Marcel Courthiade, uno dei maggiori studiosi e promotori della lingua rrom (o rromani, secondo la trascrizione coniata dal prof. Courthiade stesso) è nato in Albania il 2 agosto 1953 e ha vissuto in Francia per gran parte dei suoi studi e della sua carriera. La sua ricerca scientifica è stata interamente volta al sostegno di una maggiore comprensione della lingua e della cultura rromani, oltre che di altre lingue minoritarie o di lingue di popoli senza territorio compatto.
Dopo aver intrapreso studi di medicina all’università di Clermont-Ferrand, iniziò a dedicarsi parallelamente allo studio delle lingue slave, specializzandosi nelle lingue serbo-croata e polacca. Laureatosi all’INALCO (Institut National des Langues et Civilisation Orientales) di Parigi in albanese, macedone e polacco, ha intrapreso il dottorato sulla “Fonemica delle varietà dialettali rromani e diasistemi grafici della lingua rromani”.
Già durante i suoi studi è stato coinvolto nel lavoro di ONG attive nei progetti educativi rivolti ai rrom albanesi. Ha coordinato e gestito diversi progetti educativi e culturali per il Rromani Baxt in Albania e per quattro anni ha lavorato come analista politico ed interprete presso l’ambasciata di Francia in Albania.
Nel 1995 è diventato professore associato
in socio-linguistica rromani, presso l’EPHE
(École pratique des hautes études) e dal 1997 è professore associato all’INALCO di Parigi.
Tra le sue lingue madri e di cultura (rromani, francese, greco e altre lingue balcaniche) il prof. Courthiade può contare anche l’occitano, imparato grazie ai genitori che lavoravano nei territori della Francia occitana durante i suoi primi anni di vita.
Per oltre vent’anni, il prof. Courthiade ha diretto e gestito progetti di sviluppo per le minoranze in diversi paesi europei, tra cui l’Albania, la Polonia, la Serbia, il Kosovo ecc. È stato inoltre organizzatore di numerosi eventi culturali, come la International Rromani Summer School, e di importanti convegni come il Congress of the International Rromani Union.
Dal 2011 è attivo nel progetto educativo
Red-Rrom per l’educazione scolastica in rromani.
Il progetto prevede la creazione di un grande portale transnazionale che, oltre all’insegnamento della lingua, conterrà numerosi materiali interattivi sulla storia e la letteratura rromani.
Il portale, che raccoglierà documenti inediti sotto forma di testi, audio, video musicali, documentari, e includerà risorse lessicografiche e enciclopediche, sarà rivolto a tutti gli studenti rrom sparsi in Europa e in tutto il mondo che desiderano approfondire o ritrovare le proprie radici per non perdere la cultura spesso ignorata di un intero popolo quale quello rrom.
ANTOLOGIA MARCEL COURTHIADE
UNA NASCITA:
LA GIOVANE POESIA ROM NEI BALCANI
Un nuovo linguaggio poetico si sta schiudendo in Europa: quello dei Rom. La cultura orale collettiva di questo popolo, la sola che abbiano avuta finora, dà alla luce in più paesi e al contempo ad una rosa di nuove creazioni individuali che fin dall’800 stavano nascendo da precursori come Stoijka Ferencz in Ungheria, Nina Dudarova, Alexadre Hermàno, Òlga Pànkova, Vania Timofeiev (Hrustalhò di soprannome), o Nikolai Satkevic a Mosca negli anni ’30, Karlis Rudevics, Leksa Manus in Lettonia, fino a Dezider Banga in Cecoslovacchia, Rostás-Farkas György e Choli Daróczi Jósef (Choli di soprannome) in Ungheria, senza contare quelli in Jugoslavia, di cui ora parleremo, né la povera Papusa (Bronislawa Wajs per lo stato civile), prima esponente di spicco in Polonia più di vent’anni fa. Se tanti focolai indipendenti si accendono improvvisi, ciò non è un fuocherello passeggiero, ma un fatto che indica che l’animo collettivo rom è maturo per compiere un altro passo nella sua storia.
