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AMPAI:-03 – La danza nella pelle.

Leggi, ascolta, immagina. Frammenti di un mondo vivo.

AMPAI:-03 – Lou bal ënt la pèl.
Lès, scouta, imagina. Toc d’ën mound vìou.

La musica tradizionale e il contesto culturale di una piccola comunità alpina di minoranza linguistica francoprovenzale, le Valli di Lanzo (TO)

di Flavio Giacchero. Traduzione di Teresa Geninatti Chiolero

AMPAI:-03 – La danza nella pelle.
Leggi, ascolta, immagina. Frammenti di un mondo vivo.
italiano

Con questo terzo numero della rubrica altri spunti riflessivi, lanciati come messaggi in bottiglia nel grande mare della possibilità e della conoscenza. L'argomento è tra i principali interessi per quanto riguarda la musica tradizionale: la danza, strettamente connessa con la musica. Testimone un amico e persona molto impegnata in campo sociale ma anche ottimo conoscitore della propria tradizione coreutica. Il riferimento è a un festival, CourentaMai, ideato dal gruppo musicale Blu L'azard e coordinato dalla Chambra d'Oc che ha come fine la diffusione della danza tradizionale più sentita nelle Valli di Lanzo, appunto la courenta (in italiano corrente). L'intervista è stata realizzata insieme al regista Andrea Fantino mentre lo accompagnavo per le Valli a raccogliere materiale per il suo film documentario, non per niente titolato successivamente Courenta dentro, realizzato in occasione e su stimolo del festival. In quell'edizione, la seconda, si era sperimentato di chiamare alcune coppie di persone del territorio per mostrare e insegnare la propria variante di questa danza delle Valli di Lanzo a un pubblico esterno.

La danza tradizionale in un contesto culturale specifico è più di una danza. Non è solo un momento ricreativo e di aggregazione. Per le genti delle Valli di Lanzo la courenta è come un richiamo, un'essenza della propria identità, collettiva e personale

Traduzione della registrazione:

Per quanto riguarda le tradizioni sicuramente sono parte di noi. Nel senso che... per esempio per il ballare, il ballare non è una cosa che impari. Da bambino è una cosa naturale, la prima cosa che viene da fare (s'intende per quanto riguarda la società, ndr.) è ballare la courenda, perché vedi gli altri che la ballano, i grandi che la ballano e ti entra nella pelle... io non mi ricordo chi me l'ha insegnata perché penso non me l'abbia insegnata nessuno. Ognuno la impara da solo e insieme alla courenda si impara ciò che è la lingua. Io ho iniziato a parlare il patois (francoprovenzale, ndr.), l'italiano l'ho imparato dopo e con i miei ancora adesso io parlo tutti i giorni nel nostro modo (francoprovenzale, ndr.), non è una cosa fuori dal normale. Ci sono persone (si riferisce al festival CourentaMai, seconda edizione 2106, ndr.) che in qualche modo fanno vedere o cercano di insegnare cioè che è... in questo caso la courenda e tutto quello che ci sta dietro. Anche la forma del pensiero, il modo di vivere che c'è dietro a un ballo, che è un semplice ballo ma che in realtà si porta dietro tutta una serie di esperienze. Mi è piaciuto il fatto che tanta gente che arrivava da fuori ... da fuori vuol dire... per noi uno di Lanzo è già “di fuori” è già un forestiero, comunque diciamo non del posto, ha dimostrato una voglia incredibile di imparare qualcosa e di imparare quello che noi cercavamo di insegnargli, la courenda. Forse abbiamo trovato un po' difficile, proprio perché non essendo professori non è semplice. Lo fai vedere (ballare la courenda, ndr.) ma poi non sai perché lo fai, lo fai e basta. Ma l'interesse, la voglia di imparare è singolare perché vuol dire che c'è comunque qualcosa di buono dentro questi balli se no non ci sarebbe stata tutta questa gente interessata. La nostra courenda, quella di Ceres, è un po' diversa dalle altre solo per quel che è “il girare” (lou girìa). La base è la stessa, le parti sono le stesse però c'è la differenza che c'è un po' tra i dialetti (le varianti del francoprovenzle, ndr.). Io parlo alla maniera di Ceres, mia madre era di Mezzenile e sono anche capace di parlare alla maniera di Mezzenile, che è già un altro modo di parlare. E come c'è questa differenza nel dialetto c'è la differenza anche nel ballo (della courenda, ndr.).

Testimonianza di Marino Poma (1965), Ceres, 2016. Era presente all'intervista la moglie Giusy.

La pelle è un mediatore tra l'organismo e il mondo esterno. Ha funzione di protezione ma anche di comunicazione attraverso la sensibilità. Qualcosa che metaforicamente “entra” nella pelle è qualcosa che si assorbe attraverso il piacere. Qualcosa che una volta “dentro” appartiene a quel determinato corpo, quell'entità sensibile.

