Portal d’Occitània    Premio Ostana - Scritture in lingua madre

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Edizione 2019

Craig PATTERSON - Premio traduzione

ANTOLOGIA - CRAIG PATTERSON

Lingua gallega (Spagna) - "Premio Ostana scritture in Lingua Madre" edizione 2018

italiano

Craig Patterson è un traduttore freelance, nato in Inghilterra, ha un passaporto irlandese e vive a La Coruña, in Galizia. Ha tradotto dal galiziano Semper en Galiza di Castelao, un impegno durato ben quindici anni, poi sfociato nella pubblicazione come Forever in Galicia, dall’editore Boutle, 2016). Tra gli altri lavori A Esmorga di Eduardo Blanco Amor (pubblicato come On A Bender, Planet, 2012), A Veiga é como un tempo distinto (pubblicato con il titolo di Home Is Like A Different Time, Boutle, 2019) e varie raccolte di poesie di Francisco X Fernández Naval e Eva Veiga.

Motivazione

Il Premio Ostana 2019 per la traduzione viene assegnato a Craig Patterson in primo luogo per l’opera di traduzione dal galiziano di Semper en Galiza (Sempre in Galizia) intrapresa con appassionata determinazione. Le riflessioni idiosincratiche di Castelao sull’aspirazione della Galizia a diventare nazione e l’estinzione di quelle aspirazioni per mano della dittatura di Franco è un’opera monumentale, universalmente riconosciuta come pietra angolare dell’identità galiziana. Appassionatosi e fatte proprie le questioni dell’identità, della lingua e della cultura galiziana, Craig ha voluto che quest’opera conoscesse un pubblico più ampio, non solo per ragioni di orgoglio galiziano, ma per il significato che essa riveste per chiunque abbia interesse per le piccole nazioni - in Europa e altrove. Inutile dire che è una traduzione magnifica.


Intervista a Craig Patterson a cura di Clive Boutle

Clive BoutleQual è la tua storia personale?

Craig PattersonSono nato e cresciuto in Inghilterra e ho un passaporto irlandese, grazie a Brexit. Ho un’anima galiziana e vivo a A Coruña. Sono un traduttore freelance.

CB“Per sempre in Galizia - Forever in Galizia” è il resoconto più esteso dell’identità galiziana mai scritto, un testo idiosincratico che attraversa e interseca i generi tradizionali di memorie, trattato politico, saggio storico e analisi revisionista. Puoi descrivere questo libro?

CPQuesto è un libro speciale, come nessun libro che abbia mai letto. È un misto di generi in un corpus unico: memorie, diatribe politiche, storia della guerra civile spagnola, diario di viaggio e lettere d’amore alla cultura galiziana. Fu scritto in quattro libri, mentre l’autore era in esilio dalla dittatura di Franco. Castelao era un funzionario pubblico, che poi divenne deputato nel parlamento di Madrid nel 1936. Fu costretto all’esilio e così fu fortunato perché evitò la sorte occorsa alla sua famiglia e agli amici, tutti uccisi. Lui stesso morì in esilio in Argentina.

CBQual è l’importanza del libro “Per sempre in Galizia”?

CPIl libro ha uno status di icona in Galizia. Le questioni discusse, la cultura, la società e l’identità, sono rilevanti in Europa, allora come adesso, ma più ampiamente in Europa e nel mondo contemporaneo.

CBPerché hai voluto tradurre “Per sempre in Galizia”?

CPVolevo restituire qualcosa alla cultura e alla lingua che ho preso nel mio cuore. Volevo dare accesso a questa grande opera dell’identità galiziana attraverso la traduzione da una lingua minoritaria a una lingua maggioritaria - l’inglese.

CBQuali sono state le difficoltà nel tradurre questo volume?

CPLa più grande difficoltà è stata la dimensione e quindi l’ambizione nel tradurlo. Ci sono voluti 14 anni - anche se non l’ho tradotto ininterrottamente. In termini di linguaggio il testo non è così difficile, ma ho dovuto tenere traccia dei riferimenti di Castelao, che erano incompleti in alcuni punti. Ho iniziato a tradurlo quando lavoravo ancora all’università, dove mi hanno fatto pressione perché abbandonassi la traduzione: non era eleggibile per il Research Assessment Exercise (ciclo di valutazione delle attività di ricerca delle università del Regno Unito, N.d.T.) e quindi non ha attratto finanziamenti. Li ho ignorati e pian piano ho terminato.

CBDi recente hai tradotto un romanzo galiziano di Eva Moreda, parlacene.

