Non è importante ciò che vede l’occhio, ma ciò che vede il cuore. Per il padre in prigione, in una situazione senza uscita, la «potente illusione» dell’hashish darà sbocco alla speranza, forza al ricordo, e che importa se è un’illusione, quando il presente è solo disperazione?
Il padre – e il figlio, che soffre con lui – qui si immergono in un gioco di specchi. Attraverso quel sonno artificiale entrambi entrano in se stessi, e si ritrovan come nel giardino dell’Eden, sprofondando in una mutua empatia. Ma il tempo non torna indietro, e il tentativo è solo fonte di maggior dolore. Presto Varujan scoprirà che il gioco tra occhio e cuore spinge invece in avanti, non per rivivere ciò che è stato, ma per giungere a ciò che non è ancora.
Siobhan Nash-Marshall
Il suo cuore è pieno della tenebra della prigione:
non ci sono più per lui né campi né cieli.
Comprerebbe con mille gioielli
una stella, e forse pure una stella cadente.
«Oh, portate hashish», mormora:
«quando così mi strappano il mio mondo,
io voglio ricrearlo nella mia anima:
cullarmi, guarire per la potente illusione.
Oh, portate hashish». E fuma,
come se succhiasse il seno della gioia:
scorre sogno nei suoi nervi:
il mondo sale dissolto verso il cuore.
I suoi occhi si chiudono alla prigione
E trovano dimora in se stessi:
Le sue pupille salutano la tenebra
Con l’ingannevole promessa di portare stelle.
E dorme di un sonno artificiale,
come il rimorso dopo una falsa preghiera:
oh povera anima, adesso è al sicuro,
libera e padrona delle illusioni:
e sogna tanto, tante cose buone
e anche i cattivi li sogna buoni:
tocca l’anello di una grossa catena
e lo crede la collana di una donna.
Sull’argine di un fiume d’oro, di rose
ora sorride al gioco del suo bambino:
o è lui il bambino che vede, continuamente,
nel laghetto il cielo e nel cielo se stesso.
Le sue labbra silenziose tremano piano,
certo per trovare altre labbra:
egli completa, chissà,
un bacio un tempo lasciato a metà.
Oppure vaga nei campi con liberi passi,
si gode il cielo, utero delle stelle.
non lo svegliate, perché di certo
lo riportate dal mondo in prigione.
Lasciate che dorma... che nell’hashish
la nera catena si spezzi dissolvendo il dolore.
... Oh immortale papavero, ordito del sogno,
tessi la tua illusione col tuo filo d’oro.
Tessi un’allegria fantasma
sulla sua anima, sul suo cervello ferito,
e il suo sorriso sarà più dolce, perfino
se fosse l’aborto dei nervi ingannati.
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