Il gioco infantile è sistema conoscitivo fondato sulla curiosità. Si impara con l'ascolto, l'osservazione e la mimesi, l'imitazione, in cui il concetto di rassomiglianza, di analogia, prevede sempre un aspetto di originalità e di creatività. All'interno di una struttura culturale e rituale la danza è vettore di significati in cui l'apprendimento non è solo motorio ma anche linguistico. Come un gioco di richiami. Si tratta di codici comunicativi e sensuali. È qualcosa che attrae, come i colori e il profumo di un fiore in mezzo a un prato. Il prato è il contesto, il profumo e il colore del fiore l'essenza che va colta e assimilata. L'attenzione ricade su ciò che attrae. Quel fiore ha bisogno di essere impollinato per continuare a vivere, così come una tradizione in cui il vettore è l'uomo all'interno di un contesto sociale. Il prato va curato affinché perduri e non si trasformi in selva, caos, disordine e non sia più possibile orientarsi.

La difficoltà di trasmettere una danza tradizionale è lecita e comprensibile in quanto nessuno ha insegnato prima quella danza ma è stata assimilata, appresa per imitazione. Si può invero mostrare, manifestare in tutta la propria bellezza. Un giro di danza è un respiro esistenziale che trascende il quotidiano e per quell'attimo rende immortali. La danza in un contesto tradizionale è regolata da tempi precisi durante il corso dell'anno e specifici spazi coreutici. La scansione di questi tempi e spazi è proiettata nelle formule ritmico armoniche tramandate nella musica che sono specchio della struttura di danza in un contesto cinestetico: un muovere (dal greco kinéo) che ha facoltà di sentire (dal greco aisthetikós).

Ritorna, dal precedente numero della stessa rubrica, il tema della voglia di imparare ma questa volta rovesciato. È il testimone che l'osserva piacevolmente stupito in membri esterni alla propria comunità e cultura. Certo che “qualcosa di buono” sia insito in questi balli poiché, come un fiore profumato, attraggono e conservano all'interno l'essenza di una cultura.

Il concetto di mobilità è intrinseco a quello di cultura viva. Si tratta di un movimento costante, antico, che è più vicino all'idea di risonanza che a quella dello spostarsi.

Il tempo e lo spazio sono in risonanza con chi ha vissuto quei momenti e quei luoghi e con chi continua a farlo nella presenza. E viceversa. Insieme si è cultura e ci si riconosce come società. Ma questi movimenti culturali ed esistenziali creano varianti così come l'apprendimento per imitazione di un bambino. È attraverso la differenza che ci si riconosce. E in questo caleidoscopico mondo culturale ci sono risonanze, richiami tra danze e linguaggio verbale. Si tratta di funzioni, estensioni delle possibilità umane. Se c'è un fine è quello comunicativo, sistemi di comunicazione connessi tra loro che creano echi, vibrano, come un fiore in mezzo a un prato.

Didascalia foto:

Fotografia: Flavio Giacchero.

Jeux/Passages: Around (1993), Valli di Lanzo.

©

http://www.flickr.com/photos/115569539@N03/13449041744/

franco-provenzale

A to ters numer ëd la roubrica, aoutri spount ëd riflesioun, lënchìa parei mesajou ën bouta ënt ‘oou grant mar ëd pousibilità é ëd counoushensi. L’argumënt ou i ëst tra li princhipal interes për sën cou rigouardët la muzica trëdisiounala: lou bal, stretamënt groupaia a to la muzica. Testimoun n’amis è përsouna gro ëmpenhìa ënt ‘oou souchal ma ëd co proufound counoushitoù dla propria trëdisioun coreoutica. Lou riferimënt ou i ëst an festival, “CourentaMai”, ideà daou grouppo muzical Blu L’azard é couourdinà da Chambra d’Óc cou i eu coume fin la difouzioun doou bal trëdisiounal più sentìa ënt ël Valadë ëd Leu, nhënca a dilou la courenda. L’entervista è t’istaia realizaia ënsembiou aou regista Andrea Fantine mentre que lou coumpanhivou ënt ël Valadë për cuì mëterial për lou soun film documentari, mhint a cazo ëntitoulà souchesivamënt “Courenta dentro”, realizà ën oucazioun è su stimoul doou festival, Ë sëlla oucazioun, la scounda, è s’erët dechidù ëd chamà ëd coubie ëd persounë doou teritori për fà vè é moustrà la soua variant dë stou bal ëd lë Valadë ëd Leun an public estern.

