Al prestigioso traguardo della decima edizione, il Premio Ostana ha deciso di dimostrare la sua gratitudine all’artista che ne ha sposato la causa, realizzando l’opera che in questi anni è stata offerta ai vincitori del Premio.
La nostra statuetta, a imitazione di quella degli Oscar.
È lui il protagonista della mostra che le sale de “Lou Pourtun” ospiteranno in occasione della decima edizione del Premio.
Arriva da territori che hanno consuetudine con le lingue minorizzate che lì si declinano nelle arcaiche espressioni del griko e dell’arbëreshë.
Per questo è stato immediatamente sensibile alla nostra mozione degli affetti.
Perché Silvio ha, dentro di sé, la generosità di chi ha la consapevolezza di una vita costruita, passo dopo passo, mattone dopo mattone, dalle umili origini alla soddisfazione di aver saputo dare risposte ai desideri e alle pulsioni originarie che gli hanno indicato, da sempre, la strada da seguire.
Non è facile accompagnare, inseguire e perseguire, sino a conseguire, le indicazioni e i segnali che il nostro percorso terreno, quasi sempre ci indica.
Risulta spesso più facile piegarsi alle convenienze, sfruttare le opportunità e per questo allontanarci inconsapevolmente o consciamente, da una linea che è la nostra, ma che spesso ci appare troppo difficile, irta di difficoltà, necessaria di pazienze che pensiamo non avere il tempo di sopportare.
Ha sopportato un percorso lungo e difficile Silvio, con il conforto di una mamma severa e tenace, quanto disposta ad ogni accondiscendenza, pur di vedere il figlio proiettato verso la dimensione della sua umana realizzazione.
Intuendone il futuro da artista.
Con fermezza e con determinazione, Silvio colse la sua opportunità.
E non ha scordato l’inizio della sua strada.
Un tracciato di perseverante convinzione: che le cause giuste vanno sostenute.
Come quelle del Premio Ostana, da dieci anni in prima linea nel dare parola a tutte le lingue minoritarie e minorizzate del mondo. Silvio, non appena glielo abbiamo chiesto, è stato con noi.
L’ho incontrato, per la prima volta, lui frequentatore attento, stupito e interessato delle botteghe di Murano, in una galleria del centro di Venezia.
Non lui, le sue opere in vetrofusione esposte in uno dei riferimenti artistici più prestigiosi della città lagunare, la Galleria Berengo.
«Artista internazionale, vive e lavora in Chieri (To)» era scritto in catalogo.
La curiosità giornalistica, poi l’incontro.
Empatia immediata che si è presto trasformata in un’amichevole complicità.
Questo mi consentì di proporgli di essere parte del nostro progetto del “Premio Ostana”.
In questi anni ho cercato, ogni volta di raccontarlo.
Dalla Sila, nel 1992, a bottega da un vetraio di Chieri; l’incontro con Luigi Bertagna professore dell’Accademia Albertina; la realizzazione delle vetrate del Duomo della sua nuova città; lo sguardo rivolto a Venezia, terra dei grandi maestri vetrai in cui Silvio trova la sua meritata consacrazione.
Nel decimo anno del Premio Ostana abbiamo finalmente l’occasione di presentare l’Artista, al di là della sua interpretazione dell’opera consegnata ai premiati.
Sono sicuro che, per chi sino a oggi non lo conosceva, sarà una rivelazione.
Vigliaturo sa coniugare con maestria la tecnica di bottega, che gli ha messo a disposizione la manualità operativa, con una sapienza espressiva che mette le ali alla sua creatività.
Egli plasma e governa lo svolgersi del processo di creazione artistica indirizzando, nel probabile caos, le dimensioni, le forme, i colori.
Studio cromatico e plastico, ma anche e soprattutto ricerca della bellezza e dell’armonia a determinare un’estetica che diventa il timbro, la firma d’artista.
Nelle sue opere la scultura perde il monocromatismo del marmo, del bronzo, dei nuovi materiali, per farsi pittura tridimensionale determinata dalla preparazione e dall’utilizzo sapiente dei pigmenti.
A ciò si aggiungerà, nel momento dell’esposizione, il ruolo fondamentale della luce.
Che è già in loro, ma che esploderà, ogni volta diversa a seconda degli ambienti, del loro essere deserti o frequentati da tante o poche persone, dallo scorrere del tempo nelle ore del giorno e nel ritmo delle stagioni.
Mai uguali a se stesse, miracolosamente capaci di muoversi pur nella loro apparente fissità, sia che lo scultore lo abbia previsto sia che le abbia volutamente create in un blocco unico.
Le opere di Vigliaturo si fanno installazione, che anima gli spazi di Lou Pourtoun con cui condividono la presenza forte della tradizione, della memoria del saper fare tramandato da generazioni, dei materiali che provengono dalla Terra, dalla Natura: con la capacità di impiegare questi ingredienti fondanti per farne innovazione interpretativa, espressioni di contemporaneità.
Riflessi dell’irrefrenabile desiderio dell’Uomo di esplorare, cercare, scoprire, non prendere in considerazione alcun limite per la curiosità, molla indispensabile verso un sempre rinnovato bisogno di conoscenza.
Le opere di Silvio Vigliaturo e le architetture del Lou Pourtoun dialogano tra loro e con il pubblico offrendo la loro bellezza, fatta di forme e di luci seduttive, per concorrere - nella lettura non di competizione ma di unione di intenti- a dare una nuova anima al luogo.
Un’anima che nasce riconoscendo l’ancestrale codice genetico storico che impregna la materia di cui le pietre, i legni e i muri dell’edificio, così come i vetri e i colori delle sculture, è fatta.
Un’anima impastata, come quella di ognuno di noi, di passato e di futuro.
Soprattutto di quello che sapremo immaginare.
Valter Giuliano
Silvio Vigliaturo (Acri, 1949, vive e lavora a Chieri, Torino) è artista e maestro del vetro. Dalle prime esposizioni, nel 1977, sino alla partecipazione alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, il percorso artistico di Vigliaturo si presenta in costante evoluzione. Il disegno, il dipinto, il vetro, l’acciaio, la terra cotta sono tutti trattati allo stesso tempo come materia e come scelta ideologica. Grazie alla mescolanza delle tecniche, l’orizzonte delle esperienze di Vigliaturo si dilata e apre la strada a una visione originale e inedita. L’approccio che l’artista adotta nel lavorare il vetro è derivato dalla sua instancabile attività pittorica. Il forte impatto visivo delle sue opere nasce dalla trasparenza dei colori, capace di generare un’affascinante sembianza di fluidità, e dall’antinomia tra il peso della materia utilizzata e la leggerezza delle forme che l’artista riesce a foggiare attraverso di essa.
Nel 2006, è testimonial artistico dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino. Nello stesso anno, la Calabria gli dedica un museo – il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) – che ospita una collezione permanente delle sue opere intesa come una biografia che si snoda attraverso più di duecento esemplari, tra sculture e dipinti. È artista testimonial della Regione Calabria a Expo Shanghai 2010 e nuovamente ad Expo Milano 2015. Nel 2013, prende parte alla mostra Contemporary Glass Sculpture, all’Orlando Museum of Art (Florida), che raccoglie i più importanti artisti del vetro e celebra i 50 anni del movimento Studio Glass. Espone sue opere in Europa, America e Asia e nel 2016 rappresenta l’Italia all’European Glass Festival a Wroclaw (Polonia), Capitale Europea della Cultura 2016.
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