenins («la dança màcabra des fremas») ai 40 personatges masculins de son edicion de 1486.

La chausia di personatges poleria èsser revelatritz de lhi enterès de l’aquereor de l’òbra. La se vei que, a diferença de la Chaise-Dieu, s’es pas ajontat a la «dança màcabra de lhi òmes» na séria femenina, e que la cultura làica (lo Senhor, la dama e lo trobador; lo monge filòsofe e lo poèta) es pas estaa, aicí, tengua ‘n còmpte. Mas se nos recordem lhi tèmas des pinturas a fresc del registre superior, nos enavisem que l’artista, benlèu de ‘n livèl minor d’aquel qu’a pintat la dança màcabra, l’a butaa al servici del messatge de Tomàs de Blasaç: ilhs son aqueli qu’an de poders e de fortuna que son sonats a quitar l’orguelh e l’amor di sòus – tan lhi prencis de la Gleisa que lhi padrons del mond–. E lo païsan, que, a la fin, rèsta desparelhat, rapresenta, benlèu, masque la gent de l’endrech, lhi trabalhaors, víctimas de l’arrogança o beneficiaris de la generositat di grands de la Tèrra.

English

A peste, fame et bello, libera-nos, Domine! (Our Lord, rid us of plague, hunger and wars) was sung in the Saints’ litanies. The 14th century was that of the Hundred Years’ War and of the Black Death. In 1348, the plague devastated Europe, whose population decreased from eighty-five million inhabitants to forty-five million. In 1376, in the poem Respit de la Mort for the first time this phrase was used:
“Je fis de Macabré la dance
“I made the dance of Macabré
qui toutes gens maine à sa tresche
which brings everyone to its intrigue
et a la fosse les adresche
and which leads to the grave
qui leur est derraine maison”
which is its last home”.
“Macabre”: today perhaps not many ask themselves what the origin of this word might be – it has become a common adjective. Its etymology is unknown: it is generally said it comes from the Arabic mqbara, meaning graveyard. In the past, people had been attracted by the biblical heroes of the Maccabees brothers’ independence war, which is written in the Liber Macchabeorum. In the past, during the service in honour of the dead, the episode in which they give some money to offer sacrifices to pay homage to the sinners who died in that war was read.
“And when he had collected across the company the sum of two thousand drachms of silver, he sent it to Jerusalem for a sin offering, doing therein very well and honestly, in that he was mindful of the resurrection” (2 Mc 12, 43). “To pray to set the dead free from their sins is therefore holy and rescuing”- the latin version ends at v.46.
“In 1424, the dance of death was performed in the Church of the Innocents in Paris. It started more or less in august and it finished in the Lent next year”, states the journal of a Bourgeois of Paris. This is the Church of the Innocents, where, on a wall demolished in 1554, there was that fresco.
The graveyard, which was the perfect place for the preachers who wanted people to be converted by thoughts of their approaching death, was closed in 1786. It was a very busy place, with clothes merchants and where “Holy Innocents secretaries” worked as public scribes. In 1408, Duke Jean de Berry, had had a sculpture of the oriental fairy tale The Meeting between the three living and the three dead made there. In addition, the journal of a Bourgeois of Paris says that a Franciscan, Brother Richard, preached there for ten days, turning his back to the Dance of death and facing the shops.
In 1485 Guyot Marchand painted twenty-three pictures. According to these, the dead depicted on the now demolished wall of the Cemetery of the Innocents in Paris, had the black belly typical of the terrible disease. They are represented while they take representatives of the different social classes by the hand. Some historians, trusting folk stories – mostly German ones – about skeletons dancing in the graveyard, think that the people imagined them (the skeletons) with clothes of the different classes, because they had realized that neither power nor wealth could save them from the plague.
Two manuscripts by St. Victor quoted “the verses of the dance of death exactly as they are written in the Cemetery of the Innocents”. People generally thought that this text was by Jean Gerson.
This painter had some literary models: in The Meeting between three living and three dead, the three dead say to a duke, an earl and a king’s son: “Tels serez vous comme nous sommes” (“You will be as we are”). The three dead are not skeletons, but decomposing corpses like the only woman depicted in Macra’s chapel.
Nonetheless, we cannot say these dead are actually dancing. Conversely, in Macra’s fresco, they dance, sometimes with their back bent backwards so that their heads almost touch the ground; other times they bow or jump.
Spanish dances of death like to show Death inviting the living:
“A la danza mortal venid los nacidos!”
“Vos, rei poderoso, venid a danzar!”
And the preacher, hurrying, says:
“Do as I tell you to do, do not hesitate as death has already started its terrible dance!”.
It should have been the same in the representation that the Duke of Burgundy had made in a dance of death in Bruges in 1449. This is the evidence if not of a theatrical origin, at least of a theatrical re-proposition of the same topic. In Guyot Marchand’s edition, a picture depicts the four-instrument orchestra of the dead. There are the harp, the drum, the bagpipes and the hand organ.
This Parisian edition is in thirty copies. Perhaps the Chaise-Dieu’s dance of death represents the closest sequence of characters to this one. Maybe characters’ number is limited by the space available, but more likely the series in Macra’s chapel corresponds to a short, more ancient series. Indeed, they tended to include some more of them, as in the 1486 Guyot Marchand edition. At the Chaise-Dieu (1480) this is the case for the women. According to the BN fr. 25434 manuscript, the first women’s dance of death appeared with Marziale of Alvernia. The Occitan courts must have influenced this to a certain extent. In 1491 Guyot Marchand added thirty-six more female characters – the so called “Women’s Dance of death”- to the forty male characters of his 1486 edition.
The choice of characters could reveal the commissioner’s interests. It is evident that, unlike the Chaise-Dieu, a female series has not been added to the “men’s dance of death”. It is also clear that secular culture (the Lord, the Lady, the Minstrel, the philosopher Monk and the Poet) has not been taken into account. If we think back to the frescos on the upper part of the wall, we realise that the artist – perhaps not as gifted as the painter of the dance of death – has placed non-religious culture at Tommaso Biazaci’s disposal. His message is that powerful and lucky people are invited to give up their pride and love of money. This applies to the most important people of the Church as well as of the secular world. The countryman, who is left unmatched, could represent no more than the local people, the peasant victims of arrogance or beneficiaries of powerful people’s generosity.

