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AMPAI:-07 – Il movimento che commuove.
Leggi, ascolta, immagina. Frammenti di un mondo vivo.

AMPAI:-07 – Lou mouvimënt cou fsit coumouvri.
Lès, scouta, imagina. Toc d’ën mound vìou.

La musica tradizionale e il contesto culturale di una piccola comunità alpina di minoranza linguistica francoprovenzale, le Valli di Lanzo (TO)
di Flavio Giacchero. Traduzione di Teresa Geninatti Chiolero

AMPAI:-07 – Il movimento che commuove. Leggi, ascolta, immagina. Frammenti di un mondo vivo.
italiano

In questo numero della rubrica l'audio è corale. Più persone raccontano all'interno di un paesaggio sonoro che è quello festivo in occasione della Madonna della Neve che si svolge in agosto nella frazione Vrù di Cantoira. Qui si trova un incredibile presepe meccanico pensato e realizzato da un personaggio locale, Cichìn (Francesco Berta, 1924-2001), anche suonatore di fisarmonica. Presepe che continua a mantenere funzionante la famiglia Berta e in particolare il figlio di Cichìn, Giovanni, con aggiunte di scene e personaggi. Un mondo meccanico e rappresentazione del reale che si estende anche in altri luoghi della frazione: miniature di edifici noti e storici e altri automi di dimensioni naturali, come un vigile urbano che segnala direzioni muovendosi nell'aria o due ballerini che roteano danzando un'immaginaria courenta , la danza tradizionale più rappresentativa delle Valli, al movimento di una giostra azionata dall'acqua e montata sopra una roccia davanti al bosco. Le nostre voci sono quelle di Fabio Giacoletto, Carla Cavatore e Marina Berta, figlia di Cichìn. Tutti attivi partecipanti alle tradizioni locali e legati ai suoni e alla musica del territorio. Ma, ancora, la voce di sottofondo del figlio di Cichìn impegnato nel condurre l'incanto, una sorta di asta pubblica con delle specifiche sonorità e formule verbali. L'idea è di accompagnare dentro questo mondo attraverso il paesaggio sonoro. Una festa, un parlato corale, un vociare festoso e comunitario. Da questo mondo sonoro vivo e pulsante si passa, nella traccia audio, a un mondo sonoro altro, sorta di trasposizione del reale, una dimensione metareale in cui avviene una trasmutazione del suono. E' la musicalità di un paesaggio meccanico: ingranaggi, fili, leve che da sotto un grande tavolo muovono figure e scene naturali della superficie. Il tutto azionato da un vecchio motore di lavatrice. C'è qualcosa di straordinario, poetico e filosofico. Una rappresentazione realistica ma anche metafora di un mondo conosciuto e vissuto, messo in movimento da un motore.

Traduzione della registrazione:

-Adesso andiamo a vedere il presepe di Cichìn di Vrù che è uno dei più belli e conosciuti delle vallate. Lo ha fatto lui da solo, ha costruito i marchingegni, i personaggi. Ha sempre avuto una grande fantasia e una grande manualità. Adesso suo figlio, che è quello che fa l'incanto, ha aggiunto negli ultimi anni qualche personaggio e lo ha sempre tenuto aperto da poterlo fare vedere e restaurato i macchinari che non andavano più. Andiamo a vederlo allora, forza!

-Il presepe di Vrù so che funziona con un motore di una lavatrice. Questa cosa mi è rimasta impressa che quando vedo girare la lavatrice mi viene in mente il presepe che si muove tutto grazie a questo motorino di una lavatrice vecchia oltretutto, non una lavatrice normale ma una lavatrice di una volta...

-E' nato quando noi eravamo bambini questo presepe qui. Lo ha fatto mio padre allora... lui è sempre stato appassionato dei presepi. Andava giù a vedere i presepi che c'erano a Torino allora, in via Po, e poi diceva: “e se facessimo qualcosa per i bambini ma qualcosa che si muove”. E allora si è messo lì. Subito ha fatto il nucleo della capanna e dopo, pian pianino, tutti gli anni, ha sempre aggiunto qualcosa. Da notare che subito c'era un motore, un motorino che poi si è rotto. Poi ha messo un motorino di una lavatrice e comunque tutto il presepe con pezzi di recupero, con pezzi di recupero e con tanta passione, cosa che aveva lui, e tanta creatività perché sinceramente... poi lui ricercava proprio il particolare del movimento non meccanico, il movimento proprio. E cercava di farsi... si faceva le pulegge lui da solo con il tornio per fare proprio i movimenti più naturali possibili. Se andate più su alla baita più su che abbiamo, voi che parlate di musica, nel contesto musicale, ci sono due ballerini che con l'acqua fa girare la giostra, anche l'acqua è musica no? E la giostra, i ballerini ballano la courenda, alla nostra maniera. Ora andiamo tutti in piazza con i priori e balliamo le courende, le courende tradizionali di qua, della nostra frazione... e siete tutti invitati a ballare!

