L'antica tradizione del “cantar Martina”, pratica molto diffusa nelle Valli di Lanzo e Canavese, era legata ai riti calendariali. Inserita nel contesto delle veglie invernali, soprattutto nel periodo di carnevale, vedeva alternarsi due gruppi di cantori: uno fuori, a chiedere il permesso di entrare nella stalla della veglia, l'altro all'interno, a rispondere per poi concedere l'ingresso. Delle tante Martine ancora conosciute nelle Valli di Lanzo proponiamo questa, su tempo di valzer, e ringraziamo gli amici di Mezzenile, grandi cantori e suonatori.
Bouna seira filere rimboumba la mezzanotte,
noi siamo i giovanotti vogliamo la libertà.
Chelin che la di fora il cielo è cariato di stelle,
viva le bionde belle che trattano il carlevè.
An sestou stait Martina chicchipiù chicchipiù toullallena,
noi siamo di carnevale chicchipiù chicchipiù toullallà.
Soun stait a la fèra madona la stella di là del mare,
prega prega la tua mare che ti lasci maridar.
Cos t’las coumprà di fèra e la scodella rotonda
con due mazzetti in fondo la ricciolina d'amor.
A qui vostou regaleilou bernardin bernardin bernardena,
a qui vostou regaleilou bernardin bernardin bernardà.
A la pi bela dla stala l'uzelin l’è la su la rama,
i è la ruza ca lou banha é l'aria lou fa tremar.
LA MARTINA DI MEZZENILE
Buona sera filatrici, rimbomba la mezzanotte... / Cariato (= carico) / Dove sei stato Martina... / Sono stato alla fiera, signora... / Cos'hai comprato alla fiera... / A chi vuoi regalarlo... / Alla più bella della stalla l'uccellino sul ramo / La rugiada lo bagna e l'aria lo fa tremare.
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