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AMPAI:-05 – Il sentiero della musica.
Leggi, ascolta, immagina. Frammenti di un mondo vivo.

AMPAI:-05 – Lou sentè dla muzica.
Lès, scouta, imagina. Toc d’ën mound vìou.

La musica tradizionale e il contesto culturale di una piccola comunità alpina di minoranza linguistica francoprovenzale, le Valli di Lanzo (TO)

di Flavio Giacchero. Traduzione di Teresa Geninatti Chiolero

AMPAI:-05 – Il sentiero della musica.Leggi, ascolta, immagina. Frammenti di un mondo vivo.
italiano

Guido Giacobino è stato, ed è tutt'ora, maestro di musica di Viù. Ha insegnato a numerose generazioni ed è stato anche mio insegnante, quand'ero poco più che bambino, nel corso triennale di orientamento musicale. E' una persona riflessiva, dal carattere calmo, molto paziente e disponibile. Insegnare musica credo sia per lui una sorta di missione. E' sicuramente passione ma lo fa soprattutto per altruismo. La sua tranquillità, la voce calma e la sua folta e ricca barba mi hanno sempre attratto e ispirato fiducia.

Traduzione della registrazione

E andavamo giù [a scuola di musica, ndr.] tre volte alla settimana, ho iniziato che avevo solo dodici anni, tredici, mi sarebbe piaciuto e allora ci siamo messi giù, eravamo sei dalla Balma: io, mio fratello, Toni, Mini, Livio e il Tino. E lo facevamo tre volte alla settimana, da qua a giù. Poi di notte, l'epoca che c'erano le ciliegie, andavamo sui ciliegi a rubare ciliegie e scendeva giù qualcuno di notte a gridare... c'erano le ciliegie per la strada... è stato abbastanza [impegnativo, ndr.]... ma lo facevamo volentieri... [A piedi, ndr.] ci andava tre quarti d'ora ad arrivare giù però in su ci va un'ora e mezza, ma senza dormire eh... perché è lunga... da Viù prima che sei già a Viana e poi alla Venera... e poi dopo da qua andavamo ancora su alla Summa. Al tempo del fieno dormivamo qua perché poi alla mattina toccava venire giù a tagliare fieno allora dormivamo qua e guadagnavamo già mezz'ora ad andare su e alé, dopo, alla mattina, a fare fieno...

Dopo abbiamo provato a metterci insieme da soli a suonare, avevamo già la prima marcia e allora davamo il “via” e andavamo a suonare lì sopra dove c'è la bandiera. La bandiera c'era già allora perché c'era un signore, Carlo, metteva sempre la bandiera ma solo d'estate. Allora andavamo là, c'era un frassino grosso, ci mettevamo là all'ombra e d'inverno ci mettevamo più al sole, contro il muro e suonavamo lì così. E allora la domenica facevamo le prove qui, poi c'erano i più vecchi di qui... più vecchi. Suonavamo lì e loro ascoltavano, stavano poi zitti eh... non dicevano mica niente ci lasciavano suonare. La domenica la passavamo così.

Io per esempio quando vado in giro e sento suonare cerco sempre di imparare qualcosa. E' importante ascoltare perché ti rendi conto, più che quando suoni.

Testimonianza di Guido Giacobino (1948), Viù, Balma, 2013.

Ritornano costanti in questa rubrica dei sentieri. Questi tracciati dal passaggio di uomini e animali di cui è cosparsa e segnata la montagna. Non solo passaggi di uomini e animali, sono tracciati i percorsi anche di suoni e idee, percezioni ed emozioni, un'orchestra di sensazioni che risuonano come d'incanto: incantāre, recitare formule magiche, dall'indeuropeo cănere e latino cantāre. Ritornano sentieri che risuonano, che si fanno musica, conducono alla scuola di musica e riconducono a casa attraverso un viaggio sensoriale. I sensi si con-fondono, si mescolano, come dei fluidi che si versano insieme e succede qualcosa di nuovo, ogni volta. Accade qualcosa di sinestetico.

Ci sono tempi e luoghi ai quali appartengono sensazioni specifiche: il tempo delle ciliegie, il tempo del fieno, l'ombra di un grande albero che rinfresca e poi ancora un muro vicino al quale riscaldarsi al calore del sole che rilasciano le pietre.

