Un'intervista col traduttore, il poeta e esegeta Joan Larzac
Ines Cavalcanti: Joan Larzac, in questo capodanno non ci stai offrendo soltanto i tuoi auguri, ma un grande regalo, atteso in Occitania da secoli: l'edizione completa della Bibbia in lingua d'oc!
Joan Larzac: Certamente, vi auguro un buon anno, fortunato e accompagnato da letture di ben più che 365 giorni. 1200 pagine! Nella lingua del mezzogiorno di Francia e delle valli occitane dello stato italiano e spagnolo.
Ines Cavalcanti: Nella “lingua di Dio”?
Joan Larzac: Se vuoi dire così! A differenza del Corano, che Maometto presenta come dettato letteralmente da Dio, la Bibbia è una specie di dialogo fra Dio e gli uomini. Incominciata in ebreo, nel paese di Cana, l'opera fu terminata in lingua greca dagli ebrei d'Egitto e il cristianesimo l'ha fatta risonare in tutte le lingue del mondo. Ora da noi, i credenti possono udire ciò che ebrei e cristiani.
si sono detti con il loro Dio, e rispondere loro nella stessa lingua.
Ines Cavalcanti: Universalità e identità nazionale sono legate fra loro?
Joan Larzac: È così: una traduzione della Bibbia in lingua d'oc aiuta il lettore a entrare in comunione con la cultura universale, e così entrambe si trovano arricchite in un dialogo interculturale e interreligioso. Ogni popolo ha la sua relazione con la Natura, con la Storia, con l'Assoluto.
Ines Cavalcanti: È lo scrittore che parla? Ti conosciamo come il poeta della decolonizzazione, il fondatore di “4 vertats” (ndt. collana editoriale dell’IEO).
Joan Larzac: So che mi si vuol rammentare il mio libro “Estrangièr del Dedins” (1968), nel quale mi vestivo nei panni di un ebreo esiliato a Babilonia e che avrebbe per capitale Tolosa... ma la “teologia della Liberazione” mi ha liberato dalla tentazione di oppore la violenza alla violenza...
Ines Cavalcanti: Intendi dire che siamo passati dal Vecchio al Nuovo testamento?
Joan Larzac: Ti consiglio di leggere i sonetti da me pubblicati sotto l'enigmatico titolo “Ai tres òmes a taula a miegjor”. In essi parla Sara, la quale non crede a ciò che le sembra impossibile, ma che riconosce gli angeli quando se ne vanno, con le loro ali...
Ines Cavalcanti: Li ho letti, sono in qualche modo un'introduzione metodica, in poesia, alla lettura del Vecchio Testamento a partire dal Nuovo.
Joan Larzac: Sai che la mentalità moderna, specie in Occitania, ha tendenza (con la presenza dei catari dal XII al XIV secolo), a respingere l'Antico Testamento. Era ciò che faceva già un eretico di nome Marcion nel II secolo, opponendo al Dio vendicativo d'Israele il Dio buono di Gesù.
Ma ciò vuol dire dimenticare che l'antico Testamento è testimone di un'evoluzione continua. E nelle note che ho inserito a piè di pagina, ho segnato come un testo ne correga un altro, come il verbo di Dio muti nel tempo. L'evoluzione decisiva è nell'uso selettivo che fa Gesù della Legge, dei profeti e dei Salmi, criticando a volte Mosè e lasciando nell’ombra, senza attribuirgli dei passi in cui i suoi contemporanei continuavano ad alimentare la speranza di un messia vittorioso sulle nazioni nemiche.
Ines Cavalcanti: I catari, dunque, si rivolgevano unicamente al Nuovo Testamento...
Joan Larzac: Questo spiega perché abbiamo una versione integrale (in lingua d'oc) del Nuovo Testamento, da San Matteo all'Apocalisse. Gli inquisitori l'avevano confiscata agli eretici. Leon Cledat ne pubblicò un'edizione fotolitografica nel 1887. Il testo non è prettamente cataro, è ciò che i letterati occitani, chierici o laici, potevano leggere tradotti da una famiglia di manoscritti della Vulgata caratteristica d'occitania (quella del Manoscritto latino 342 della Biblioteca Nazionale). Ne abbiamo un'altra versione, utilizzata dai valdesi, i quali non rifiutavano l'Antico Testamento. Era un'opera molto vasta; ne sopravvivono sei manoscritti, alcuni dei quali contengono frammenti di traduzioni dall'Antico Testamento.