Français

A peste, fame et bello libera-nos, Domine,chantent les litanies des saints. Et le XIV° s. avait été le siècle de la guerre de cent ans et celui de la mort noire, la peste, qui en 1348 ravagea l’Europe entière, réduite de 85 millions d’habitants à 45. La mort semblait mener la danse… En 1376, le poème du Respit de la Mort emploie pour la première fois cette image :
« Je fis de Macabré la dance
qui toutes gens maine à sa tresche
et a la fosse les adresche
qui leur est derraine maison »
« Macabre » : Aujourd’hui personne ne se demande d’où sort c mot devenu un adjectif comme un autre. Mais l’étymologie en est pourtant obscure : On pense à l’arabe mqbara, cimetière. De toute façon il y a eu au moins attraction par le nom des héros bibliques de cette guerre d’indépendance que menèrent les frères Maccabées, dans le Liber Maccabeorum dont on lisait dans la messe des morts l’épisode où ils donnent de l’argent pour que l’on fasse des sacrifices à lo’intention de ceux qui étaient morts à la guerre en état de péché :
« Ayant fait une quête d’environ deux mille drachmes, il l’envoya à Jérusalem afin que l’on offrît un sacrifice pur le péché. Il agit ainsi convenablement, et même noblement, comme quelqu’un qui croit à la résurrection » 2 Mc 12, 43 – « C’est donc une sainte et salutaire pensée de prier pour que les défunts soient délivrés de leurs péchés », conclut la version latine au v. 46.
« L’an 1424 fut faite la danse macabre aux Innocents, et elle fut commencée environ le mois d’août et achevée au carême suivant » note le Journal d’un Bourgeois de Paris. Il s’agit de l’église des saints Innocents, où était cette fresque sur un mur du cimetière, qui fut démolie malheureusement en 1554 ( le cimetière fut, lui, supprimé en 1786 ).
C’était un lieu idéal pour les préedicateurs qui voulaient entraîner les gens à la conversion par la pensée de la mort prochaîne. Lieu de grand passage, où la clientèle ne manquait pas pour oles marchandes de mode et où les « secretires des saint Innocents » faisaient écrivains publics. Le duc Jean de Berry y avait sculpter en 1406 la fable orientale de la Rencontre entre les trois vivants et- les trois morts. Et le Journal d’un Bourgeois de Paris raconte que frèreRichard, un francescain, y prêcha pendant dix jours, adossé à la danse macabre, et tourné vers les boutiques des vendeurs.
Sur le mur aujourd’hui démoli du cimetière des saints Innocents, à Paris, les morts, - les « maccabées », donc, comme on dit toujours en argot pour parler des morts – avaient encore, si nous en jugeons pas les 23 bois gravés de l’édition qu’en donna Guyot Marchand en 1485, le ventre noir de la terrible maladie. Ils sont représentés en train d’attraper par la main les représentants des diverses classes de la société. Certains historiens, se fiant à des récits folkloriques surtout allemands à propos de squelettes qui dansent au cimietière, pensent que l’imagination populaire, frappée de voir que ni la richesse ni le pouvoir ne protégeaient personne de l’épidémie, avaient dini par les habiller des costumes caractéristiques des différents états sociaux .
Deux manuscrits de Saint Victor (Ms BN lat.14904 et fr. 25550) donnaient les « vers de la Danse Macabre, tels qu’ils sont au cimetière des Innocents », et c’est ce texte, plus fiable que ses gravures, que reproduit l’édition de Guyot Marchand. Il est attribué généralement à Jean Gerson.