Lou bal trëdisiouna ënt ën countest coultural spechific ou i ëst più que ën bal. Ou i ëst nhint mëc ën moumënt ricreatìou é d’agregasioun. Për la gën ëd lë Val ëd Leun la courenda ou i ëst n’ërcham, l’esensi dla propria identità, couletiva é persounala.

(Scouta la registrasioun)

Testimouniënsi ëd Marino Poma (1965), Serë, 2016. Për l’intervista è i avet ëd co la fumela Giusy.

La pel è i ëst ën mediatoù tra l’ourganizm é lou moundou estern. È i eu sempër ‘na founsioun ëd proutesioun, ma ëd co ëd coumounicasioun atravers la sensibilità. Quërcoza quë metaforicamënt “intetret” ënt la pel è i ëst quërcoza qu’è pasët atravers lou piazì. Quërcoza qu’ ën vì “ëddin” ou fait part ëd se determinà corp, ëd sëlla part sesibila.

Lou jeu ëd li manhà ou i ëst ‘na maneri për counhuistri bazà su la curiouzità. S’emparët a to l’ascolt, l’ouservasioun, l’imitasioun, ëndoua lou counchet ëd soumilhënsi, d’analougìa, ou i ëst sempër coulegà a n’aspet d’ouriginalità é creatività. Ënt una stroutura coultural é ritoual, lou bal ou i ëst lou vettore ëd sinhificà ëndoua l’ëmparà ou i ëst nhint mëc mouvimënt, ma ëd co lingouistic. Parei ‘më ën geu d’ërcham. Ès traët ëd codichi coumounicatìou é sensoual. Ou i ëst quërcoza ou atraet, parei ‘më li couleu é lou proufum d’ën fieu ënt ‘oou mes d’ën prà. Lou prà ou i ëst lou countest, lou proufum è lou couleu doou fieu l’esensi qu’è ventët cuì é asimilà. L’atesioun è chè sou ën cou atirët. Se fieu ou i eu dabëzounh d’estri ëmpoulinà për countinouà a vivri, parei ‘më ‘na trëdisioun ëndoua lou vettore ou i ëst l’om ënt ën countest souchal. È ventet curà lou prà për falou durà, për nhint falou diventà ën bosc, caos, disordine, ou finì për ourientase pi nhint.

La dificoultà ëd trazmetri ën bal trëdisiounal è i eu, è i ëst coumprensibil përqué nhun pruma ou i eu mai moustrà se bal, ma ou i ëst sempër istà asimilà, ëmparà për imitasioun, Ès peut moustrà, fala vè ën’ touta la soua blëssi. Ën gir ëd bal ou i ëst respir ezistensial cou vait dzeri lou coutidiën é për se moumënt ou fait pensà d’estri imourtal. Lou bal ënt ën countest trëdisiounal ou i ëst regoulà da ten prechis ënt l’an é përticoulà spasi coreoutic. La squënsioun ëd se ten é spasi è i ëst prouietaia ënt formoulë ritmiquë armoniquë trëmëndaië ënt la muzica cou sount spech dla stroutura ëd bal chinestetic: ën bougì (daou grec kinéo) cou i eu la facoultà ëd sintì (daou grec aisthetikós).

Ou toueurnët ëncoù ën vì da l’aoutrou numër dl’istesa roubrica, lou tema dla joi d’ëmparà ma se vì rouveshìa. Lou testimoun cou veit piachevoulmënt zburdì li membri estern a la soua comunità é coultura. Sicuramënt “quërcoza ëd boun” è i eu ëddin a sti bal, counsiderënt, parei ‘më ën fieu proufumà, ou atirount é ou counservount l’esensi ëd ‘na coultura.

Lou counchet ëd moubilità ou i ëst intrinseco a se ëd coultura viva. Ès tratët d’ën mouvimënt coustant, ëntic, cou i ëst più vizin a l’aideia ëd risounënsi que a sëlla ëd bougì.

Lou te é l’ëspasi ou sount ën risounënsi avé si cou i ont vivù se moumënt é se post é avé si cou countinount a falou ënt la prezensi. È aou countrari. Tuiti ënsembiou ès fait coultura é è i ëst pousibil ricounhuistri rechiproucamënt coumë souchetà. Ma sti mouvimënt coultural é ezistensial ou dounount vita a variant parei ‘më ënt l’aprendimënt për imitasioun d’ën manhà. Ou i ëst atravers la diferensi cou i ëst pousibili ricounhuistri. È ënt sotu caleidoscopic moundou coultural è i eu ëd risounënsi, ërcha tra bal é lingouajou verbal. Ès tratët ëd founsioun, estensioun ëd lë pousibilità oumanë. Sé è i eu ën fin ou i ëst se ëd coumunicà, sistemi ëd coumounicasioun groupà tra leu cou font euchou, cou vibrount, parei ‘më ën fieu ënt ‘oou mes d’ën prà.