Alla scoperta di Ghesc, esempio di valorizzazione dell'architettura locale in pietra.
Il villaggio di Gesch, sito nelle Valli dell’Ossola, è una frazione medievale del paese di Montecrestese (VB) posto a 500 m circa s.l.m. Esso è ancora, per la maggior parte dell’insediamento, una rovina, poiché abbandonato da più di 100 anni. Oggi, tuttavia, è stato trasformato in una risorsa culturale, artistica e turistica. Tale è infatti lo scopo che si è prefissa l’associazione “Canova”, nata nel 2001 con l’intento di ripristinare l’ampio patrimonio edilizio tradizionale dei territori nei dintorni di Crevoladossola (VB), dove essa ha sede nella borgata che ha ispirato il suo nome.
La stessa borgata Canova era in rovina ma è stata riscoperta da una coppia di americani che si sono innamorati di questi territori e hanno deciso di iniziare un recupero e un restauro rigoroso che hanno portato alla rinascita del borgo.
Abbiamo a tal proposito intervistato Maurizio Cesprini, intervenuto ad Ostana durante il convegno "ll ritorno alle Alpi: dal recupero architettonico alla rivitalizzazione sociale e culturale dei Borghi di montagna" nell'ambito del Festival invernale dei Borghi più belli d'Italia, che ci ha parlato degli sviluppi attuali del lavoro dell'associazione sopracitata di cui è membro, e soprattutto del lavoro svolto in Ghesc, poiché egli è anche l'unico neo-abitante del villaggio assieme alla sua compagna Paola Gardin.
Il villaggio laboratorio di Ghesc nasce dalle necessità e volontà di dotarsi di un luogo dove poter operare e lavorare "sporcandosi le mani" mediante campi scuola, dando così praticità ai convegni internazioni annuali di architetti che sono organizzati dal 2002. Esso prende avvio nel 2007, quando Maurizio acquista il primo edificio del borgo, che ben presto diventerà la base operativa dei lavori che vengono svolti nel periodo estivo, in cui la bella stagione permette di intervenire, accompagnati da alcuni artigiani locali della pietra, su piccole porzioni di edificio offrendo una esperienza formativa sempre più richiesta dalle università italiane e straniere.
Proprio la considerazione del sito quale patrimonio dinamico, in fieri in quanto laboratorio, permette che le operazioni di conservazione siano investite di nuovi significati, in primis di un valore documentale che si fa condiviso e riconosciuto anche in vista di nuove funzionalità degli edifici stessi. L’attenzione data ad un recupero edilizio consono è segno di un diverso atteggiamento culturale che va dal privato all’amministrazione pubblica e al contempo informa di un nuovo procedere non più in senso esclusivo ma aperto all’innovazione e agli apporti esterni in uno scambio di conoscenze, tecniche e modalità costruttive che travalicano le Alpi, l’Europa e si estendono oltreoceano, come dimostrano i numerosi workshop che vengono condotti insieme al Politecnico di Torino e con quello di Milano, il quale ha già prodotto un book di progetti di restauro con l’utilizzo di materiali locali e avviato l’analisi 3D al laser scanner. Ma soprattutto coinvolgono molti studenti stranieri provenienti da università americane e canadesi, che si dimostrano particolarmente sensibili alle tipologie costruttive alpine. Gli ultimi interventi hanno riguardato la progettazione di uno spazio a gradinate da adibire a teatro e lo studio degli antichi terrazzamenti per riportare il paesaggio terrazzato di un tempo in modo che possa servire nuovamente.
Ultimamente infatti stanno nascendo sul territorio ossolano delle esperienze positive, promosse da giovani di gruppi locali e non solo, che partono dalla valorizzazione dell'architettura per poi ampliare il discorso al recupero di tecniche agricole ed artigianali. Questo è un esempio di come il patrimonio locale sia spesso proiettato in una dimensione globale, dove il localismo lascia spazio al riconoscimento delle potenzialità di un territorio.
Sicuramente non mancano problemi, uno dei quali rappresentato dalla ancora scarsa sensibilità per tali tematiche, soprattutto a livello amministrativo, ma l'Ossola dimostra una vitalità interessante e la vicinanza di molte borgate al bacino lavorativo della città di Domodossola fa ben sperare per il futuro di questi abitati.
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