Testimonianze di: Fabio Giacoletto (1982), Carla Cavatore (1959), Marina Berta (1958), Cantoira, Vrù, 2012.

Un presepe è innanzitutto un delimitare, un circondare con un riparo di piante, dei rami intorno a qualcosa. Dal latino praesāepe, composto da prae, innanzi, e saepīre, cingere, circondare con una siepe, sāepes, che è affine alla nozione di luogo. Un recinto chiuso dove custodire animali, da cui anche mangiatoia, stalla. Ma anche una quantità di persone o cose, disposte in modo da formare un riparo, oppure un ostacolo. Delimitare un mondo noto e anche proteggerlo. Rappresentarlo per poterlo anche vedere. Tirare fuori qualcosa che è dentro, dare a ciò movimento, vita. Ma è necessario cercare il movimento giusto, un movimento particolare che non sia sinonimo di meccanica ma che abbia le proprietà del fluido esistenziale, per riconoscersi.

Creare qualcosa che si possa vedere e percepire insieme. Qualcosa di cui si cerca un determinato movimento, che sia animato e che quindi, come in musica, abbia un certo andamento, più allegro. Animare è anche un trasfigurare artisticamente, un oltrepassare l'aspetto, una sorta di metamorfosi del mondo reale conosciuto. Ma è necessario anche che tale mondo sia ri-conosciuto, si mantenga. Una verosimiglianza attraverso la plasticità delle forme e la ricerca del movimento giusto. Una trasposizione di sguardi, gesti, abiti e azioni dal proprio mondo conosciuto a un mondo meccanico, ricostruito con materiali di scarto, recuperati da quel mondo. Un'animazione che è un dar vita, una sorta di anima, un soffio, l'aria. Da cui uno stato d'animo, sentimento, una inclinazione a un certo modo di porsi e percepire le cose, il mondo.

Mettere le cose in movimento è anche uno spostarle senza che si allontanino, uno spostarsi e un ritornare costante attraverso un ritmo, una musica. Ma muovere, dal lat. movēre, è anche inteso in senso morale e diventa un commuovere, un movēre ănimos. Un muovere attraverso qualcosa, un porre in movimento per suscitare compartecipazione affettiva, ma anche per immaginare e immaginarla.

Il soffio, l'aria, l'acqua, ritorna il richiamo a qualcosa di fluido. Una “sostanza” che attraversa generazioni e permette con il suono, reale o immaginario, un movimento. Le culture non sono mai ferme ma si muovono e si muovono in una sorta di armonia, altrimenti naufragano.

Lo stesso fluido che aziona, passando per canali e tubi, il muoversi di una vecchia giostra montata su una roccia sulla quale due automi, ballerini, si tengono per mano e girano ballando la loro danza, davanti a un grande bosco.

Per mezzo di simboli questa gente comunica e, come chiude l'intervista, invita ad entrare nel proprio universo. Si tratta di apprendere, dunque, anche mediante il sentimento, per potere attraversare mondi, con rispetto.

Fotografia: Flavio Giacchero.

Saepīre (2014).

©

https://www.flickr.com/photos/115569539@N03/45961561001/


franco-provenzale

Ënt ëstou numër ëd la roubrica l’aoudio ou i ëst coral. Diversë përsounë ou countount ënt ën paizajou sonor cou i ëst se festiou ën oucazioun ëd la Madona dla Nai, qu’è chet a oust ënt la frësioun Vroù ëd Quëntoira. Eiquì ès trouvët l’incredibil prezepë mecanic pensà é realizà d’ën persounajou doou post, Chiquin (Francesco Berta, 1924-2001) ëd co sounadoù ëd fiza. Prezepë cou vint mëntinù ën founsioun da la famìi Berta é ën përticoulà daou fì ëd Chiquin, Jouan, a to la jounta ëd senë é persounajou. Ën moundou mecanic é raprezentasioun doou real cou s’estendët ëd co a d’aoutri post dla frësioun: miniatourë ëd coustrusioun famous é storic è d’aoutri aoutomi ëd dimensioun natural, coumë për ezempi ën vigilë urban cou moustrët la diresioun boujënse ënt l’aria o dui balërin cou balount n’imaginaria courenda, lou bal trëdisiounal più raprezentatiou ëd lë Valadë, aou mouvimënt ëd ‘na jostra bougìa da l’aiva é mountaia dzëri ‘na rochi ëdvant aou bosc. Ël nostrë veus ou sount sëllë ëd Fabio Giacoletto, Carla Cavatore é Marina Berta, fìi ëd Chiquin. Tuiti ativ përtechipant ëd lë trëdisioun loucal é tacà a li soun é a la muzica doou teritori. Ma, ëncoù, la veus ëd soutfound doou Fì ëd Chiquin, ëmpenhìa a menà l’ëncant, ‘në spechë d’asta publica a to spechifiquë sounourità é fourmoulë verbal. L’aideia è i ëst ëd coumpanhì ëddin ‘stou moundou atravers lou paizajou sonoro. ‘Na festa, ën descoueuri coral, ën bërtëvelì festous é coumunitari. Da ‘stou moundou sonor vì è pulsant ès pasët ënt la trasi aoudio an moundou sonor aoutrou, ‘në spechë ëd trëspouzisioun doou real, ‘na dimensioun metareal ëndoua è i eu ‘na trazmoutasioun doou soun. È i ëst la muzicalità d’ën paizajou mecanic: ingranajou, fil, levë que da sout ‘na grosa taoula ou font bougì figurë é shenë natural dla superfichë. Tout bougì d’ën vieui moutour ëd ‘a lavatris. È i eu quërcoza ëd straourdinari, pouetic é filozofic. ‘Na raprezentasioun realistica, ma ëd co raprezentasioun d’ën moundou counusù é vivù, fait bougì d’ën moutour.


