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Avem fach un sumi

Da Baracco di Roccaforte Mondovì: Adriana e Cristian

Dal Barac de Ròcafòrt Mondví: Adriana e Cristian

"Avem fach un sumi" inchiesta sul rinsediamento in montagna a cura di Maurizio Dematteis

Da Baracco di Roccaforte Mondovì: Adriana e Cristian
italiano Borgata Baracco di Roccaforte Mondovì: situata 840 metri sul livello del mare, immersa tra i castagni, Baracco è uno dei luoghi nel monregalese in cui troviamo ancora molto forti le radici appartenenti alla cultura linguistica del dialetto di origine occitana denominato Kyè.
Per accedervi, imboccata la Valle Ellero e giunti a Norea, si svolta a sinistra, attraversando il fiume Ellero, e proseguendo fino alla fine della strada. I primi insediamenti della borgata risalgono all'inizio del 1500. Di particolare interesse è la chiesa dedicata a Sant'Antonio e i numerosi fabbricati tipici con il "tetto racchiuso", rara tipologia architettonica montana che si trova anche nel Bellunese e sull'Abetone; e in Europa, sui Pirenei e nel nord della Scozia.
Dal punto di vista paesaggistico-ambientale, il comune di Roccaforte di Mondovì, oltre alla presenza di ben 26 specie di flora endemica esclusiva, presenta numerose grotte e inghiottitoi che fanno del territorio uno tra i più importanti fenomeni carsici presenti nelle Alpi Marittime e sull'intero arco alpino italiano. Grazie al confine con il parco naturale della Valle Pesio, il territorio accoglie varie specie animali tra le quali: caprioli, daini, aquile e ultimamente lupi.
Per quanto riguarda la storia di Roccaforte, troviamo le prime informazioni legate alla frequentazione degli Elleni, i legionari romani, che utilizzavano la valle come naturale sbocco per la vicina Liguria. Roccaforte deriva il suo nome dal castello fatto costruire dall'imperatore Adriano, e compare per la prima volta in atti pubblici come "Villa di Roccaforte" nel diploma dell'imperatore Enrico nell'anno 1007. Da allora una serie di invasioni, guerre, pestilenze e numerosi passaggi tra diversi "signori", fino al 1698, anno nel quale, grazie alla fedeltà dimostrata nei confronti dei Savoia, si costituì il Comune di Roccaforte. Sul finire del 1700 subisce la dominazione delle truppe napoleoniche per poi, ritornare, dopo l'epilogo dei francesi, al controllo dei Savoia e successivamente a subire le vicissitudini del passaggio dal Regno di Sardegna a Regno d'Italia. Oggi Roccaforte è una comunità con attività commerciali, di piccola e media industria e forte vocazione agricola-pastorale.

