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AMPAI:-11 – Il suono amico o l'accordo perfetto.
Leggi, ascolta, immagina. Frammenti di un mondo vivo.

AMPAI:-11 –Lou soun amis o l'acord perfet.
Lès, scouta, imagina. Toc d’ën mound vìou.

La musica tradizionale e il contesto culturale di una piccola comunità alpina di minoranza linguistica francoprovenzale, le Valli di Lanzo (TO) di Flavio Giacchero. Traduzione di Teresa Geninatti Chiolero

italiano

Giuseppe Perino, per chiunque lo conosca, è semplicemente Giusepìn. La sua musica, o meglio il suo modo di suonare (e di cantare), corrisponde alla sua personalità: solare, gentile, disponibile, entusiasta di condividere esperienze ed emozioni. Impara a suonare da molto giovane e lo decide quando sente per la prima volta un gruppo strumentale locale da ballo. Ne rimane attratto e affascinato, come un richiamo irresistibile, come se quella musica gli fosse da sempre familiare. Ciò di cui viene letteralmente folgorato non è tanto la linea melodica principale dei brani, o più in evidenza, quanto gli accompagnamenti. In effetti la musica tradizionale più antica è funzionale al ballo e si basa su formule, su modelli mobili sui quali è possibile costruire ogni volta un brano. Ogni brano può risultare quindi originale, nuovo, per quanto verosimigliante ad altri poiché ne condivide la struttura. Lo stesso accade nell'oralità quotidiana ed è particolarmente evidente con l'utilizzo della lingua madre locale francoprovenzale. Nella tecnica esecutiva degli strumenti musicali utilizzati per l'accompagnamento è peculiare l'uso di formule ritmico armoniche che corrispondono all'aspetto più arcaico e originale. La pulsazione ritmica è la base di ogni danza e tali formule sono la struttura necessaria sulla quale i passi di danza trovano il tempo e lo spazio per dispiegarsi. Si tratta di strutture tramandate nel tempo che rappresentano di fatto un modo di interpretare il tempo, di controllare il tempo, di vivere il tempo: una possibilità, una potenzialità esistenziale e collettiva.

Il suono amico è una definizione propria di Giusepìn ed è anche il titolo scelto per il documentario che ho realizzato con Luca Percivalle, di cui ho già accennato in altri numeri della rubrica. L'intenzione del documentario era di rappresentare, in modo per quanto più possibile corretto, questa tradizione musicale ma con il proposito di essere anche un tributo a chi tale tradizione la vive e contribuisce a mantenerla viva. Il suono amico di Giusepìn è la migliore sintesi e metafora di questo mondo, secondo noi.

Traduzione della registrazione:

Ma poi qui c'era solo la fanfara [inteso come piccolo insieme strumentale per il ballo, ndr.], non c'era la musica [intesa come banda musicale, ndr.]. La musica era un'altra, ma qui c'era solo la fanfara. Allora non c'era da suonare marce o quelle cose lì, quando ho imparato a fare la scala ho imparato così a suonare da ballo... puoi capire... è quello che mi piace ancora adesso. Quello che più mi piace è una fanfaretta lì da cinque o sei... La musica [banda musicale, ndr.] non mi sono mai tirato indietro perché... per non stare fuori dal giro ma altrimenti io non avrei mai suonato nella musica.... anche i concerti e quelle cose lì, sì sì sono belli da ascoltare ma io da mettermi lì in mezzo... sono sempre andato perché mi piaceva suonare, per essere della squadra. Ma la soddisfazione che ho avuto è dopo quando ho trovato la squadra lì, Notou e Silvestr: mannaggia, e quelli lì mi hanno proprio voluto bene.

E da allora abbiamo sempre suonato noi tre. Ma stai tranquillo che adesso che andiamo su ad ascoltare senti gli accordi... perfetti proprio, primo secondo e terzo. Notou lui era un artista proprio, lui faceva da terzo però dopo legava tutto... teneva tutto quello che c'era da... ora li ascolto ma sono già tutti morti.

Andiamo su sopra che ho i nastri, faccio sentire qualche suonata che facevamo nei tempi indietro che per me è un ricordo magnifico questo qui. Ogni tanto mi metto lì ad ascoltarli e non mi accorgo che passa un'ora, perché voglio ancora ascoltare questa qui, poi anche l'altra, poi anche l'altra... son sempre le stesse suonate perché siamo sempre i soliti a suonare, quando la registri una volta poi la registri un'altra volta magari una la suoni prima e l'altra la suoni dopo però le suonate sono quelle lì.