Tradusioun dla registrasioun:

Testimouniësi ëd: Fabio Giacoletto (1982), Carla Cavatore (1959), Marina Berta (1958), Cantoira, Vrù, 2012.

Ën prezepë ou i ëst più ëd tout ën delimità, ën chircoundà a to ‘na sousta ëd piëntë, d’aram ëntoueurn a quërcoza. Daou latin praesāepe, compost da prae, ëdvant, é saepīre, chircoundà a to ën bousoun, sāepes, vizin a la nousioun ëd post. ‘Na chouenda seraia ëndoua tinì ël bestië, é couindi grëpia, beou. Ma ëd co ‘na couëntità ëd përsounë o chozë, butaië ën maneri da fourmà ‘na sousta o n’oustacoul. Delimità ën moundou cunusù ëd co për gouërnalou, Raprezentalou ëd co për pouelou vè. Tirì fora quercoza qu’è i ëst ëddin, dounà a tou’ sën mouvimënt, vì. Ma è ventët sërcà lou mouvimënt just, ën mouvimënt përticoulà, nhint mecanic, ma a to ël carateristiquë doou fouido ezistensial, për ricounhuistri.

Creà quërcoza qu’es peut vese é ënsembiou perchepì. Quërcoza ëndoua ès serquër ën determinà mouvimënt, animà é couindi, parei ‘me muzica, è i eu ën përticoulà andamënt, pià aleguër.

Animà è i ëst ëd co trasfigourà artisticamënt, ën oltrepasà l’aspet, ‘në spechë ëd metamorfozi doou moundou real cunusù. Ma è i ëst nechesari que ‘stou moundou ou vin tri-cunusù, ou vint muntunù.

Na verosoumilhënsi atravers la plëstichità ëd lë foueurmë é la richerca doou mouvimënr just. ‘Na trëspouzisioun dë zgourd, gest, vistì é asioun daou soun moundou cunusù a ën moudou mecanic. Ricoustruì a to mëterial dë scart, recuperà da se moundou. N’animasioun qu’è i ëst dounà vita, ‘në spechë d’anima, ën sufi, l’aria. D’ëndoua ‘në stat d’animo, sentimënt, n’inclinasioun a ‘na cherta maneri ëd punse é perchepì ël chozë, lou moundou.

Fà bougì ël chozë è i ëst ëd co ‘na maneri ëd spoustalë sensa falë alountanà, ‘në spoustamënt é ën retoueurn coustant atravers ën ritmo, ‘na muzica. Ma bougì daou latin movēre, ëd co ën sens moural é è vint coumouvri, ën movēre ănimos. Ën bougì atravers quërcoza, ën butà ën mouvimënt për soushità coumpartechipasioun afetiva, ma ëd co për imaginà é imaginala.

Lou sufi, l’aria, l’aiva … ou toueurnët l’ërcham a quërcoza ëd flouido. ‘Na “soustënsi” qu’è traversët generasioun é è permetët a to lou soun, real o imaginario, ën mouvimënt. Ël coulturë ou sount mai frëme ma boujount é ou bounjount ënt ‘na spechë d’armounìa, de si no ou naoufragount.

L’istes flouido cou fait bougì, pasant për canal é tubou, lou mouvimënt ëd ‘na vieui jostra mountaia su ‘na rochi endoua dui aoutomi, balerin, ou balount, tinënse për meun é ou girount balan lou soun bal, ëdvant an bosc.

Grasië a simboul ‘sta geun ou dëscoueurt é, coume è fineit l’interviouva, invitët a intrà ënt lou soun universi. Ès tratët d’ëmparà, ëd co grasië a lou sentimënt, për puè traversà moundou a to rispet.