Ho conosciuto Ugo Flavio Pîton da ragazzo, avevo circa 15 anni e con mio padre ci recammo a Chageoir a visitare il suo frutteto pieno di meli, peri e di belle fontanelle. Ogni tanto andavo a trovarlo per farmi insegnare come si potava e lui pazientemente me lo spiegava.
Nel 1967 in occasione del Rescontre Piemont-Provença che si tenne a Fenestrelle nei gg 26 e 27 di agosto mi portò con lui, cosa che fece crescere in noi la voglia di occuparci della nostra valle, della nostra cultura.
L’anno dopo venne fondato il giornale La Valaddo e Ugo iniziò la sua collaborazione alla pubblicazione.
Ugo Flavio Pîton era nato il 31 marzo del 1921 a V’lo Bòsc ( V’lou Bôc) -Roure; prigioniero dei tedeschi Lituania e in Germania durante la II guerra mondiale , operaio della RIV, appassionato di biciclètta iniziò la sua collana di pubblicazioni “ Ma Gent” con un lavoro intitolato Lou cör de ma gent (1980), raccolta di racconti; successivamente pubblicò un grosso lavoro di ricerca sulle danze delle valli Chisone e Germanasca dal titolo La joi de vioure de ma Gent (1985) e fondò e animò un gruppo di danze tradizionali “ La Têto aut” che ha permesso di mantenere e far conoscere le danze e le musiche di queste valli.
Nel 1987 ha pubblicato un libro storico La fouà de ma Gent. La chiesa parrocchiale di Castel Del Bosco; nel 1991 il volume Joi, travalh e soufransa de ma Gent (Biografie di anziani delle Valli Cluuzoun e San Martin); nel 1992 una piccola pubblicazione dedicata al gruppo della La têto Aut;
La società di mutuo soccorso tra gli operai e gli agricoltori del Comune di Roure nel 1993.
Con L’Evangile segount doun Batistin curà d’lâ Grangetta, il numero 7 della Collana Ma Gent vi è un ritorno alla lingua, una lingua saporosa, buon condimento per racconti che ben rappresentano quel patrimonio culturale delle nostre valli, semplice ma che nello stesso tempo ama la commedia e la comicità e che alle volte presenta sempre una morale. Le storie raccontate hanno come personaggio principale Don Batistin, prete delle Grangètas, d’un introvabile comune di Beniità ( Benistar) che dipende dalla stazione dei carabinieri di Benvengù (Benvengut) non lontano dalla città di Bèlloaigo (Bèllaiga). Anche i personaggi hanno tutti nomi di fantasia ma non lontani dai soprannomi che venivano dati sulle nostre montagne; racconti grandi e piccoli ben radicati nello spirito della nostra gente.
Il suo lavoro è continuato nel 1995 con il volume Voucasion, metìe e proufesion de ma gent e nel 1998 con il libro Per pâ eissubliâ, Per non dimenticare.
Ancora un libro in lingua Setà decaire la flammo dei fouìe (poesie, proverbi e modi di dire) nel 2001.
Seppure la sua salute fosse malferma avendo dovuto subire un trapianto di rene dopo anni di dialisi , ha sempre lavorato e ha ancora realizzato un volume sulla cultura e la storia del comune di Roure: La bèllo lengo de ma Mamma e de mî Reire (2006) vero glossario tematico della lingua di Roure; La croû de Maurèl (2009) e gli impegnativi volumi Un paese di confine. Roure. La sua lingua e la sua cultura (2010) e La parrocchia di Villaretto e la cappella di nostra Signora della Neve di Seleiraut (2013).
Emousioun e Riflesioun è stato il suo lavoro più recente in lingua: Lou temp paso ma laz obbra restan scrisse all’inizio di questo volume di poesie del 2014 , lo 15° della Collana Ma Gent.
Non voglio dimenticare un bel lavoro dedicato al vocabolario dell’apicoltura: Terminologia dell’apicoltura occitanica subalpina, pubblicato nei quaderni dell’Associazione Museo dell’Agricoltura del Piemonte nel 1982 in occasione del convegno: Passato e Presente dell’Apicoltura Subalpina.
A partire dal 1979, e questo sino al 1990 ha pure insegnato il“patòis” nella scuola di Charjaor.
Non credo che vi sia mai stato nelle valli qualcun che abbia scritto-e senza aiuti finanziari- tante opere come l’Ugo Pîton dei Roure, lavori importanti per ricordare e illustrare la lingua e le tradizioni culturali e la storia di questo comune della val Chisone.
Ugo ci hai lasciato un patrimonio di conoscenze che penso non abbia l’eguale; ci hai fatto un dono che non potremo mai dimenticare come personalmente non potrò mai dimenticare quest’uomo che è stato mio maestro e mi ha insegnato moltissime cose e non solamente sulla lingua. Mi ha soprattutto insegnato l’umiltà e la moderazione.
Mi levo il cappello davanti a quest’uomo, vero pilastro della sua famiglia, profondamente religioso e devoto, vero operaio della cultura per il grande esempio e il messaggio che ci ha lasciato. A noi raccoglierlo.
Ugo Flavio Pîton è morto nella sua abitazione di Charjaor il 14 agosto del 2017 alla bella età di 96 anni. Alla sua Nino, alla sua famiglia, le nostre più sincere condoglianze.
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