Proseguendo assolutamente in linea con il progetto presentato dalla carovana Balacaval, Chambradoc ha proposto per l’inverno 2013/14 uno Sportello linguistico itinerante con animazioni territoriali e formazione linguistica, che porta nei vari comuni in rete usando come mezzo di comunicazione e di visibilità territoriale la manifestazione Chantar l’Uvern. Promosso dalla Provincia di Torino, sono partner del progetto l’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, Ce.S.Do.Me.O, Espaci Occitan, A Vastera, Museo Civico di Usseglio, Consorzio Forestale Alta Valle Susa.
Chantar l’Uvern, proseguendo in percorsi già sperimentati in precedenti progetti, ripercorre tutti i paesi attraversati dalla carovana in estate e presenta un lavoro studiato dagli artisti per celebrare l’inverno ed il Natale. Tale percorso, in parte, affianca il ricco patrimonio culturale di tradizione delle feste patronali dei nostri comuni sino ai carnevali storici della valle.
I comuni in rete hanno potuto scegliere uno degli spettacoli proposti. lo spettacolo Chantar l’uvern, teatro e musica. Scritto da Dario Anghilante è il sogno del suonatore ambulante Briga lou vioulaire che incontra nella visione onirica tre giovani musicisti Peyre, Flavio e Gigi erranti in Francia. Briga lou vioulaire è un suonatore ambulante realmente esistito ed oggetto di una rappresentazione teatrale già presentata negli anni scorsi.
Briga lou vioulaire, suonatore ambulante di ghironda è vissuto tra 800 e 900 e lasciò un diario con le date di tutte le sue “tournée” in francia. In questo spettacolo Briga sogna un incontro improbabile con tre musicisti odierni ed insieme ci presentano canzoni, aneddoti e musiche francoprovenzali e occitane. Invece come didattica interattiva Dançar la chantarella esibisce nei comuni un inedito ballo cantato nelle lingue francoprovenzale, occitano e francese. Viene presentato anche il film documentario di Alberto Milesi La carovana vèit amoun realizzato sui lavori e spettacoli nel transito estivo della carovana Balacaval in valle.
Canzoni, balli cantati, racconti e teatro riempiono le serate in valle a compendio delle ricche feste patronali di Chiomonte, Giaglione, Venaus, Novalesa con i carnevali di Laietto-Condove, Salbertrand e Mompantero.
A Chiomonte il 20 gennaio di ogni anno ha luogo la festa patronale di San Sebastiano con il tradizionale ballo della “Puento” dove nelle soste a casa dei priori i portatori con movimenti ritmici fanno danzare una punta a forma di fuso alta tre metri ricoperta di nastri, fiori e ghirlande.
I priori e le priore vestono l’abito tradizionale e sono seguiti dagli angioletti che nella tradizione portarono sul capo di San Sebastiano la corona del martirio.
Il 22 gennaio a Giaglione si festeggia San Vincenzo, festeggiamenti per tutta la settimana con la banda musicale, le priore, il bran e gli spadonari. Le priore sono sei donne che vestono l’abito tradizionale, organizzate per coppie di età ognuna di loro si fa carico della festa che la tradizione gli assegna, l’onere della messa, l’addobbo della chiesa, ed il rinfresco alle autorità, spadonari e banda musicale. Gli spadonari sono quattro uomini che accompagnati dalla banda musicale eseguono un prestabilito numero di figure e movimenti coreografici, vestono un costume composto di un corpetto ed un corto grembiule di foggia massonica, interamente ricamati e da un copricapo fiorito e guarnito con nastri multicolori che ricadono sulla schiena.
Eseguono le figure di una danza antichissima brandendo uno spadone da torneo, con lama a doppio taglio ed impugnatura a due mani. Gesti ed abbigliamento sono del tutto avulsi dall’ambiente e dal tempo e la lentezza e la teatralità dei gesti ci dimostrano chiaramente la sua origine arcaica. Gli spadonari eseguono le danze sul sagrato della chiesa e nel corteo che accompagna le priore, davanti alla chiesa questi s’incontrano, formano gruppi che si sciolgono si intrecciano e urtano violentemente le spade, le lanciano nell’aria e le riprendono al volo e poi in fila indiana aprono il corteo con passi di danza fendendo l’aria con i loro pesanti spadoni.
Una grande composizione alta due metri, fatta di fiori, spighe di grano, grappoli d’uva viene portata con maestria in bilico sulla testa durante il corteo. Il bran; albero fiorito, un’intelaiatura di legno alta due metri con base lignea piatta e rotonda, totalmente coperta di fiori, frutti, nastri colorati. A Venaus il 3 e 5 febbraio si festeggiano i patroni S.Biagio e Sant’Agata. Quattro ragazze della confraternita del SS. Rosario portano la statua di S. Agata precedute e seguite dalla Priore con lungo velo bianco che scende dal capo e reggono in mano dei grossi ceri accesi.
