Uno dei maggiori poeti delle Valli, Bep Ros dal Jove, ci ha lasciato un certo numero di poesie sparpagliate in diverse pubblicazioni o in raccolte come I mìou journ, pubblicato posterormente alla sua morte.
Bep Ros ha pubblicato la suo opera soprttutto sul giornale Coumboscuro; tuttavia una, apparsa nel nel 19701 Peno, aveva attirato la mia attenzione soprattutto per la lingua utilizzata e subito dopo per una parola che non conoscevo: il verbo esbachar = it. cancellare, fr. effacer.
La pubblicazione mi era stat donata dallo stesso autore durante una passeggiata fatta in val Gesso.
In base a ciò che mi raccontò, la sua parlata era quella del vallone del Cant, nel comune di Demonte.
Questo verbo fu inoltre utilizzato in un’altra poesia : As esbacha lou pes pougnent dal journ2 .
Pure Glaudi Salvanh de Bernezzo ha usato questo verbo in una delle sue poesie del volume L’Autra Armada ”vuelh que totjorn retorne l’uvern abó la neu per esbachar lo borre “ . In base ai miei informatori3 che conoscono bene la parlata della val Stura , questo verbo non sembrerebbe conosciuto in questa valle mentre è presente in val Vermenagna:
Limone P.te: sbatsá [zbaʦá] = cancellato/ effacé, rayé
Vernante: ësbachâ [əzbaʧa:] = cancellare/ effacer, rayer
Robilante/ Roccavione: ësbachâ [əzbaʧa:] = cancellare/ effacer, rayer
A Robilante esiste pure una parola esbach [əsbaʧ] “ saetta, pezzo di stoffa obliqua”. Uno degli autori del vocabolario mi ha spiegato che si tratta di un’assetta, utilizzata per tenere in squadra il telaio d’una porta; praticamente un legno diritto, messo di sbiego, inchiodato da due parti.
esbachar avrebbe quindi il senso di togliere, di annullare grazie ad un tratto di penna, un esbach, qui non di legno, uno scritto e per estensione: annullare qualsiasi cosa.
La forma esbach è pure presente in val Pellice, a Rorà4, a Bobbio Pellice5 nella stessa accezione di Robilante. Forse è pure presente in altri luoghi delle valli ma per ora non ne siamo a conoscenza.
A Elva abbiamo una forma bachar6 ”cancellare lo scritto sulla lavagna” che sembra vicina a quella della val Vermenagna ma senza la particella ex che rafforza il concetto.
In buona parte delle parlate delle Valli oggi il verbo più adoperato è l’italianismo kanʧelá < cancellare legato soprattutto alla scolarizzazione dei parlanti. Il tipo presente nei testi valdesi esfaza7 simile al francese effacer, è stato registrato in val Germanasca eifasâ ”cassare, cancellare”, in alta val Chisone efaso: , a Salbertrand ifasâ.
Innanzi tutto è necessario fare una considerazione, a parer mio importante. Vi sono diversi modi per annullare uno scritto, per toglierlo alla nostra vista: una è quella, semplice, di tirare con una matita, una linea sopra.
Effettivamente l’italiano cancellare < lat. cancellāre significa ‘ingraticolare’ per il fatto che per annullare uno scritto si facevano sopra dei segni che sembrvano dei cancelli “porta fatta di assicelle diritte tenute assieme da due o tre traverse “ che molti denominano, per estensione semantica, rastrello, il rastrello dell’orto.
Ma da dove provengono sia esbachar che bachar?
Il Dizionario Etimologico di Ottorino Pianigiani, fa derivare la voce italiana bacchio ( pertica per far cadere la frutta dagli alberi > abbacchiare8) dal lat. BÀCULUS attraverso la forma contratta BÀCLUS, da una voce *BÀC-US che secondo l’autore è diffusa nei linguaggi dell’Italiá dal nord da un celtico bach, radice che ritroviamo nel greco baktron “ bastone”. Effettivamente esiste una parola bak/-u che grosso modo significa “bastone”, diffusa soprattutto in Lombardiá9, in Romagna10 in Liguria11 e in Piemonte12 .
baku è stato pure rilevato dall’l’A.I.S. 1139 “ bastone del pollaio” al punto 185, Noli; la carta 1213 “ bastone per sminuzzare la cagliata” ha rilevato al punto 133, Vico Canavese la forma bakǘ.
Il FEW 201 baculum stok non ci dice molto al riguardo.
Il REP alla voce bach [bak] m. ‘ palo, bastone; battipalo, riporta ciò che scrive il LEI che vede in * BACCUM ‘bastone’, una forma secondaria di BACŬLUM mentre il DELT, pensa ad un origine dal celtico BACCOS riprendendo il pensiero di Luigi Heilmann13 che ha collaborato con E. Galli 14per il suo dizionario.
