Il movimento dei Gilets Gialli (Jilets Jaunes) è un movimento popolare, sociale e cittadino apparso in modo spontaneo in Francia alla fine d’ottobre del 2018. Dapprima poco strutturato, trova la sua origine nella diffusione sulle reti sociali di appelli a manifestare indossando il proprio gilet giallo o esponendolo sul parabrezza del proprio veicolo al fine di denunciare l’ingiustizia sociale e l’impoverimento del popolo, che non soppporta più le tassazioni oltranziste decise dallo stato, una vera e propria “mazzata fiscale” condotta in modo massivo. A differenza delle manifestazioni tradizionali, coordinate da organizzazioni sindacali, il movimento dei Gilet Gialli inizialmente si lancia e si sviluppa unicamente attraverso il web, reti sociali e piattaforme a ciò dedicate. Le reti sociali giocano inoltre un ruolo importante di catalizzatore nella mobilitazione dei Gilet Gialli in Francia. Il movimento si sta strutturando lontano dai partiti politici e dai sindacati. È la prima volta che un movimento nato in rete ha un tale impatto politico nel nostro paese.
La mobilitazione ha avuto come motivazione iniziale il rigetto dell’aumento della tassa sui carburanti (TICPE), ma si è estesa rapidamente ad altre rivendicazioni fiscali e sociali (aumento del potere d’acquisto delle classi medie e popolari, mantenimento dei servizi pubblici, rivalorizzazione dei salari e del salario minimo, tassa sul cherosene e sul combustibile marittimo, ripristino dell’imposta sul reddito...) e politiche ( miglioramento della democrazia rappresentativa, in specie mediante il referendum d’iniziativa cittadina (R.I.C.) per una democrazia diretta e partecipativa. Le dimissioni del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, del Primo Ministro Edouard Philippe e del Ministro dell’Interno Cristophe Castaner, così come la dissoluzione del Parlamamento, sono divenuti gli slogan più sentiti alle manifestazioni.
A partire dal 17 novembre 2018 il movimento si organizza attorno al blocco delle strade, delle rotonde, dei depositi di carburanti e delle reffinerie, operazioni di pedaggio gratuito su tutta la rete autostradale nazionale e l’organizzazione di manifestazioni nazionali settimanali che si svolgono il sabato e che convergono tutte verso i simboli dello stato: l’Assemblea Nazionale, il palazzo dell’Eliseo, l’Arco di Trionfo e gli Champs Elysées a Parigi: in provincia sono le Prefetture, le Sottoprefetture, i centri di esazione delle tassa e i tribunali ad essere colpiti.
Sostenute in massa dall’opinione pubblica (3 francesi su 4), le proteste hanno trovato una forte eco nelle zone rurali e periferiche, m si estendono anche alle grandi città, dove le violenze, alcune delle quali imputate allo stato, hanno provocato ingenti danni danni materiali e dato luogo a nuomerosi arresti. La repressione si fa sempre più forte: sabato 8 dicembre 89000 agenti delle forzr dell’ordine sono mobilitati in tutto il territorio nazionzale, di cui 9000 soltanto a Parigi, dove vengono dispiegati unitamente 16 veicoli blindati della gendarmerie; alcune manifestazioni “estremiste” rispondono in modo altrettanto aggressivo e i “casseurs” attaccano numerosi negozi sui Champs Elysées e all’Arco di Trionfo, nelle grandi città si verificano altri casi deplorevoli di vandalismo. Un rapporto di Amnesty International pubblicato il 14 dicembre del 2018 (e poco ripreso dai media francesi) indica che la polizia francese deve cessare il suo “eccessivo uso della forza” contro i manifestanti. Durante le manifestazioni undici persone sono morte e centinaia sono stati I feriti, oltre ai migliaia di arresti e custodie cautelari parimenti deplorevoli.
Inizialmente ostile a qualsivoglia rivendicazione del movimento, il potere esecutivo vede aumentare la propria impopolarità e deteriorarsi la sua credibilità internazionale, in specie per quanto riguarda il capo di Stato, sempre così sprezzante e cinico nei confronti del popolo ch’esso non vede in lui che il Presidente dei ricchi e del grande capitale. Finalmente il 10 dicembre il governo rinuncia all’aumento delle tasse sui carburanti, ma il Presidente Macron annuncia delle misure giudicate troppo minime le quali non riescono a mettere fine alla contestazione.
All’inizio di dicembre gli studenti protestano contro le riforme della maturità e del liceo e contro il percorso d’orientamento verso le università deciso dal Ministro dell’Educazione. Molti studenti manifestano indossando I Gilet Gialli. Alcuni blocchi di manifestanti s’ingrandiscono e si mediatizzano in seguito alla diffusione di alcune scene di violenza fra poliziotti e studenti.
In tutte le regioni I Gilet Gialli occupano gli invadono gli incroci e le rotonde e costruiscono in modo sommario ma sovente umoristico capanne e ripari di fortuna tappezzati di slogan caricaturali e talvolta ingiuriosi verso il Presidente e il governo. La protesta si esprime sotto tutte le forme: sono istituiti turni di guardia per assicurare un “presidio cittadino” sia di giorno che di notte, organizzate raccolte di alimenti e numerosi simpatizzanti o commercianti si mostrano solidali offrendo spontaneamente del cibo per assicurare la logistica alimentare di ogni “punto di blocco”.
Fin dagli albori del movimento l’Occitania si mostra molto reattiva, solidale e rivendica il riconoscimento della cultura e della lingua occitana. “Volem viure al País” resta sempre attuale e, se il potere resta sordo e non risponde alle rivendicazioni cittadine che attraverso la violenza e la repressione, “Farem tot petar!” (faremo scoppiare tutto), come si dice da queste parti.
L’azione dei Gilet Gialli si svolge come una commedia in più atti: i tre scatti dell’atto primo sono dati sabato 17 novembre del 2018, ogni sabato di manifestazioni è annuciata allo stesso modo, e così sabato 24 novembre si svolge il secondo atto fra dramma urbano, fervore cittadino, fratellanza sociale e inno nazionale: “aux armes citoyens formez vos bataillons...”, oltre ad altri canti come “La Carmagnole”, di origine piemontese. Il settimo atto è celebrato sabato 29 dicembre, malgrado la subdola volontà del governo di vietare l’occupazione delle rotonde da parte dei Gilet Gialli e di reprimere ogni manifestazione. Malgrado questa indegna repressione la determinazione dei Gilet Gialli reta intatta e il sipario non può ancora essere chiuso sulla scena di questo Grande Teatro Nazionale che ci fa vivere così intensamente “La Rabbia dei Gilet Gialli”.
Bernard Delort Cervòs
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