Alla statua della bellezza
È affascinante questa rilettura del mondo classico. Da vero maestro, Varujan fa emergere quello che è il vero problema delle religioni pagane, e cioè spiegare come l’uomo si può rapportare con l’immutabile e l’eterno. Egli richiede, infatti, alla statua della bellezza di avere “lineamenti inalterabili”, di essere una vera immagine dell’eternità in cui l’uomo si può sentire “immortale”, un’eternità che è però raggiungibile (“si tormenti l’omo, e non possa toccarti”) solo attraverso il sacrificio di sé: “io mi sacrificherò sul tuo altare”.
Siobhan Nash-Marshall
Vorrei che il tuo marmo fosse scavato
dal fondo delle viscere dell’Olimpo,
e sotto il mio cesello divenisse la carne
ardente di una donna, ebbra di luce e di fuoco.
Siano i tuoi occhi abissi, in cui si senta immortale
in eterno l’uomo che vi si tuffa,
siano i tuoi lineamenti inalterabili, e i tuoi seni
un’armonia in cui ribolla la linfa della vita.
Che tu sia nuda come l’anima di un poeta,
e sotto la tua nudità pagana
si tormenti l’uomo, e non possa toccarti.
E se una vittima occorre offrirti,
io mi sacrificherò sul tuo altare,
perché il tuo marmo beva l’ultima goccia del mio sangue
Langue la lampada
È la speranza forse ciò che simboleggia la lampada, la luce che brilla nella notte armena? La speranza che l’Armenia si riscatti «esultante di vittoria», esca «dalla Guerra» con i suoi guerrieri «in trionfo»? Se così è, è una speranza che si spegne, lasciando solo il buio e il lutto della notte armena, quando «il prode figlio» viene «colpito al cuore», è cioè battuto in una battaglia leale
Siobhan Nash-Marshall
È la notte esultante di vittoria,
- Nuora, riempi d’olio la lampada,
tornerà mio figlio in trionfo dalla Guerra,
- Nuora, affila lo stoppino.
Un carro si è fermato presso il pozzo,
- Nuora, accendi la lampada,
viene mio figlio, fiero con l’alloro,
- Nuora, porta giù la lampada.
Ma… di sangue e lutto è carico il carro.
- Nuora, porgimi la lampada,
là fu colpito al cuore il prode mio figliolo,
- Nuora, ahimè, spegni la tua lampada.
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