Ines Cavalcanti: Ma dopo la crociata, la Chiesa vietò la lettura della Bibbia ai laici, e per conseguenza qualunque traduzione delle sante Scritture in lingua occitana...
Joan Larzac: Ecco perché la mia edizione è la prima che contiene tutti i libri di quella “biblioteca” che è la Bibbia, tradotti questa volta non dal latino, ma dagli originali in greco e ebreo.
Ines Cavalcanti: C'era tuttavia l'edizione del Nuovo Testamento de canonico Cubanais, del 1956, stabilita a partire dal testo greco...
Joan Larzac: È questo il suo grande merito, rispetto a tutte le parafrasi e le versioni di soli brani della Bibbia – soprattutto dello Psaltèri – che dai secoli XVI-XVII la controriforma cattolica autorizzò e addirittura poco a poco incoraggiò. Esse trovano il loro capolavoro nella “Genèsi” di Frederic Mistral del 1910. Il Nuovo Testamento di Cubanais citava ancora soltanto in nota l'originale greco, ma voleva essere conforme alla traduzione ufficiale della Bibbia in latino. Rimaneva, seguendo l'impulso dato da Cubanais, da tradurre tutto l'Antico Testamento, direttamente dall'originale ebreo e greco.
Ines Cavalcanti: Hai fatto questo lavoro tutto da solo?
Joan Larzac: Certo. Cinque ore al giorno 365 giorni l'anno, per cinque anni. Non mi ci sarei mai messo se Joan Eygun un giorno, ad una manifestazione nazionale per la lingua d'oc a Bezièrs - accidenti - non mi avesse spinto a quel lavoro da benedettino, dicendomi che l'avrebbe pubblicato! Ma il gioco non valeva la candela. Generalmente, le traduzioni della Bibbia son opera di diversi traduttori, ciascuno con principi diversi, per cui da un libro all'altro un'espressione identica può essere tradotta con termini differenti. Il vantaggio di un solo traduttore è che il lettore può ritrovare nella lingua tutte le corrispondenze che uno stesso vocabolo stabilisce fra un passaggio e un altro della Bibbia. Individua meglio continuità e rotture, dalla genesei al profeta Daniele.
Ines Cavalcanti: Ma in quale occitano?
Joan Larzac: In quello della mia terra, il Roèrgue, nel dialetto di Pont de Camarès. È un occitano abbastanza centrale, comprensibile dalla Val d'Aran ala Valle Maira. Così chi vorrà adattare dei brani o anche la totalità del volume al provenzale, al limosino, al Guascone o all'occitano alpino lo potrà fare senza dover apprendere necessariamente le lingue antiche o affidarsi a interpretazioni di tale o tale edizione che si avvicina meno all'originale.
Ines Cavalcanti: M'immagino che la differenza di cultura fra il mondo biblico e il mondo occitano ti abbia portato a creare nuovi termini e ad arricchire il nostro vocabolario.
Joan Larzac: Non così tanto. Tuttavia è vero che in ebreo ci sono più vocaboli per dire cose che solitamente noi esprimiamo con un solo vocabolo. Questo vale per alcune varietà di animali sconosciuti (quattro tipi di leoni), ma anche nel lessico particolarmente traboccante in ebreo di sentimenti come la paura. Ciò mi ha portato a cercare nella varietà lessicale dei dialetti occitani, che hanno termini diversi rispetto a ciò che costituisce – ma non esattamente – la stessa cosa. (cf. in oc l’escoba, la balaja o l’engranièra!).