Sacerdoti del Kyè
«Siamo venuti a vivere qui a Baracco perché mio marito è di qui. Ma tutto subito avrei voluto mettere le ruote alla casa e spostarla giù a valle, a Roccaforte, dove sono nata e vissuta. Poi poco alla volta mi sono ambientata, ed ora non andrei più via. Qui mi piace perché è un posto tranquillo». Adriana Bruno ormai non ha più dubbi. La sua vita è a Baracco, con il marito Cristian Unia. Sposati da pochi mesi i due vivono in una splendida casa in pietra che Cristian, imprenditore edile, ha ristrutturato tutta con le sue mani. «Sono nato e vissuto qui - spiega Cristian - e non ho mai avuto idea di andarmene via. Anche se a volte pensi a quando sarai vecchio, alla paura di non riuscire più a farcela. Poi però mi dico: qui campano tutti fino a 90 anni e non è mai morto nessuno perché non aveva il negozio o la fermata del pullman sotto casa. E poi son stato chiaro fin dall'inizio con mia moglie: in città mai». Il padre di Cristiam è un impiegato della nettezza urbana di Roccaforte in pensione, la mamma, che ha partorito 5 figli a Baracco, casalinga. «Ho cominciato a lavorare da muratore a 13 anni - racconta Cristian -, con un artigiano di Norea. Nove anni fa mi sono messo in proprio e faccio carpenteria e manutenzione. Lavoro ne abbiamo tanto, e fino ad oggi ho sempre lavorato senza mai uscire dai confini del comune di Roccaforte». Adriana invece lavora in una ditta di Mondovì che vende pavimenti in legno: «Mi occupo della gestione delle vendite per il Nord Italia - spiega - e la mattina per arrivare in ufficio impiego appena una ventina di minuti. Siamo vicini e ben collegati. Mi preoccupa un po' pensare all'inverno, perché qui nevica parecchio. E anche se puliscono bene la strada, non sono abituata a guidare con la neve. Questo è il primo inverno che passo qui. Vediamo come va».
Baracco ha 16 residenti nel borgo, altri 4 nelle case intorno e una serie di villeggianti, soprattutto liguri e monregalesi, che fanno lunghi periodi di residenza durante le stagioni estive, primaverili e autunnali. D'estate il borgo arriva a ospitare più di 100 persone. Ma la famiglia Unia non è l'unica coppia giovane a vivere nel borgo tutto l'anno: «I due ragazzi che gestiscono il ristorante in piazza - spiega Cristian - hanno 30 e 31 anni, e hanno appena avuto un bambino. Poi c'è mio fratello e mia cognata, che sono giovani, anche loro con un bambino, e un'altra coppia di mezza età con una figlia piccola. Anche io spero di avere dei figli un giorno. Ma non uno solo, tanti, due o tre almeno». Adriana sorride e aggiunge: «Speriamo. Magari tra uno o due anni. Perché ora ho appena 23 anni, e mi sento ancora troppo giovane». Le sue attenzioni per ora si concentrano sui rapporti con gli abitanti del luogo: «Sono stata accolta benissimo da tutti - spiega -. Anche se a Roccaforte, pur essendo un piccolo paese, c'è sicuramente più privaci. Qui invece sono tutti gentili, ci mancherebbe altro, ma se esci trenta volte dall'uscio di casa sono capaci di salutarti trenta volte! Sono perfino eccessivi. All'inizio mi sembravano addirittura ficcanaso. Poi mi sono abituata e oggi la cosa mi fa addirittura piacere». Bagnano i fiori quando i coniugi non ci sono, portano le uova fresche sull'uscio di casa. «Sono tutti entusiasti che dei giovani rimangano ad abitare qui - sottolinea Cristian -. Perché solo così il paese potrà andare avanti». A Baracco si respira una grossa solidarietà tra abianti. A volte anche funzionale alla mancanza di servizi. «Qui dicono o "buna testa o bune gambe" - continua Cristian - perché in paese negozi non ce ne sono, e bisogna ricordarsi di comprare tutto a valle. Anche se poi quando si dimentica qualcosa lo si chiede tranquillamente ai vicini. Rendendolo il giorno dopo. Perché a Baracco siamo tutti come una grande famiglia. Non come alcuni condomini di città, dove a volte non si conosce il dirimpettaio! Quando io e i miei quattro fratelli eravamo piccoli, se mancava un chilo di farina o il pane andavamo a chiederlo al ristorante. Senza problemi».
Ma vivere e lavorare a 850 metri di altitudine, oltre alla carenza di alcuni servizi quali negozi o trasporti, comporta delle spese aggiuntive legate, ad esempio, all'aumento del costo del petrolio. Che non sempre gli enti locali riescono a compensare con aiuti ai residenti: «Pensando alle agevolazioni che potrebbero aiutarci - dice Cristian - mi viene in mente la questione carburante. Oggi esiste l'agevolazione sul gasolio per riscaldamento ai comuni oltre i 500 metri d'altitudine. Perché la Comunità montana non lo estende al gasolio per i mezzi? Sembra una sciocchezza, ma io me ne accorgo. Se avessi la ditta a Roccaforte risparmierei almeno 2 o 3 mila euro all'anno». Ma gli enti locali, si sa, lamentano la penuria di risorse per affrontare i problemi che affliggono le nostre montagne. E gli abitanti delle Alpi devono spesso arrangiarsi da soli. «Non bisogna dimenticare che dalle nostre parti esiste anche molta attività di volontariato - spiega Adriana -. Cristian è nel direttivo del Circolo acli di Prea». E qualche anno fa, ad esempio, insieme agli altri abitanti di Baracco ha deciso di ripavimentare il paese con la pietra. «Il comune è arrivato con l'asfalto fino a un certo punto - spiega Cristian - dove noi abbiamo continuato con la pietra». Tutti i residenti si sono divisi l'onere di questo lavoro "aggiuntivo". E oggi il piccolo borgo, grazie alla piazza antistante la chiesa di Sant'Antonio in pietra di Luserna, ha recuperato il suo vecchio splendore.

