Nauseato dal proliferare quasi sempre inutile e sciocco, e provinciale, di inglesismi come ok, happy hours, question time, step, mission, jobs act, spending review ecc. non soltanto nella tecnologia – dove pare sia necessario - ma nell’italiano corrente, nella radio e in tv, sui giornali, nella politica, nell’economia, nello sport, nella scuola, avevo maturato nei confronti della lingua inglese (che non ne ha colpa) una sorta di fastidio, se non addirittura un sentimento di ripulsa per sua dimensione colonizzatrice.
A riconciliarmi viene ora “Grains of gold” di James Thomas, pubblicato dalla casa editrice di Clive Boutle Publishers di Londra, che ha in catalogo opere di storia dell’arte, delle donne, con una specializzazione in opere dedicate alle letteratura nelle lingue cosiddette minoritarie come il bretone, il galiziano, il maltese (e prossimamente l’armeno).
Il volume, presentato dall’autore e dall’editore al Premio Ostana – Scritture in lingua madre, maggio-giugno 2015, è una poderosa antologia in 755 pagine della letteratura in lingua d’oc, dall’anno mille ai giorni nostri, con circa 200 autori (alcuni dei primi secoli necessariamente “anonimi”) e vari brani tratti dalle loro opere.
Ogni autore è introdotto da una scheda biografica e le diverse epoche della letteratura occitana sono raccontate in ampi testi di presentazione che ne illustrano ispirazione, stili, influenze, protagonisti ed epigoni, il tutto nella cornice dello status politico-culturale dell’ambiente occitano del tempo.
Al lettore per diletto, e allo studioso, scorrono così, pagina dopo pagina, le glorie del movimento letterario trobadorico (trobadors e trobairitz), i testi medievali in prosa (che esistono), il periodo barocco con il rinascimento letterario in Guascogna, Linguadoca e Provenza, fino al Settecento, ai grandi del Novecento (Max Roqueta, Marcela Delpastre, Joan Bodon, Ives Roqueta, Robert Lafont, per citarne alcuni) e alla letteratura contemporanea, passando ovviamente per gli anni della Rivoluzione francese e per l’Ottocento del Premio Nobel Frederic Mistral e del Felibrige (bianco e rosso). A sfrondare il pregiudizio di una letteratura occitana grande e ispirata limitatamente agli anni trobadorici e all’opera di Mistral, giungono i commenti dell’autore, che per esempio mettono in evidenza la grandezza del periodo barocco, legato al mito del “nòste Enric”, il re guascone Enrico di Navarra, assurto alla corona di Francia, e il verismo ottocentesco spesso brutale del marsigliese di Victor Gelu.
Tra i contemporanei, un autore della Valadas occitanas antologizzato in ”Grains of gold” è Guiaude Salvagno di Bernés (Bernezzo) con “Telefonadas da Tripòli”, e qui, come gente de “las Valadas” non possiamo non notare con un affettuoso rimprovero, l’assenza di due fra i nostri più grandi, Barbo Tòni Baudrier di Fraisse e di Sergi Arneodo di Comboscuro. Piccole manchevolezze, rimediabili in una prossima edizione, che tuttavia non intaccano l’immensità del lavoro svolto da James Thomas, che è anche autore di moltissime traduzioni dei testi occitani per la prima volta in lingua inglese, e nulla tolgono al senso complessivo dell’antologia che, proprio per essere in una delle lingue più diffuse, contribuirà alla conoscenza della nostra letteratura nel mondo.
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