La prassi di danzare sulla voce degli stessi partecipanti al ballo è antica così come ballare sul canto di esecutori esterni. Sebbene si tratti di una pratica attestata in molte culture del mondo, cantare sul ballo era comune nell'Europa medievale e rinascimentale ed è una tradizione che anche nelle regioni di lingua occitana e francoprovenzale è stata documentata, in un continuum storico, all'incirca fino alle due grandi guerre, periodo che segna per gran parte dell'Europa stravolgimento e cambiamento. Ma cantare su un ballo, a ben vedere, perdura senza interruzione temporale, ne sono infatti esempio i girotondi, le filastrocche e i giochi che ancora i bambini eseguono, ignari di essere forse i diretti portatori della tradizione più antica, di estrazione magica. Ed è anche con queste considerazioni che ‘nasce e ha preso forma il gruppo artistico BLU L'AZARD con il progetto di “Dançar a la chantarèla/ Balà an chantant”.
Ogni tradizione musicale è sempre stata mutevole, in trasformazione continua, in sintesi: creativa. L'approccio del gruppo è, nel rispetto delle necessarie regole esecutive finalizzate al ballo, personale e creativo. Il fine è condividere un'esperienza che non sia stereotipata o autoreferenziale ma che sia comunicazione e che attraverso la partecipazione del pubblico sia possibile non solo ascoltare il suono delle nostre lingue minoritarie (occitano, francoprovenzale e francese), ballare danze tradizionali, ma anche ascoltare creatività contemporanea.
Con “Dançar a la chantarèla” / “Balà an chantant”, in occitano la prima, in francoprovenzale la seconda (sebbene, soprattutto per il francoprovenzale, siano possibili numerose varianti fonetiche), si concretizza un ulteriore progetto culturale ideato dalla prolifica attività della Chambra d'Oc. Progetti, ma anche capacità della stessa Chambra d'Oc di connettere e fare rete non solo sui vasti territori da valorizzare per la peculiarità di essere minoranze linguistiche storiche, e quindi da far conoscere all'esterno e creare consapevolezza all'interno, ma anche di unire e mettere in rete persone eterogenee di questi stessi territori per lavorare, crescere e vivere esperienze, e contribuire anche in questo modo a creare comunità. Si tratta dunque di un progetto ma anche, etimologicamente, di una specifica tradizione che in italiano è “ballare cantando” o “ballo cantato”.
Le danze che il gruppo esegue sono quelle tradizionali della grande regione occitana, dalle Lande di Guascogna alle vallate alpine italiane, della regione francoprovenzale, e le danze relativamente più recenti ma ormai di patrimonio comune di entrambe le tradizioni (scottish, valzer, polca, mazurca, … bal-folk). Molti canti e musiche sono tratti direttamente dalla tradizione (alcuni conosciuti ed in uso sul territorio, altri appresi dall'importante lavoro di ricerca sul campo di vari studiosi, altri ancora conosciuti nelle ricerche individuali, appresi nei viaggi o in occasioni di incontri musicali), molti invece sono stati composti dal gruppo stesso. Alcuni canti utilizzati per il ballo sono narrativi, raccontano cioè delle storie, altri, che nella nostra tradizione sono i più numerosi, sono invece ironici, scherzosi, brevi bozzetti di quotidianità o follia, altri sono assurdi e magici, altri ancora sono solo suoni vocali, filastrocche senza parole, ma non mancano accenni lirici, come poesie in musica, ninna-nanne e canti sospesi nel tempo infinito di un bordone che richiama come un'eco antichi rituali di trance.
Le canzoni:
Marieta e Perou - Lhi sonaires - Case bequin - Martina 'd Miziní - Te te rat - Ël fasinnë - Demeisèla - To z'avia ben dit - Maria bela - Bella t'è bella - Malurós qual a una femna - Julieta - L'auriòu qu'a 'nau plumetas - Tiqquele Miqquele - A las òucha / Tiro liro pan gratat - Mon père a tué un loup - Les courtes pailles - Sul camin de talerà - Quand èri pichonela / Leu n'ai cinc sòus - Sur Toni à Minet 'd Chinta - Ël nebbies d'andin - La spouza - Jambreina
I quattro componenti del gruppo provengono tutti da località di lingua minoritaria e partecipano attivamente alle specifiche tradizioni culturali di appartenenza (Bahio della Val Varaita, danza delle spade e priorato di Giaglione, canti spontanei, danze e musiche nelle Valli di Lanzo), oltre che svolgere attività di musicisti e cantanti in ambiti svariati, collaborando con molte realtà e attraversando numerosi generi musicali.
BLU L'AZARD:
Peyre Anghilante, dalla Val Maira e Val Varaita: voce e fisarmonica.
Flavio Giacchero, dalle Valli di Lanzo: voce, clarinetto basso, sax soprano, cornamuse.
Marzia Rey, dalla Valle di Susa: voce, violino.
Pierluigi Ubaudi, dalle Valli di Lanzo: voce, flicorno baritono, oggetti sonori.
BLU L'AZARD è un gioco di parole e linguaggi: azard (in fr. hasard) significa caso, possibilità, occasione ma anche destino, quindi azard potrebbe significare anche l'azzardo ma se scritto l’azard, sia in francoprovenzale che in occitano, significa “ramarro” (in fr. lézard), la grande lucertola colorata caratterizzata da uno spiccato senso della curiosità. Così il nome del gruppo può indicare un “blu ramarro”, che è uno dei colori più vistosi di questa grande lucertola, oppure un poetico “blu destino”, un “destino blu”, il “blu del caso”, un “blu della possibilità”, il “blu dell'azzardo”, il “blu del Romanticismo”... e così via, ognuno può scegliere l'immagine e la metafora che preferisce, preferibilmente colorata e che il destino, il caso o un ramarro ci faccia incontrare.
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