Giovani che agiscono attraverso il suono e anziani che ascoltano, “guardano” ma senza nulla dire. E' più un partecipare, uno stare in compagnia attraverso la musica e la condivisione di un paesaggio che sta attorno. L'ascoltare è certamente un “vedere” e se onesto e libero è privo di giudizio. Un complesso gioco di sguardi, un “sentirsi” senza dire. Forma altra di comunicazione in cui suono ed elementi naturali sono determinanti, un luogo che da forma alla presenza individuale che si fa collettiva. Una musica che non è ancora completamente strutturata ma si sta facendo, come i giovani, come gli eventi. Un provare che è anche un crescere, un prendere forma, insieme.

Ritorna come elemento in questa rubrica anche il desiderio di conoscenza che sempre, in modo diretto o indiretto, dimostrano i nostri testimoni. In questo caso è l'ascolto che non solo insegna ma che conduce a maggiore o altra consapevolezza. Forse eco o riflesso di un ascolto a sua volta vissuto da anziani che osservavano giovani a suonare. Risonanze.

Un paesaggio, che è anche panorama, in cui accadono degli eventi e che si trasforma, muta nel tempo assumendo aspetti che ritornano. Un paesaggio sensoriale che ritorna alla memoria richiamato dalla musica. Musica che è ora gusto dolce di ciliegia, profumo di fieno in un prato, ombra di un grande albero o calore di un muro di pietre al sole. Sentieri che conducono in luoghi che vibrano di suono, luoghi che rilasciano sensazioni, emozioni che riemergono dalla memoria richiamati da un pensiero musicale. Una musica che fa crescere e accompagna nella vita amplificando percezioni che disvelano significati.

Didascalia della foto:

Fotografia: Flavio Giacchero.

Dall'album Dreams: Three people and one thought (1993).

©

https://www.flickr.com/photos/115569539@N03/13447159704/in/album-72157643203987494/

franco-provenzale

Guido Giacobino ou t’istà, é ou i ëst ëncoù, magistër ëd muzica ëd Viù. Ou i eu moustrà a tèntë generasioun é ou t’istà ëd co lou min magistër, can qu’erou poco più que manhà, ënt ‘oou coueurs d’ourientamënt muzical. Quieul ou i ëst ‘na persouna rilfesiva, a to ën carater calm, a to gro ëd pasiensi é dispounibil. Creiou que për quieul moustrà ou t’istà në spechë ëd misioun. Sicuramënt ou lou fait a to pasioun, ma più ëd tou’ për altrouizmo. La soua trëncouilità, la veus calma é la bela barba ou m’ont sempër atirìa é ispirà fiducha.

Tradusioun dla registrasioun

E andavamo giù [a scuola di musica, ndr.] tre volte alla settimana, ho iniziato che avevo solo dodici anni, tredici, mi sarebbe piaciuto e allora ci siamo messi giù, eravamo sei dalla Balma: io, mio fratello, Toni, Mini, Livio e il Tino. E lo facevamo tre volte alla settimana, da qua a giù. Poi di notte, l'epoca che c'erano le ciliegie, andavamo sui ciliegi a rubare ciliegie e scendeva giù qualcuno di notte a gridare... c'erano le ciliegie per la strada... è stato abbastanza [impegnativo, ndr.]... ma lo facevamo volentieri... [A piedi, ndr.] ci andava tre quarti d'ora ad arrivare giù però in su ci va un'ora e mezza, ma senza dormire eh... perché è lunga... da Viù prima che sei già a Viana e poi alla Venera... e poi dopo da qua andavamo ancora su alla Summa. Al tempo del fieno dormivamo qua perché poi alla mattina toccava venire giù a tagliare fieno allora dormivamo qua e guadagnavamo già mezz'ora ad andare su e alé, dopo, alla mattina, a fare fieno...