Il avait des modèles littéraires : Dans la Rencontre entre les trois vivants et les trois morts, les trois cadavres disent à un duc, un comte et un prince : « Tels serez vous comme nous sommes ». Les trois morts ne sont pas des squelettes, mais des cadavres en décomposition comme l’est la seule femme représenté à Macra.
On ne peut dire pourtant que ces morts dansent à proprement parler, comme dans la fresque de Macra, où ils mènent la farandole, parfois le dos ployé en avant à toucher terre de la tête, parfois lancés en avant ou sautant sus leurs pieds.
Mais les danses macabres espagnoles se plaisent à montrer la mort invitant les vivants :
« A la danza mortal venid los nacidos »
(“À la dance mortelle vénez vous les vivents”),
« Vos, rei poderoso, venid a danzar »
(“Vous, roy puissant, vénez dançer”),
Et le prédicateur d’insister :
« Haced lo que os digo, no os retraséis que ya la muerte comienza su terrible danza »
(« Faites ce que je vous dis, ne tardez pas, car la mort commence sa terrible danse !»).
Il devait en être ainsi aussi dans la représentation que le duc de Bourgogne fit donner d’une danse macabre à Bruges en 1449, preuve sinon d’une origine théâtrale, du moins d’une reprise scénique du thème. Dans l’édition de Guyot Marchand, une estampe montre l’orchestre des morts – composé d’un quatuor : harpe, tambour, cornemuse, orgue portatif.
Cette édition parisienne comporte une trentaine de couples. La danse macabre de la Chaise-Dieu représenta sans doute la séquence de personnages la plus proche de celle que nous avons ici : Le nombre des personnages est sans toute lité à l’espace disponible, mais la série de Macra correspond vraisemblablement à une série courte plus primitive. Il y avait plurôt tendance à en rajouter : Dans Guyot Marchand, on ajoute des métiers, dès 1486. A la Chaise-Dieu ( 1480), les femmes (il semble d’après le ms.BN fr. 25 434 qu’une première danse des femmes soit apparue avec Martial d’Auvergne ). La civilisation courtoise d’Occitanie doit bien y être pour quelque chose… Guyot Marchand en 1491 ajoute 36 personnages féminins ( « la danse macabre des femmes » ) aux 40 personnages masculins de son édition de 1486.
Le choix des personnages, lui, pourrait révéler les intérêts du commanditaire de l’œuvre. On voit qu’à la différence de la Chaise-Dieu, on n’a pas ajouté à la « danse macabre des hommes » une série féminine, et que la culture laïque ( le Seigneur, la dame et le troubadour, le moine philosophe etle poète ) n’a pas été ici prise en compte. Mais si nous nous rappelons les thèmes des fresques du registre supérieur, nous nous apercevons que l’artiste sans doute d’un niveau moindre qui a peint la danse macabre l’a mise au service du message de Thomas de Biazaciis : Ce sont ceux qui ont des pouvoirs et de la forutne qui sont appelés à quitter l’orgueil et l’amour de l’argent – aussi bien les princes de l’Eglise que les maîtres du monde. Et le laboureur qui reste à la fin dépareillé représente peut-être tout simplement les gens de l’endroit, les travailleurs, victimes de l’arrogance ou bénéficiaires de la générosité des grands de la terre.