Mi chiamo Alessia Argelli e il 16 aprile 2020 mi sono laureata in Letteratura, Filologia e Linguistica Italiana presso l’Università degli Studi di Torino. La discussione è purtroppo avvenuta per via telematica, ma nonostante questo, l’emozione e la soddisfazione non sono mancate. Gli amici e i parenti hanno potuto seguire tutto dai loro computer grazie ad un link pubblico di collegamento, così, per noi laureandi, è stato un po’ come averli vicini, anche se lontani, in questo periodo in cui le manifestazioni di affetto ci mancano più che mai.
Ho discusso una tesi di laurea in Geografia Linguistica dal titolo La designazione dello spazio nel sistema toponimico di Castelmagno (CN): un’analisi strutturale. I professori che mi hanno accompagnata in qualità di relatrice e correlatore sono stati Federica Cugno, docente di Geografia Linguistica e Matteo Rivoira, docente di Dialettologia Romanza presso lo stesso Ateneo. Per scrivere la tesi ho avviato una ricerca nel Comune di Castelmagno, in alta Valle Grana, che ha avuto come oggetto la toponimia di tradizione orale. La ricerca, che rientra nel progetto dell’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano (www.atpmtoponimi.it), era già stata avviata per la stesura della mia tesi di laurea triennale e con la tesi di laurea magistrale ho voluto portarla avanti. Essa è consistita nella raccolta di tutti quei nomi che gli abitanti della montagna hanno dato ai luoghi, piccoli e grandi, da loro vissuti, prevalentemente in lingua locale. Infatti, nonostante i suoi 44 abitanti, a Castelmagno è ancora viva la lingua occitana. Il metodo della raccolta è stato quello dell’intervista cui si sono prestati 12 informatori locali, in parte residenti a Castelmagno, in parte originari del luogo poi emigrati in pianura, soprattutto di età anziana, ma non solo. Durante le interviste è stato possibile registrare i nomi di luogo secondo le norme grafiche previste dall’ATPM, e localizzarli nello spazio, grazie all’utilizzo di carte geografiche. Spesso è capitato che la conversazione guidata divenisse una conversazione libera e che quindi le informazioni strettamente toponimiche divagassero in ricordi personali dell’informatore, racconti, leggende, fatti storici, curiosità. Queste divagazioni non solo non vanno evitate, ma, anzi, è auspicabile che avvengano. Con pazienza e dedizione ho raccolto tutte le informazioni fornitemi in ciascuna intervista, che mi hanno permesso di realizzare, per ciascun toponimo, una scheda dettagliata. Ciascuna scheda è stata poi inserita nella banca dati digitale dell’ATPM: un sistema accessibile, per noi ricercatori, comodamente online. Ho realizzato anche un archivio fotografico per ciascun luogo coinvolto nell’inchiesta e, nei casi più significativi, ho registrato dei video-racconti grazie alla collaborazione degli informatori meno timidi. Tutti i toponimi raccolti, oltre 500, sono entrati a fare parte della mia tesi di laurea, della quale costituiscono il corpus centrale. Segue un’analisi strutturale e linguistica del repertorio raccolto.
Il mio interesse per la lingua e la cultura occitana non è una novità, non è stata una scoperta universitaria dovuta a incontri fortuiti o curiosità del momento. Le mie origini castelmagnesi mi legano visceralmente a questo territorio da quando sono nata, per doppia linea di discendenza: sia mia nonna paterna che mia nonna materna, infatti, sono nate a Campomolino, frazione capoluogo del Comune. Perciò il coinvolgimento in iniziative, associazioni, eventi, progetti legati in vario modo alle valli di parlata occitana è stato costante, sin dalla mia più tenera età. Tra i primi ricordi che ho di “questo mondo” ci sono le lezioni di danza tenute da Daniela Mandrile sulla piazza di Campomolino nelle sere d’estate e io, bambina, non volevo perdermene neanche un minuto: aspettavo la Peugeot di Daniela sul ponte di ingresso al paesino fin dal primo pomeriggio. Quell’entusiasmo non mi ha mai abbandonata, tanto che per l’esame di maturità decisi di scrivere una tesina monografica proprio sui territori occitani. Al mio secondo anno di Lettere, frequentando un corso di Dialettologia romanza, ho conosciuto il prof. Rivoira. Alla fine della prima lezione avevo deciso che sarebbe stato il mio relatore. Con la sua proposta di una ricerca toponomastica sono stata presentata alla redazione dell’ATPM, che mi ha fornito la formazione necessaria, e subito dopo è iniziata la ricerca sul campo. Da lì (era il 2015) tutti i miei periodi di vacanza a Campomolino li ho trascorsi con il taccuino in mano, bussando alla porta prima dei parenti, poi di amici e conoscenti del posto disposti a dedicarmi il loro tempo e le loro preziose conoscenze. A loro devo la parte sostanziale di questo lavoro. Quando la ricerca presso Castelmagno sarà conclusa, sarà possibile pubblicare la monografia dell’ATPM ad esso dedicata. Gli studi universitari hanno permesso di crearmi una coscienza critica riguardo l’argomento affrontato e penso che questa sia stata l’esperienza più significativa del mio percorso di studi, per cui devo molto ai miei professori.
Ogni ricerca, per sua definizione, non è mai conclusa, specialmente le ricerche di toponimia orale, dove molto materiale può sfuggire alla penna del raccoglitore, per una miriade di ragioni. Ma ciò che è stato possibile raccogliere presso Castelmagno, digitalizzato e inserito nella banca dati del Progetto, è salvo per sempre. Ogni toponimo ivi inserito è un pezzo del grande puzzle rappresentante il patrimonio culturale di una comunità della montagna che non andrà perduto.
Ho deciso di dedicare la tesi, che è stata valutata con un 110 e lode, ai miei nonni. Da loro ho imparato il valore della terra, l’attaccamento alle origini, l’importanza della famiglia.
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