CPPenso che questo sia probabilmente il primo romanzo integrale di una scrittrice che sarà tradotta dal gallego in inglese, pubblicata nel Regno Unito. È un bel romanzo il cui soggetto è la migrazione galiziana a Londra alla fine degli anni ‘60 / primi anni ‘70. Volevo sostenere la rappresentazione delle voci delle donne nella traduzione. Alcuni anni fa ho tradotto “A Esmorga”, romanzo pubblicato come “On a Bender”, scritto da Blanco Amor, testo molto impegnativo.

CBQual è lo stato della letteratura galiziana oggi?

CPÈ precario. Le politiche dal 2009 del governo galiziano sono state estremamente dannose per la lingua e la cultura, la crisi finanziaria globale è stata utilizzata come copertura per i tagli ai finanziamenti per progetti culturali e linguistici, riducendo l’uso della lingua gallega nelle scuole primarie. Nell’educazione l’introduzione del trilinguismo spagnolo-francese-inglese ha poi ridotto ulteriormente l’uso del galiziano.

Trad. in italiano: di Valentina Musmeci


ANTOLOGIA TESTO ITALIANO

Libro IV i / Fig 446-447 (Bóveda)

Non appena la Sacra Compagnia degli immortali fu persa nelle profondità di una foresta, vidi emergere dalla terra della nostra Patria, satura di ceneri umane, una moltitudine infinita di minuscole luci e lucciole, che sono gli esseri senza nome che ora nessuno ricorda, e insieme formano il substrato incorruttibile della nazione galiziana. Queste anime senza nome sono quelle che hanno creato la lingua, la cultura, le arti, le pratiche e le usanze e, in breve, la realtà distintiva della Galizia. Sono loro che, nel corso di lunghi secoli di lavoro, hanno umanizzato il nostro territorio nativo, plasmando tutte le cose che nel paesaggio rivelano il loro spirito e con le quali il nostro antico e panteista cuore può dialogare. Sono i guardiani e i custodi nel seno della Patria dei molteplici lasciti della nostra tradizione, il nucleo incorruttibile della nostra storia futura, la fonte autentica e più pura del nostro genio razziale. Questa folla di piccole luci rappresenta le persone che non ci hanno mai tradito; l’energia collettiva che non perisce mai; la speranza celtica che non si stanca mai. Questa moltitudine infinita di piccole luci e lucciole rappresenta ciò che eravamo, ciò che siamo e ciò che saremo, nei secoli dei secoli.

In seguito, il mio saudade voleva ancora visitare i numerosi cimiteri della Galizia, dove gli ultimi martiri della libertà dormono in innumerevoli numeri. La mia immaginazione ha visto un falò in ogni cimitero, come tanti altri clamori per la giustizia. Ma in quello di Pontevedra ho visto una lingua di fuoco che raggiungeva il cielo. Era il fuoco dello spirito di Bóveda, che non compare nella Sacra Compagnia degli Immortali, perché non appartiene alla storia ma alla tradizione, alla leggenda. Bóveda dimostrerà di essere, in un domani prossimo o lontano, lo standard della nostra redenzione.

TESTO ANTOLOGIA: GALLEGO

Libro IV i / Fig 446-447 (bóveda)


En canto a Santa Compaña dos inmortaes se perdeu na espesura d-unha foresta, vin xurdir da terra da nosa Terra, saturada de cinzas humáns, unha infinida moitedume de luciñas e vagalumes, que son os seres innominados que ninguén recorda xa, e que todos xuntos forman o substractum insobornable da patria galega. Esas ánimas sen nome son as que crearon o idioma, a cultura, as artes, os usos e costumes, i, en fín, o feito diferencial de Galiza. Elas son as que, en longas centurias de traballo, humanizaron o noso territorio patrio, infundíndolles a todal-as cousas que na paisaxe se amostran o seu propio esprito, co que pode dialogar o noso corazón antigo e panteísta. Elas son as que gardan e custodian no seo da terra-nai os legados múltiples da nosa Tradición, os xermes incorruptibles da nosa futura Hestoria, as fontes enxebres e purísimas do noso xenio racial. Esa moitedume de luciñas representa o povo, que nunca nos traicionou; a enerxía coleitiva que nunca perece; a espranza celta, que nunca se cansa. Esa infínda moitedume de luciñas e vagalumes representa o que nós fomos, o que nós somos e o que nós seremos sempre, sempre.

Dispois, a miña saudade aínda quixo visitar devotamente os moitos cimiterios de Galiza, onde durmen os derradeiros mártires da Liberdade, en número incontable. A miña imaxinación veu unha fogueira en cada cimiterio, como outros tantos clamores de xusticia. Pero no de Pontevedra veu unha labarada que chegaba até o ceo. Era o lume do esprito de Bóveda que non figura na Santa Compaña dos inmortaes, porque non pertenece á Hestoria senón á Tradición, en arume de Lenda. Bóveda terá de ser n-un mañán próisimo ou lonxano, a bandeira da nosa Redención.