occitan Lo Barac de Mondoví: plaçat a 840 mètres d'autessa, al metz d'las vinhas, Lo Barac es un d'aquelhi pòsts dal monregalés ente son encà ben fòrtas las raïtz d'apartenença linguística al parlar occitan dal Quié.
Per lhi arribar, chal prene la Val Èller, arribats a Norea virar a manchina, atraversar lo riu Èller e anar fins al fond dal chamin. Lhi premiers insediaments de la ruaa remonton al començament dal 1500. De particular enterés son la gleisa de Sant Antòni e las típicas maisons embe lo "cubèrt enserrat", raira tipologia arquitectònica de montanha que se tròba decò ente la zòna dal belunés e dal Mont Abeton e, en Euròpa, sus lhi Pireneus e dins l'Escòcia auta.
L'ambient natural d'entorn a Ròcafòrt còmpta ben 24 espècias de plantas endémicas exclusivas e de nombrosas tunas e golas que ne'n fan una de las mai importantas zònas càrsicas de las Alp Maritimas e de tot l'arc alpin italian. En fasent da bòina embe lo Parc Natural de la Val Pes, lo territòri acuelh una bòna varietat d'espècias animalas coma lo chabriòl, lo daine, l'aigla e darrierament lo lop.
Las premieras informacions istòricas dal país son liaas a la frequentacion de lhi Ellens, lhi legionaris romans, que utilizavon la valada coma racòrd embe la Ligúria. Ròcafòrt pilha son nom dal chastèl que faset bastir l'emperador Adrian e ven mencionat lo premier bòt dins lhi actes públics coma "Vila de Ròcafòrt" ental diplòma de l'emperador Enric ental 1007. D'enlora patiet d'envasions, de guèrras, de pestilenças e de passatges entre varis "senhors" fins al 1698 quora, gràcias a la fideltat demostraa enti confronts di Savòia, naisset la Comuna de Ròcafòrt. Vèrs la fins dal Sèt Cent patís la dominacion de Napoleon per puei tornar, après l'epílog di francés, sot lhi Savòia, puei al Renh de Sardenha e enfin an aquel d'Itàlia.
Encuei Ròcafòrt es un centre de pichòta e mèdia indústria, embe d'activitats comercialas e una vocacion agrícola-pastorala.