Dopo abbiamo provato a metterci insieme da soli a suonare, avevamo già la prima marcia e allora davamo il “via” e andavamo a suonare lì sopra dove c'è la bandiera. La bandiera c'era già allora perché c'era un signore, Carlo, metteva sempre la bandiera ma solo d'estate. Allora andavamo là, c'era un frassino grosso, ci mettevamo là all'ombra e d'inverno ci mettevamo più al sole, contro il muro e suonavamo lì così. E allora la domenica facevamo le prove qui, poi c'erano i più vecchi di qui... più vecchi. Suonavamo lì e loro ascoltavano, stavano poi zitti eh... non dicevano mica niente ci lasciavano suonare. La domenica la passavamo così.

Io per esempio quando vado in giro e sento suonare cerco sempre di imparare qualcosa. E' importante ascoltare perché ti rendi conto, più che quando suoni.


Testimouniënsi ëd Guido Giacobino (1948), Viù, Balma, 2013.

Ou tournount coustantemënt ëd senté ënt ësta roubrica. ‘Ste trasi doou pasajou d’om é bèstië cou empinisount é senhount la mountanhi. Nhint mëc pasajou d’om é bèstië, ou sount trasì ëd co li pasajou ëd soun é aideië, perchesioun é emousioun, n’ourquestra ëd sensasioun cou sounount parei ‘me d’incant: incantāre, rechità fourmoulë magiquë, da l’indoeuropeo cănere é lou latin cantāre. Ou tournount senté cou risounount, cou s’ fnt muzica, ou portount a la scola ëd muzica é ou portount toueurna a quë atravers ën vajou sensorial. Li sens ou s’ con-foundount, ou meschount, parei ‘me flouid cou s’ versount ënsembiou é è capitët carcoza ëd neu, onhi vì. È capitët carcoza ëd sinestetic.

È i eu ëd tèn è post cou i ont ëd sensasioun spechifiquë: lou tèn ëd lë sirieuzë, lou tèn doou fèn, l’oumbra ëd ‘na grosa pieunta qu’è rinfresquët é ëncoù lou mu ëndoua butasë a l’ërcai.

Joueun cou agiscount atravers lou soun é vieui cou scoutout, cou “vardount” sensa dì nhentë. Ou i ëst più ‘na maneri ëd partechipà, d’istà ën coumpanhì atravers la muzica é la coundivisioun d’ën paezajou cou istët ëntoueurn.

Lou scoutà ou i ëst sicuramënt “vè” é sé ou i ëst ounest é libër ou i ëst sensa judisi. Ën coumplicà geu d’ësgouard, ën “sintise” sensa dì. Aoutra foueurma ëd coumounicasioun ëndoua lou sou é element dla natura ou sount determinant, ën post cou dounët foueurma a la prezensi individual qu’ès fait couletiva. ‘Na muzica qu’è i ëst ëncoù nhint coumpletamënt struturaia, ma qu’è i ëst ën toou mentrë qu’ès fait, èarei ‘mè li joueun, parei ‘mè ël sitouasioun. Ën prouà qu’ è i ëst ëd co creiri, ën piì foueurma, ënsembiou.

Ou tournët coume element ënt ësta roubrica ëd co lou deziderio ëd counoushensi que da sempër, ën maneri direta o indireta, ou moustrount ëd co li nostri testimoun. Ënt ‘ëstou cas ou i ëst l’ascolt cou nhint mëc ou moustrët ma que ou portët a ‘na più proufounda o diferenta counsapevoulëssi. Proubabilmënt eco o rifles ëd n’ascolt geù vivu da li vieui cou vardount li joueun sounà. Risounënsë.

Ën paezajou cou i ëst ëd co panourama, ëndoua ou capitount avenimënt é qu’ès trasfourmët, ou quëmbiët ënt ‘oou ten piënt aspet cou tournount. Ën paezajou cou tournët a la memoria ërchamà da la muzica.

Muzica qu’è i ëst eura gust dous ëd siriëzi, proufum ëd fèn ënt ën prà, oumbra ëd ‘na grasa pieunta o l’ërcai d’ën mu ëd pèrë aou soulei. Sentè cou portount ën post cou vibrount ëd soun, post cou rilashount sensasioun, emousioun cou tournoun a la memoria erchamà d'an pensé muzical. Na muzica quë I fait vinì grand é coumpanhet ënt la vita aoumentant sensasioun cou mounstrount sinhificà.