I territori delle valli occitane e anche quelli della pianura attigua:Saluzzo, Cuneo, ma anche la stessa Torino, sembrerebbe che siano a caccia di nuove idee che possono essere collocate sotto la dizione “Patrimonio Immateriale” tese a cercare elementi forti di identità territoriale e di dialogo tra città e montagna.. La Compagnia di San Paolo ha così finanziato un Bando che all’apparenza aveva lo scopo di dare opportunità di ideare nuove proposte culturali dedicate al tema della montagna e dei ritorni; il Comune di Saluzzo è a capo di una rete di enti che intende realizzare un Festival che ha come seme la musica occitana teso a promuovere il turismo; la valle Maira sta dibattendo un piano strategico sul suo futuro e penso che non sia indifferente il ruolo che può dare in questo ambito l’Espaci Occitan; il Comune di Cuneo ha ripreso il Festival della Montagna e ci auguriamo che il prossimo anno ci sia un’attenzione in salita volta alla produzione culturale delle valli.
In apparenza tutte queste novità potrebbero far pensare che ci sia un ripensamento generale sull’importanza attuale di rimettere la montagna al centro di un ragionamento culturale generale teso a farla diventare protagonista di un futuro. Ma a me pare che non sia così, che più che altro si intenda ancora una volta sfruttare un’immagine, coniare qualche slogan, restare in superficie in luogo di ragionare per far crescere una classe dirigente che sappia costruire con pazienza e con cuore un futuro solido e condiviso.
Lo dico da persona che ha fatto diventare la sua passione per la lingua e la cultura occitana una professione (totalmente volontaristica, ma non per questo meno professionale) tesa a un solo principale compito: far crescere nelle valli occitane e anche nelle valli francoprovenzali (per chi non le collocasse, queste ultime si dispongono a raggio tra la Bassa val Susa,le valli di Lanzo, le valli Orco e Soana per raggiungere Carema e per proseguire poi in valle d’Aosta) un gruppo di lavoro trasversale e pluridisciplinare che continui a ragionare, a ricercare, ad approfondire il tema delle scienze umane e sociali, a porre le grandi questioni della società contemporanea, le problematiche riguardanti le emigrazioni e i ritorni, a esplorare il dialogo tra le frontiere. Altri soggetti, ma che hanno la caratteristica di essere pensati innanzitutto per i territori di appartenenza.
Mi auguro che Regione Piemonte, Fondazioni, Unione dei Comuni, Città Metropolitana, Comune di Cuneo, Comune di Saluzzo etc... approfondiscano sempre di più il tema della montagna e della sue lingue con l’obiettivo di valorizzare le risorse umane culturali e artistiche presenti nei territori, che si perda sempre più la cattiva abitudine di usarli come il prezzemolo o il basilico - che notoriamente danno gusto se lo si mette, ma anche se manca non importa poi così tanto- in modo che diventino elemento fondante di un discorso di qualità di valorizzazione dei territori, imprenscindibile dal loro sviluppo.
La Chambra d’oc sta dedicando tutte le sue energie a far si che dal gruppo iniziale fondativo dell’idea occitana nelle valli risalente al 1970, si verifichi un passaggio di memoria che porti alla nascita, ormai per la verità più che evidente, di una nuova generazione che raccolga l’eredità occitana e francoprovenzale linguistica, storica, artistica, territoriale e la attualizzi con propri ragionamenti e con proprie azioni.
Mi auguro che gli enti territoriali sappiano cogliere l’ opportunità di poter fruire di risorse umane che territorialmente fanno ogni giorno un lavoro utile rivolto alla coesione, alla crescita umana e sociale dei territori, alla convivéncia.
I territori hanno bisogno sì di turisti, di infrastrutture, ma hanno anche bisogno di gente che creda in un loro sviluppo futuro .
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