Perché un film documentario su un monastero?
Siamo abituati a collocare il sorgere dei monasteri nel medioevo lontano, quando abbazie nascevano dall'opera di monaci santi o nei luoghi in cui vissero santi eremiti.
La nascita di un monastero nel tempo in cui viviamo pare un evento anacronistico, addirittura "eroico", per questo incuriosisce, affascina, emoziona. Così è stato per me assistendo alla nascita di Pra d' Mill sulle montagne vicine alla mia valle, al di là del crinale, innevato per molti mesi all'anno...
E' un giorno quel crinale hai deciso di attraversalo...
A piedi, scegliendo un avvicinamento lento, da pellegrino, un cammino di circa sette ore nella neve morbida della tarda primavera, per conoscere padre Cesare, il monaco costruttore...
Chi è padre Cesare?
Un monaco dall'aspetto del saggio, carismatico, quando venne la prima volta a Pra d' Mill era maestro dei novizi a Lerins, un'isola davanti a Cannes in Francia
Mi raccontò il giorno del suo arrivo: c'era la nebbia e nella nebbia intravide alcune baite, vicino un po' più a valle una sorta di casa forte abbandonata appartenuta a un nobile guerriero, e una cappelletta... entrò, trovò una Bibbia, lesse un passo dell'Apocalisse di Giovanni "Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più", il mare di Cannes che aveva lasciato... comprese di essere atteso.
Così dovette succedere, innumerevoli volte, nel medioevo, quando il luogo che avrebbe accolto gli edifici di una nuova abbazia si rivelava a un monaco santo attraverso un presagio.
Nella solitudine del suo peregrinare egli trovava un segno... una voce che gli ingiungeva di fermarsi e creare in quel luogo una comunità di fratelli con cui vivere e pregare per la gloria di Dio, della Vergine e dei Santi.
Il film lo hai realizzato dopo
Dopo quella volta sono tornato a Pra d' Mill altre volte, e alcune a piedi, sempre d'inverno, una volta perdendomi tra le montagne... una marcia faticosa
Nel 2009 ho girato il film documentario, il monastero era cresciuto, i monaci erano una dozzina, oggi sono circa diciotto. Nel frattempo dall'incontro con i monaci avevo accumulato immagini, sensazioni, domande... Con il mio operatore Michele Zampierin siamo stati alcuni giorni a guardare, volevo che anche lui prima di girare sentisse ciò che avevo sentito... soltanto dopo abbiamo acceso la macchina da presa...
Sei cattolico?
Sono cattolico nel senso che sono battezzato, ho fatto la prima comunione e la cresima, sono nato cattolico cristiano, ma, per esempio, non vado a messa, trovo la vita di parrocchia deludente, i parroci talora sono costretti a fare i funzionari, gli amministratori, a messa gente che sbadiglia, occhi vuoti, omelie che non trasmettono nulla di Dio, è difficile parlare di Dio, suscitare curiosità per Dio, per Cristo, eppure gli argomenti ci sono... ci sarebbero. Recentemente ho letto un libro suggeritomi da un amico gesuita, il libro è di Antonio Pagola, s'intitola "Gesù - ritratto storico", colloca la vita di Cristo nel suo tempo, a partire da un analisi approfondita dei Vangeli e di altri documenti, sfronda la vita di Cristo dalle ridondanze, dalle aggiunte che la chiesa come organizzazione cristiana, bisognosa di storia e proseliti, ha appiccicato alla figura del Salvatore.
Ecco, nei monasteri mi sembra di sentire il messaggio più vicino, la mia ricerca di uomo smarrito sembra avvicinarsi al sentiero buono, alla via... Non alle risposte, trovarle è difficile, non la fede, quella forse non ha bisogno di risposte, è qualcosa di impalpabile, che sfugge alle domande, ai territori del razionale... Però nei monasteri, con i monaci, sento di avere imboccato la strada.
Allo stesso tempo nei monasteri c'è il rito di cui noi uomini contemporanei sentiamo nuovamente bisogno: il canto, il salmodiare, il ripetere gli stessi gesti alle stesse ore del giorno e della notte... Quella ritualità che ho trovato anni fa andando pellegrino per i monasteri di Monte Athos, che ho trovato a Novalesa, altra antica abbazia del Piemonte, anzi la più antica, dove fra l'altro ho girato un film documentario e ho fatto battezzare mio figlio, nell'antica cappella di Sant'Eldrado.
Nel film ci sei tu: "smarrito della modernità"
Ho pensato a me stesso come ai tanti uomini che vivono male la modernità, si sentono smarriti, non trovano risposte alle loro domande, sono a disagio nella società, nella famiglia così com'è oggi, senza autorevolezza... anche nell'educazione dei figli...
Mi sono riproposto pellegrino che calpesta la neve, segue una traccia, arriva e osserva i monaci da lontano, di mezzo c'è sempre un filtro, una separazione tra me e loro, una porta socchiusa, una vetrata che mostra l'interno e riflette l'esterno. Li ho ascoltati nei vari momenti liturgici, dalla vigilia, alle 4 del mattino, a compieta, la sera. Ho ascoltato il loro salmodiare, le parole dei salmi... spesso violente, di un Dio che parla con amore ma anche con violenza al suo popolo... la violenza, la rivoluzione che dobbiamo rivolgere a noi stessi per cambiare e cambiarci, con la speranza di cambiare qualcosa anche del mondo attorno a noi. Poi li ho incontrati, nel film ci sono inquadrature molto belle dei monaci che mi ascoltano mentre racconto. Qui le parti si sono invertite. Loro volevano sapere del film il "Vento fa il suo giro" che avevano visto, film di cui ho scritto il soggetto e di cui sono stato co-sceneggiatore con Giorgio Diritti. Un film sulla difficoltà di rapporti tra gli uomini, tra uomini e natura...
"Sono gli uomini che rendono le terre vive e care" è un film documentario in bianco e nero. Perché?
Il titolo è tratto da un testo di Biagio Marin, lo scrittore di Grado...
Di girarlo in bianco e nero avevo deciso già in scrittura: volevo girarlo d'inverno, il bianco della neve, il nero delle rocce, il grigio degli alberi spogli, il bianco del saio dei monaci, il grigiore della nebbia e delle montagne... non c'era ragione di usare il colore. Ma c'è di più: nel film ho usato il bianco e il nero anche per sfrondare le parole dalla suggestione delle immagini, volevo che le parole dei salmi, quelle di padre Cesare "parlassero" allo spettatore, senza altre suggestioni, senza ridondanze, per questo motivo in certi momenti del film lo schermo diventa ora bianco ora nero, per lasciare spazio all'ascolto... alla parola.
Partecipazioni: Piemonte Movie, Valsusa FilmFest, Trento FilmFestival, Religion Today Film Festival, Dhaka International Film Festival, RADIO DUE RAI
"Programma RadioDays" - novembre 2011