D'ogni modo c'è un entusiasmo proprio, io suono proprio con voglia non senza voglia, tanti suonano ma non proprio con voglia, io suono proprio con voglia, tu anche suoni con voglia.

La prima cosa se c'è una squadra a suonare bisogna essere amici perché se non sei amico non puoi suonare insieme, non puoi... suoni, però ha un suono freddo e non è un suono...non è un suono amico, è un suono freddo. L'amicizia è la prima cosa... Ma poi l'avrai già provato anche tu, se non c'è l'amicizia...

Testimonianza di: Giuseppe “Giusepìn” Perino (1929), Traves, fraz. Andrè, 06/2013

Il testimone nel dialogo si rivolge a me ma l'intervista l'ho realizzata insieme a Luca Percivalle.

La musica è certo una pratica culturale universale ma ha molte forme, molti utilizzi e diversi effetti sulle società con le quali ha un rapporto di corrispondenza, risonanza, un' influenza reciproca.

Giusepìn incontra la musica da ballo e ne rimane incantato. Si tratta di una specifica tradizione musicale molto vitale nelle Valli di Lanzo, dalle origini antiche. Anche la banda ha una propria tradizione e storia ma differente dagli insiemi strumentali da ballo. Si potrebbe considerare la banda il suono del “potere”, inteso come rappresentazione della sfera politica e militare mentre i gruppi da ballo sono il suono della festa e del rito, intesi nelle loro espressioni popolari. Si potrebbe quindi considerare un suono “civile” e un suono “militare” che potrebbero corrispondere alla dicotomia oralità e scrittura. Ovviamente non esistono distinzioni così nette e sebbene la musica da ballo sia per lo più “orale”, a memoria, a orecchio, mentre la banda utilizzi la scrittura, la partitura musicale, tali tradizioni nel tempo si sono sempre influenzate a vicenda. Ci sono però differenze e le si trovano soprattutto nell'intenzione, nella funzione, nell'estetica e nell'interazione tra i soggetti e tra i soggetti e la musica stessa. Giusepìn appartiene a questi ipotetici due mondi sonori ma sceglie, e sente proprio, il suono dei piccoli ensemble strumentali della musica da ballo.

Esiste una corrispondenza tra suono e persona o personalità. L'accordo perfetto non è solo un risultato estetico che si cerca di riprodurre, tramandato da una specifica tradizione musicale, ma anche trasposizione simbolica di una condivisione, metafora di un sentire. L'accordo perfetto può essere interpretato come una possibile forma di società. Un nucleo fondante dello stare insieme, in un modo estetico e positivo. Una sorta di formula di cui la rappresentazione in suono permette maggiore, o altra, consapevolezza. Si tratta di una struttura culturale che la musica contribuisce a veicolare.

Come ogni elemento culturale si apprende ma richiede anche una certa predisposizione o, meglio, un certo impegno. L'entusiasmo e la “voglia” di cui Giusepìn racconta rappresentano l'anticamera affinché sia possibile sentire e comunicare, connettersi con gli altri, con se stesso. Raggiungere quella sensazione di unità che è fondamentale per una società, una comunità.

Realizzare una determinata estetica musicale, una determinata commistione di suoni e sentimenti attraverso una struttura precisa che ne permette la condivisione equivale a riconoscersi.

Si esperisce l'esistenza in altra forma, si espande la coscienza per mezzo del piacere e nel momento in cui ciò accade viene iterata una pratica culturale. Si veicola con un complesso sistema di norme sociali e musicali una possibilità esistenziale, una forma di società di cui il suono dell'insieme strumentale ne rappresenta la sintesi. Come se fosse un messaggio, un messaggio sonoro che si decodifica solamente nell'attimo temporale in cui si manifesta.

Perché ciò avvenga non è sufficiente fare musica insieme ma essere insieme in una dimensione sinestetica e come tale anche la temperatura, un determinato colore, risultano essere sintomo di buona riuscita. Il suono deve essere caldo. Sorta di metafora della vita stessa, del corpo e dei corpi che si sentono. Come antichi segni lasciati nel grande mare del tempo, tracce che indicano delle vie possibili. Non c'è probabilmente un fine preciso se non quello di permettere di stare in un luogo insieme e questo permette dei benefici. Sentirsi un insieme ha anche la forza di annullare la solitudine e dunque permette di accedere a una sorta di immortalità. Molto distante come prospettiva dalle società che invece fondano la propria struttura sull'individualità e che dunque, si potrebbe immaginare, costruiscono una possibilità esistenziale in una dimensione totalmente fredda.