Heilmann ha pensato a un gallico *baccos presente nel vecchio irlandese bacc “ baston”. In irlandese moderno15 abbiamo ancora ora bac = ang. barrier, obstacle ; bacainn = stesso senso; bacán = ang. peg ( caviglia in legno, palo, traversa in legno).
Nelle valli * baccos pare non aver lasciato una gran quantità di testimoni ; tuttavia la parola bac [bak] è conosciuta in val Pellice e nell’area di Bagnolo P.te e di Barge dove sono presenti le cave 16 [lusere] di pietra di Luserna. Si tratta di un lungo bastone dove sulla cima è fissato un cuneo di acciaio che serviva per tracciare la pietra. Un lausatiaire teneva il bac in posizione e l’altro batteva con la mazza sul cuneo.
Tra la bassa val Varaita e val Maira [Venascha, Lèma, Vilafalét] abbiamo un derivato da bac, bakalin “ ramo grosso come un dito “.
bachar e esbachar dovrebbero quindi provenire da una antica forma * BAKAR che doveva avere il senso primario di sbarrare, annullare e che in ambiente alpino ha dato origine prima di tutto a baʧar e successivamente a exbaʧar; il deverbale esbach [əzbaʧ], invece di una forma più regolare esbak si avvicina a forme del tipo rawʧ < rawk ( rauco) o roʧ < rok ( roccione) diffuse nelle valli, rifatte sul femminile o sul verbo.
A queste forme possiamo aggiungere il verbo sbaciochè [zbaʧukè], “ sgorbiare, cancellare” presente nel vocabolario di M. Ponza e in base al vocabolario Lou Saber di Bellino bachoc “scarabocchio”; bachouqueaire “chi scarabocchia”; bachouquear “scrabocchiare, sgorbiare“.
baciòch-o [baʧok]“ sgorbio , macchia”e baciucá [baʧuká]“ macchiare o fare troppe correzioni su di una pagina scritta” a Sampeyre.
Una forma presente nella Drome deibachousà [deybaʧuzá] “essuyer un visage malpropre, debarbouiller, surtout les lèvres” potrebbe appartenere a questa famiglia lessicale come bacho “ stretta apertura, fessura” della val Germanasca o di Rochemolles [baśə].
6 Bruna Rosso/ Dao; bachar ( ciò che è scritto) e esfaçar; dins lo Vocabulari de L’Occitan Alpin Oriental bachar (ciò che è scritto) e esfaçar
7M. dal Corso, l. Borghi Cedrini, Vertuz e altri scritti, l’arma de luy sere esfaza del sio poble (Sermon Luc) pg 99, 1984
9B. Samarani, Vocabolario Cremasco-Italiano,1852: bach = bacchio, batacchio, bastone
Gli Alunni del Seminario, Vocabolario Bresciano e Toscano…,1759: bac = bacchio, batacchio, bastone
bacà= abbacchiare, bacchiare; bacáda = bacchiata, percossa de bacchio
G.B. Melchiori, Vocabolario Bresciano-Italiano,1817: bacà= abbacchiare, bacchiare, battere con bacchio; bacada= percossa di bacchio, batacchiata; bach = bacchio, batacchio,bastone
R. Tognina, Lingua e Cultura della Valle di Poschiavo,1981: bach =fusti verdi e legnosi del tabacco ( la valada de Poschiavo, de parlar lombard, aparten a la Suissa)
11F. Bampi, Nuovo Dizionario Italiano-Genovese Illustrato e Commentato, 2008: bàcco = bastone ( dal lat. baculus); bacâ= bastonata
G.B. Nicolò Besio, Dizionario del Dialetto Savonese, 1980: bàcu= bastone, asta, palo,stanga, sostegno; baccä = bastonata, percossa ( ä secondo l’autore indica il perdurare del suono)
G.Nari, Dizionario del Dialetto di Gorra e Olle, 2000: baccu= bastone; bacä= bastonata
A. Bixio, Dizionario delle Parlate Finalesi, 2000: baccu= bastone; bacô= bastonata
H. Plomteux, I Dialetti della Liguria Orientale Odierna, La Val Graveglia, 1981: baka = bastone lungo; bakā = colpo dato con un bastone; baku = bastone grosso
12 V. Di Sant Albino, Gran Dizionario Piemontese-Italiano, 1859-1981: bach = battipalo
N. Magenta, Dizionario del Dialetto di Novi Ligure, Supplementi al BALI, 1969: baku =bastone; uno dei due aggeggi di legno che servono a stringere l’imboccatura del collare dei cavalli; bakṓ = bastonata
G. Morello, Vocabolario Italiano-Acquese, 2009 : båco = bastone da passeggio e non
Briga (v. bibliografia) bachi ( m.pl.)“ archi del giogo del mulo” ,sing. bak ( inf. R. Moriani)
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