Antonia Arslan è una di quelle persone che quando le conosci non te le dimentichi più. L’ho conosciuta al Premio Ostana: scritture in lingua madre, dove nel 2015 le è stato conferito il Premio e la cittadinanza onoraria. In quell’occasione, nello spirito del Premio Ostana, che non è consumo ma occasione di confronto che produce una osmosi tra pubblico e autori allo scopo di portare ad una consapevolezza sul tema delle lingue e delle culture e per riflettere sul loro destino. Antonia ci ha regalato “Il canto del pane” di Daniel Varujan, uno dei maggiori scrittori armeni. Peyre Anghilante si è appassionato alla sua poetica e sul sito della Chambra d’oc nella rubrica “Chaminar e pensar” ha iniziato a tradurre le sue poesie. Ecco come succedono le cose che fanno crescere in profondità le persone.
L’ho reincontrata quest’estate a Rovereto in occasione della bella manifestazione “Tra le rocce e il cielo” e tutto il suo essere sprizzava entusiasmo per aver ritrovato, grazie al lavoro letterario che nel tempo ha fatto e pubblicato, una parte della sua famiglia dispersa, i figli o nipoti di quelli che approdavano a Ellis Island prima di essere accolti in America, quelli che lei chiama “i resti della spada” in fuga dalla loro patria perduta, l’Anatolia armena, dopo il genocidio che ha mirabilmente raccontato nel suo libro più famoso, tradotto in 20 lingue, “La masseria delle allodole”, dal quale i F.lli Taviani hanno tratto un film.
In occasione dell’incontro mi aveva annunciato l’uscita a breve del suo ultimo libro che ha titolato “Lettere ad una ragazza di Turchia”, nel quale ripercorre le vicende delle sue antenate armene, tessendo un racconto che si dipana attraverso un filo teso dai tempi antichi per arrivare ai giorni nostri. Tre racconti sul filo della memoria : Hannah l’imprenditrice, Iskuhi e Kayel, Storia e tragica fine della bella Noemi. Scritto magistralmente, come solo i grandi scrittori sanno fare, si coglie la sensibilità dell’autrice nei confronti della lingua e della cultura armena.
Nella storia dedicata a Iskuhi e Kayel c’è una frase molto bella che più di tanti discorsi fa capire la sensibilità di questa scrittirice sul tema delle lingue e che più di mille discorsi fa capire perchè siamo orgogliosi di averla premiata ad Ostana: “Raccogliere, conservare e diffondere i semi dell’antica cultura armena, rinnovare la lingua dei padri, darle nuova flessibilità e aprirla ai linguaggi del popolo e alle mille novità europee, fondare giornali, pubblicare libri, manuali, dizionari, in una parola: la scrittura che è la fonte e la base di ogni progresso”.
Grazie Antonia per questo dono che ci hai fatto con la pubblicazione di questo nuovo libro, ci hai ancora una volta arricchiti nell’animo, facendo diga contro la superficialità che troppo spesso attraversa la nostra società.
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