Didascalia della foto:

Fotografia: Flavio Giacchero.

Le chien noir (1992)

https://www.flickr.com/photos/115569539@N03/13448724093/in/dateposted-public/

franco-provenzale

Giuseppe Perino, për tui’ si cou lou counosount, ou i ëst mëc Juzepin. La soua muzica, o mieui la soua maneri ëd sounà (é chëntà), ou corispondount a la soua persounalità: soular, gentil dispounibil, entouziasta ëd coundividri esperiensi é emousioun. Quiël ou ëmparët a sounà can cou i ëret quitì é ou l’eu dechidù scoutant për lou rpum vì lou grouppo strumental da bal loucal. Ou n’eu atrat é afashinà, parei ‘me n’ërcham irezistibil, coume sé sëlla muzica ou li fuset familiar da sempër, Ou vint foulgourà nhint tant da la linea melodica princhipala ëd li toc muzical, qu’è i ëst più manifesta, ma da li acoumpanhamënt. Ën efé la muzica trëdisiounal più ëntica è i ëst funsiounal aou bal é ès bazët su formoulë, su moudel mobil ëndoua ou ès’ peut coustruì tui’ li vì ën toc.

Onhi toc ou peut estri, couindi, ouriginal, neu, belë sé similë a lh’aoutri daou moumënt que la strutura è i ëst l’istesa. La medema choza è capitët ënt l’ouralità ëd tui’ li dì é è i ëst përticoularmënt evident ënt l’utilizi ëd la lenga mari loucal, lou francoprouvensal. Ënt la tecnica ezecoutiva ëd lh’ëstrumënt muzical druvà për l’acoumpanhamënt ou i ëst carateristic druvà formoulë ritmic-armoniquë cou courispondount a l’aspet piàù arcaic é ouriginal. La poulsasioun ritmica è i ëst la bazë ëd tui’ li bal é ‘stë formoulë ou sount la strutura nechesaria ëdoua li pas doou bal ou trëvount lou ten é lë spasi për saì. Ès tratët ëd struturë trëmëndaië ënt oou ten cou raprezentount ‘na maneri për interretà lou ten, për countroulà lou ten për vivri lou ten: ‘na pousibilità, ‘na poutensialità ezistensial è couletiva.

Lou soun amis” è i ëst ‘na definisioun ëd Juzepin é ou i ëst ëd co lou titoul doou documentari que j’ai girìa avé Luca Percivalle, é que j’ai geu nouminà ën aoutri numër ëd la roubrica.

L’intensioun doou documentari ou i erët ëd raprezentà, ën maneri lou più pousibil justa, ‘sta trëdisioun muzicala, a to l’intensioun d’estri ëd co ën tribut a si cou vivount é ou travaiount për mëntinì viva ‘sta trëdisioun, “Lou soun amis” ëd Juzepin ou i ëst la mieui sintezi é metafora ës ‘stou moundou, për nouzaoutri.

Tradusioun dla registrasioun


Testimouniënsi ëd Giuseppe “Juzepìn” Perino (1929), Travë, frësioun Andrè, 06/2013

Lou testimoun, ënt ‘oou dialogo, ou dëscoeurt avé me, ma j’ai realizò l’intervista ënsembiou a Luca Percivalle.


