Separazione
Dalla soglia un uomo guarda,
non riconosce la casa.
La sua partenza fu come una fuga.
Su tutto tracce di devastazione.
Dovunque nelle stanze un caos.
Non s’accorge per le lacrime
della gravità del disastro,
e per un’improvvisa emicrania.
Dal mattino ha nelle orecchie come un rumore.
È proprio in sé, o sogna?
E perché sempre in mente gli ritorna
un pensiero continuo del mare?
Quando di là dalla brina alla finestra,
più non traspare il mondo di Dio,
doppiamente una disperata tristezza
somiglia al deserto del mare.
Gli era così cara, lei,
in qualunque suo tratto,
come al mare son vicine le sponde
lungo la linea della risacca.
Come affonda i giunchi
il mareggiare dopo la burrasca,
s’immersero così nel fondo della sua anima
quei lineamenti e le forme.
Negli anni delle traversie,
nei tempi di un’esistenza impensabile,
un’ondata del destino
gliel’aveva emera dal fondo.
Fra ostacoli senza numero,
superando ogni insidia,
l’onda l’aveva sospinta, sospinta
e congiunta a lui strettamente.
Ed ecco, adesso è partita;
vi è stata costretta forse.
Il distacco tutti e due consuma,
fino alle ossa l’angoscia li morde.
E l’uomo si guarda intorno:
al momento di partire
lei ha buttato tutto per aria
nei cassetti dei comò.
Lui s’aggira e fin quando fa buio
ripone nei cassetti
le pezze di stoffa sparpagliate
e un modello di taglio.
E pungendosi con il cucito
a un ago dimenticato,
rivede a un tratto tutta lei,
e prende a piangere quasi di nascosto.
Convegno
La neve riempie le strade,
s’ammucchia sui tetti spioventi.
Uscendo a sgranchirmi le gambe,
io ti vedrò dalla porta:
sola nel palò autunnale,
senza cappello e calosce,
che lotti col tuo turbamento
e mordi la neve alle labbra.
Gli alberi con gli steccati
s’allontanano nel buio.
Sola, sotto la nevicata,
là, all’angolo stai tu.
Dalla treccia ti scivola l’acqua
sulle maniche, dietro il risvolto.
E tra i capelli ti luccicano
goccioline di rugiada.
E c’è una ciocca bionda
che ti illumina il viso,
il fichu e la figura
e quel tuo paltoncino.
Neve acquosa sulle tue ciglia,
angoscia dentro i tuoi occhi,
e tutto il tuo aspetto è composto c
ome in un unico blocco.
Quasi che con un ferro
intinto nell’antimonio
t’avessero tracciata
a tratto sul mio cuore.
E lì, per sempre s’è incisa
la dolcezza di quelle linee,
ed ecco che non m’importa
che il mondo abbia un cuore di pietra.
Ed è così che si sdoppia
tutta questa notte di neve
e io non so tracciare un segno
di confine tra te e me.
Perché, chi siamo e di dove,
noi due già morti al mondo,
quando son solo le chiacchiere
quel che ci resta di questi anni?
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