Per noi che operiamo nel settore della tutela delle minoranze linguistiche storiche, il lavoro di raccolta del lessico delle differenti varietà locali è una delle nostre attività più importanti. Attraverso di esso non solo ci proponiamo di conservarlo e di trasmetterlo, bensì di renderlo fruibile e utile per lo studio e la ricerca, a tutti i livelli. Raccogliere materiale lessicale non è sempre agevole: occorre trovare informatori disponibili a sottoporsi a questionari, concordare gli incontri per la somministrazione degli stessi, registrare le parole o le frasi e avere molto tempo per trasferire l’audio su carta.
A volte, tuttavia, questo percorso viene abbreviato in quanto le singole comunità parlanti, a fronte di una spiccata sensibilità linguistica, decidono di creare gruppi di studio e di indagine. Questo è quanto avvenuto a Bessans, paese di matrice francoprovenzale situato nell’Alta Moriana (Savoia). Se molti sono coloro che conoscono questa località per le sue bellezze naturalistiche e per le piste di sci di fondo che la rendono una meta per migliaia di appassionati o per gli allenamenti della nazionale francese, non tutti sanno che Bessans oltre ad essere la patria dei “diavoli” scolpiti è anche custode di una lingua molto interessante e arcaica.
È grazie alla commissione patois di Bessans Jadis et Aujourd’hui, associazione che opera sul territorio comunale per la salvaguardia del patrimonio culturale, storico e linguistico del paese, che, dopo più di vent’anni di minuziosa ricerca, si è giunti da un lato alla creazione di un vocabolario sonoro sul sito dell’associazione stessa e dall’altro alla pubblicazione di questo dizionario Dictionnaire Patois bessanais Français, composto di circa tremila lemmi e infarcito di interessanti contributi fraseologici e idiomatici che rendono l’opera decisamente completa.
La grafia utilizzata è stata quella di Conflans, largamente impiegata per la scrittura dei dizionari francoprovenzali d’Oltralpe, riadattata alle esigenze fonetiche del bessanese. Il suo impiego coerente e chiaro, nonostante l’alto numero di diacritici, peraltro necessari per restituire senza tradimenti ogni sfumatura di suono, permette di potersi muovere abbastanza agevolmente nella lettura.
Ne emerge una lingua estremamente densa di specificità, la più evidente delle quali, a mio avviso, è la presenza della desinenza -s per i plurali maschili, completamente persa nelle varietà francoprovenzali cisalpine e presente in alcune parlate occitane della media Val Chisone. Questo tratto, assente nei vicini villaggi di Lanslevillard e Lanslebourg, testimonia di una comunità conservativa che ha saputo mantenere nel tempo, oltre i pesanti contraccolpi della lingua nazionale, tutta l’autenticità del suo bagaglio fonetico, morfologico, lessicale, grammaticale e semantico.
Tra gli altri macrofenomeni che è possibile segnalare troviamo la scomparsa di alcune approssimanti intervocaliche, già vibranti, presenti, per esempio, nelle varietà di Venaus e di Giaglione. In generale, volendo tratteggiare delle similitudini con le parlate francoprovenzali della nostra area cisalpina, possiamo assimilare il bessanese al novalicense e al venausino: basti pensare al trattamento dei nessi consonantici latini -st-, -sp- e -sc- che risolvono rispettivamente in -h-, -f- e -h-, come nelle due comunità della Val Cenischia succitate. Assai significativa, sul versante del vocalismo è la resa della -a- atona in sede finale di parola che, come a Novalesa e Venaus si velarizza tanto da assomigliare a una -o-. La scelta degli estensori del Dictionnaire è proprio quella, al pari dell’occitano, di far terminare in -o- i sostantivi femminili piani. Infine, per quanto concerne l’accentuazione, non si riscontra la progressione dell’accento come in molte varietà della Valle di Susa e delle Valli di Lanzo.
Come ho già avuto modo di dire, il pateûés di Bessans si contraddistingue per la sua arcaicità e per l’esteso ventaglio di tratti identitari. Non bisogna nascondere che tutte le varietà dell’Alta Moriana, in trenta chilometri di sviluppo geografico, possiedono peculiarità che le distinguono tra loro e dalle altre dell’area transalpina. In questo breve contributo non è possibile dilungarsi su questo aspetto, tuttavia è molto proficuo puntare i riflettori sulle parlate dei nostri fratelli d’Oltralpe.
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