La muzica è i ëst d’ëzgù ‘na pratica coultural universala, ma que i eu tentë foueurmë, gro d’utilizi è diversi efet su la souchetà, ëndoua la muzica è i eu ën raport ëd courispoundensi, risounënsi, n’influensi rechiprouca. Juzepin ou ëncountrvt la muzica da bal é ou në restët incatà. Ès tratët ëd ‘na spechifica trëdisioun muzical viva ënt ël Valadë ëd Leun, a to ourigin ëntiquë. Ëd co la bënda è i eu ‘na soua trëdisioun é storia, ma diferenta da lh’insiemi strumental doou bal. Ès peut counsiderà la bënda lou “soun doou potere”, ënt ‘oou senso ëd raprezentasioun ëd la sfera poulitica é militarë, li grouppi da bal, ënvechë, ou sount lou sound la festa é doou rito, ënt la soua espresioun poupoular. Ès peut coundi counsiderà ën “soun chivil” é ën “soun militarë” cou pouvount raprezentà la ripartisoun tra ouralità é scritura. Naturalmënt ou ezistount nhint distinsioun si prechizë é, belë sé la muzica da bal è i ëst più “ourala”, a memoria, a oureui, mentrë la bënda è drouvët la scritura, la përtitura muzical, ‘stë trëdisioun, ënt ‘oou ten, ou ‘sount influensaië rechiproucamënt. Però è i eu ëd diferensi é ou s’ trëvount più ëd tout ënt l’intensiioun, ënt la funsioun, ënt l’estetica é ënt l’interasioun tra li souget é tra li souget é la muzica istesa. Juzepin ou fait part ëd tui’ é dui li moundou ipotetic, ma ou sernët, é ou sentët più vizin lou soun ëd li quitì “ensemble” strumental ëd la muzica da bal.

È i eu ‘na courispundensi tra soun é persouna o persounalità. L’acord perfet ou i ëst nhint ën rizultà estetic qu’es serquët d’ërfà, trëmëndà da ‘na spechifica trëdiioun muzicala, a ëd co ‘na trëspouzisioun simbolica ëd ‘na coundiviziou, metafora ëd ‘na maneri ëd sintì, L’acord perfetto ou peut estri ënterpretà coumë ‘ma pousibil foueurma ëd souchetà. La bazë istesa ëd l’istà ënsembiou, ën maneri estetica é pouzitiva. ‘Na spechë ëd formoula la raprezentasioun ën soun è dounët più, o diferenta, counsapevoulessi. Ès tratët ëd ‘na strutura coultural que la muzica aidët a fa pasà.

Parei ‘më tui’ lh’elemënt coultural s’ëmparët, ma è chamënt ëd co ‘na cherta predispouzisioun o, mieui, ën cherto ëmpenh L’entouziazmo é la “gioi” cou vinhount countaië da Juzepin, ou sount lou prum pas, për poué sintì é coumunicà, coulegase avé ërz’aoutri, ma ëd co avé sé medezim. Aruvà a sëlla sensasioun d’unità qu’è i ëst foundamental për ‘na souchetà, për ‘na coumunità.

Realizà ‘na determinaia estetica muzical, ‘na determinaia coummistioun ëd soun é sentimënt atravers ‘na strutura prechiza qu’è permetët la coundivizioun è veut dì ërcounuse.

Ès fait esperiensi dl’ezistensi ënt una foueurma diferenta, la coushensi è s’espandet grasië aou piëzì é, ënt ‘oou moumënt cou capitët, ès fait toueurna ‘na pratica coultural. Ou s’ trazmetët ën sistema ëd regoulë souchal é muzical, ‘na pousibilit ezistensial, ‘na foueurma ëd souchetà ëndoua lou soun doou tout strumental ou i ëst la sintezi. Coumë s’ es fuset ën mesajou, ën mesajou sounor cou vint decoudificà mëc ënt ‘oou moment, ënt ‘oou ten ëndoua ou s’ manifestët.

Për fà quëpità tou’ seun ou i ëst nhint sufichent fà muzica ënsembiou, ma ventët èstri ënsembiou ënt ‘na dimensioun sinestetica, é couindi ëd co la temperatura, ën përticoulà couleù, ou sount sinonim ëd ‘na bouna riusìa. Lou soun ou deout estri chaoud, ‘Na spechë ëd metafora ëd la vita istesa, doou corp è ëd li corp cou s’ sintount. Parei ‘më ërz’ëntiquë trasë lasìë ënt ‘oou mar doou ten, trasë cou mostrount ël vië pousibil, Proubabilmënt è i eu nhint ‘në scop prechis, a part sè ëd permetri d’istàè ënt ën post ënsembiou é seun ou dounët ëd benefichi. Sintise part ou i eu la forsi ëd quënchelà la solitudinë é ou permetët d’aruvà a ‘na spechë d’imourtalità. Gro lounh, coumë prouspetiva, da ël souchetà cou bazount ël souë struturë su l’individoualità é que ou countribouesount a ‘na pousibilità ezistensial ënt ‘na dimensioun coumpletamënt freida.