Sacerdòts dal Quié
«Sem venguts a viure al Barac perque mon òme es d'aicí. Mas tot súbit auriu volgut butar las roas a la maison e la meirar aval, a Ròcafòrt, ente siu naissua e ai viscut. Puei gaire per bòt me siu abituaa, e aura anariu pus via. Aicí me tròbo ben perque es un pòst tranquile». Adriana Bruno a pus de resèrvas; sa vita es al Barac, embe son òme Cristian Unia. Marriats da na man de mes, lhi dui vivon dins na jòlia maison en peira que Cristian, muraor, a rebutaa a nòu tot embe sas mans. «Siu naissut e viscut aicí - explica Cristian - e ai pas jamai pensat de m'en anar via. Bèla se de bòt penses a quora serès vielh, a la paor de pus lhi la far. Mas puei me diso: "aicí arribon tuchi a novant'ans e degun es jamai mòrt perque avia ren lo negoci o la fermaa d'la corriera sot casa". E puei a ma frema l'ai súbit dich: en vila jamai». Lo paire de Cristian a fach l'espacin a la Comuna de Ròcafòrt, la maire, qu'a achatats cinc mainaas al Barac, trabalha per la casa. «Ai començat a trabalhar da muraor a tretze ans - còntia Cristian -, embe un artisan de Norea. Fai nòu ans me siu butat per mon còmpte e aüra fau de carpenteria e de manutencion. De trabalh n'avem un baron, e fins aüra ai totjorn trabalhat sensa salhir da la Comuna de Ròcafòrt». Ensita Adriana trabalha ente n'entrepresa que vend de paviments en bòsc: «M'ocupo de la gestion de la venda per lo Nòrd Itàlia - nos ditz - e la matinaa per arribar en ofici me chal masque vint minutas. Sem pròches e ben collegats. Me sagrina masque l'uvèrn, perque aicí la neva sovent. E decò se duerbon ben la via, me fio pas tròp embe la neu. Aqueste es lo premier uvèrn que passo aicí. Veiem coma la vai».
Al Barac lhi a setze residents, autri quatre dins la maisons d'entorn la ruaa e de viletjants, sobretot de ligurs e de monregalés, que dins las sasons estivas, primaverencas e autonalas fan de lòng periòdes de residença . D'istat lo vilatge arriba a mai de cent personas. Mas la familha Unia es pas la soleta cobla jove a lhi demorar tot l'an: «Lhi dui filh que gestisson lo restaurant sus la plaça - explica Cristian - an 30 e 31 ans, e an just agut un mainat. Puei lhi a mon fraire e ma conhaa, decò lor embe un mainat, e un'autra cobla de metz atge embe una filheta pichòta. Decò iu espero d'aver de mainaa un jorn. Pas masque un, tantas, doas o tres almens». «Esperem - ditz Adriana embe un sorrís - benlèu entre dui o tres ans. Perque aüra ai masque 23 ans, siu encà tròp jove». Sas atencions per aüra van al rapòrt embe a gent dal pòst: «Siu estaa ben aculhia da tuchi - explica -. A Ròcafòrt, bèla s'es encà un païset, lhi a segurament un pauc mai de reservatessa, dal temp qu'aicí son tuchi gentils, lhi mancaria d'autre; mas se salhes trenta bòts da l'uis son bòn a te saludar trenta bòts! Son fins exagerats. Al principi me semelhavon fins un pauc envadents. Puei me siu acostumaa e encuei la me fai fins plaser». Arròson las flors quora la cobla lhi es pas, pòrton lhi uous frèsc sus l'uis d'la maison. «Son tuchi entusiastas que de jove resten a viure aicí - remarca Cristian - perque masque com aquò lo país polerè anar anant». Al Barac se respira una gròssa solidarietat entre la gent, de bòts decò foncionala a la mancança de servicis. «Aicí dison "o bòna tèsta o bònas chambas" - contínua Cristan - perque al país de negòcis n'a pas, e chal enavisar-se d'achatar tot aval. Bèla se puei, se te desmenties qualquaren, pòs sempre lo demandar ai vesins, e lo rénder lo jorn d'après. Perque al Barac sem tuchi coma una granda familha. Pas coma lhi condominis, ente arriba que coneisses pas manc aquel derant a ta pòrta! Quora iu e mi quatres frairets èrem pichòts, se mancava un quilo de farina o de pan anàvem lo demandar al restaurant. Sensa problemas».
Mas viure e trabalhar a 850 mètres, a la mancança de servicis coma de negòcis o de traspòrts, se jonton d'espesas liaas, per exemple, a l'aument dal cost dal petròli, que ren sempre lhi ents locals arribon a compensar embe d'ajuts ai residents: «Pensant a las agevolacions que polerion nos ajuar - ditz Cristian - me ven a la ment la question dal carburant. Encuei lhi a l'agevolacion sal gasòli per lo reschaudament per las Comunas sobre lhi 500 mètres d'autessa. Perqué la Comunitat Montana l'eslarja decò pas al gasòli per las veituras? Semelha una sotisa, mas iu lo veo. S'auguesse l'entrepresa a Ròcafòrt resparmiariu almens 2 o 3 mila euro l'an». Mas lhi ents locals, aquò se sa, lamenton la carença de ressorças per afrontar lhi problemas de nòstra montanha. E sovent qui viu en montanha se deu arranjar
da solet. «Chal pas desmentiar que da nòstri cants lhi a decò un baron de volontariat - explica Adriana -. Cristian es dedins lo directiu dal Cèrcle Acli de Prea». E per exemple, fai qualque an, ensema a la gent d'la ruaa a decidat de lastricar mai las vias dal Barac. «La Comuna es arribaa embe l'asfalt fins a un certèn ponch - explica Cristian - ente nosautri avem continuat embe la peira». Tuchi lhi residents an contribuït an aqueste trabalh "en mai". E encuei la ruaa, gràcias a la plaça derant la gleisa de Sant Antòni tota en peira de Lusèrna, a recuperaa son vieh explendor.