Nel medesimo giorno e quasi alla medesima ora mi sono arrivate due notizie, tutte e due parlano di Occitania, tutte e due interessanti, ma decisamente contrastanti tra di loro. La prima annuncia la nascita de L’Estrasetta, giornale satirico nato a Marsiglia, che fa un’analisi molto pessimista, ma anche molto realista, partendo dai danni che il nome Occitania dato a una nuova Regione sta portando a tutto il resto del territorio, che in tale nome si identifica e per il quale gente come Fontan, Lafont, Castan, Rouquette e molti altri hanno dedicato, con visioni diverse, il lavoro di una vita.
“...Venne poi il fermento della Regione Occitanie, che creò una violenta spaccatura nell’ambiente occitano. “La Regione Occitanie è un grande passo avanti per tutti gli occitani di buona fede”, disse un giorno una mente lungimirante. E ha ragione, dal momento che rivendichiamo il fatto di essere in cattiva fede! No, parlando seriamente, riprendere un concetto millenario universale e impadronirsene da soli per la propria Regione non è molto carino!”. (E ancora in malo modo, direi io. Si pensi che non è nemmeno passata la proposta al Consiglio Regionale Occitanie di un inno ufficiale condiviso da tutto il territorio occitano come Se Chanta e al suo posto è passato un inno in francese retorico . E pensare che le nostre valli, piccolo lembo d’Occitania, hanno avuto la forza di far entrare ufficialmente l’inno Se Chanta nella cerimonia d’inaugurazione dei Gioci Olimpici invernali del 2006 e che nel 2008 l’abbiamo cantato assieme a tutta l’Occitania da Vinadio a Vielha durante i 70 giorni de L’Occitània a pè. Posso dire chiaramente alla Regione Occitanie VERGOGNATI, REGIONE AMMINISTRATA DA GENTE CIECA! ndr.). “ Non siamo gelosi né rancorosi, ma (noi occitanisti provenzali ndr.) non abbiamo festeggiato con voi quella “vittoria”. Al contrario, il mattino dopo ci siamo alzati con l’impressione di esserci fatti infinocchiare. Come previsto, le frontiere di quella Regione si impongono già nei mezzi d’informazione, e perciò nella testa della gente, come i limiti dell’Occitania. Basta ascoltare il meteo e apprendere che domani farà “bel tempo in Provenza e nuvoloso in Occitania”; cambiamo frequenza e sentiamo che i Girondini di Bordeaux vanno a giocare in Occitania, a Montpellier. Lasciare da parte la metà del paese per “efficacità”, perché “avanziamo”, è alquanto rischiosa come scomessa, amici.”
Come dare torto a L’Estrasseta? È chiaro che hanno ragione al 100%. Ci sentiamo umiliati, bastonati. Per contro è giunta puntuale, precisa e curata come sempre la news del CIRDÒC, la quale informa: “2018 – Un anno storico. Nel dicembre 2017 le Regioni Occitanie/Pirénées-Méditerranée e Nouvelle Aquitanie hanno adottato il principio di creazione di un grande istituto pubblico di cooperazione culturale a vocazione nazionale e internazionale. Radunerà i mezzi, i mestieri, le competenze e le risorse attuali del CIRDÒC e dell’Institut Occitan d’Aquitània, aprendo la strada a un nuovo tempo dell’azione pubblica in materia di conoscenza, valorizzazione e trasmissione delle opere, espressioni e pratiche culturali occitane che risponderà alle grandi sfide del XXI secolo. Molti enti, come il Ministero della Cultura francese, sono associati e fra qualche mese dovrebbero raggiungere le due regioni nel desiderio di vedere la cultura occitana dotata di uno strumento scientifico e culturale di livello europeo. Uno strumento al servizio di ogni ente pubblico, impegnato impegnato in una delle maggiori sfide del secolo: preservare, favorire e sviluppare la diversità linguistica e culturale riconosciuta dall’unesco come uno dei motori dello sviluppo, della pace e della comprensione reciproca nel mondo del XXI secolo”.
Di certo auguriamo buon lavoro al CIRDOC e a l’Institut Occitan d’Aquitània. Mai dalle valli occitane d’Italia giungeranno da parte nostra malvolenze nei confronti di coloro che lavorano per la tramissione della lingua e della cultura occitana. Non sono loro che guidano le sorti delle Regioni e ciò che stanno facendo è ammirevole.
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