È in Jugoslavia che si trova il movimento più ricco, avanzato e complesso, il che non stupisce, data la presenza nel territorio di non meno di 16 etnie, il che è certamene un fattore favorevole alla vita di un’etnia in più, al contrario dei paesi culturalmente monolitici che soffocano ogni voce alternativa. Tuttavia questa fioritura, per quanto sia forte, è del tutto sconosciuta negli ambienti letterari al di fuori dei paesi balcanici.
TESTO italiano
Rajko Đurić
LINGUA ROMANI
La lingua Rromani è lingua di fuoco e di vento;
è il levante e l’alba, è il crepuscolo,
è l’ululo del lupo.
In essa crescono alberi e boschi:
Ancora vi echeggiano anni canuti.
È una lingua in cui si vedono, come frutti maturi,
corpi cadere dagli alberi,
e signori piangere di freddo, rannicchiati
nell’abbraccio della luna.
La lingua Rromani è lingua di terra, di fango,
di ciò di cui fu creato l’uomo;
la terra di nulla,
la terra di Dio.
Parola che apre le porte dei sacrari,
linguaggio che fa piangere le stelle.
Non esiste lingua sulla terra
più della nostra frammentata,
sospesa, arsa, negata.
Perciò torna ad ergersi dall’inferno!
Lingua al di sopra di tutte le lingue.
Ciò che mai visse nessuna lingua,
il Rromani l’ha conosciuto.
Perciò parlate, parlate Rromani,
spiegate le ali di seta, non abbiate paura delle sue ingiurie...
Parlatela.
Dischiudetene l’animo, misuratene il tempo e lo spazio,
e di ciò che vi detterà il cuore, ne farete il vostro cammino.
La lingua Rromani è lingua di fuoco e di burrasca;
è il levante e l’alba, è la ricerca dell’uomo.
Ismet Jašarević
AMICI! FRATELLI! SORELLE!
Salve, salute e felicità a tutti
Suonate il violino, cantate, danzate
Mettete su carta le vostre parole.
Per non dimenticare la nostra danza
Per non dimenticare la musica Rromani
Le canzoni Rromani che infiammano il cuore
Radunatele, inneritevi il foglio.
Imparate a scuola
Diventate uomini di rispetto
Così aprirete le porte della felicità
Ma vergogna, vergogna
Che si perda la vecchia canzone
Vergogna, vergogna che noi, i Rom
Non sappiamo più dire le parole della nostra lingua.
...Ergiti, o canzone, con il saggio vento
In lungo e in largo espanditi per il paese
Prendi con te le arcane parole
E di’ dei rom, o canzone, la verità
La gente ti porgerà l’orecchio, la mano
E plasmeranno parole nuove
Ma tu, canzone, espanditi ancora più lontano
In tutto lo spazio delle nostre strade oggi perdute
Asciuga, o canzone, le sofferenze degli uomini
E trai al tuo petto parole benevoli
Poiché il tuo ritornello, gli uccelli l’intoneranno
E con essi tutte le labbra degli uomini
Canzone uccello vento caldo
Raggiungete gli alberi e tutte le acque della terra
Raggiungete le montagne più alte
E rifugiatevi là dove scorre la lacrima più amara
(...)
Cresci, o canzone, abbeverati delle ardenti parole
Sii amica del giovane come del vecchio
Rafforza l’uomo del malanno
E digli che la vita
Non può essere tutta oscurità.
Eslam Drudak
SONETTO
Se parlassi della sua fresca bellezza
Che rivaleggia col sole, che parole vane sarebbero.
Lo splendore, lo sfolgorio delle città del re,
Ne fiammeggia ogni ruga del suo riso.
Incommensurabile il suo tesoro:
Diamanti del sapere, fine oro dell’amore...
I suoi occhi, il suo cuore, le sue dita, la sua anima.
E la mia ombra, lo frequenta il suo universo?
Della sua stretta, della sua pelle, delle sue labbra mai
Avrò la fortuna di ubriacarmi, lo so.
È soltanto in parole, come sull’erba dolce,
Soltanto in piccoli, minuti lavori, che con lei posso giacere.
E a lei cosa sembra? Non mi venne “addio!”
Quando proseguii per la mia strada, ma “ahimè”.
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