Ci sono centinaia di gruppi di minoranze etniche uniche nel mondo. Queste persone sono semplicemente incredibili. Tuttavia, a causa della globalizzazione, delle difficoltà economiche, delle guerre, del razzismo e della discriminazione religiosa, molti di loro stanno vivendo ai margini, perdendo la propria identità, la lingua, le proprie tradizioni e in molti casi si trovano di fronte all’estinzione totale. Guardando ciò accadere davanti ai miei occhi, nel corso dei miei viaggi, mi è venuta in mente l’idea del progetto fotografico The World in Faces.
L’idea è semplice. Voglio mostrare la diversità del mondo ritraendo le sue incredibili persone. Se ci rendiamo conto di quanto siamo unici e straordinari noi, figuriamoci quanto lo possano essere gli altri: riflettendo su questo ci preoccuperemo di più l’uno dell’altro, saremo più tolleranti verso le persone di un’altra etnia, religione o cultura.
Ho raccolto in questo progetto i ritratti che ho realizzato nei miei 9 anni di viaggio. Negli ultimi due anni ho selezionato i ritratti più importanti, il mio sogno è quello di fare ritratti di persone di tutte le minoranze etniche del mondo e diffonderle, aumentando la consapevolezza dei problemi che stanno affrontando oggi.
L’idea alla base del progetto The World in Faces è il risultato della mia trasformazione interna, del passaggio da un turismo consumista, da una mercificazione dei territori e delle popolazioni, alla restituzione del patrimonio culturale alla comunità e alla valorizzazione dell’individuo, per rendere il mondo un posto migliore.
Promuovendo la diffusione e la conoscenza della diversità etnica del mondo spero di stimolare un maggiore rispetto e tolleranza verso le persone di diversa etnia, religione o cultura. Fotografando le persone di diverse nazionalità ed etnia con i loro abiti tradizionali spero di suscitare curiosità nella conservazione delle nostre identità etniche, in una contemporaneità in rapida evoluzione globalizzante.
Scattando e diffondendo i ritratti delle minoranze etniche in via di estinzione vorrei portare l’attenzione del mondo sulle difficoltà che incontrano: spesso mi è capitato di fare ritratti di persone anziane che sono gli ultimi madrelingua della loro lingua indigena o gli ultimi che fabbricano e indossano abiti tradizionali. Molte delle minoranze etniche presenti oggi al mondo potrebbero scomparire in un decennio o due.
Sono nato e cresciuto in Yakutia, il posto più freddo della Terra, una delle regioni più disabitate e inaccessibili del mondo. All’età di nove anni ho iniziato a scattare foto usando la vecchia macchina da presa di mio nonno. Da allora la mia vita, in un modo o nell’altro, è stata legata alla fotografia. Quindici anni fa mi sono trasferito dall’era glaciale della Siberia ai tropici umidi dell’Australia, dove ho conseguito un post-laurea in Business Administration. Tuttavia, il mio sogno di vedere il mondo e la passione per la fotografia si è dimostrato più forte, quindi ho lasciato la mia carriera aziendale per sempre. Nove anni fa ho preparato il mio zaino e da allora ho continuato a girare ininterrottamente, visitando 84 paesi. Di solito viaggio da solo e scelgo i luoghi più remoti e fuori dai sentieri battuti del pianeta, non coperti da guide: dalle regioni selvagge della Siberia agli Stati africani non riconosciuti.
A volte scatto tantissimo e alla fine ho 500 duplicati di una persona. Inizio una conversazione, la persona sta già aprendosi e quando sento di aver creato l’atmosfera e la cornice, questa mi apre il suo mondo interiore, si mostra nella sua verità, la persona intima viene rivelata.
Negli ultimi anni ho lavorato soprattutto in Siberia. Abbiamo 41 popoli indigeni che vivono lì, ciascuno con la sua lingua minoritaria e ne ho già visitato la maggior parte, credo due terzi.
Tornato in Siberia dopo molti anni di girovagare per il mondo, ho deciso che volevo vedere e conoscere la mia terra natia, sono andato lì e ho iniziato a viaggiare in macchina. Ho guidato per 60 mila chilometri da Mosca a Sakhalin e sono salito negli angoli più remoti. Ora conosco quanto sia grande la Russia e quanto sia ricca la diversità culturale delle persone che vivono nel mio paese. La Yakutia è una regione molto interessante, abitata da diverse minoranze indigene, ognuna con una propria cultura unica, che hanno saputo vivere fianco a fianco negli ultimi 300-400 anni.
Questo parlare del mio paese, della mia piccola patria è diventato uno dei miei compiti importanti nella mia vita.
Trad. in italiano: Valentina Musmeci
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