Ma non ho, come Cantalausa e altri che si sono prodigati a dimostrare la ricchezza dell'occitano, moltilicato dei sinonimi, allorché mi sono potuto attenere ad una sola radice occitana, ogni volta che ritorna lo stesso termine in ebreo.otrai avvertire tuoi lettori che forse resteranno delusi da questa traduzione letterale, quando farebbe loro così piacere ritrovare non l'universo della Bibbia, ma il mondo dei nostri villaggi. Io per primo mi sarei divertito, più che a tradurre, a trasporre quelle storie di altro tempo in un occitano popolare, o con tutta la mia creatività stilistica. Ma quando l'ebreo è povero, non vedo perché la traduzione dovrebbe essere più “letteraria” dell'originale. Non bisogna essere meno umili del Verbo di Dio.
Ines Cavalcanti: Ed il Greco?
Joan Larzac: Il greco biblico non è il parlare “romantico” dei pastori d'Arcadia, ma la lingua della grande metropoli alessandrina, e ti assicuro che la traduzione da esso è stata più difficile rispetto a quella dall'ebreo, in fin dei conti rimasto più rurale, sebbene quella non sia rimasta lingua popolare che l’autore di Mirelha (ndt. Frederic Mistral) credeva ci fosse in casa sua.
Al posto di frasi brevi (la parataxi) come la Bibbia ebraica e i nostri racconti folcloristici, il libro della Sapienza incatena ragionamenti con una sintassi che non sapevo se grovigliare o seguire in tutti i suoi contorni. E poi questa mania, come in tedesco o in latino, di mettere tutto nel prefisso! Per l'ebreo potevo permettermi di prendere un termine differente ogni volta che il contesto dava alla stessa radice un senso più preciso senza costringermi a modificarlo. Il lettore era libero di sostituire, fra sè, per esempio, “s'abocar” al posto di “s'adorar” quando non è davanti ad un re che un personaggio del racconto si prostra. Ma comme fai in occitano a conservare la stessa radice per «andare» e «uscire» come in greco eiserkhomai e exerkhomai!
Ma prova a conservare in occitano la stessa radice per “anar” e “sortir” coome il greco eiserkhomai e exerkhomai!
Ines Cavalcancanti: Questo vuol dire che l'occitano, a causa dell'ambiente in cui è presente, è rimasto allo stadio delle civilizzazioni rurali del mondo semitico antico?
Joan Larzac: Forse sarebbe così, se appunto per le sue origini latine, non avesse ereditato strutture dall'indoeuropeo. È la crux interpretum, che tormenta il mio animo di traduttore.
Ines Cavalcancanti: Non mi sembri così provato!
Joan Larzac: No, è stata un'esperienza bellissima. È vero, è un martirio, un lavoro ancora più rischioso, alzare il tuo paese alla dignità riconosciuta a tutti quelli che hanno la Bibbia nella propria biblioteca. Ma quale gioia! E la mia testimonianza non è né più né meno importante di quella di qualunque occitanista per l’opera della loro semina. La mia è di mettere il più lontano possibile il dialogo dove la Parola si fa carne e ci abita colletivamente.
Ines Cavalcancanti: A quando il Nuovo Testamento?
Joan Larzac: Ci sto lavorando. E mi hai capito: se comprerete in molti questo raro volume, questo librone, in sottoscrizione al prezzo di soli 35 euro, il mio editore non mi potrà rifiutare la pubblicazione di un'edizione del Nuovo Testamento. Più scientifica di quella dei miei grandi predecessori, e con la sctessa scelta di un occitano centrale. Il centro non è che il luogo d'incontro della diversità, così come vedo l'apertura universale della Rivelazione nella persona per me centrale di Gesù.
Conclusioni:Dunque, cari lettori di Nòvas d'Occitània, vi invito ad acquistare la Bibbia di Joan Larzac e vi annuncio che l'autore di questa grande opera riceverà il «Premio ostana scritture in lingua madre» nella categoria «Premio in lingua occitana». Lo accoglieremo con gioia e onoreremo il suo lavoro con un momento a lui dedicato.
Potete comandare il libro a Letras d’oc – 5 rue Pons Capdenier – 31500 Toulouse
www.letrasdoc.org letras.doc@wanadoo.org al prezzo di euro 35 per la Francia (spese di spedizione comprese) o euro 40 per l’Italia.
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