Seguono la società Filarmonica e la Compagnia del SS. Sacramento aperta dalla crocifera affiancata da due lanterniere, quattro ragazzi portano la statua di S.Biagio affiancate da quattro priore della compagnia del SS. Sacramento con a seguito gli altri due Spadonari. sul sagrato della Chiesa ed accompagnati dalla Banda musicale danno spettacolo con le loro danze Gli Spadonari, con leggere differenze da quelli di Giaglione, vestono corpetti di velluto chiusi sul davanti da nastri colorati e sono ornati con frange che fungono anche da spalline e da ricami e decorazioni varie sia sul davanti che sul retro del corpetto. I vistosi copricapi fioriti da cui partono lunghi nastri colorati che scendono lungo la schiena, sono fermati in testa da un altro nastro cucito ai lati e annodato sotto il mento. La spada invece è ricurva, lunga circa un metro e mezzo, con impugnatura lavorata ed elsa mobile.
Esiste poi una categoria speciale di carnevali, denominati Carnevali Alpini, che si distinguono per i profondi valori etnografici ed antropologici che li caratterizzano e che si trovano sparsi, non solo lungo l’arco alpino, ma anche nelle zone Pirenaiche e in altre località di pianura o collina. Sono delle feste tradizionali che traggono origine da riti primitivi che si sono via via evoluti, trasformati, cristianizzati in parte, arricchiti di riferimenti ad avvenimenti storici. Nel comune di Mompantero in occasione della festa di Santa Brigida, patrona della frazione di Urbiano troviamo una festa ricca di significati allegorici. Unica nel suo genere in tutto il panorama alpino, il ballo dell’orso. I festeggiamenti iniziano il sabato sera con la “caccia all’orso” da parte dei cacciatori. La Pro Loco ed il Comune di Mompantero organizzano per il sabato sera un percorso eno-gastronomico per le vie di Urbiano chiamato “Mingia e Beiva”. In questa serata i cacciatori si rifocillano per poi partire nella notte alla ricerca dell’orso. Nel pomeriggio la festa entra nel vivo con il ballo dell’orso. L’orso, ormai catturato e reso mansueto con grosse dosi di vino rosso, viene condotto nella piazza principale di Urbiano dai cacciatori. Giunto in piazza l’orso viene fatto ballare con la più bella ragazza del paese. Reso del tutto inerme, l’orso non incute più timore nella popolazione, fino a poco tempo prima terrorizzata.
Quest’anno eccezionale gemellaggio tra l’orso ed il “ Pajasso” di Laietto, entrambi provenienti dall’antico retaggio di credenze pagane, sfilata in paese delle Barburie di Laietto seguite dai cacciatori e dall’Orso.
'L carnavà du guéini- Il carnevale trazionale di Salbertrand. un corteo porta a spasso con salti e danze un pupazzo di paglia, due mucche trainano l'aratro e, mentre i vecchi seminano la cenere nel campo di neve, ripetendo un antico rito di fertilità, i bambini richiudono il solco nella speranza di un'estate propizia. Tra vin brulé, bugie e cioccolata calda, offerte dagli abitanti del paese, le maschere si dirigono fino alla piazza della stazione con i ragazzi del paese che fanno danzare i pupazzi di paglia del grande e del piccolo carnevale.
Dopo il processo al carnevale e la lettura del testamento, il grande carnevale di paglia é bruciato in un falò mentre giunge la quaresima a ricordare che l'inverno non è ancora finito e che ci regalerà ancora neve fino ai giorni di Pasqua. Condove propone invece lou carleve du Liet: Il carnevale ha luogo normalmente alla domenica grassa, ossia quella precedente le Ceneri, con l’apparizione quasi subitanea delle «Barbuire».
ambigui personaggi mascherati che si dividono nel gruppo dei belli – il Monsù e la Tòta (il Signore e la Signora), i due Arlecchini con le maschere bianche e il cappello delle fate, il Dottore e il Soldato – e dei brutti – il Pajasso, che indossa corna di mucca e porta appeso ad una gamba un campanaccio che risuona ad ogni passo, e le coppie di Vecchi e Vecchie. La rievocazione si chiude con il Pajasso che taglia la testa del gallo – che nel frattempo è stato appeso ad un pero in mezzo al prato – decretando la morte del Carnevale, la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, in un rituale di fecondità e prosperità per l’anno nuovo.
A Novalesa, ultima come calendario, la prima domenica successiva al 13 marzo si festeggia il compatrono S. Eldrado (Abate dell'Abbazia della Novalesa anno 900' circa), le cui reliquie vengono portate in processione per circa 2 km da portatori robusti nella preziosa urna di San Eldrado dall’Abbazia fino in paese.
Nel periodo invernale e nello spazio di tre mesi la media Valle Susa dispone di una ricchezza culturale incredibile. Tradizione, cultura, memorie tramandate che potete conoscere ed apprezzare nei vari filmati sui siti di chambradoc e cesdomeo.
Le serate del progetto hanno trattenuto ed integreranno ancora le restanti feste locali con la lingua madre indissolubilmente legata nelle radicate tradizioni locali.
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