L’area francoprovenzale è situata in pieno territorio alpino. Lo abbiamo ribadito più volte con l’intento di aiutare i lettori a dare un volto a una regione che rischia di scomparire, schiacciata dalle forti identità nazionali e dalla potenza accentratrice dell’italiano e del francese.
Un’area che non ha alcuno sbocco sul mare ma che, di contro, gode di notevole riserve d’acqua dolce che ne garantiscono l’amenità e la vivibilità. Nonostante una stagione estiva siccitosa e povera di precipitazioni, i bacini idrografici delle nostre montagne hanno continuato a elargire ruscelli, torrenti e rigagnoli che consentono a mandrie, animali selvatici ed esseri umani di “abitare” anche i pascoli e gli alpeggi più alti e sperduti.
Continuando il loro cammino, questi corsi d’acqua convergono nei torrenti maggiori e nei fiumi, a volte, si raccolgono in grandi “contenitori” naturali o artificiali che chiamiamo laghi.
L’area francoprovenzale ne possiede un buon numero. Basti pensare agli importanti laghi alpini della regione savoiarda: dal lago Lemano, comunemente conosciuto come lago di Ginevra, al lago di Annecy, dal lago del Bourget al piccolo lago di Aiguebelette. Veri gioielli dell’arco alpino! Sulle loro sponde si sono sviluppati centri urbani di rilievo quali Ginevra, di cui avevamo parlato a proposito del primo inno nazionale europeo scritto per l’appunto in francoprovenzale, Annecy, città elegantissima che per la sua posizione è diventata una delle località più rinomate e visitate di Francia, Aix-les-Bains, sul lago del Bourget, nota per i suoi impianti termali e per la salubrità del suo clima, Chambéry, un po’ più lontana, ma pur sempre favorita dalla vicinanza di questi stupendi specchi d’acqua.
I laghi hanno da sempre attratto l’uomo e l’uomo ha da sempre cercato di renderli utili, di antropizzarli, di farne una risorsa per sé. Sono addirittura stati scelti dai sovrani per la loro residenza, qui vi hanno creato abbazie, castelli e borghi dalla bellezza unica.
Tuttavia nella nostra area non troviamo solo grandi bacini di acqua dolce, le Alpi sono ricche di laghi e laghetti che le puntinano di blu guardandole dallo spazio: quelli più evidenti sono il lago di Roselend vicino a Beaufort in Savoia, il noto lago di Tignes, conosciuto per la località sciistica dalla quale ha preso il nome, il lago del Moncenisio, a cavallo tra Italia e Francia, con una corona di montagne che lo fanno sembrare un piccolo “mare di montagna”, il lago di Ceresole Reale nell’alta valle Orco, i laghi di Mauvoisin e des Dix nel Vallese svizzero e il lago di Place Moulin nell’alta valle di Bionaz in Valle d’Aosta. Tutti sono caratterizzati dallo sfruttamento per la produzione di energia idroelettrica e garantiscono delle preziose fonti di acqua per la maggior parte degli abitanti delle pianure.
Accanto a questi laghi, ben visibili da un satellite, ci sono migliaia di laghetti invisibili, pozze d’acqua, acquitrini che costituiscono delle vere e proprie oasi nel bel mezzo della canicola estiva, quando anche i ghiacciai patiscono e quando l’unica speranza di trovare acqua è proprio qualche rara fonte o qualche conca che meno drena e meno si svuota.
Di questi ve ne sono ovunque, ognuno di noi può pensare a quelli che ha visitato o che ha il desiderio di raggiungere magari dopo qualche ora di cammino. Io ricordo quelli che trovo nella mia valle, penso ai laghi Piccolo e Grande di Avigliana, al suggestivo lago della Ferrera nel comune di Moncenisio, ai laghi dell’altopiano del Moncenisio, dal lago Bianco al lago Clair, da quelli del Roterel ai piccoli laghi Perrin, dal lago delle Savine, sentinella presso il colle Clapier, al lago dell’Arpone.
Ognuno racconta una storia, cela dei segreti, lascia spazio a sogni e fantasie, raccoglie il sorriso fiero del bambino che è riuscito a pescare la sua prima trota e la lacrima della mamma che tra le sue acque ha perso il figlio. Quanti ricordi legati a questi laghi e quanto invece in essi è sommerso per mai più riemergere.
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