italiano L'occitano fuelha continua il latino tardo folia, plurale del neutro folium di stesso senso.

La distribuzione geografica delle varianti locali di pronuncia del tipo [fùelho]/[feulho] corrispondono principalmente alla diversità di realizzazione del dittongo ue, spesso ridotto nelle valli settentrionali e nelle basse valli.
Inoltre, attraverso i tipi [feulha]/[feuia]/[feuja], e le diverse pronunce di lh : è conservato come [lh], laterale palatale, solo nelle tre valli settentrionali (Alta Valle Susa meno Exilles, Chisone e Germanasca), in una parte delle valli centrali (a Bobbio e Angrogna in Val Pellice e nell'alta Val Po) e in rare parlate delle valli meridionali (Entracque, Limone, San Michele di Prazzo, ...), a volte sotto una forma sovra-evoluta (vedere l'articolo SOLELH).

L'occitano ha dittongato anticamente ò etimologica seguita da una palatale (lh, nh, ti) : in fuelha il dittongo ue ottenuto è conservato nella parte a monte delle valli, dal Po alla Stura, e a Vernante, con le varianti : [ùe] (Ostana : [fùelho], anche a Oncino in un fuelh [fùelh] « foglio » ma fuelha [fielho]), [ue, uè] (Aisone : [fuèio], Vernante [fuèia], Monterosso [fueio], Bellino [fueo], Canosio [fuejo]), o [oue] (Sampeyre : [foueio]).
Il dittongo è ridotto a [eu] nelle altre parlate, dall'Alta Valle Susa al Quié : [feulha] (Salbertrand, Entracque), [feulhë] (Claviere, Pragelato), [feulho] (Val Germanasca), [feuia] (Villar Pellice, Frabosa), [feuja] (Limone).

Il senso generale è « organo dei vegetali, fine lama di forma varia ma generalmente di colore verde ». Di stessa origine, lo fuelh de papier (pronunciato [fuelh], [fùelh] : Oncino, [feulh] : Bobbio, o [feu] : Bardonecchia).
La parola ha spesso un senso collettivo : anar a la fuelha (Val Germanasca), far fuelha (Rochemolles) « andare raccogliere delle foglie per nutrire gli animali, soprattutto le capre », e per questo esbraolar fuelha (Val Germanasca) « sfrondare un albero, soprattutto il frassino ». Le fascine di questi rami sono ammucchiate in un fulhassier.
Le foglie secche di faggio, che si conservano a lungo senza marcire, erano utilizzate per riempire il pagliericcio del letto : le fulhorinas (Bobbio).
Per un albero fulhar, è « mettere le foglie », prendere il suo fulhatge « fogliame », e desfulhar ([deifulhâ] Val Germanasca) o esfulhar ([sfuià] : Bellino) è « perdere le foglie ».
Fulhassear ([fulhasiâ] : Val Germanasca) è smuovere foglie secche e fulhatear ([fulhateâ] :Rochemolles) sfogliare un libro.

Le foglie del larice, dell'abete, del ginepro hanno una forma di ago, e portano spesso questo nome : agulha, ma anche, soprattutto nel caso del larice, di brot ([brout] : Val Germanasca, Salbertrand).
La garna designa l'insieme del fogliame, o un ramo verde, di questi alberi.

Le foglie delle piante dell'orto hanno spesso un nome particolare : una aissa (Bellino), o una chalalha ([charaio] : Elva, [chalalho] : Ostana) o chalaa (Robilante, bassa Val Po) « foglia del porro e della cipolla, e inoltre, a Robilante, delle patate », una crapa (Val Germanasca), o un crapís (Bellino) « grossa foglia del cavolo », las rabissas (Val Germanasca) « f. delle rape », una fiauna ([fiaouno] : Val Germanasca) « f. del porro, delle carote ». Esfulhar significa « togliere le foglie ».

Gli alberi e i cespugli che mettono le foglie, o si coprono di neve, segnano nei proverbi la successione delle stagioni : " Quand la fuelha es al boisson, la chabra se fote de son patron " [cant la feulho ê â bouysoun, la chabro s'fout'dë soun patroun] (Val Germanasca) « quando la foglia è sul cespuglio, la capra se ne infischia del suo padrone », " Se la charamalha sus la fuelha, la gava la vuelha " [se la charamaio sus la fueio la gavo la vueio] (Bellino) « Se nevica sulla foglia, toglie la voglia », o " l'uvèrn da nin nueia " (Montrós) « l'inverno non dà noia », " Vuelha o non vuelha, mai beta la fuelha " [vueio ou nou vueio, Mai beto la fueio] (Bellino) « Voglia o non voglia, maggio mette la foglia » o, più in basso dove la primavera arriva prima, " Vuelha o nin vuelha, abril vòl de fuelha, se abril ne vòl pas, mai es tot folhat " [vuèio ou nin vuèio, abril de fuèio, se abril ne vol pa, mai e tout fouià] (Montrós) « Voglia o non voglia, aprile vuole la foglia, e se aprile non la vuole, maggio è tutto verde di foglie ».

La forma degli antichi testi valdesi è fòlha, non dittongata, come in questo passaggio dove la foglia annuncia l'estate : com lo ram de lei sarè tenre e las fòlhas saren naas, vos conoisseretz car l'istat es já près [com lo ram de lei sare tenre e las folhas nas, vos conoysere, car l'ista es ja pres] (Marco XIII-28) « quando già il suo ramo si farà tenero e metterà le foglie, voi saprete che l'estate è vicina ».